Il nostro coordinamento ha da sempre definito Pedemontana un’opera inutile che provoca un danno non reversibile al territorio. Anche sulle compensazioni ambientali, da noi monitorate, ma giudicate sin dalla prima ora insufficienti, la società si sta muovendo in maniera poco trasparente evitando costantemente il confronto con la cittadinanza attiva. Allo stesso modo sta succedendo con il tracciato, non solo con la società civile, ma anche con le amministrazioni comunali locali, che non sono state minimamente coinvolte nell’adeguamento parziale alle prescrizioni del CIPE sul progetto definitivo, confezionato da CAL per poter iniziare la gara attualmente in corso per la progettazione del progetto esecutivo al quale sono stati demandati tutti i problemi ancora irrisolti che tale progetto porta con se. In quest’ottica, le proposte di migliorie all’ambiente portate avanti costantemente dal nostro coordinamento in tutte le istanze possibili, servivano esclusivamente a rendere ecologicamente meno impattante questo progetto. Ma sono state ignorate dalla Società. Persino il CIPE si è dimostrato più lungimirante, accogliendo alcune nostre osservazioni al progetto definitivo.
Tuttavia, una serie di atti e informazioni che ci giungono attraverso la stampa e dagli incontri con Pedemontana, mettono sempre meglio in luce la chiara impossibilità di mettere in campo risorse economiche sufficienti per realizzare seriamente, come si fa in tutto il resto d’Europa, la “più moderna autostrada d’Europa” come viene presentato tale progetto dai vertici di Pedemontana. E che tali risorse siano scarse lo afferma il vice Ministro on. Castelli.
Proprio a causa di queste scarse risorse CAL e Soc. Pedemontana consentiranno ai comuni di modificare, noi temiamo al ribasso ed a scapito della qualità progettuale, le opere di compensazione e di mitigazione ambientale, e ancor più grave, non c’è alcuna sicurezza che la “corta coperta economica” che regge l’intero progetto, sarà sufficiente per garantire contemporaneamente la realizzazione delle opere di compensazione e la contestuale corretta effettuazione delle obbligatorie bonifiche delle discariche abusive e dei siti inquinati toccati dall’autostrada (vedi discariche abusive di Desio, Bosco delle Querce di Seveso e tutte le aree B connesse con la diossina – TCDD - del disastro dell’ICMESA del 1976).
Siamo molto preoccupati che tutto questo farà si che la “Pedemontana” diventerà un altro eco mostro, devastante per il nostro già martoriato territorio. Tutto questo poi è ancora più grave, in quanto tale progetto si realizzerà senza nemmeno la presenza di un piano d’area regionale che, quantomeno, limiti la realizzazione di nuove (inutili) costruzioni lungo il suo tracciato. La regione qui tace, lasciando alle sole provincie, in primis quella di Monza e Brianza, la responsabilità di gestirne, senza averne gli strumenti, l’intera partita. Lo spettro della Milano-Bergamo, evocato infatti dal Presidente di questa provincia, è tutt’altro che irreale. In quanto alla cantierizzazione di tale progetto, se pensiamo che non si riesce a gestire al meglio nemmeno il sottopasso della SS 36, diventato ormai una “fabbrica del Duomo”, l’altro spettro da noi evocato della Salerno-Reggio Calabria ci fa sempre più paura. Vedendo tutti gli apparati impiegati attorno a questo inutile carrozzone che è Pedemontana, ci sarebbe da ridere, se non venisse da piangere immaginando ciò che ci aspetta…
Il progetto dell’autostrada peraltro, nelle ultime modifiche effettuate “in corsa” durante il progetto definitivo, non prevede un ampliamento a tre corsie per il tratto Cesano Maderno/Lentate sul Seveso (tratta B2) ma lascia le due corsie attuali a sopportare anche l’inevitabile aumento di traffico, con l’aggravante di un pesante pedaggio da pagare anche per i residenti.
Riteniamo quindi giunto il momento di denunciare questo preoccupante stato di cose:
- si millantano soldi che non ci sono, tanto che per riuscire ad ottenere dal Governo anche quei pochi, la Società sarà probabilmente costretta ad aumentare ulteriormente le tariffe dei futuri pedaggi;
- si aggirano o si ignorano le prescrizioni del CIPE, distinguendo in maniera assolutamente arbitraria e senza spiegarne i criteri di scelta, fra principali e non, e scegliendo quali applicare e quali demandare sine die al progetto esecutivo;
- si manda in gara un progetto che lascia irrisolte tutte le questioni nodali che il CIPE ha messo a nudo: dalla presenza di diossina (TCDD) nelle zone B e lungo il tracciato della Milano-Meda; allo sbancamento del Bosco delle Querce; all’attraversamento del bosco della moronera;
- si sconfessano o si rimandano ulteriormente decisioni già concordate, soprattutto quelle prese con i comuni attraversati;
- c’è un alto rischio d’infiltrazione della ‘ndrangheta nella realizzazione dell’opera che ci preoccupa, viste le ultime inchieste della magistratura, specialmente in Brianza, riguardanti la gestione illecita dei rifiuti ed il ciclo del cemento e del relativo movimento terra.
La questione vera per la vivibilità della Lombardia del nord però, e non solo per il modo dell’ambientalismo, ma per il singolo cittadino amante della propria terra, non è (o non è più almeno), essere o meno a favore di Pedemontana, ma constatare con tristezza che la Lombardia non è in grado di progettare un’autostrada “normale” come si fa in tutti i paesi europei, favorendo l’intermodalità con le ferrovie (Pedemontana infatti non è intermodale e non dialoga con nessuna delle innumerevoli ferrovie che intercetta), confrontandosi (e non nascondendosi) con il territorio, cercando di favorire il bene comune, minimizzando gli impatti, compensando il disagio (ambientale ed economico), tutelando la salute pubblica, da questa nuova grossa impresa che sarà Pedemontana, il più grande cantiere dell’ultimo secolo, del quale dubitiamo però, viste le premesse, che possa concludersi entro il 2015…
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