Disegno di Enrico Mason |
Sull'argomento abbiamo ricevuto il seguente contributo culturale che volentieri pubblichiamo.
FANGO E CIELO
di Aldo Sangalli
Di nuovo inondato, due volte in cinque giorni. Hai voglia a fare e rifare, la fate facile, voi! Prima l'acqua, poi il fango e fai e rifai.... e poi, quando finalmente l'acqua se n'è andata, ancora a buttar acqua per pulire. Per pulire dall'invasione dell'acqua ci vuole ancora acqua. Già. Acqua-vita, acqua-morte. Ancora una volta il fiume ha insegnato che ci sono cammini sbagliati, che sarebbe meglio farci i conti con l'acqua. Il fango assassino, la piena distruttrice, la pioggia che violenta...la colpa è sempre di qualcos'altro. E' un modo di guardare degli uomini, guardano solo gli effetti e con i loro occhi. Io vedo la distruzione, e basta. Come si fa con gli anniversari delle guerre. Si vedono solo le proprie sorti, nefaste o vittoriose, e i morti e i vivi. Come dire.....come darsi una martellata su un dito e lamentarsi che si gonfi e diventi blu, che pulsi e faccia male. L'uomo è presuntuoso!
Ma siamo ancora qui, nel capannone, e le scope e i tira acqua vanno che sembrano avere vita propria e io me ne sto in un angolo, quasi nascosto a guardare. Guardo i pulitori, come senza sonoro e vedo solo corpi che si muovono a riparare l'irreparabile. Forse sarebbe meglio adeguarsi.....ma l'uomo questo non lo sa fare. “ Il fiume ha invaso le strade e le case!” Ecco uno splendido esempio di inversione tra soggetto e oggetto. A me sembra che le case e le strade abbiano invaso il fiume.
Mi capita spesso di guardare il cielo, magari la notte, e di vedere una via d'uscita. Mi sono quasi stancato di questo fare continuamente, di sopravvivere ai veleni e alle trappole, di difendermi dai predatori, di assecondare gli avvenimenti e mi piacerebbe possedere lo slancio, il salto per raggiungere quella scala che a volte immagino e che mi possa riscattare dalla condizione che mi hanno affibbiato. La condizione è quella di tutti, è quella di un sogno imprigionato, ognuno nella sua gabbia, grande, piccola, dorata, a due o tre piani, ma sempre gabbia. Di regole, obblighi, morali e moralismi...gabbie, gabbiette, voliere, case, capanne, ville, caverne o tane...
….ma la scala...ah, la scala è la porta aperta della gabbia, è la speranza, é quel formaggio che a volte sogno la notte...
Ah già, non ve l'ho detto ancora: io sono solo un topo, un topo che scappa dall'acqua del Lambrone.
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