Quarant'anni fa, sulle pagine del periodico mensile "Città, società e territorio", che copriva i comuni di Nova, Desio e Seregno, compariva un articolo intitolato: "La giunta di Seregno risolve il problema del verde pubblico... eliminandolo?". Era il 1985, e l'articolo, pubblicato a pagina 3, denunciava interventi controversi sul patrimonio verde della città. Oggi, a distanza di quattro decenni, ci troviamo costretti a riproporre lo stesso titolo, perché sembra che poco sia cambiato.
Recentemente, la città è stata teatro di una serie di potature radicali che hanno suscitato indignazione tra i cittadini e le associazioni ambientaliste. Nonostante le proteste, le operazioni sono proseguite sollevando perplessità non solo sulla loro necessità ma anche sulla loro esecuzione. Il locale circolo di Legambiente ha lanciato l'allarme, ripreso da questo blog e dalla stampa locale, chiedendo un intervento per fermare quella che definisce una "devastazione".
La notizia ripresa da "Il Cittadino" di sabato 4 gennaio 2025 |
Antonello Dell'Orto, rappresentante di Legambiente Seregno, ha segnalato le aree interessate da queste potature, che non si sono limitate ai tigli di via Wagner ma hanno coinvolto anche via Cadore, via San Vitale, via allo Stadio e via Stoppani. Secondo Dell'Orto, le potature non solo hanno eliminato rami e foglie, ma hanno privato la città di migliaia di tonnellate di ossigeno che il patrimonio arboreo avrebbe generato nei prossimi anni. “Peccato che le milioni di foglie che ci avrebbero dato ossigeno non torneranno in vita con le parole,” ha dichiarato amaramente.
Di fronte a questa situazione, Legambiente propone di organizzare una class action contro gli interventi attuali, con l’obiettivo di evitare che episodi simili possano ripetersi. Dell'Orto invita tutti i cittadini indignati a unirsi alla causa e a contattare l'associazione scrivendo a info@legambienteseregno.it.
Nel frattempo, per chi volesse approfondire, ripubblichiamo nel box sottostante ampi stralci dell'articolo originale di 40 anni fa, che mostra come il problema della gestione del verde pubblico a Seregno abbia radici profonde. Purtroppo, la storia sembra ripetersi, lasciando aperta una domanda: cosa occorre per cambiare davvero?
Stralci dall'articolo pubblicato da "Città, società e territorio", n. 28, anno IV, aprile 1985
"Sono necessari 25 metri quadri di area fogliare, quella di un piccolo alberello, per fornire a un uomo il suo fabbisogno di ossigeno. E questa è solo una delle ragioni che giustificano, anzi rendono indispensabile, la presenza di spazi verdi nelle aree urbane ed extraurbane. Gli interventi che le amministrazioni comunali, provinciali e regionali devono mettere in preventivo e attuare, per mantenere e ampliare il patrimonio botanico, sono essenzialmente tre: un intervento di manutenzione e cura degli impianti arborei esistenti; uno di sostituzione degli esemplari malati, vecchi o divenuti nel frattempo pericolosi e dannosi; infine un intervento che garantisca l’ulteriore sviluppo del verde esistente."
"L'errore comune è di intervenire troppo tardi, quando la pianta è ormai minata in profondità e non resta altra scelta se non una mutilazione estesa o l’abbattimento. Soltanto un continuo servizio di sorveglianza preventiva garantirebbe interventi tempestivi che produrrebbero il duplice vantaggio di salvare la piante e di risparmiare sui costi di lunghe e spesso inutili cure."
"La miopia dell’amministratore pubblico è evidente. Difatti la capitozzatura (che consiste nell’asportazione totale della chioma) aggrava le condizioni di sopravvivenza della pianta, indebolendola ed esponendola all’attacco di parassiti e di funghi che in breve tempo arrivano a distruggerla completamente."
(Filippo Cerrina, da Gardenia)
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