domenica 11 settembre 2011

Quando i ghiacciai arrivavano a Macherio



di Attilio Montrasio – Geologo e ricercatore del C.N.R.
Fonte: archivio storico de “il Paese”


Un osservatore attento, anche se profano, il quale percorra il territorio del Comune di Macherio nel senso della sua lunghezza da ovest a est, e cioè da Bareggia fino alla Valle del Lambro, riesce a cogliere alcune variazioni nella morfologia e nel colore dei terreni attraversati.
Da Bareggia fino sa Cascina Torrette si osserva un terreno piatto e di colore bruno.
Una debole, quasi insensibile salita lungo Viale Regina Margherita, in corrispondenza di Cascina Torrette, ci avverte che qualcosa sta cambiando: ed infatti si entra in un terreno bruno-rossastro che si estende fino nell'abitato del capoluogo.
Qui, in prossimità dell'incrocio stradale, laddove termina la Via Roma ed ha inizio la Via Visconti, si incontra un'altra leggera salita che adduce ad un terrazzo debolmente ondulato, ricoperto di un terreno decisamente più rosso. Procedendo sulla strada, che da Cascina Belvedere porta alla Valle del Lambro, è ben visibile sulla sinistra la dolce collina dove sorge Villa Visconti (ndr. Villa Belvedere), parimenti ricoperta di un terreno rossastro. Questi differenti caratteri corrispondo a terreni di composizione ed età differenti. In origine i leggeri dislivelli di Cascina Torrette e dell'abitato di Macherio formavano energiche scarpate di alcuni metri, ora attenuate da dilavamento naturale, dalla attività agricola e dagli insediamenti abitativi. Infine, all'estremo orientale della zona,, lungo la Valle del Lambro, l'azione erosiva del fiume, quando questo possedeva una portata ben maggiore dall'attuale, ha esposto all'affioramento altre formazioni rocciose.

Ripercorriamo ora a ritroso l'itinerario per osservare più da vicino le caratteristiche litologiche dei vari terreni affioranti che si succedono da est ad ovest (da destra a sinistra sulla cartina geologica), da quelli più antichi a quelli più recenti.
Lungo la scarpata del Lambro, immediatamente al di sotto della Villa Visconti, affiora il ben noto “Ceppo”: si tratta di conglomerati di origine fluviale, cioè di ghiaie cementate, costituiti da ciottoli provenienti sia dalla regione prealpina sia dalle zone alpine più interne. Accanto a ciottoli di rocce sedimentarie (calcari, dolomie, arenarie, selci, ecc.), derivanti dallo smantellamento delle Prealpi comasche e bergamasche, si rinvengono infatti anche frammenti di rocce cristalline (graniti, serpentine, gneiss, micascisti, quarziti, ecc.) di provenienza valtellinese. I ciottoli del Ceppo, di dimensioni da pochi centimetri fino a 10-15 centimetri, sono inglobati in una matrice sabbioso-limosa; il grado di cementazione è molto variabile per cui la formazione è dotata di grande permeabilità. Il Ceppo forma un piastrone sub orizzontale dello spessore di qualche decina di metri, con la superficie superiore molto irregolare; esso è presente praticamente in tutto il territorio, al di sotto dei terreni superficiali più recenti, ad una profondità variabile da qualche metro a poche decine di metri.

Una formazione molto importante, che non affiora nel territorio di Macherio ma che è stata raggiunta dalla perforazione dei pozzi per l'acqua, è un livello di Argille sotto il Ceppo, di età più antica. Queste argille impermeabili, a contatto con il Ceppo che al contrario è dotato di elevata permeabilità, danno origine ad una falda acquifera relativamente poco profonda (alcune decine di metri).
Attualmente questa falda, molto inquinata dagli scarichi domestici, agricoli ed industriali data la mancanza di un efficace strato protettivo soprastante, è esclusa dall'emungimento; ma un tempo non molto lontano attingevano ad essa quasi tutti i pozzi delle cascine e delle “corti”.

Il pozzo della Villa Visconti tuttora più o meno efficiente (ndr. negli anno ottanta), pesca in questa stessa falda. La collina della Villa Visconti è di grande interesse per la geologia locale; essa infatti viene interpretata dai geologi come un isolato lembo di deposito morenico.
Come è noto l'ultima era geologica, il Quaternario, iniziata all'incirca due milioni di anni fa, fu caratterizzata da ripetute espansioni glaciali che, prendendo origine dai recessi montuosi più interni, convogliarono lungo le principali vallate alpine delle poderose colate glaciali, le cui fronti si spinsero periodicamente al di fuori della catena montuosa, sui due versanti delle Alpi, depositandovi caoticamente i materiali rocciosi inglobati o spinti avanti dalle fronti glaciali in movimento. Di tali espansioni glaciali, o glaciazioni, se ne conoscono con sicurezza almeno quattro e sono, a partire dalla più antica: Günz, Mindel, Riss e Würm, esse prendono il nome da località del versante settentrionale delle Alpi. I depositi morenici della collina di Villa Visconti sono attribuiti alla seconda glaciazione e vengono pertanto denominati Morenico Mindel (della prima glaciazione non si hanno tracce nel territorio di Macherio).
Contemporaneamente alla deposizione delle morene frontali le acque di fusione dei ghiacciai, convogliate in corsi d'acqua molto impetuosi, rielaborarono parte dei materiali morenici sparpagliandoli verso l'esterno dei cordoni morenici stessi a formare una pianura.
E' questa l'origine dei terreni che si estendono dalla base della collina di Villa Visconti fino al centro dell'abitato di Macherio. Per le loro modalità di formazione questi terreni prendono il nome di Fluvioglaciale Mindel.

Sia il Fluvioglaciale che il Morenico Mindel subirono, durante il lunghissimo intervallo tra questa glaciazione e la successiva glaciazione Riss, intervallo caratterizzato da un clima caldo e umido di tipo tropicale, dei processi di profonda alterazione superficiale che han dato luogo al ben noto “Ferretto”, terreno argilloso, plastico, impermeabile, di colore dal giallo chiaro al rosso-mattone, poco adatto all'agricoltura ma utilizzato nell'industria dei laterizi e refrattari.
In conseguenza di ciò i blocchi morenici ed i ciottoli fluviali risultano completamente sfatti e trasformati in materiale argilloso per uno spessore di parecchi metri; solo le rocce più resistenti, come le quarziti e le selci, vi sono ancora riconoscibili.

La zona compresa tra il centro del Capoluogo e la Cascina Torrette è costituita dal Fluvioglaciale Riss. Come esprime chiaramente il suo nome, questa formazione si è originata dalla rielaborazione fluviale del Morenico Riss (terza glaciazione), che tuttavia non affiora nel territorio di Macherio. La sorgente di questi materiali dobbiamo ricercarla più a nord, nel territorio di Carate–Verano-Giussano, dove si sviluppa una bella cerchia morenica rissiana. Il Fluvioglaciale Riss è costituito da ghiaie e sabbie abbastanza fresche; il grado di alterazione superficiale è molto meno spinto che nei casi precedenti; tuttavia il dilavamento del soprastante Ferretto argilloso e la presenza di un sottile strato di finissimi sedimenti di origine eolica (loess) lo rendono poco permeabile. Per questo motivo il Morenico e Fluvioglaciale Mindel ed il Fluvioglaciale Riss erano fino a pochi decenni fa costellati di numerosi “laghetti” e “foppe”, ora quasi
completamente scomparsi.

Un'altra caratteristica dei terreni mindelliani e rissiani, molto importante per le possibili conseguenze negative in campo edilizio, è la presenza di vuoti sotterranei di vari metri cubi di volume, i quali possono dare luogo, se prossimi alla superficie, al crollo del loro tetto, con conseguente formazione di voragini a cielo aperto. La formazione di queste cavità sotterranee , che i nostri nonni chiamavano “nespulitt”, sembra legata alla circolazione di acque sotterranee che, asportando le particelle più fini dei depositi alluvionali, provocano degli svuotamenti localizzati.
Il Fluvioglaciale Riss occupa una posizione altimetrica intermedia tra il Fluvioglaciale Mindel più elevato ed il Fluvioglaciale Würm più basso.
Quest'ultimo, che si origina dalle morene würmiane (quarta e ultima glaciazione) della zona di Arosio, Carugo e Mariano Comense, si sviluppa dalla Cascina Torrette verso ovest. Esso è composto di ghiaie e sabbie freschissime, ricoperte da un suolo bruno molto fertile, il cui spessore non supera normalmente qualche decina di centimetri.
I caratteri litologici e morfologici superficiali sopra illustrati, ed altri rilevabili solo mediante sondaggi profondi, riflettono la relativa complessità della struttura geologica del nostro territorio, ed in definitiva ci illustrano i numerosi episodi attraverso i quali si è sviluppata la sua storia geologica recente. Si tratta in realtà di una storia molto breve perchè essa abbraccia ”soltanto” un milione di anni circa, che sono ben poca cosa di fronte ai circa cinque miliardi di anni dell'evoluzione della Terra.

Per farci un'idea più familiare della durata relativa della storia geologica di Macherio, basti pensare che, se facciamo l'età della Terra uguale ad una giornata di 24 ore, la formazione più antica affiorante nel nostro territorio, il Ceppo, risale appena a venti secondi prima della mezzanotte!

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