Le informazioni, le immagini e le considerazioni riportate in questo articolo provengono dal resoconto pubblicato da Sinistra e Ambiente–Impulsi a seguito della presentazione dello Studio di Compatibilità Idrologica e Idraulica del torrente Tarò, svoltasi a Meda il 28 novembre 2025. L’incontro, molto partecipato, ha visto la presenza della società WISE — incaricata dallo stesso Comune — oltre che dei tecnici di Regione Lombardia e di BrianzAcque.
Il 28 novembre 2025 la sala consiliare di Meda ha ospitato la presentazione dello Studio di Compatibilità Idrologica e Idraulica del torrente Tarò, commissionato dall’amministrazione Santambrogio alla società WISE. A illustrare i contenuti tecnici è stato l’ingegnere Giacomo Galimberti, affiancato dall’Unità Organizzativa Difesa del Suolo di Regione Lombardia — rappresentata dal geologo Roberto Cerretti — e da BrianzAcque, con l’ing. Massimiliano Ferrazzini.
Un incontro molto partecipato, segnato da domande e preoccupazioni dei cittadini dopo l’alluvione del 22 settembre 2025, quando Seveso e Tarò/Certesa esondarono causando danni rilevanti in numerosi comuni della Brianza.
Il quadro critico del bacino del SevesoDai dati illustrati emerge un contesto di forte vulnerabilità idraulica. Il Seveso scorre per 39 km attraverso un territorio
«impermeabilizzato per il 47%, percentuale che sale al 54% considerando anche il tratto milanese tombinato e il Redefossi».
Lo stesso tratto tombinato nel capoluogo rappresenta un nodo di criticità:
«ha una portata di 40 mc/sec, molto inferiore rispetto ai 150 mc/sec potenzialmente in arrivo da monte». A ciò si aggiungono ben 48 ponti e manufatti che ostacolano il deflusso.
Le precipitazioni del 22 settembre —
«221 mm in 48 ore in provincia di Monza e Brianza» — hanno superato le capacità di drenaggio del territorio, rendendo evidente la necessità di interventi strutturali.
Regione Lombardia ha ricordato il programma delle vasche di laminazione già attive o in costruzione (Senago, Parco Nord, Lentate) e quelle previste nelle aree golenali di Carimate, Vertemate, Cucciago e Cantù, ma ha ammesso che
«non saranno comunque risolutive».
Torrente Tarò/Certesa: un sottobacino critico
Il sottobacino del Tarò/Certesa, 72,4 km² tra 19 comuni, si presenta densamente urbanizzato e frammentato:
«100 tra ponti e tratti tombinati». Oltre alla vasca di Carugo, sono previste nuove opere ad Alzate Brianza (200.000 mc) e Mariano Comense (75.000 mc), con cantieri stimati tra il 2027 e il 2028.
Il principio, ha sottolineato WISE, è che
«ogni intervento debba inserirsi in un contesto sovracomunale», per evitare effetti negativi a valle.
Le ipotesi di intervento a Meda: molte non sono efficaci
Lo studio ha analizzato il tratto medese del Tarò con rilievi laser scanner, valutando anche i contributi dei valletti minori (Rio Valletto, Valle delle Brughiere, Valle di Cabiate).
L’evento del 22 settembre è stato classificato come T100, un’alluvione dalla frequenza centenaria. In questo contesto sono stati valutati vari possibili interventi.
1. Vasca di laminazione sulla Valle di Cabiate: inefficaceWISE è netta:
«L’area potrebbe contenere al massimo 1.400 mc, lontanissimi dai 5.000 necessari per un impatto significativo sul picco di piena».L’opera sarebbe dunque priva di utilità idraulica. Sarebbero invece possibili interventi minori:
«riprofilatura dell’alveo e installazione di barriere mobili impermeabili presso tombinatura e ponte».2. Area di via Trento/via Meda: da escludere La realizzazione di una vasca da 28.500 mc non è considerata percorribile.
«Costi troppo alti e collegamento idraulico complicato, con beneficio irrilevante sulla piena del Tarò».
3. Innalzamento dei ponti: quasi impossibileLe normative impongono 1,50 m tra intradosso e livello idrico.
«Ciò renderebbe impossibile realizzare rampe adeguate e potrebbe addirittura peggiorare la situazione a valle».Fondi regionali: 440 mila euro a MedaRegione Lombardia ha assegnato al Comune:
- 120.000 euro per consolidare sponde e briglie del reticolo minore
- 320.000 euro per ripristinare le spalle dei ponti danneggiati su Tarò e Valle di Cabiate
La svolta di BrianzAcque: dalle fognature alle “Città Spugna”
Ferrazzini ha ricordato che l’impermeabilizzazione urbana riduce drasticamente la capacità di assorbimento: «In campagna la pioggia è assorbita al 50%, in città solo al 10-15%».
Il risultato è che «molta acqua pulita finisce nelle fognature, che sfiorano e rigettano nei corsi d’acqua miscelando acque bianche e nere».
Le soluzioni di BrianzAcque includono:
- Vasche volano (ipotesi in piazza Cavour e via Como)
- Volanizzazione in linea con nuovi cassoni di scorrimento
- Aiuole drenanti e sistemi SUDS, applicabili al progetto di via Indipendenza
- Parco dell’Acqua con captazione in piazza Dozio e infiltrazione in via Angeli Custodi
Il punto di Sinistra e Ambiente–Impulsi
Il movimento ambientalista valuta positivamente il metodo prudenziale adottato da WISE:
«Corretto evitare soluzioni affrettate, inutili o dannose, e soprattutto l’occupazione di aree libere con opere inefficaci».Particolarmente rilevante il giudizio sull’area verde tra Meda e Cabiate:
«L’area di via Trento/via Meda è l’ultimo fazzoletto di verde rimasto tra i due comuni. Va mantenuto e acquisito come Bosco Urbano».
Il gruppo chiede inoltre che vasche di laminazione o volano vengano valutate prima nelle aree dismesse cittadine, evitando nuovo consumo di suolo.
Critiche anche per il passato:
«Grave aver convogliato nel collettore fognario di largo Terragni le acque tombinate dei torrenti Cà Bianca e Burraschi: una scelta che ha contribuito ai danni».Sul piano sovracomunale, preoccupazione per le vasche previste ad Alzate e Mariano Comense, situate in aree di pregio naturalistico:
«Non possiamo permetterci di perdere ecosistemi importanti. Le opere devono adottare soluzioni naturalistiche e a basso impatto».
Secondo Sinistra e Ambiente–Impulsi, però, le rassicurazioni non sono arrivate:
«Né Regione Lombardia né il sindaco Santambrogio hanno assunto un impegno preciso».Nonostante l’ampiezza del confronto, la serata si è chiusa senza una strategia condivisa:
«È mancato un quadro generale e un coordinamento tra Comuni, AIPO, Regione e Province, fondamentale per evitare effetti negativi a valle».Sinistra e Ambiente lamenta infine l’assenza di una programmazione futura:
«Il sindaco non ha indicato né una fase successiva né un nuovo incontro pubblico di approfondimento».