martedì 15 ottobre 2019

Traffico rifiuti: il Comune di Como, la Provincia e la Regione siano parti civili al processo!


Roberto Fumagalli: “Le Istituzioni devono schierarsi dalla parte della legalità e dell’ambiente!”

Il Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” parla anche del “rischio rogo” che ha sfiorato la città di Como.

“Il Comune di Como, la Provincia e la Regione si costituiscano parte civile nel processo per i traffici illeciti di rifiuti!”. È questa la richiesta che il Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” rivolge alle Istituzioni, a distanza di una settimana dall’ordinanza di custodia cautelare che ha portato all’arresto di 11 persone per l’inchiesta sui depositi abusivi di rifiuti, che hanno riguardato in particolare il capoluogo lariano.

Il Circolo ambientalista parla anche del rischio, che avrebbe corso la città di Como, di diventare scenario di un rogo di rifiuti. Destano infatti molta preoccupazione i dati che emergono dall’inchiesta, denominata “Il Feudo”, condotta dalla DDA di Milano. Tra questi elementi viene a galla un pesante rischio che ha sfiorato il capoluogo lariano: l’essere sede di uno dei (purtroppo tanti) incendi di rifiuti. I dati più allarmanti emergono dal sequestro (da parte della Polizia Locale di Como), avvenuto in data 14 marzo 2018, dell’impianto della SMR Ecologia in località La Guzza. Impianto che nell’ordinanza viene definito come “luogo di snodo primario del traffico di rifiuti”. I verbali parlano di un capannone “stracolmo” con “rifiuti stoccati quasi fino al soffitto” e di piazzali esterni altrettanto riempiti abusivamente di rifiuti, per un totale di 11-12 mila tonnellate! Ma l’altro fatto grave è che, dopo il sequestro del marzo dello scorso anno, i gestori dell’impianto de La Guzza hanno pensato ad un sistema altrettanto illecito per organizzare lo “svuotamento” dei rifiuti attraverso lo “smaltimento illecito” presso impianti in Lombardia e Calabria. Si parla ad esempio di 1.000 tonnellate inviate alla IPB di via Chiasserini a Milano, deposito dove si è avuto il pauroso rogo il 14 ottobre 2018. E poi l’invio presso altri “depositi/capannoni abbandonati della Brianza e della Calabria”. Come si vede un traffico illecito che aveva come fulcro proprio l’impianto sito alla Guzza.

Ma anche l’impianto della Salcon di via del Lavoro, sequestrato il 17 maggio 2018, è stato sede di depositi abusivi di rifiuti, come si evince sempre dall’inchiesta condotta dalla DDA di Milano.

Questi gravi fatti hanno rappresentato un pesante rischio di danno ambientale, derivante appunto dalla movimentazione e dal deposito abusivi di rifiuti. Per questi motivi il Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” chiede ora alle Istituzioni di presentarsi come parti civili, una volta che verranno avviate le udienze del processo. Secondo gli ambientalisti gli elementi per la costituzione degli enti pubblici vi sono tutte.


Dichiara in tal senso Roberto Fumagalli, presidente del Circolo Ambiente: “Dai risultati dell’inchiesta condotta dalla DDA di Milano, emerge un quadro sconfortante rispetto ai traffici illeciti di rifiuti che hanno appunto visto come “fulcro” alcuni impianti siti a Como, in località La Guzza e in via del Lavoro. Depositi abusivi, trattamenti per quantitativi non autorizzati, trasporti da un sito all’altro, che hanno determinato un pesante pericolo di danno ambientale ed un rischio sfiorato ancor più elevato, quello della combustione dei rifiuti. Per tutti questi motivi chiediamo a Comune, Provincia, Regione ed anche al Ministero dell’Ambiente, di presentarsi come parti civili al processo.
Le Istituzioni devono schierarsi dalla parte della legalità e dell’ambiente!”
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Gli ambientalisti ricordano un precedente che ha riguardato sempre il territorio comasco: il processo per il traffico illecito di rifiuti da parte della Perego Strade che ha visto la condanna dei titolari dell’impresa brianzola, la quale aveva depositato illecitamente i propri rifiuti anche sotto le fondazioni del nuovo Ospedale S. Anna! In quel processo l’unico soggetto a presentarsi come parte civile fu proprio il Circolo Ambiente “Ilaria Alpi”. Il Tribunale riconobbe il Circolo ambientalista come “parte civile” ma, nella successiva sentenza di condanna degli imputati, il Giudice rimarcò quanto segue: "Si osserva che in questo processo non si è costituito il Ministero dell'Ambiente per il risarcimento del danno ambientale, né i singoli enti territoriali per i danni cagionati alle comunità locali in cui si è svolta la illecita attività di smaltimento."; così proseguiva il Giudice: "si ricorda che solo allo Stato è riconosciuto dalla giurisprudenza ... il diritto a costituirsi in giudizio per il risarcimento del danno ambientale...". Proprio sulla scorta di questa precedente esperienza, il Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” chiede ora che siano le Istituzioni a presentarsi come parti civili al processo contro i responsabili dei traffici illeciti di rifiuti.

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