lunedì 2 giugno 2025

Monza e il flagello verde di via Grigna: ovvero come la robinia minaccia l’ordine costituito… del cemento

Area del bosco, nel contesto del Polo Istituzionale di Monza. Foto di Andrea Accattato


Nel cuore pulsante di Monza, tra le memorie della Caserma IV Novembre e la passione per l’urbanistica sterile, si erge un pericolo verde che sfida ogni logica di progresso: la robinia! Sì, quella pianta infida, subdola, colonizzatrice, che osa ricoprire un’area abbandonata da due decenni con vita, biodiversità e perfino - udite udite - ombra.

A lanciare l’allarme è l’assessore Marco Lamperti (leggi qui), armato di asfalto e buone intenzioni. Secondo lui, quella che botanici, naturalisti e semplici cittadini definiscono “un bosco misto ben strutturato” altro non è che un errore della natura, una degenerazione vegetale, un incubo a foglia caduca. “La robinia è infestante!” tuona l’assessore, “produce squilibri biochimici!”, come se fosse una sorta di terrorista ecologico, una pianta con mire espansionistiche degne di un trattato geopolitico.

Peccato che un forestale (leggi qui), persona evidentemente traviata dall’amore per la natura, descriva l’area in ben altri termini: un bosco variegato, con chiome complete, pioppi, olmi, bagolari, sambuchi, rovi e persino un modesto contributo della famigerata robinia. L’esperto osa perfino parlare di benefici ecosistemici, di tutela della biodiversità, e addirittura di assorbimento delle acque meteoriche. Una bestemmia, per chi sogna un futuro a base di parcheggi e panchine di cemento bollente.

La realtà, però, è fastidiosamente verde. Il bosco spontaneo non solo è lì, ma si è pure strutturato bene, con alberi alti fino a 20 metri, rinnovazione naturale e uno strato erbaceo ricco. Sembra quasi che Madre Natura, abbandonata a sé stessa, sappia fare meglio di un piano regolatore.

E allora via alle motoseghe, in nome del “decoro”! Che importa se le robinie migliorano la qualità dell’aria in un’epoca di crisi climatica? Se creano habitat, se impediscono il dilavamento dei suoli, se si possono gestire con pratiche di arboricoltura urbana? L’importante è riportare l’ordine, asfaltare il caos, rimettere ogni cosa al suo posto… purché quel posto sia un cantiere.

In fondo, si sa: il cemento non invade, non si riproduce, non alza la voce. E soprattutto, non mette mai in discussione le scelte dell’amministrazione.


Firma la petizione online per dire NO al taglio del bosco

Si ringrazia la rivista on line Vorrei per averci consentito di utilizzare la foto sotto il titolo.

4 commenti:

  1. e pensare che questo Lamperti è un laureato in ingegneria dell'ambiente e del territorio! Certamente la sua sensibilità "ambientale e territoriale" è molto diversa da chi con fiducia l'aveva votato. Il Pd non si rende conto che su questi temi si sta giocando la faccia ed il futuro?

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  2. Caro Assessore Lamperti,
    sono io, la Robinia. Sì, proprio quella "infestante" che popola il bosco di via Grigna. Ho letto con una certa tristezza le tue parole, in cui mi dipingi come una minaccia biochimica ambulante. E mi chiedo: ma ti ho mai fatto qualcosa di male?

    È vero, in certe situazioni cresco in fretta. Ma non lo faccio per cattiveria: è il mio modo di adattarmi, di sopravvivere là dove altri si arrendono. Io colonizzo terreni abbandonati, aridi, degradati, quelli dove nessun’altra pianta osa mettere radice. Lo faccio silenziosamente, senza chiedere nulla, anzi offrendo.
    Sì, offrendo:
    🌸 i miei fiori profumati, che annunciano la primavera,
    🐝 il mio nettare, che le api adorano, e che diventa quel miele d’acacia che finisce nelle vostre tavole,
    🌳 la mia ombra, che rinfresca l’aria in un mondo che si surriscalda.

    E poi, caro assessore, noi piante non ragioniamo in tempi umani. Per voi sono passati 20 anni, per me appena qualche battito di linfa. Sono arrivata in Europa nel Seicento: sono qui da 400 anni, e nel frattempo mi sto naturalizzando, come ogni migrante che si prende cura del nuovo suolo che abita.

    Forse il problema non sono io. Forse volevi dire che il bosco che difendono quei cittadini non è “così pregiato”. E qui, mi dispiace dirlo, ti sbagli di grosso.
    Perché oggi, di fronte alla crisi climatica, ogni area verde è un presidio vitale. Questo bosco, nato senza permesso, ha fatto ciò che la pianificazione spesso non ha il coraggio di fare: ha restituito biodiversità, bellezza e respiro a un’area dimenticata.

    Il cemento che ami tanto, caro assessore, non assorbe le piogge, non abbassa le temperature, non ospita canti d’uccelli. Aggrava i problemi, non li risolve.

    Ti invito a venire tra di noi, alberi senza curriculum. A guardare con i tuoi occhi, ad ascoltare le tante associazioni, cittadini e naturalisti che vogliono bene a questo bosco. Che vogliono bene a Monza. E anche un po’ a me.

    Con radicata sincerità,
    Robinia pseudacacia
    (che “infestante” non è sinonimo di “inutile”) 🌱

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