giovedì 24 ottobre 2024

La fragilità del Monte San Primo: investire nella natura, non nel cemento


Gli impianti di innevamento artificiale e risalita progettati per la zona del Monte San Primo, situato nel cuore del Triangolo Lariano, sono solo uno dei tanti segnali d'allarme per la crescente urbanizzazione delle aree montane. Questi progetti rischiano di trasformare i paesaggi montani in periferie urbane, snaturando un territorio prezioso dal punto di vista ambientale e culturale.

Il Partito della Rifondazione Comunista e l'Osservatorio Urbanistico di Unione Popolare di Como denunciano la grave minaccia rappresentata dal Piano di Indirizzo Forestale (PIF), adottato nell'aprile del 2024 dalla Comunità Montana del Triangolo Lariano. Questo piano prevede, tra le altre cose, la possibilità di trasformare fino a 170 ettari di suolo agricolo e forestale in aree edificabili o destinate a impianti turistici. Questo consumo di suolo, benché teoricamente compensato da misure di "basso impatto", rischia di avere conseguenze disastrose per l'ecosistema locale.

Il PIF evidenzia numerose problematiche legate alla fragilità del territorio montano. La tavola 9 del piano riporta numeri preoccupanti:

  • 21 aree colpite da piccoli fenomeni franosi
  • 35 aree con movimenti lenti del suolo
  • 20 fenomeni di erosione delle sponde dei corsi d'acqua
  • 35 frane attive
  • 60 casi di erosione per dilavamento dei suoli

Questi dati confermano che almeno un terzo del territorio è potenzialmente instabile, rendendo evidente la vera emergenza: la gestione del dissesto idrogeologico.

Invece di investire in infrastrutture turistiche che rischiano di aggravare la situazione ambientale, Rifondazione Comunista e l’Osservatorio Urbanistico propongono un'inversione di tendenza. È fondamentale arrestare il consumo di suolo e promuovere una gestione sostenibile del territorio montano attraverso:

  • Ripristino delle superfici permeabili e fertili, per contrastare l'espansione di cemento e asfalto.
  • Rilancio delle pratiche agricole e zootecniche di montagna, per combattere l’abbandono dei territori e rivitalizzare l'economia locale.
  • Miglioramento della mobilità pubblica regionale, per ridurre la dipendenza dall'auto privata dei turisti.
  • Investimenti pubblici nella cura dell'assetto idrogeologico, attraverso tecniche di ingegneria naturalistica che possano prevenire i dissesti.

Le risorse economiche per affrontare queste problematiche esistono. Tuttavia, è necessario destinarle alla salvaguardia del territorio e alla prevenzione del dissesto idrogeologico, piuttosto che a progetti di sviluppo turistico insostenibili.

La montagna ha bisogno di essere tutelata e non trasformata. Salvaguardare il Monte San Primo e le altre aree montane significa proteggere un patrimonio naturale insostituibile, per il bene delle comunità locali e delle generazioni future.

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