mercoledì 25 aprile 2018

Seregno: dal fascismo alla Liberazione

Il palazzo municipale imbandierato per l'arrivo delle truppe americane (foto tratta da il Cittadino del 23 aprile 1955)

Mostra fotografica e documentale  
“Seregno: dal fascismo alla Liberazione” 
Aperta fino al 6 maggio, tutti i giorni dalle 16.00 alle 19.00, sabato e domenica anche dalle 10.00 alle 12.00, chiusa martedì 1 maggio.

Riportiamo di seguito il testo della presentazione della mostra, tratto dal libretto stampato per l'occasione, ed alcune delle foto esposte.

(cb - zc) La mostra racconta, attraverso l’esposizione di foto d’epoca e di documenti tratti dall’archivio comunale, il periodo storico che va dalla nascita del fascismo alla Liberazione a Seregno.

Il percorso espositivo è stato suddiviso in cinque parti: il regime, le leggi razziali, la guerra, la Repubblica Sociale e l’occupazione nazista, la Liberazione.

Già nell’aprile 1921 si costituì il Fascio di Seregno e qualche mese più tardi venne aperta la locale sezione del Partito Nazionale Fascista, il cui primo segretario fu Luigi Silva, ex legionario fiumano, futuro podestà e deputato al Parlamento.

Foto Corno, anno 1940
Grandi adunate, camicie nere, piccoli balilla: le immagini del ventennio ci mostrano una Seregno appiattita nel consenso; ma non poteva essere altrimenti, l’opposizione non poteva certo manifestarsi apertamente. Tra i documenti, però, in mezzo alle carte che narrano un controllo soffocante, fatto di censura, di retorica di regime, di iscrizione al partito per avere un lavoro, emerge solitaria una voce di dissenso: la pianista che si rifiuta di eseguire durante le proiezioni cinematografiche la Marcia Reale e Giovinezza.

 Speranza Zaccar e Giuseppe Gani
Le leggi razziali raggiungono Seregno come il resto d’Italia, con le norme che via via tolgono diritti e limitano le libertà, fino ad arrivare alla persecuzione, alla deportazione e allo sterminio. Anche qui mieteranno le loro vittime, nei Ganì, famiglia di ebrei greci confinata in paese (per internamento libero) fin dal 1942, come ci informano le denunce (obbligatorie) di ospiti ebrei della trattoria-albergo Umberto I. La loro vicenda è nota e si concluderà nei campi di sterminio nazisti.

Nel giugno 1940 la guerra, e poche settimane dopo la sua dichiarazione abbiamo una foto che ci fa male: la piazza del comune gremita di folla, con esposte gigantografie di Mussolini e di Hitler e la bandiera con la svastica che sventola dal balcone del palazzo municipale.

Piazza Corridoni, ora Libertà, in occasione della visita del Prefetto e del Federale a Seregno (Foto Corno, 1940)
Nel mese di agosto si verificano i primi bombardamenti, che fortunatamente provocheranno pochi danni, ma a cui una pubblicità esorta a prepararsi per tempo acquistando una valigetta di Pronto soccorso e antigas approvata dal Ministero della guerra. Il regime obbliga i cittadini prima a denunciare, poi a conferire tutti i loro oggetti metallici per far fronte allo sforzo bellico.

Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 anche a Seregno arrivano i tedeschi, che si stabiliscono in Villa Silva e negli alberghi del paese; l’alloggio e le altre spese sono a carico del Comune.
Nell’ottobre 1944 la Repubblica Sociale promulga un’amnistia per i militari che dopo l’armistizio abbiano disertato o si siano uniti a bande, oltre ai renitenti e ai mancanti alla chiamata; ma quelli che si presentano verranno accuratamente schedati.

I pesantissimi provvedimenti a carico dei familiari dei renitenti alla leva promulgati dalla RSI nel 1944
C’è poi il problema degli sfollati, alloggiati in qualche modo e talvolta in condizioni di estrema povertà, tanto da iscriversi al partito fascista nella speranza di ottenere qualche facilitazione. Intanto prosegue martellante la propaganda ed è più che mai in vigore la censura.

Il primo sindaco della Liberazione, Giovanni Colombo, attorniato dai partigiani (1945)
Finalmente la liberazione! I gruppi di partigiani di varie tendenze, che anche a Seregno avevano operato in clandestinità, escono allo scoperto. Arrivano gli americani e la foto del municipio con le bandiere inglese e statunitense che affiancano quella italiana riscatta la truce immagine di cinque anni prima. Le risposte ad un questionario degli alleati ci danno un’istantanea della Seregno dell’epoca.

Richiesta del CNL per l'intitolazione di una via al partigiano Livio Colzani (1945)
Fra i primi atti del nuovo sindaco, Giovanni Colombo, vi è la nuova denominazione delle vie prima intitolate a personalità o a simboli del regime. A ciò si aggiunge la richiesta del Comitato di Liberazione di Seregno di intitolarne una al partigiano Livio Colzani. I sindaci provvisori della zona sono tenuti sotto tutela dal CLN, che sovrintende alla distribuzione dei generi di prima necessità. Ma ormai il peggio è alle spalle: ci si avvia verso un lungo periodo di democrazia e di pace.

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