Il Comitato per la Difesa del Territorio di Lissone ha pubblicato un comunicato dettagliato e appassionato in cui analizza lo stato dei lavori di Pedemontana e propone azioni concrete per contrastare un progetto ritenuto dannoso e inutile. Tra i punti principali:
- Stato attuale dei lavori: La realizzazione del progetto è in diverse fasi, con criticità finanziarie e logistiche, ma procede lentamente, alimentando preoccupazioni per cantieri lunghi e disagi prolungati.
- Azioni legali: Il Comitato sta supportando ricorsi al TAR contro la proroga della pubblica utilità, essenziale per il progetto. Si valuta anche il ricorso diretto e una campagna di crowdfunding per sostenere le spese legali.
- Iniziative di sensibilizzazione: Nei prossimi giorni partirà una campagna informativa, "Le Bugie di Pedemontana", per denunciare le presunte menzogne diffuse da Regione Lombardia.
- Modello di sviluppo alternativo: Si promuove l’azzeramento del consumo di suolo, anche attraverso l’inserimento di una clausola specifica nei Piani di Governo del Territorio (PGT) locali. A Lissone, il Comitato ha già raccolto oltre 1.200 firme per questa causa.
Pedemontana, il Comitato per la Difesa del Territorio di Lissone chiama all’azione: ecco il piano contro un progetto inutile e dannoso
Il Comitato per la Difesa del Territorio di Lissone ha sviluppato qualche riflessione sulle vicende legate a Pedemontana, crediamo che il momento delicato lo richieda. Ci scusiamo subito per la lunghezza, è un messaggio davvero lungo, chi vuole leggerlo si armi di pazienza🙂.
Nelle ultime settimane sono successe tante cose, tra tutte spiccano le recinzioni di ampie porzioni di territorio, e tante assemblee nei nostri comuni con annunci di inizio lavori e presentazioni di cronogrammi. Inutile dire che questi passaggi hanno rappresentato un passo in avanti per la realizzazione di Pedemontana, questo passo in avanti è sotto gli occhi di tutti. In più, vedere il nostro territorio ostaggio di quest'opera inutile e dannosa fa male, fa male a tutti. La rabbia, la delusione e la preoccupazione che molti hanno manifestato, anche qui nel gruppo, è perfettamente comprensibile e condivisibile.
È nostro dovere però recuperare lucidità e razionalità e provare a fare il punto della situazione. Mettiamo in fila un po' di fatti.
Nella tratta D, il vimercatese, il progetto non è né approvato né tantomeno finanziato, siamo ancora alle fasi preliminari e un' opposizione vasta dei Sindaci può spingerci anche all'ottimismo sulla possibilità di fermare quel tratto di opera. Sulla tratta B2 e C, dove moltissimi di noi abitano, le cose sono diverse, il progetto è approvato e finanziato e Regione Lombardia in teoria può procedere. Ed è quello che stanno facendo, con una lentezza però che lascia intravedere il peggiore tra tutti gli scenari: un cantiere infinito e logorante, tantissimi anni di lavori e disagi, qualcosa di lontanissimo dai 1.000 giorni di cantiere inizialmente sbandierati.
Questo procedere di Pedemontana in modo inesorabile ma lentissimo è conseguenza del fatto che i problemi sono ancora tutti lì, problemi finanziari, problemi legati al controllo del territorio (espropri), problemi legati a una fase realizzativa resa difficilissima da un territorio super urbanizzato.
Cosa fare in questa situazione? Sappiamo sicuramente cosa non fare, e non è poco. Non ci abbandoneremo certo a lamentele sterili, i social strabordano già di chiacchiericcio inconcludente, e non serve certo aggiungerne altro tra di noi. Altra cosa che non faremo, non ci limiteremo a una presenza di pura testimonianza: esserci solo per il gusto di esserci e dire no non ci è mai interessato; a noi interessa incidere e dimostrare che i cittadini che si autorganizzano possono fare la differenza. Ultima cosa che non vogliano fare è, ovviamente, arrenderci.
Che fare allora, o meglio: cosa già stiamo facendo?
Da 3 mesi stiamo lavorando perché gli espropriati possano impugnare, con un ricorso al TAR, la proroga di pubblica utilità, scaduta a dicembre. Ricordiamo a tutti che la pubblica utilità è lo strumento giuridico che consente a Regione Lombardia di realizzare Pedemontana. Senza pubblica utilità non esiste più l'autostrada. Gli avvocati con cui stiamo lavorando ci dicono che le possibilità che questi ricorsi vengano accolti non sono molte, ma è una strada che vogliamo e dobbiamo percorrere. Come Comitato di Lissone abbiano poi deciso due cose. Il Comitato sta valutando la possibilità di fare proprio il ricorso, cioè di associarsi agli espropriati che impugneranno la proroga. La legge consente di fare questo, cioè consente di fare ricorso al TAR ad associazioni che abbiano nel proprio statuto la tutela dell'ambiente e la valorizzazione del territorio. Stiamo valutando anche la realizzazione di una campagna di crowdfunding per sostenere le spese legali dei ricorsi. Anche questo non sarebbe solo un modo per raccogliere soldi, ma un modo concreto per dimostrare che l'autorganizzazione dei cittadini può funzionare e incidere.
Oltre ai ricorsi, lanceremo nei prossimi giorni una campagna di comunicazione intitolata LE BUGIE DI PEDEMONTANA, con l'obiettivo di svelare le menzogne che Regione Lombardia continua a propinarci. Abbiamo sempre detto che pedemontana si nutre di passività, rassegnazione e di mancanza di informazione. Sbugiardarli è il minimo che possiamo fare, e di bugie ne abbiamo tra le mani davvero tante.
C'è poi un ulteriore livello su cui agire. Pedemontana è solo una parte di un modello di sviluppo che non ci piace, fondato sul consumo di suolo. In epoca di cambiamenti climatici il consumo di suolo va immediatamente azzerato e vanno avviati ampi programmi di depavimentazione (cioè di liberazione) del suolo. Come fare questo? Abbiano scelto di farlo agendo sui PGT (Piani di Governo del Territorio) che nel prossimo anno disegneranno la Brianza del futuro. A Lissone abbiano già raccolto 1.200 firme per chiedere che nel prossimo PGT venga inserita la clausola "zero consumo di suolo". La raccolta firme continuerà anche nei prossimi mesi, dobbiamo essere tantissimi a firmare.
Tutte queste iniziative non rappresentano certo un'ultima spiaggia o, peggio ancora, l'esito della forza della disperazione. Al contrario, questo nostro attivismo nasce dalla consapevolezza che la battaglia per il suo libero, contro i cambiamenti climatici e per un uso sociale dei soldi pubblici rappresenta la battaglia per eccellenza, una battaglia che vale la pena combattere per riappropriarci del nostro futuro.
Tutte queste iniziative e queste energie che vogliamo mettere in campo hanno però senso solo a una condizione. Che ognuno di noi smetta di essere spettatore di quello che sta accadendo, sia che si tratti di pedemontana o, piu in generale, di un modello di sviluppo che sta distruggendo noi, il nostro territorio e l'intero pianeta. Siamo in un momento difficile e grave, un momento in cui manifestarsi solo sui social o su WhatsApp è largamente insufficiente. Ognuno scelga il suo modo di impegnarsi, di mettersi in gioco, ma è fondamentale uscire dalla dimensione digitale per dare un contributo concreto e collettivo.
NOI VOGLIAMO ESSERCI!❤
Il Comitato per la Difesa del Territorio di Lissone ha sviluppato qualche riflessione sulle vicende legate a Pedemontana, crediamo che il momento delicato lo richieda. Ci scusiamo subito per la lunghezza, è un messaggio davvero lungo, chi vuole leggerlo si armi di pazienza🙂.
Nelle ultime settimane sono successe tante cose, tra tutte spiccano le recinzioni di ampie porzioni di territorio, e tante assemblee nei nostri comuni con annunci di inizio lavori e presentazioni di cronogrammi. Inutile dire che questi passaggi hanno rappresentato un passo in avanti per la realizzazione di Pedemontana, questo passo in avanti è sotto gli occhi di tutti. In più, vedere il nostro territorio ostaggio di quest'opera inutile e dannosa fa male, fa male a tutti. La rabbia, la delusione e la preoccupazione che molti hanno manifestato, anche qui nel gruppo, è perfettamente comprensibile e condivisibile.
È nostro dovere però recuperare lucidità e razionalità e provare a fare il punto della situazione. Mettiamo in fila un po' di fatti.
Nella tratta D, il vimercatese, il progetto non è né approvato né tantomeno finanziato, siamo ancora alle fasi preliminari e un' opposizione vasta dei Sindaci può spingerci anche all'ottimismo sulla possibilità di fermare quel tratto di opera. Sulla tratta B2 e C, dove moltissimi di noi abitano, le cose sono diverse, il progetto è approvato e finanziato e Regione Lombardia in teoria può procedere. Ed è quello che stanno facendo, con una lentezza però che lascia intravedere il peggiore tra tutti gli scenari: un cantiere infinito e logorante, tantissimi anni di lavori e disagi, qualcosa di lontanissimo dai 1.000 giorni di cantiere inizialmente sbandierati.
Questo procedere di Pedemontana in modo inesorabile ma lentissimo è conseguenza del fatto che i problemi sono ancora tutti lì, problemi finanziari, problemi legati al controllo del territorio (espropri), problemi legati a una fase realizzativa resa difficilissima da un territorio super urbanizzato.
Cosa fare in questa situazione? Sappiamo sicuramente cosa non fare, e non è poco. Non ci abbandoneremo certo a lamentele sterili, i social strabordano già di chiacchiericcio inconcludente, e non serve certo aggiungerne altro tra di noi. Altra cosa che non faremo, non ci limiteremo a una presenza di pura testimonianza: esserci solo per il gusto di esserci e dire no non ci è mai interessato; a noi interessa incidere e dimostrare che i cittadini che si autorganizzano possono fare la differenza. Ultima cosa che non vogliano fare è, ovviamente, arrenderci.
Che fare allora, o meglio: cosa già stiamo facendo?
Da 3 mesi stiamo lavorando perché gli espropriati possano impugnare, con un ricorso al TAR, la proroga di pubblica utilità, scaduta a dicembre. Ricordiamo a tutti che la pubblica utilità è lo strumento giuridico che consente a Regione Lombardia di realizzare Pedemontana. Senza pubblica utilità non esiste più l'autostrada. Gli avvocati con cui stiamo lavorando ci dicono che le possibilità che questi ricorsi vengano accolti non sono molte, ma è una strada che vogliamo e dobbiamo percorrere. Come Comitato di Lissone abbiano poi deciso due cose. Il Comitato sta valutando la possibilità di fare proprio il ricorso, cioè di associarsi agli espropriati che impugneranno la proroga. La legge consente di fare questo, cioè consente di fare ricorso al TAR ad associazioni che abbiano nel proprio statuto la tutela dell'ambiente e la valorizzazione del territorio. Stiamo valutando anche la realizzazione di una campagna di crowdfunding per sostenere le spese legali dei ricorsi. Anche questo non sarebbe solo un modo per raccogliere soldi, ma un modo concreto per dimostrare che l'autorganizzazione dei cittadini può funzionare e incidere.
Oltre ai ricorsi, lanceremo nei prossimi giorni una campagna di comunicazione intitolata LE BUGIE DI PEDEMONTANA, con l'obiettivo di svelare le menzogne che Regione Lombardia continua a propinarci. Abbiamo sempre detto che pedemontana si nutre di passività, rassegnazione e di mancanza di informazione. Sbugiardarli è il minimo che possiamo fare, e di bugie ne abbiamo tra le mani davvero tante.
C'è poi un ulteriore livello su cui agire. Pedemontana è solo una parte di un modello di sviluppo che non ci piace, fondato sul consumo di suolo. In epoca di cambiamenti climatici il consumo di suolo va immediatamente azzerato e vanno avviati ampi programmi di depavimentazione (cioè di liberazione) del suolo. Come fare questo? Abbiano scelto di farlo agendo sui PGT (Piani di Governo del Territorio) che nel prossimo anno disegneranno la Brianza del futuro. A Lissone abbiano già raccolto 1.200 firme per chiedere che nel prossimo PGT venga inserita la clausola "zero consumo di suolo". La raccolta firme continuerà anche nei prossimi mesi, dobbiamo essere tantissimi a firmare.
Tutte queste iniziative non rappresentano certo un'ultima spiaggia o, peggio ancora, l'esito della forza della disperazione. Al contrario, questo nostro attivismo nasce dalla consapevolezza che la battaglia per il suo libero, contro i cambiamenti climatici e per un uso sociale dei soldi pubblici rappresenta la battaglia per eccellenza, una battaglia che vale la pena combattere per riappropriarci del nostro futuro.
Tutte queste iniziative e queste energie che vogliamo mettere in campo hanno però senso solo a una condizione. Che ognuno di noi smetta di essere spettatore di quello che sta accadendo, sia che si tratti di pedemontana o, piu in generale, di un modello di sviluppo che sta distruggendo noi, il nostro territorio e l'intero pianeta. Siamo in un momento difficile e grave, un momento in cui manifestarsi solo sui social o su WhatsApp è largamente insufficiente. Ognuno scelga il suo modo di impegnarsi, di mettersi in gioco, ma è fondamentale uscire dalla dimensione digitale per dare un contributo concreto e collettivo.
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