lunedì 1 ottobre 2012

Parco Spina Verde: visita guidata alle trincee della linea Cadorna


Domenica 14 ottobre – Cavallasca (CO) – dalle h. 14.30
VISITA GUIDATA ALLE TRINCEE DELLA LINEA CADORNA
Escursione alla scoperta delle fortificazioni della Prima Guerra Mondiale.


Le trincee della Linea Cadorna sono presenti nel territorio del Parco Regionale della Spina Verde, in Comune di Como e Cavallasca.
I lavori di restauro e valorizzazione sono iniziati nel 2003 e recentemente ultimati e riguardano in particolare, l’area del Fortino del Monte Sasso.

In regalo ai partecipanti: pubblicazione dal titolo “La difesa di un confine
Ritrovo: Municipio, via Imbonati 1- Cavallasca - (Co)
Partecipazione gratuita - prenotazione consigliata - max 40 partecipanti
 

Info e prenotazioni: Tel. 031/211131- Segreteria@spinaverde.it 
oppure Biblioteca Comunale Tel. 031/210455

Cavallasca, si torna in trincea. Due passi nella grande guerra.  
articolo di Pietro Berra
tratto da "La Provincia di Como" del 22 agosto 2010

È arrivato il momento di tornare in trincea. Non per fare la guerra, ma, al contrario, per rendersi conto di quanto sia assurda. Non a caso i primi a ripercorrere i camminamenti e le gallerie del '15-18, che alcuni gruppi comaschi dell'Associazione nazionale alpini hanno strappato alla vegetazione e a decenni di incuria, sono stati i bambini di diverse scuole elementari e medie. Ma questo percorso nella storia, e nella natura che la circonda, non si presta soltanto per le gite scolastiche. Anzi, è quantomai adatto a tutti: a chi fa trekking come agli appassionati delle mountain bike, nonché alle famiglie, nel primo tratto completamente in piano, anche a quelle con bambini piccoli.

Oltre ventimila civili e alcune centinaia di soldati lavorarono un anno intero, tra il 1916 e il '17, per costruire le opere di fortificazione che dalla Spina Verde, dove ci troviamo, si spingono fino all'Alto Lago. Un anno di lavoro, tra il 2007 e il 2008, è occorso anche a sette gruppi alpini della sezione di Como, riuniti nel Comitato Linea Cadorna, per recuperare il nucleo di opere militari più vicino alla città, nei boschi tra Monte Olimpino e Cavallasca. Ed è stato solo l'inizio di un'opera di "manutenzione straordinaria" che ha già riportato alla luce altre postazioni tra Menaggio e la Val d'Intelvi e che attualmente vede impegnati altri volontari in cima al Bisbino, dove si trova una caverna che ospitava il comando e i magazzini della guarnigione.

È difficile capire il senso di questo «monumento all'inutilità», come lo definisce Alberto Danieli, il segretario del gruppo alpini di Monte Olimpino che ci fa da guida, se non si ripassa un po' di storia. Ora pare folle l'idea di costruire un'immane opera di fortificazione lungo il confine della nazione neutrale per antonomasia, ma durante la prima guerra mondiale il generale Cadorna, comandate supremo del regio esercito, arrivò a dubitare seriamente della vicina Confederazione elvetica. Dubbi che culminarono nell'istituzione del Comando della occupazione avanzata frontiera nord (Coafn), il 17 gennaio 1917. Le truppe furono schierate a presidio della cosiddetta Linea Cadorna, un complesso di 70 chilometri di trincee, 88 postazioni di artiglieria, 25.000 metri quadri di baraccamenti, 300 chilometri di strade e 400 di mulattiere che fu edificato dalle pendici del Monte Bianco fino al Pizzo dei tre signori, sulle Alpi Orobiche in provincia di Bergamo. Due anni dopo, il 10 gennaio 1919, il Coafn fu sciolto, senza aver mai combattuto un solo giorno. E forse è anche per quello che, sotto strati di terriccio e fogliame, sono riemerse quasi intatte opere come il Fortino del Monte Sasso, che troviamo dopo pochi minuti di cammino nei boschi che lambiscono il paese di Cavallasca.

Lasciata l'auto in un parcheggio libero dove finisce la strada asfaltata (per raggiungerlo girare a destra alla chiesa di Cavallasca, su via XX Settembre, quindi imboccare a sinistra via Carbonera e svoltare di nuovo a sinistra in via Monte Sasso), ci inoltriamo lungo un comodo percorso sterrato (via Maiocca) che in pochi minuti ci porta indietro di quasi un secolo. Sulla sinistra, una cancellata a perdita d'occhio segna il confine con la Svizzera, poco più in là si erge un piccolo colle, che oggi definiremmo panoramico, ma che in tempo di guerra era piuttosto strategico. Qui sorge il fortino, che ha una forma di quadrilatero e copre circa mille metri quadrati. Alla base di apre una galleria semicircolare, usata come deposito di armi e ricovero per i soldati. È stata messa in sicurezza dagli alpini, ma per visitarla si consiglia di portare una torcia e di calzare scarponcini impermeabili. Dopo pochi metri si ha già la sensazione di essere nel ventre della montagna, dove la tenebra è fitta e l'umidità altissima. Analoga sensazione si prova avventurandosi nelle altre "stanze" scavate nella roccia ai lati del reticolato di trincee e camminamenti che percorre senza soluzioni di continuità le pendici e la sommità della collinetta. Si può camminare attorno, osservandolo dall'alto, oppure scendere in trincea, due metri sotto la superficie del terreno e seguire il percorso dall'andamento a zig zag (fatto così per evitare il fuoco di fila e il propagarsi delle esplosioni) tra una parete di roccia e un'altra di calcestruzzo.

Usciti dal forte, dopo aver visitato anche alcune postazioni per mortai e mitragliatrici, si prosegue seguendo la cartellonistica, per una volta cospicua e puntuale, posizionata dagli alpini e dal Parco della Spina Verde. Seguendo un percorso ad anello di poco più di 3 chilometri e mezzo si vedono, nell'ordine, il Fontanin della Pobbia (lavatoio-abbeveratoio ricavato scavando la roccia a fianco di un torrentello), quindi, affrontando l'unico breve strappo, il Pin Umbrela (punto panoramico da cui la vista spazia dalle Alpi fino a Milano), una trincea lunga una cinquantina di metri ( per metà a cielo aperto e per metà in galleria), infine un altro ricovero scavato nella gonfolite (a forma di "U", come quello iniziale).

Guarda il servizio fotografico sul sito de "La Provicia di Como"

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