Una sera d’estate illuminata da cento e cento fiaccole. Una camminata lenta, silenziosa, determinata. Una preghiera collettiva che attraversa l’asfalto della Brianza, che unisce due città – Desio e Seregno – e ne fa una sola, stretta da un dolore che è universale: quello del popolo palestinese, sotto le bombe, sotto l’assedio, sotto il fuoco.
Hanno cominciato in settanta, forse ottanta, in Piazza Conciliazione a Desio. Poi altri si sono uniti lungo il percorso, a piccoli gruppi, fino a diventare trecento, forse quattrocento. Una marcia silenziosa ma visibile, scortata con compostezza dalla Polizia Locale, che ha accompagnato i manifestanti fino a Piazza Concordia, cuore simbolico di Seregno.
Non è solo un tragitto urbano, ma un simbolo: conciliazione e concordia sono due parole che, insieme, tracciano una strada. Una direzione ideale e necessaria in un tempo in cui la guerra sembra avere l’ultima parola. Partire dalla conciliazione e arrivare alla concordia: è questo il cammino che la fiaccolata ha voluto evocare, rendendo i nomi delle piazze un messaggio, una speranza, un auspicio per l’intera umanità.
Nessun urlo, nessuno slogan gridato: solo fiaccole, bandiere della Pace e della Palestina, striscioni che urlavano silenziosamente “STOP GENOCIDIO”, “STOP BOMBING”. Un’iniziativa nata per chiedere l’immediato cessate il fuoco a Gaza, ma che si è caricata di significati ancora più forti dopo l’apertura del nuovo, pericolosissimo fronte tra Israele e Iran.
Un’escalation che – come ha ammonito l’ANPI nazionale – rischia di trasformarsi in un effetto domino incontrollabile. “Serve un appello alla moderazione – ha dichiarato Gianfranco Pagliarulo, presidente ANPI – Israele deve cessare immediatamente l’attacco all’Iran”. Parole gravi, accorate, che trovano eco nelle motivazioni profonde della fiaccolata: il desiderio concreto di fermare una guerra che sta già facendo strage di civili, e che potrebbe travolgere l’intero Medio Oriente e oltre.
Le luci della fiaccolata – come scrive Desio Città Aperta – hanno voluto “illuminare la notte dell’umanità”. Un’immagine potente che ha preso forma concreta in Piazza Concordia, dove, all’arrivo a Seregno, i manifestanti hanno deposto a terra una grande bandiera della Palestina, accompagnata da poesie lette ad alta voce. Erano testi scelti con cura: le parole di Ni’ Hassan, di Heba Abu Nada (poetessa uccisa nell’ottobre 2023 a Khan Yunis), di Refaat Alarer, anch’egli assassinato dai raid israeliani. Versi diventati grido e resistenza, testimonianza e ferita. Il titolo della serata era chiaro: “Il loro grido è la mia voce”.
Tanti dei presenti erano volontari del sociale, persone abituate a stare al fianco degli ultimi. Cittadini che si sono mobilitati perché sentono che la pace non può essere delegata ai vertici delle diplomazie, ma costruita ogni giorno, con gesti, parole, presenze. Lo hanno fatto ieri sera, con le fiaccole in mano. Lo faranno di nuovo domani, 15 giugno, quando diversi di loro raggiungeranno Marzabotto per partecipare alla grande marcia nazionale ANPI “Save Gaza”, da Marzabotto a Monte Sole. Un luogo che, come ha ricordato Pagliarulo, evoca l’orrore del massacro del 1944: “Una comunità del dolore, come sta avvenendo a Gaza, tanti anni dopo”.
Non è una fiaccolata come le altre, quella di ieri. È stata una veglia laica e collettiva, una dichiarazione d’esistenza, una supplica: “FREE PALESTINE”, hanno gridato alla fine, con voce rotta. Con dignità, con speranza. Con l’ostinazione di chi crede ancora che la pace sia possibile. E necessaria. Con un sogno nel cuore: che la strada dalla conciliazione alla concordia non resti solo simbolica, ma diventi realtà.
Foto tratte dalla chat dell'ANPI Seregno, che ringraziamo.
grazie parole commoventi e condivise, non possiamo più fare da spettatori
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