Testimoni della tradizione: fotografie e filmati che raccontano della Brianza del '900
articolo di Paola D'Ambrosio
tratto da Lecco Provicia del 10 gennaio 2012
Suello, un piccolo comune del lecchese ai piedi del Cornizzolo, da qualche tempo sta riscoprendo il valore e l'importanza del patrimonio culturale che le classi popolari hanno saputo coltivare nel corso di tutto il '900. L'urgenza di dare valore a questo importante patrimonio che andrebbe, altrimenti, dimenticato, ha dato vita a una serie di iniziative e ricerche che hanno coinvolto l'intero paese, dagli anziani – testimoni delle tradizioni – ai giovani – spesso, i realizzatori delle ricerche.
“Suello: volti, luoghi e riti del '900” è il titolo dell'ultimo appuntamento, una mostra fotografica ospitata presso la nuova sede della Associazioni di Suello.
Il progetto, realizzato dal gruppo di lavoro “Mostra” del Progetto Novecento Suello, ha preso vita nel 2011, attraverso la raccolta di fotografie del paese, delle famiglie, delle manifestazioni, dei luoghi di lavoro e di ritrovo dal 1930 in avanti. Luoghi, volti, riti e grandi trasformazioni che hanno caratterizzato il '900 di un piccolo paese e che sono raccontati grazie al coinvolgimento di tutti, anziani e giovani: gli uni ricordando e divenendo testimoni di un periodo storico ricco di trasformazioni velocissime e irreversibili dell'ambiente geografico, del tessuto urbanistico, degli stili di vita e delle abitudini quotidiane; gli altri, i giovani, divenendo veri e propri raccoglitori del patrimonio ereditato dai propri nonni.
La fotografia è, quindi, il mezzo attraverso cui raccontare un periodo storico importante e attraverso cui “capire fino in fondo quello che hanno desiderato perpetuare nel tempo il fotografo e le persone fotografate, quale immagine di sé e della propria vita ci hanno voluto lasciare in eredità”.
Il percorso espositivo della mostra ha l'obiettivo non solo di mettere a confronto ieri e oggi, ma anche di suscitare domande sulla vita di oggi e sugli effetti delle profonde modifiche avvenute nella sfera economica, sociale e culturale degli ultimi sessant'anni. Un modo, quindi, per ridare dignità a un passato che spesso era considerato come sinonimo di arretratezza e ignoranza, ma che nella realtà è il patrimonio e l'eredità che ha dato significato al nostro vivere contemporaneo.
Il rischio di rimanere legati a un passato più o meno lontano, si sa, è quello di accaparrarsi diritti di identità e di sbandierare radici che fermano lo sguardo nostalgico al passato. In realtà, ciò che bene emerge dalla mostra e dalle iniziative a Suello è il valore educativo di leggere il passato come legato al presente, come ricco di trasformazioni e contaminazioni che hanno spesso portato ad un arricchimento di conoscenze e di pratiche, e dunque a nuove possibilità di scelta per gli individui e per le comunità.
Per continuare ad approfondire queste tematiche, il luogo della mostra ospita da domenica 8 gennaio una serie di proiezioni di film-documentari di Etnografia visiva prodotti dal Museo Etnografico dell'Alta Brianza di Galbiate (Lc). Il primo, “Romeo Riva, testimone della tradizione”, è stato proiettato domenica scorsa e ha visto l'intervento sempre appassionato del protagonista, Romeo Riva, oppure, come soprannominato da molti, il nonno del MEAB. Romeo, sulla cui figura è centrato tutto il film, è uno dei grandi testimoni della tradizione – non a caso nel 2007 è stato insignito del prestigioso Premio "Costantino Nigra" nella sezione "Testimoni della Tradizione” di Castelnuovo Nigra (TO) – con la ferma convinzione dell'importanza di dover far sapere che il benessere che viviamo oggi è grazie alle tante, troppe fatiche di ieri.
Romeo è uno dei principali protagonisti del MEAB, il museo dedicato alle persone vive, ai testimoni diretti dei lavori tradizionali e delle usanze, delle credenze, delle forme espressive delle classi popolari nei secoli XIX e XX. Il documentario racconta, attraverso le parole e i gesti di Romeo, i diversi aspetti della sua vita: dall'infanzia contadina, che ha saputo trasmettergli l'amore e il rispetto della terra; alle necessità e passioni giovanili, come la pesca in un lago una volta molto prolifico, ma oggi “morto”, oppure la caccia e la passione per la bicicletta; ai gesti del lavoro, come limare la falce e occuparsi della fienagione; all'incontro con il museo, con l'obiettivo di “far sapere com'era la vita di una volta”. Dunque, una vera e propria testimonianza di una società cambiata.
Le prossime proiezioni si terranno domenica 15 gennaio con i filmati “La pecora è d'oro. L'allevamento ovino in Brianza ieri e oggi” e “Il lavoro del pescatore. Adda, Brianza e lago di Como” e la partecipazione del direttore del MEAB, Massimo Pirovano; e domenica 22 gennaio con i filmati “Ul cavagnén – il cestaio” e “Melga e lisca. Materiali dell'artigianato contadino” e l'intervento del professor Italo Sordi.
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