giovedì 12 marzo 2020

Non possiamo stare vicini, ma possiamo essere prossimi


Riceviamo e pubblichiamo

di Alessandro Comino, Responsabile Servizio Comunicazione Caritas Ambrosiana

In questi giorni le notizie sull'epidemia di Coronavirus ci stanno lasciando attoniti.
Il nuovo decreto firmato dal Presidente del Consiglio, che istituisce forti limitazioni agli spostamenti e alla socialità in tutta Italia, fa comprendere come la situazione meriti attenzione e un forte senso di responsabilità da parte di tutti.
Adesso che siamo noi ad essere per certi versi reclusi e confinati come ci sentiamo?
Impauriti, disarmati e spaventati.

Il nostro Arcivescovo Mario Delpini, in un intervento televisivo recente ha voluto iniziare il suo discorso utilizzando un avverbio che lui stesso ha definito "complicato".

"Addirittura a Milano, addirittura in Lombardia..." ma nel suo spiegare l'uso di questa parola ha raccontato che quell'addirittura può essere letto come una determinazione a resistere, a fare del bene, a seminare sorrisi. "Si può addirittura usare il proprio tempo per fare del bene".

Allora il nostro invito è rivolto proprio a questa esortazione: provare a uscire dalla nostra situazione allargando lo sguardo verso chi, in altre parti del mondo soffre.

"Possiamo reagire a questo momento evitando di concentraci solo su noi stessi e pensando anche al dolore altrui, come quello di chi scappa da guerre e sofferenza"
Mons. Mario Delpini Arcivescovo di Milano.

Noi vivremo questa situazione di isolamento fino al prossimo mese e forse potremo capire un po' di più chi questa condizione la vive da mesi, chiuso in un campo profughi di un Paese lontano dal proprio. Chi vive lo stigma sociale solo perché sta scappando da una guerra o dalla povertà.

Ci riferiamo ai tanti bambini, siriani, afghani e pakistani che dalla chiusura della rotta balcanica sono costretti a vivere nei campi profughi in Bosnia ricevendo due pasti al giorno e nulla più. Non hanno la possibilità di attività socializzanti, di attività volte all'integrazione, spesso sono esclusi dai percorsi scolastici.

Come Caritas Ambrosiana stiamo lavorando in due campi a Bihac: il Sedra che ospita famiglie con bambini (circa 200 minori) e il Bira che accoglie solamente minori non accompagnati (circa 500) cioè minori che sono fuggiti dalla guerra senza i propri genitori e le cui condizioni sono ancora più complicate.

Per la Pasqua di quest'anno ci siamo posti un obiettivo importante: vorremmo regalare un kit di aiuto per ogni bambino che stiamo seguendo. Sono in totale 700 i kit che vorremo portare loro come simbolico uovo di Pasqua. I kit si compongono di cose che possono sembrare molto banali ma che vanno incontro ai bisogni più impellenti.


Calze, mutande, scarpe, felpe, magliette, quaderni... la semplicità di questi oggetti fa comprendere come la situazione per questi bambini sia difficile perché non hanno nemmeno a disposizione un cambio dei vestiti che indossano.

Aiutaci anche tu, per Pasqua regala un kit a un bambino profugo in Bosnia in fuga dalla guerra e dalla povertà.

Dona Ora
https://regalisolidali.caritasambrosiana.it

Il tuo contributo si trasformerà in un aiuto concreto subito. Grazie alla presenza di una nostra operatrice, che lavora quotidianamente nei campi in Bosnia, potremo portare un sorriso ai bambini in brevissimo tempo e vorremmo darne ampia documentazione nelle prossime settimane.
Aiutaci anche a far conoscere questa iniziativa inoltrando questa email alle persone care.

Vorremmo chiudere questo appello con una frase del nostro Arcivescovo: "In questo tempo non possiamo stare vicini, ma possiamo essere prossimi, ovvero scegliere di prenderci cura degli altri".

Grazie di cuore per quanto potrai fare.

PS la donazione è detraibile/deducibile fiscalmente in pratica il 30% della tua donazione ti tornerà indietro... una bella opportunità!

PPS per ogni richiesta o dubbi puoi contattare il nostro Ufficio Raccolta Fondi all'indirizzo offerte@caritasambrosiana.it


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