martedì 11 novembre 2025
Seregno non può permettersi di perdere altro suolo agricolo
Domenica 9/11/2025 abbiamo fatto una passeggiata nel Parco del Meredo, all’interno del PLIS GruBrìa. Quello che abbiamo visto merita attenzione: i lavori per la nuova tangenziale Meda–Seregno avanzano rapidamente, e il contrasto tra il cantiere e il paesaggio agricolo e verde è ormai evidente e doloroso.
La novità più visibile riguarda l’area vicino alla ferrovia, dove sta prendendo forma il futuro cavalcavia. Le sponde sono state spianate su entrambi i lati e il terreno appare già consolidato per accogliere il ponte. Il paesaggio agricolo — campi, prati, vegetazione di margine — sta cedendo spazio al cemento.
A sud, la strada è tracciata fino alla curva dell’ex rotonda. Sbancamenti e scavi definiscono già il percorso della nuova carreggiata. Quello che fino a poco tempo fa era territorio verde e ricco di biodiversità appare ora sacrificato all’infrastruttura.
Le foto che abbiamo scattato documentano questo paradosso: da un lato il verde del parco, dall’altro il cantiere che avanza. Il problema non riguarda solo la tangenziale: riguarda l’approccio delle amministrazioni pubbliche che continuano a guardare al parco come a uno spazio vuoto, ignorando la biodiversità che ospita, e a proporre interventi, come ad esempio il nuovo polo ospedaliero, che sottraggono suolo agricolo e verde.
Oggi, in un territorio già fortemente compromesso come Seregno, ogni nuova occupazione di suolo deve essere evitata. Interventi pubblici e privati devono concentrarsi su aree già edificate, recuperando e rigenerando ciò che esiste. Il nuovo Piano di Governo del Territorio (PGT) dovrebbe riflettere questa priorità, promuovendo rigenerazione urbana, depavimentazione e tutela dei polmoni verdi del territorio.
I dati sul consumo di suolo a Seregno parlano chiaro: il 54,09% del territorio è già urbanizzato o impermeabilizzato, con oltre 2 ettari consumati solo nel 2023‑2024 (leggi qui). In questo contesto, proteggere il Parco GruBrìa e le aree agricole circostanti non è più una scelta, ma una responsabilità concreta verso l’ambiente e il futuro della comunità.
Lenzuolata NO Pedemontana: un nuovo appuntamento di partecipazione civica
Dopo la manifestazione del 4 ottobre, che ha visto 130 realtà tra associazioni, comitati, liste civiche e gruppi politici mobilitarsi contro l’autostrada Pedemontana, il percorso di opposizione continua con una nuova iniziativa collettiva: la “lenzuolata” NO Pedemontana del 29 novembre.
Per preparare insieme questo evento diffuso, il Comitato per la Difesa del Territorio NO Autostrada Pedemontana e Suolo Libero invitano cittadine e cittadini a una riunione pubblica martedì 18 novembre alle ore 21 presso Arci Scuotivento (Via Rosmini 75, Monza).
Cos’è la lenzuolata
Si tratta di un’azione collettiva e creativa, fatta di striscioni, lenzuola e messaggi che coloreranno balconi, piazze e strade, trasformandoli in un grande mosaico visivo contro la Pedemontana e in difesa del territorio.
Un impegno condiviso
Il 4 ottobre ha segnato un momento importante per la rete ambientalista lombarda. Sullo striscione di apertura della manifestazione campeggiava la frase: “Fermare Pedemontana è un dovere civico”.
Oggi quell’impegno continua: l’obiettivo è non disperdere l’energia e la partecipazione nate dalla mobilitazione, ma trasformarle in un nuovo gesto di comunità e consapevolezza ecologica.
lunedì 10 novembre 2025
Parco GruBria: un polmone verde assediato dal cemento
I dati ISPRA 2024 mostrano una Brianza che continua a consumare suolo anche dentro e intorno al Parco GruBria.
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| Area agricola all’interno del PLIS GruBria (Seregno, località San Salvatore), oggi minacciata da una proposta di realizzazione di un nuovo ospedale. |
Il Parco Locale di Interesse Sovracomunale (PLIS) Grubria si estende tra le province di Monza e Brianza e Milano, comprendendo i comuni di Lissone, Seregno, Desio, Bovisio-Masciago, Nova Milanese, Varedo, Muggiò, Cusano Milanino, Paderno Dugnano e Cinisello Balsamo.
Quest’ultimo, tuttavia, uscirà dal Parco a partire dal 1° gennaio 2026, riducendo così la componente metropolitana del PLIS.
Il Parco nasce per tutelare i residui spazi agricoli e naturali in un’area fortemente urbanizzata. Ma i dati ISPRA 2024 mostrano come il territorio attorno al Parco sia ormai quasi saturo: una media del 60,8% di suolo consumato, ben al di sopra della media brianzola (circa 40%).
I comuni del Parco Grubria rappresentano uno dei casi più emblematici di consumo di suolo in area periurbana.
Secondo ISPRA 2024, i valori più elevati si registrano in:
- Lissone – 71,48 %
- Cusano Milanino – 65,72 %
- Paderno Dugnano – 62,39 %
- Muggiò – 62,01 %
- Cinisello Balsamo – 60,87 %
A seguire, Varedo (59,07 %), Nova Milanese (58,87 %), Bovisio-Masciago (54,23 %), Seregno (54,09 %) e Desio (50,86 %) chiudono un quadro già fortemente compromesso.
In pratica, la totalità dei comuni del Parco ha superato la soglia critica del 50% di territorio impermeabilizzato.
| Comune | Incremento 2023–2024 (ha) | Suolo consumato 2024 (ha) | Suolo consumato 2024 (%) |
|---|---|---|---|
| Lissone | 0,9 | 663,8 | 71,48 |
| Cusano Milanino* | 0,34 | 202,24 | 65,72 |
| Paderno Dugnano* | 4,03 | 879,78 | 62,39 |
| Muggiò | -0,14 | 339,17 | 62,01 |
| Cinisello Balsamo* (uscita dal Parco 2026) | 1,6 | 773,65 | 60,87 |
| Varedo | 1,4 | 286,04 | 59,07 |
| Nova Milanese | 2,05 | 343,74 | 58,87 |
| Bovisio-Masciago | 0,75 | 267,96 | 54,23 |
| Seregno | 2,07 | 704,85 | 54,09 |
| Desio | 1,7 | 750,29 | 50,86 |
*Comuni appartenenti alla Città Metropolitana di Milano.
Nel solo anno 2023–2024, nove comuni su dieci hanno aumentato ulteriormente il consumo di suolo.
Solo Muggiò ha registrato un lieve recupero (-0,14 ettari).
Tra gli incrementi più significativi:
- Paderno Dugnano +4,03 ha,
- Seregno +2,07 ha,
- Nova Milanese +2,05 ha,
- Desio +1,7 ha,
- Varedo +1,4 ha,
- Cinisello Balsamo +1,6 ha.
Un andamento che conferma quanto la pressione urbanistica continui anche nelle aree dove la disponibilità di suolo naturale è ormai residuale.
Il consumo di suolo nel Parco Grubria dimostra quanto sia urgente cambiare approccio alla pianificazione urbana: meno espansione edilizia, più rigenerazione e recupero del costruito.
Un bel weekend dedicato al Monte San Primo
Il weekend appena trascorso è stato dedicato al tema del Monte San Primo, la montagna più alta del Triangolo Lariano, grazie a due iniziative organizzate dal Coordinamento “Salviamo il Monte San Primo”.
Nella serata di venerdì 7 novembre a Erba si è tenuto l’incontro dal titolo “Ombre sul San Primo: le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 e il progetto del Monte San Primo. Gli impianti sciistici che fanno male alla montagna”. Relatore l’ambientalista Luigi Casanova che, in dialogo con Luca Rota, ha presentato il proprio libro “Ombre sulla neve”, in cui affronta i temi dello spreco di denaro pubblico e degli impatti ambientali legati alla realizzazione degli impianti e delle opere connesse alle imminenti Olimpiadi invernali.
Nel corso della serata, Roberto Fumagalli – a nome del Coordinamento, formato da 39 associazioni – ha fatto il punto della situazione sulla vertenza contro la costruzione dei nuovi impianti sciistici in località San Primo, sulla base del progetto voluto dalla Comunità Montana Triangolo Lariano e dal Comune di Bellagio.
Le iniziative sono proseguite nella giornata di domenica 9 novembre, con un doppio evento dal titolo “Ascoltare la montagna: il San Primo tra sentieri e musica”: al mattino una camminata lungo un tratto del Sentiero Italia, che ha portato i partecipanti a scoprire alcuni versanti del San Primo con splendide visuali sul lago di Como; nel pomeriggio si è tenuto un momento di intrattenimento musicale con il gruppo Flûtes en vacances e il duo acustico Tou e la Vale.
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| Il gruppo Flûtes en vacances |
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| Il duo acustico Tou e la Vale |
Con queste iniziative il Coordinamento “Salviamo il Monte San Primo” ha voluto ancora una volta far conoscere le peculiarità ambientali e paesaggistiche del Monte San Primo, una montagna che avrebbe bisogno di essere ulteriormente salvaguardata, ad esempio attraverso l’istituzione di un parco di tutela, rinunciando nel contempo al progetto degli impianti sciistici e di innevamento artificiale.
Altre informazioni e foto sul sito web del Coordinamento: https://bellagiosanprimo.com
sabato 8 novembre 2025
Pedemontana torna a scuola: la lezione che non imparano mai
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| Immagini tratte dalla pagina Facebook di Franco Redaelli, sindaco di Macherio |
A Macherio, pochi giorni fa, il presidente di Pedemontana Luigi Roth, accompagnato da dirigenti e tecnici della società, è entrato nella Scuola Rodari per incontrare gli alunni delle classi quarte e quinte. L’iniziativa, organizzata con il supporto dell’amministrazione comunale, è stata presentata dal sindaco Franco Redaelli come un momento di confronto e trasparenza per spiegare ai bambini “l’infrastruttura che si sta costruendo e l’impatto sulla scuola e sulle nostre vite”.
Parole che suonano rassicuranti — ma che, a leggere i numerosi commenti apparsi sotto il post del sindaco Redaelli, hanno suscitato tutt’altro che entusiasmo. Genitori, cittadini e rappresentanti dei comitati NO Pedemontana hanno parlato di “propaganda travestita da educazione civica”, di una lezione a senso unico, senza contraddittorio, e soprattutto di un uso inaccettabile dei bambini per “ripulire” l’immagine di un’opera contestata da anni.
Molti si chiedono: i genitori erano stati informati? E soprattutto, qual è il valore educativo di un incontro che esalta un’autostrada a sei corsie costruita a pochi metri dalle aule scolastiche?
L’irritazione è più che comprensibile. La stessa scuola Rodari vive ogni giorno le conseguenze del cantiere: rumore, polvere, alberi abbattuti, il giardino scolastico ridotto a un perimetro di sicurezza. Parlare di “autostrada green” di fronte a chi respira l’aria del cantiere appare, francamente, una provocazione.
Ma ciò che colpisce di più è la ripetizione della storia.
Non è la prima volta che Pedemontana entra nelle scuole per raccontare la propria versione dei fatti.
Già quindici anni fa, nel novembre 2010, avevamo denunciato su questo stesso blog un episodio simile, con un post dal titolo:
👉 Pedemontana: "meglio la sindrome di NIMBY o il complesso di OIMBA?".
Allora come oggi, l’obiettivo era lo stesso: legittimare un’opera imposta al territorio, trasformando l’informazione in promozione.
E allora come oggi, la reazione dei cittadini è stata di indignazione.
In quindici anni non è cambiato il metodo, ma forse è cambiata la consapevolezza.
Oggi la Brianza conosce bene gli effetti delle grandi opere calate dall’alto: consumo di suolo, traffico, inquinamento, cantieri infiniti, promesse di “verde” e “sviluppo” mai mantenute.
Forse i veri educatori, questa volta, saranno proprio i bambini — quelli che, crescendo, si ricorderanno di aver respirato la polvere dei cantieri e di aver visto sparire i loro alberi per far posto a un’autostrada che qualcuno aveva definito “sostenibile”.
Un filo verde tra Meda e Montorfano: nasce il sentiero della Valle del Seveso
Sabato 22 novembre 2025, alle ore 10, presso la Sala Civica di Fino Mornasco – Cascina “Emanuela Loi”, si terrà un incontro “istituzionale” dedicato alla presentazione di una proposta che promette di dare nuova vita al territorio della Valle del Seveso. L’iniziativa, promossa dalla Società Escursionisti Medesi (SEM), dal CAI – Sezione di Meda e dal Comitato Parco Regionale Groane-Brughiera, intende istituire un nuovo sentiero escursionistico che collegherà Meda a Montorfano, attraversando un’area ricca di ambienti naturali, corsi d’acqua, luoghi storici e comunità locali.
Il tracciato proposto si snoda a ovest di Cantù, toccando diversi comuni delle province di Monza Brianza e Como, e rappresenta un vero e proprio itinerario di connessione tra paesaggi e culture locali. Negli ultimi anni, il gruppo promotore ha già condotto numerose escursioni lungo il percorso, raccogliendo osservazioni, suggerimenti e aggiornando la mappatura del sentiero.
Il progetto, che si può già esplorare tramite mappa interattiva e QR Code geo-referenziato, prevede anche la futura realizzazione di una mappa cartacea dedicata.
L’incontro di novembre è stato organizzato come un momento di confronto aperto e partecipato tra le associazioni ambientaliste, escursionistiche e sociali del territorio. Tra i soggetti invitati figurano realtà di rilievo come Legambiente, LIPU, WWF, FIAB Como BiciAmo, CAI Cantù, Green Station, Fridays For Future di Como e Cantù, oltre a numerosi circoli culturali e cooperative locali.
L’obiettivo è costruire un percorso condiviso che metta in dialogo le organizzazioni civiche con gli enti istituzionali e i comuni attraversati dal tracciato, favorendo così una pianificazione territoriale attenta all’ambiente e alla fruizione sostenibile.
La proposta del sentiero Meda–Montorfano non è un’iniziativa isolata, ma il frutto di anni di lavoro, cammini e ascolto delle comunità locali. Come sottolineato dagli organizzatori, si tratta di un progetto capace di valorizzare la biodiversità, i paesaggi rurali e i beni storico-culturali disseminati lungo la valle del Seveso, rafforzando allo stesso tempo il legame tra le persone e il territorio.
La giornata del 22 novembre sarà dunque un’occasione importante per discutere del futuro del sentiero e per avviare una collaborazione stabile tra tutti i soggetti interessati alla tutela e alla promozione del territorio.
Chi desidera saperne di più può consultare il sito ufficiale del progetto: sentieromedamontorfano.it o esplorare la mappa del tracciato su Google Maps.
Esondazione del Tarò a Meda: analisi, responsabilità e proposte per il futuro
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| Il reticolo idrico minore che confluisce nel Tarò a Meda |
L’ESONDAZIONE DEL TARÒ A MEDA, LA FRAGILITÀ DEL RETICOLO IDRICO E GLI INTERVENTI DA VALUTARE CON ATTENZIONE
di Sinistra e Ambiente - Impulsi, Meda
Prima di intervenire sull’esondazione del Tarò del 22 settembre 2025, abbiamo atteso che passasse il periodo più critico dell’immediata emergenza per poter valutare e scrivere sull’accadimento con la possibilità di approfondimenti documentali e senza la frenesia di annunci o prese di posizione dettate dal mero protagonismo o dalla pura polemica.
La violenza del fenomeno meteorologico che ha causato l’esondazione, colpendo duramente la nostra città e altre del bacino del Tarò/Certesa e del Seveso, è stata presa a pretesto da istituzioni ed enti coinvolti nella gestione, prevenzione e cura del territorio per autoassolversi.
Si è detto e ripetuto che troppa è stata l’acqua precipitata (200 mm di pioggia tra le ore 3 e le ore 11) perché si potesse fare qualcosa per contrastarla; che il piano di emergenza comunale è risultato inadeguato rispetto alla portata di un evento simile, altamente non prevedibile; che il processo di urbanizzazione risale a molti anni fa, e così via.
Ma si trascura che, al mattino, dopo che per buona parte della notte si erano riversate copiose piogge, è mancato l’allarme che avrebbe quantomeno impedito l’accesso veicolare alle aree investite dalla piena e permesso di limitare i danni in quelle adiacenti.
Si ammette poi, a denti stretti, che in questi ultimi anni cresce la frequenza di eventi atmosferici violenti e si restringe lo spazio temporale tra di essi, mentre i cambiamenti climatici sono ormai un’innegabile evidenza.
Quanto accaduto ha interessato un’ampia zona oggi considerata a rischio idrogeologico, dove negli anni si è autorizzato a cementificare ovunque, saturando gli spazi liberi e dove persino l’alveo del Tarò, nel Comune di Cabiate, è stato ricoperto con un selciatone in pietre e cemento, rendendolo un canale a scorrimento veloce e compromettendo il delicato equilibrio tra urbano e naturale.
Si è così messa a rischio la salute e la sicurezza dei cittadini e dell’ambiente, danneggiando anche le attività economiche e sociali.
IL CONSUMO DI SUOLO HA SATURATO LE AREE DI NATURALE ESONDAZIONE E IMPERMEABILIZZATO LE SUPERFICI
L’antropizzazione non accenna ad arrestarsi, pur a fronte del calo demografico e delle diverse leggi regionali che formalmente limitano il consumo di suolo ma che poi derogano, non conteggiando le trasformazioni legate a espansioni infrastrutturali (come nel caso dell’autostrada Pedemontana), o permettono nuovi insediamenti, ampliamenti produttivi e completamenti edilizi, offrendo comunque l’opportunità di prorogare piani attuativi mai partiti o rimasti fermi per anni.
Il rapporto annuale sul consumo di suolo 2024, reso noto da ISPRA il 24 ottobre 2025, conferma la provincia di Monza e Brianza al primo posto in Italia con quasi il 41% di suolo consumato e ulteriori 47 ettari di superficie trasformata irreversibilmente negli ultimi dodici mesi.
Dal 2006 – anno preso a riferimento dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente – tutti i Comuni, compresi quelli piccoli e a bassa densità abitativa, hanno continuato a consumare suolo.
Non sorprende quindi che anche nel nostro territorio non vi sia stata alcuna assunzione di responsabilità, nemmeno quando negli anni passati si è consentita l’edificazione di nuove costruzioni con piani interrati lungo l’asta del Tarò o nelle immediate vicinanze.
Lo stesso si è fatto nel 2016 con la realizzazione del parcheggio sotterraneo di piazza della Repubblica e, ancor prima, con le costruzioni residenziali in sponda al torrente Ry, in via Agrati.
Solo da qualche anno questo non è più possibile, da quando il Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni 2022 ha individuato gli ambiti con pericolosità idraulica R4 del torrente Tarò/Certesa.
LA VARIANTE AL PGT
La variante al PGT rappresenta ora un’occasione da non sprecare.
Se approvate, le osservazioni presentate da Sinistra e Ambiente - Impulsi, insieme al PD e alla lista MedaAperta (si veda il post pubblicato il 13 ottobre), costituirebbero un segnale concreto di inversione di tendenza per la salvaguardia del territorio.
Non sarebbero certo esaustive, ma riteniamo che debbano essere tenute in considerazione nel dibattito apertosi all’indomani dell’esondazione, per capire dove intervenire e come agire per riparare i danni e mettere in sicurezza il territorio.
Alla discussione non intendiamo sottrarci, pur sapendo che mancano le risorse economiche dalla Regione, mentre il Governo nazionale ha approvato in questi giorni lo stato di emergenza per i Comuni delle province di Monza e Brianza e di Como colpiti dall’esondazione, stanziando 10 milioni di euro, somma riservata però alla copertura delle sole spese sostenute dai Comuni per la gestione dell’emergenza.
Una cifra probabilmente insufficiente, mentre ben maggiori risultano i danni materiali causati dall’esondazione del Tarò nel solo Comune di Meda, che attendono ancora una qualche forma di risarcimento.
ALCUNI PRIMI INTERVENTI NECESSARI
Sono certamente necessari interventi immediati che, anche se non risolutivi, possano mitigare la potenza devastante dei fenomeni di piena.
Serve intervenire al più presto per ripulire gli alvei del Tarò (di competenza AIPO) e del reticolo minore o secondario (di competenza comunale), e per ripristinare gli argini danneggiati ed erosi.
Occorre rivedere la struttura dei ponti di via Val Seriana, via Luigi Rho e via Cadorna, incrementandone dove necessario la luce, per consentire in caso di piena una maggiore fluidità alla corrente del Tarò ed evitare, come avviene ora, il fenomeno del rigurgito laterale.
È inoltre opportuno predisporre e installare una rete di misurazione, monitoraggio e allerta che comunichi in tempo reale i livelli raggiunti dal torrente, e programmare azioni periodiche comunali di manutenzione e pulizia sulle vallette che scendono dalla collina della Brughiera.
GLI INTERVENTI PREVISTI NEL PROGRAMMA D’AZIONE DEL CONTRATTO DI FIUME SEVESO
La ricetta comunemente caldeggiata e sostenuta da Regione Lombardia è quella delle vasche di laminazione.
Alcune di esse sono inserite nel Programma d’Azione del Contratto di Fiume Seveso.
Due sono già previste e finanziate per un totale di 12,644 milioni di euro, che si aggiungerebbero alla vasca di 80.000 m³ esistente a Carugo, in zona Cascina S. Ambrogio, sulla valle del Brenna.
| La vasca di Carugo, durante la piena del 22 settembre 2025 |
Una prima nuova vasca di 200.000 m³ è localizzata nel Comune di Alzate Brianza, sulla Roggia Vecchia, affluente di sinistra del Tarò.
Il progetto la colloca in prossimità della stazione di Brenna-Alzate, in un’area golenale agricola già soggetta ad allagamenti, ai margini del Parco Regionale delle Groane e della Brughiera.
La seconda vasca è prevista a Mariano Comense, in località Cascina Bice - Vallone del Certesa/Tarò (dietro Cascina Mordina), e consiste in due invasi in linea con capacità rispettive di 50.000 e 25.000 m³, in un’area finora non soggetta ad allagamenti, anch’essa interna al Parco Regionale.
Si tratta di luoghi di pregio naturalistico, che rischierebbero di essere completamente snaturati da soluzioni esclusivamente ingegneristiche come bacini di raccolta in cemento con impermeabilizzazione del suolo.
I volumi previsti, inoltre, risulterebbero insufficienti a contenere piene della portata di quella del 22 settembre 2025.
Meglio dunque pensare a soluzioni diversificate, meno impattanti e più sostenibili, in grado di ridurre il rischio idraulico e adattarsi ai cambiamenti climatici, mantenendo e proteggendo la biodiversità e gli ecosistemi.
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| L'intervento di BrianzAcque a Meda in via Giovanni XXIII |
A Meda è in corso un progetto finanziato da BrianzAcque per ridurre in modo sostenibile le portate immesse in rete in caso di pioggia, con la realizzazione di una nuova fognatura bianca che si collega ai tratti esistenti nell’area della piazza del Mercato e, percorrendo via Giovanni XXIII, raggiunge l’area verde oltre via degli Angeli Custodi, dove le acque verranno trattate e infiltrate in un bacino drenante.
Nel Programma d’Azione del Contratto di Fiume Seveso, l’amministrazione di Meda ha inoltre incluso uno studio preliminare per individuare possibili aree di laminazione o di esondazione naturale del reticolo idrografico minore, con l’ipotesi di creare opere di 5.000/10.000 m³ a un costo stimato di 300.000 euro. L’intervento non è ancora finanziato.
| L'area di laminazione prevista a Cabiate in località "La Busa" |
Per il bacino del Certesa/Tarò, nel Comune di Cabiate è previsto un intervento con briglie e rimodellamento morfologico per la realizzazione di un’area di laminazione di 5.000/10.000 m³ in località “La Busa”, con un finanziamento già disponibile di 100.000 euro.
Una cifra esigua se rapportata all’estensione delle aree coinvolte e ai volumi di piena.
Tra le soluzioni va certamente considerata anche la de-impermeabilizzazione di piazze e parcheggi. Tuttavia, i pochi interventi pianificati ad Arosio, Carugo e Mariano Comense risultano ancora privi di copertura economica.
PENSARE E VALUTARE CON ATTENZIONE GLI INTERVENTI POSSIBILI
Le vasche di laminazione attualmente previste altererebbero lo stato dei luoghi, sottraendo spazi liberi in aree pregiate che sono state conservate e tutelate grazie all’impegno di chi ha a cuore l’ambiente.
Meglio allora cercare e verificare altri siti da destinare a tale impiego.
Nel territorio di Meda e dei Comuni limitrofi esistono numerose aree dismesse e comparti con piani attuativi mai decollati, che potrebbero essere presi in considerazione – previo studio di fattibilità – per localizzarvi impianti di contenimento e laminazione delle acque di piena.
È indispensabile una progettazione coordinata tra tutti i Comuni dell’asta del Certesa/Tarò, coinvolgendo competenze ambientali, geologiche, idriche, ingegneristiche e fluviali.
Serve inoltre prendere in considerazione sia interventi di de-impermeabilizzazione diffusa, sia l’utilizzo di aree dismesse che non possono più essere oggetto di soli piani privati di riqualificazione residenziale o commerciale, ma devono contemplare anche funzioni pubbliche come bacini di laminazione e aree di contenimento.




















