domenica 1 giugno 2014

San Carlo: quel che resta del borgo


Il dualismo della frazione di San Carlo, a cavallo tra i comuni di Seregno e Desio, è di antica data. In origine infatti si trattava di due piccoli insediamenti distinti, sorti forse in fasi diverse, che poi, data la breve distanza, si sono fusi tra loro.

Affresco su un antico edificio di via Lucinico (Desio)
La parte a nord, ora in comune di Seregno, si chiamava Cassina Arienti - dal nome dei proprietari - mentre la parte a sud, in comune di Desio, era detta anticamente Cascina del Maffiolo, probabilmente nome di battesimo del proprietario, anch'egli di cognome Arienti (Maffiolo era infatti un nome ricorrente nella famiglia), per distinguerla dalla cascina Arienti "principale". Più tardi anche la parte desiana ha assunto la stessa denominazione, ma in un registro delle decime della metà del '600 troviamo la distinzione tra una "Cassina delli Arienti di Sopra" e una "Cassina delli Arienti di Sotto". Il nome San Carlo si affermò successivamente, in seguito alla costruzione della chiesa omonima.

Corte in via Mantegazza (Desio)
Quando parliamo di "cascine", però, non dobbiamo pensare alle grandi cascine a corte, tipiche della bassa pianura lombarda; nel nostro caso invece si trattava di due agglomerati piuttosto casuali di abitazioni contadine.

Catasto Lombardo Veneto (1856-1873): San Carlo, esclusa la parte a nord di via Borromeo.
Il primo documento che attesta l'esistenza della "cassina Arienti" è il testamento di Maffeo e Antonino Arienti, abitanti nella cascina, del 1514. Di poco successivi sono una serie di primitivi "censimenti", in cui in tale cascina si riscontravano: nei primi, 5 fuochi, cioé famiglie, e nel terzo, 7.

Corte in via Mantegazza (Seregno)
Un importante motivo di aggregazione all'inizio del secolo successivo fu la costruzione di una prima cappella, dedicata a San Carlo, avvenuta sembra ad opera degli stessi coloni. Alla celebrazione della messa doveva provvedere un cappellano della famiglia seregnese dei Cabiati, in forza della "Cappellanìa" istituita da Carlo Cabiati. La "Cappellanìa" era un lascito testamentario di alcuni beni (terre o case), la cui rendita era destinata al sostentamento del prete che era tenuto a celebrare la messa.

Particolari degli edifici
Di questo primo oratorio tuttavia non rimane traccia, perché nel 1707 don Giovanni Federico Magrini, nuovo signore del luogo, lo demolì per erigerne un altro a sue spese, con annessa una casa per il cappellano. Inoltre istituì una nuova cappellanìa che alla sua morte, avvenuta solo un anno dopo, diede origine ad una lunga controversia legale, durata 14 anni, tra i suoi eredi e il chierico Giuseppe Arienti, da lui designato come primo cappellano. Tale controversia, in cui furono coinvolti anche gli abitanti, arrivò ad interessare le più alte cariche ecclesiastiche e civili.

La nuova chiesa, a differenza della precedente, era orientata in direzione nord-sud come l'attuale, ma aveva la facciata rivolta verso l'odierna via Borromeo.

Edifici su via Borromeo (Seregno)
In base al Catasto Teresiano (1722), i possedimenti della famiglia Magrini erano considerevoli: superavano le 1.500 pertiche (ovvero i 100 ettari) fra i comuni di Seregno, Desio e Cassina Savina (allora comune autonomo). Il resto delle terre era posseduto in massima parte da altri nobili e da enti religiosi; scarsa era la piccola proprietà.

I terreni erano coltivati per la maggior parte ad arativo "con moroni" (non conosciamo tuttavia la densità di questi gelsi); per il resto si trattava di arativo semplice o arativo "vitato", cioé con filari di viti intercalate a coltivazioni di cereali. Poche le macchie boschive, utlizzate per la legna da taglio.

Catasto Teresiano 1722 - Parte seregnese
Alla fine del secolo la famiglia Magrini si estinse (per lo meno nella sua parte maschile) e i possedimenti passarono ai fratelli Castelli e da questi, nel 1822, al cavaliere Paolo Mantegazza, podestà di Monza, che vi trascorreva i suoi periodi di riposo. Costui apportò molte migliorie alla chiesa ed alla preesistente Villa Arienti (che vediamo nelle mappe del Catasto Teresiano ai numeri 985, 986, 987), che da allora cominciò ad essere chiamata Villa Mantegazza; un'idilliaca descrizione della villa da parte di un'ospite comparve su un giornale di Monza dell'epoca. [Possiamo leggere la descizione in (4) alle pp. 53-57]

Villa Mantegazza nel 1905 [foto tratta da (4)]
Nel frattempo un po' più a sud dell'abitato era sorta una nuova cascina Arienti, segno che per il vecchio nucleo l'antica denominazione era stata completamente abbandonata a favore di quella di San Carlo.

La "nuova" cascina Arienti (sec. XIX) in via Olimpiadi a Desio
A fine '800 fu ampliato l'Oratorio e fu costruita la cupola. Nel 1906 San Carlo fu eretta a parrocchia: all'epoca contava - a detta del parroco - 600 abitanti. In seguito a questo fatto fu deturpata la bella facciata della chiesa per ampliare la porta per far passare il baldacchino; successivamente fu costruito il campanile.

Sopra la facciata della chiesa di San Carlo prima del 1938 [tratta da (4)], sotto la stessa facciata oggi.
Ma alla fine degli anni '30 si ritenne che la chiesa fosse nuovamente diventata insufficiente, per cui si decise un intervento radicale: mantenendo la stessa cupola si costruì una nuova navata dalla parte opposta, con la facciata rivolta a nord.

L'attuale chiesa di San Carlo
Anche il quartiere di San Carlo ha conosciuto negli ultimi 60 anni una notevole espansione, soprattutto nella parte seregnese, che tuttavia ha interessato solo marginalmente il vecchio nucleo. Questo però non l'ha salvato dal degrado: da una parte la mancata manutenzione, dall'altra una serie di piccoli interventi difformi tra loro avvenuti senza un'adeguata regolamentazione hanno rovinato molti degli edifici. Emblematico il caso dell'ex Villa Mantegazza, ormai irriconoscibile se non per la piccola torretta ed alcune tenui decorazioni (anch'esse in parte distrutte).

 
Villa Mantegazza (via Cuoco ang. via Modigliani - Seregno) come si presenta ai nostri giorni
Un'occasione persa, a nostro parere, anche la ristrutturazione di piazza Matteucci, con una fontana e dei lampioni molto discutibili.

La fontana di piazza Matteucci
Localizzazione degli edifici su Google Earth


Testo di Chiara Ballabio 
Fotografie di Zeno Celotto

© riproduzione riservata
 
Riferimenti bibliografici:
1) Seregno. Una comunità di Brianza nella storia (secoli XI-XX). A cura di G. Picasso e M. Tagliabue - Seregno 1994
2) M. Brioschi - Percorsi desiani - Desio 2006  
3) E. Tanzi - Cenni cronistorici intorno a San Carlo in pieve di Seregno dal 1600 circa fino al 1910 - Milano 1910
4) Parrocchia San Carlo di Seregno e Desio -  Beato chi abita la tua casa, sempre canta le tue lodi - 2005

3 commenti:

  1. Chi ha fatto il restauro della facciata della chiesa di S.Carlo l'ha rovinata nella sue essenza. Ma le belle arti dove stavano?....

    RispondiElimina
  2. Mi sembra che ci sia qualche cosa di strano nella planimetria teresiana del 1722 . non è sicuramente la parte sopra di san caRLO.

    RispondiElimina
  3. scusate per mio precedente commento . ho verificato la mappa con attenzione . E' giusta.

    RispondiElimina