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Disegno di Frate Menotti, 1918 |
In nome di molte madri di famiglia favorisci pubblicare la presente che suona protesta e rampogna contro il decreto riguardante il nuovo ritardo nella riapertura delle scuole.
Quei signori che prendono così sciocchi provvedimenti per combattere l'influenza credono forse che l'epidemia la si prenda e la si propaghi soltanto nelle scuole? E negli stabilimenti ove siamo obbligate a starci da mane a sera l'infezione non si prende e non si propaga? E facendo la coda agli spacci per procurarsi del latte o di qualche altro alimento la spagnola non si sviluppa? E nelle chiese, l'epidemia lascia immuni i devoti fedeli agglomerati come tante acciughe? Soltanto le scuole, così necessarie per ricoverare i nostri figli, che amiamo veder crescere onesti e disciplinati, devono restar chiuse?
Noi, povere madri, invochiamo dalle autorità competenti un provvedimento che valga a togliere la nostra infanzia dai pericoli delle piazze, ove per la chiusura delle scuole, sono costretti a frequentare come tanti cagnolini randagi.
Domandiamo che i nostri figli vengano ricoverati durante la giornata e la forzata nostra assenza dalle domestiche pareti. Lo reclamiamo, vivamente, energicamente lo reclamiamo in nome nostro, dei nostri figli e della società futura.
Vogliamo l'immediata riapertura delle scuole.
(Seguono le firme)
Dopo cent'anni non sembra cambiato nulla. La lettera che avete appena letto risale all'11 gennaio 1919 ed era stata, a suo tempo, pubblicata sul settimanale socialista "La Brianza".
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Immagine tratta dal Corriere online del 20 aprile 2020 |
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