martedì 30 settembre 2025
Viva la natura con il WWF Lecco
Anche quest’anno torna l’ormai tradizionale evento dedicato ai bambini delle scuole primarie, organizzato da WWF Lecco in collaborazione con il Parco Monte Barro; sede dell’evento sarà la splendida Villa Bertarelli di Galbiate, nel pomeriggio di sabato 11 ottobre 2025.
La proposta, intitolata ‘Viva la natura’, è rivolta quest’anno ai nati negli anni 2015/16/17/18 per un pomeriggio di gioco, disegno e creatività: i bambini saranno invitati a partecipare ad alcune prove, stimolando la loro curiosità e la percezione della natura che li circonda, facendoli divertire e giocare. Tradizionale ormai, e sempre molto apprezzata, anche la golosa merenda offerta dall’Azienda Agricola Conca Sandra di Perledo.
Attestato di partecipazione, gadgets e premi a sorpresa per tutti i partecipanti. L’evento è a numero chiuso, per un massimo di 24 bambini. Le iscrizioni sono già aperte sulla pagina dedicata del sito WWF Lecco (http://wwf.lecco.it/eb-25).
domenica 28 settembre 2025
Quindici Comuni patrocinano la manifestazione “Fermare Pedemontana per riprogettare insieme una nuova Brianza”
Una presa di posizione netta, condivisa e tutt’altro che scontata. Sono ben quindici le amministrazioni comunali della Brianza che hanno scelto di sostenere ufficialmente la manifestazione pubblica “Fermare Pedemontana per riprogettare insieme una nuova Brianza”, in programma sabato 4 ottobre alle ore 15 presso i Giardini della Stazione di Monza.
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| Gli stemmi dei 15 comuni che hanno patrocinato la manifestazione |
Agrate Brianza, Bellusco, Bernareggio, Burago di Molgora, Busnago, Cambiago, Carnate, Cavenago Brianza, Cornate d’Adda, Lesmo, Ornago, Ronco Briantino, Sulbiate, Usmate Velate e Vimercate: quindici sindaci hanno firmato un patrocinio che rappresenta una scelta politica e amministrativa di grande rilievo, schierandosi al fianco dei comitati promotori.
“Queste adesioni non sono né dovute né scontate – ha sottolineato Manuela Meloni, portavoce dei comitati –. Hanno una notevole importanza perché esprimono la volontà concreta delle istituzioni locali di difendere il territorio insieme ai cittadini”.
Le amministrazioni, nel loro comunicato congiunto, hanno spiegato che Pedemontana non risponde ai reali bisogni di mobilità della Brianza, comportando invece danni ambientali e territoriali ingenti. A fronte di oltre 5 miliardi di euro di spesa pubblica, i benefici sarebbero marginali, mentre il pedaggio previsto renderebbe l’infrastruttura scarsamente accessibile.
Il patrocinio non si limita quindi alla contrarietà, ma abbraccia anche la proposta costruttiva avanzata dai comitati: investire le risorse in progetti di trasporto sostenibile, dal prolungamento delle metropolitane M2 e M5 al potenziamento delle linee ferroviarie Carnate-Seregno e Milano-Meda, fino alla messa in sicurezza della rete stradale esistente.
La giornata del 4 ottobre sarà un momento di incontro e mobilitazione collettiva. Ai comitati organizzatori – No Pedemontana, Comitato per la difesa del territorio No Autostrada Pedemontana, Comitato Ferma Ecomostro tratta D Breve, Comitato Suolo Libero – si sono già affiancate più di cento tra associazioni, gruppi civici, partiti politici e sigle ambientaliste, insieme a realtà nazionali come Greenpeace, LAV ed ENPA.
Il messaggio comune è chiaro: la Brianza merita un futuro diverso, fondato su scelte lungimiranti, attente all’ambiente e ai bisogni delle comunità.
“Pedemontana è l’espressione di un modello superato – affermano gli organizzatori –. È necessario immaginare un nuovo progetto di mobilità che tuteli i parchi, riduca il consumo di suolo e migliori davvero la qualità della vita”.
Con il patrocinio dei Comuni, la manifestazione del 4 ottobre assume un valore ancora più forte: non solo la protesta dei cittadini, ma una mobilitazione condivisa da amministrazioni, associazioni e movimenti che chiedono a Regione Lombardia di fermarsi, ascoltare e riprogettare insieme.
Il 4 ottobre, Monza sarà il cuore di una Brianza che sceglie di difendere il proprio territorio.
Barriere verdi e dorsali ecologiche: la Brianza contro la devastazione di Pedemontana
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| Immagine tratta dal blog Sinistra e Ambiente |
Nella cornice di Villa Borromeo, decine di associazioni ambientaliste, comitati civici e amministrazioni locali si sono riunite per discutere degli effetti e delle prospettive legate all’autostrada Pedemontana. L’incontro del 25 settembre 2025 ad Arcore, intitolato “Pedemontana: ridisegniamo il territorio compromesso”, è stato promosso da una vasta rete di realtà territoriali insieme ai Comuni di Arcore, Usmate Velate, Camparada e Lesmo, con la partecipazione del Parco Regionale Valle Lambro e di consiglieri regionali come Onorio Rosati (AVS) e Gigi Ponti (PD).
Fra i promotori figurano Circolo Gaia Legambiente Usmate Velate, Circolo Laura Conti Legambiente Seveso, Seveso Futura, Associazione Colli Briantei, GAS Vitale, Comitato Ambiente Bovisio Masciago, Altra Bovisio Masciago, Comitato No Pedemontana Arcore-Camparada-Lesmo-Usmate Velate, Cittadini per Lentate, Alternativa Verde Desio, Sinistra e Ambiente – Impulsi Meda, Passione Civica Cesano Maderno, ImmaginArcore e Prospettiva Civica Arcore. Una rete ampia e variegata, che ha voluto ribadire come la grande opera stia già incidendo pesantemente sul territorio brianzolo, richiedendo contromisure urgenti e sistemiche.
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| Link alla relazione: Barriera verde |
Uno dei temi centrali è stata la proposta di una Barriera Verde sulla tratta C, sostenuta dal sindaco di Arcore Maurizio Bono e dall’Associazione Colli Briantei. Non un semplice intervento di facciata, ma una strategia di ricucitura ecologica pensata su scala territoriale, in grado di restituire continuità a un paesaggio frammentato.
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| Link alla relazione: Compensazioni ambientali |
Le compensazioni ambientali - 30,5 milioni di euro messi a disposizione da Pedemontana - sono state giudicate insufficienti e in parte mal indirizzate. Gli ambientalisti hanno chiesto che vengano destinati a riforestazioni, acquisizioni di aree verdi e ricostruzione di habitat, e non a opere meramente urbanistiche. Regione Lombardia ha annunciato un fondo integrativo di 9 milioni nel bilancio 2026: un passo positivo, ma ancora lontano dal fabbisogno reale.
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| Link alla relazione: Bonifica diossina |
Alberto Colombo, di Sinistra e Ambiente Meda, ha illustrato il lavoro svolto nel Tavolo sulla bonifica della diossina lungo la tratta B2. Un contesto delicatissimo, dove - secondo gli attivisti - la società concessionaria tende a limitare l’accesso ai documenti. Da qui l’appello a garantire massima trasparenza e a riconoscere il ruolo di controllo civico esercitato dalle associazioni.
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| Link alla relazione: Dorsale verde |
Tra le proposte emerse spicca l’idea di una Dorsale verde, capace di collegare frammenti di territorio non ancora urbanizzati e di rafforzare la continuità ecologica. Due i progetti concreti:
- il Parco fluviale e territoriale del Seveso, che includerebbe il Bosco delle Querce, aree del PLIS GruBria e i corsi d’acqua Seveso e Tarò;
- il Parco regionale della Brianza Est, basato sull’integrazione di PLIS PanE, Colli Briantei e altri ambiti verdi.
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| Link alla relazione: Parco Brianza Est |
Il Comitato No Pedemontana Arcore-Lesmo-Camparada ha richiamato l’attenzione sul nodo viabilistico: con la tratta D bloccata, l’autostrada rischia di fermarsi a Vimercate, scaricando traffico insostenibile sulle strade locali. Un rischio concreto, che mina la narrazione ufficiale di un’opera “risolutiva”.
L’incontro di Arcore ha mostrato come la questione Pedemontana non sia solo tecnica, ma profondamente politica. Gli ambientalisti non si limitano più a denunciare, ma rivendicano un ruolo da co-protagonisti nella ridefinizione del territorio. La sfida sarà trasformare promesse e progetti in azioni concrete, verificabili e condivise, capaci di dare un futuro sostenibile a un territorio già profondamente segnato.
Arcore segna dunque un passaggio simbolico: dal conflitto puro tra opere e opposizione alla ricerca di soluzioni reali, in cui cittadini, comitati e istituzioni provano a disegnare - insieme - la mappa del dopo Pedemontana.
Scarica le relazioni presentate durante la serata:
Videoescursione lungo il Tarò-Certesa: natura, memoria e riflessione dopo l’alluvione
Dopo l’alluvione del 22 settembre, che appena sei giorni fa ha colpito duramente i comuni brianzoli e in particolare Meda, si terrà un’escursione nell’area del Bosco delle Querce di Seveso e Meda in occasione della Giornata Mondiale dei Fiumi. A guidarla sarà il geologo Gianni Del Pero, che ha voluto far precedere l’appuntamento da una videoescursione pubblicata su YouTube: un racconto lungo i tratti più a monte del Terrò-Tarò-Certesa per aiutare a comprendere meglio cosa è accaduto e perché questi corsi d’acqua esondano.
Il programma dell’evento (cliccare qui) prevede una camminata guidata di circa 4 km (compatibilmente con la percorribilità dei sentieri dopo l’alluvione), lungo le sponde del Tarò-Certesa, all’interno del Bosco delle Querce nei comuni di Meda e Seveso, fino al Paradiso Verde, con rientro lungo le ciclopedonali. L’iniziativa è promossa da WWF Lombardia, Teatro In-folio e Comitato Parco Regionale Groane-Brughiera, con l’obiettivo di capire insieme le cause delle esondazioni, valutare se sia possibile ridurne gli effetti e, soprattutto, riaffermare la necessità di rispettare i corsi d’acqua.
La videoescursione prende avvio da Mariano Comense, dove “dietro questa collina che anticipa la collina naturale della Bughiera Briantea scorre la Roggia Vecchia, un torrente che negli anni precedenti all'urbanizzazione innondava la sua pianura alluvionale, l'area golenale. Poi dopo le grandi costruzioni che hanno interessato tutta la pianura, è stato necessario proteggere il territorio urbanizzato mediante questi nuovi argini rialzati”. Una protezione che, però, ha conseguenze: “tutta l'acqua contenuta nella Roggia Vecchia a questo punto confluisce più velocemente verso valle, non si lamina, non si sparge all'esterno e quindi sovraccarica il torrente già saturo d'acqua”.
Camminando lungo la Roggia Vecchia si incontrano le opere di difesa idraulica e gli argini artificiali. Nonostante l’intervento dell’uomo, restano lembi di naturalità “molto apprezzati dall'airone cenerino che trova qui il suo habitat parzialmente invaso dall’homo 'poco' sapiens”. Poco più avanti si incontra il ponte costruito sopraelevato, “tenendo conto delle problematiche idrauliche che possono essere indotte da un torrente durante gli eventi atmosferici estremi, sempre più intensi e sempre più frequenti”.
La narrazione si sofferma poi sullo scarico dell’impianto di depurazione, che diventa paradossalmente la sorgente del Terrò: “Il torrente Terrò per 11 mesi all’anno è asciutto e solo in occasione di eventi atmosferici estremi, sempre più intensi e sempre più frequenti, viene alimentato in condizioni naturali. La tubazione di scarico è il primo apporto di acqua nel torrente che a monte invece risulta sempre secco”.
Il percorso attraversa Cabiate, dove si osserva il lavoro di rinaturalizzazione e gli interventi di pulizia della 'Busa' che hanno “svolto una buona funzione di trattenimento del trasporto solido”. Nonostante ciò, “la piena è stata decisamente rilevante”.
Il cuore del racconto è Meda, tra i luoghi più colpiti dall’alluvione del 22 settembre: “Il torrente di Via Luigi Rho, la sua confluenza nel 'torrente' di via dei Mille e la fuga lungo via Marsala, i 'nuovi corsi d’acqua' di Meda… dal ponte di via Cialdini, tre giorni dopo l’alluvione, il torrente ha ancora una portata elevata e la torbidità delle acque notevole, segno di un trasporto solido dalla collina e dai comuni a monte”.
Infine, il Tarò lascia Meda e diventa Certesa, entrando nel Bosco delle Querce di Seveso e Meda. Qui, nonostante i segni della piena, “i germani reali apprezzano questo ambiente quasi naturale”.
La videoescursione è dunque un invito a guardare con occhi diversi i corsi d’acqua, comprendendo le fragilità che le urbanizzazioni e i cambiamenti climatici hanno accentuato, ma anche la resilienza della natura che resiste e convive con noi.
venerdì 26 settembre 2025
Il paradossale ambientalismo di Pedemontana
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| Immagine tratta dal video dell'intervista su VareseNews |
Nei giorni scorsi Sabato Fusco, il Direttore Generale di Pedemontana, è stato intervistato da VareseNews (qui l’articolo).
Si è trattato di un’intervista dai toni estremamente tranquilli, priva di vere domande scomode: un’occasione in cui il Direttore ha potuto raccontare la propria visione senza un contraddittorio critico.
Nel corso del dialogo, Fusco ha addirittura affermato di considerarsi un ambientalista. Lo si può sentire chiaramente anche in un passaggio dell’intervista video disponibile su YouTube (dal minuto 18:15 al 19:20), dove dichiara:
«Abbiamo progettato e stiamo realizzando l’autostrada con la massima attenzione all’impatto ambientale.
Basti pensare che attraversiamo un tratto in pianura con l’A36 e siamo al 70% sottoterra per essere il meno impattanti possibile.
Da questo punto di vista le dico che il mio scrupolo ambientale c’è; anzi, io ritengo di essere ambientalista perché cerco di propugnare soluzioni quanto più sostenibili possibile.
È chiaro che l’autostrada mantiene un certo impatto, ma cercare di mantenerla fluida contribuisce a mitigarlo».
Parole che colpiscono, perché se da un lato è vero che alcune tratte sono state pensate in galleria, dall’altro non si può ignorare che la costruzione stessa di un’autostrada in un’area già pesantemente urbanizzata produce un impatto ambientale enorme e duraturo: consumo di suolo, frammentazione degli ecosistemi, aumento del traffico e delle emissioni.
Presentare queste scelte come prova di “scrupolo ambientale” suona quantomeno paradossale. Non basta interrare un tratto di carreggiata o parlare di “fluidità del traffico” per rendere sostenibile un’infrastruttura di questo tipo: significa piuttosto cercare di minimizzare un danno già certo.
Il risultato è che l’intervista finisce per assomigliare più a un esercizio di comunicazione rassicurante che a un confronto reale sugli effetti dell’opera. Un’occasione mancata per porre domande serie e concrete su cosa significhi davvero sostenibilità quando si parla di nuove autostrade.
37^ Camminata Meda–Montorfano: appuntamento spostato al 12 ottobre
‼️ ATTENZIONE ‼️
La camminata Meda–Montorfano è stata RINVIATA a domenica 12 ottobre 2025
A causa dei gravi eventi legati all’esondazione del torrente Terrò/Tarò/Certesa, che hanno colpito in particolare i Comuni di Meda e Cabiate, ma anche Mariano Comense, Carugo, Cantù e altre località del Comasco, e che hanno reso impraticabili i sentieri della Brughiera, gli organizzatori – CAI Meda, SEM Meda (Società Escursionisti Medesi) e Comitato Parco Regionale Groane–Brughiera – hanno deciso di posticipare l’iniziativa.
👉 È necessario iscriversi nuovamente alla camminata e, se interessati, prenotare anche il posto sul pullman gratuito per il rientro da Montorfano a Meda: nuova iscrizione Camminata Me-Mo 12/10/2025
Chi aveva già prenotato per il 5 ottobre ha ricevuto una mail di annullamento. Per confermare la partecipazione alla nuova data è indispensabile rifare l’iscrizione tramite il nuovo link.
giovedì 25 settembre 2025
Hello Wolf: a Galbiate una serata per conoscere il lupo, tra documentari e racconti
Una serata per approfondire la conoscenza di uno dei grandi predatori più affascinanti e discussi del nostro tempo: il lupo. Sabato 4 ottobre 2025, la splendida cornice di Villa Bertarelli a Galbiate ospiterà l'evento "Hello Wolf - Il lupo tra lago e montagne", un'iniziativa gratuita e aperta a tutti, organizzata da WWF Lecco in collaborazione con il Parco Monte Barro.
La serata si inserisce nel più ampio contesto di "Urban Nature 2025", la manifestazione nazionale giunta alla sua IX edizione e promossa da WWF Italia per valorizzare la natura nelle nostre città e aumentare la consapevolezza della sua importanza per la nostra salute e sicurezza. L'obiettivo dell'iniziativa, che si svolge in tutta Italia nel fine settimana del 3-5 ottobre, è parlare dell'importanza della Natura per rendere le città luoghi più sicuri e per contrastare gli effetti della crisi climatica.
Il programma dell'evento di Galbiate è ricco e pensato per coinvolgere un ampio pubblico. Si inizierà alle ore 20.45 con la proiezione del documentario "Il lupo è tornato - Storie di convivenza nelle Dolomiti Bellunesi", un'opera che esplora le dinamiche di coesistenza tra uomo e predatore in un territorio complesso.
A seguire, alle ore 21.30, si terrà un incontro speciale con l'autore Vincenzo Perin, che presenterà il suo libro "Come l'acqua il lupo". Sarà un'occasione unica per dialogare direttamente con l'autore e approfondire i temi trattati nel volume.
A fare da contorno alla serata, i partecipanti potranno ammirare una suggestiva mostra fotografica sul lupo, con le opere di Maurizio Berni, che catturano la bellezza e l'essenza di questo animale selvatico, nonché una mostra informativa sul grande predatore.
«Serate come questa sono fondamentali», dichiara il Presidente di WWF Lecco, Giovanna Corti «perché offrono un'occasione preziosa per conoscere da vicino una specie affascinante e spesso divisiva come il lupo. Aumentare la consapevolezza è il primo passo per promuovere una convivenza equilibrata e per rafforzare il nostro impegno nella tutela dell'ambiente e della sua biodiversità. Invitiamo tutta la cittadinanza a partecipare a questo importante momento di divulgazione e confronto».
L'evento rappresenta un'opportunità imperdibile per cittadini, famiglie e appassionati di natura per scoprire di più sul lupo e sulle sfide della sua conservazione. L'ingresso è libero e non è richiesta prenotazione.
Per maggiori informazioni è possibile contattare gli organizzatori via WhatsApp al numero 0341.1716138 o tramite e-mail all'indirizzo info@wwf.lecco.it.
La nuova strada di Pedemontana e i gravi problemi di traffico sul Ceredo
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| Via Cadore. Quartiere Ceredo di Seregno |
di Luciano Minotti
La strada che Pedemontana sta realizzando in zona Meredo-Ceredo, per facilitare l’accesso alla nuova autostrada, è stata voluta dal Comune di Meda, ma si sviluppa per la maggior parte sul territorio di Seregno.
Si è detto molto sui problemi di impatto ambientale dell’intervento sul Parco del Meredo e sulle importanti mitigazioni e compensazioni che saranno realizzate su richiesta del Comune di Seregno e del Parco. Poco si è detto, invece, dei gravi problemi di traffico che si creeranno al Ceredo e rispetto ai quali non ci sono state adeguate attenzioni e iniziative.
Vediamo quali sono i problemi e cosa si doveva e si deve fare per risolverli.
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| Tav. 1 - Il progetto della rotatoria di Pedemontana su via Cadore |
La rotatoria, che è stata progettata da Pedemontana e che dovrà collegare la nuova strada a via Cadore, ha una dimensione eccessiva e invadente per essere una rotatoria “urbana” ed è stata concepita senza alcuna attenzione ai problemi di traffico indotto.
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| Tav. 2 - L'aumento del traffico nel quartiere Ceredo, via Cadore |
Il quartiere Ceredo, che già oggi è attraversato da un traffico eccessivo (mille veicoli nelle due ore di punta del mattino), sarà ulteriormente penalizzato da un incremento dei flussi veicolari. Questo soprattutto per il fatto che, essendo via Einaudi a senso unico, il traffico diretto alla nuova rotatoria sarà obbligato a utilizzare via Cadore.
È del tutto evidente che questa situazione andrà a peggiorare e non certo a migliorare la qualità del vivere e dell’abitare al Ceredo.
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| Tav. 3 - Come indirizzare i flussi di traffico per evitare l'attraversamento del Ceredo |
Per risolvere il problema non bastano generiche iniziative tese a limitare la velocità (“zone 30”, restringimenti di carreggiata, dossi); l’obiettivo primario deve essere quello di ridurre le quantità di macchine, impedendo i flussi di attraversamento e favorendo la mobilità a esclusivo servizio del quartiere.
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| Tav. 4 - Proposta di nuovo schema di circolazione nel Quartiere del Ceredo |
Occorre una pianificazione del traffico che individui le strade primarie sulle quali indirizzare i flussi intercomunali e interurbani (Wagner, Einaudi, Indipendenza, Orcelletto a confine con Mariano e Giussano, Porada-Nazioni Unite, ecc.) e che adotti i conseguenti provvedimenti riguardanti la circolazione (doppio senso in via Einaudi, senso unico in via Indipendenza, organizzazione delle rotatorie e dei semafori intelligenti con le relative manovre, ecc.). Fondamentale sarà l’attenzione da dedicare alla “mobilità dolce”, ovvero al sistema dei percorsi protetti pedonali e ciclabili.
In questo contesto il tratto di via Cadore compreso tra viale Tiziano e la rotatoria di Pedemontana, liberato dal traffico di transito (senza ricorso a ZTL o a particolari divieti di transito se non quelli per i mezzi pesanti), potrà diventare il centro di vita del quartiere, con sistemazioni a verde pubblico, spazi pedonali e pavimentazione pregiata nella parte più centrale della via, sulla quale si affacciano gli storici fabbricati rurali e la villa/parco Rivolta-Fumagalli.
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| Tav. 5 - Nuova proposta della rotatoria di Pedemontana, funzionale alla riqualificazione urbanistica e ambientale del quartiere |
Assieme ai provvedimenti di organizzazione del traffico, occorre intervenire sulle infrastrutture stradali, con priorità assoluta a quelle in costruzione da sistemare “in corso d’opera” per renderle coerenti con gli obiettivi di pianificazione sopra indicati (adattamento della rotatoria Wagner-Einaudi al doppio senso di Einaudi, ridimensionamento della rotatoria Pedemontana-via Cadore, con modifica di alcune manovre di svolta).
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| Tav. 6 - Il Ceredo senza traffico di attraversamento, cerniera tra i parchi della Porada e del Meredo |
Cosa deve fare il Comune di Seregno? Deve attivarsi rapidamente per promuovere, per quanto ancora possibile, i necessari aggiustamenti dei lavori in corso e per fare accordi con il Comune di Meda per un’azione congiunta di pianificazione del traffico prima, e di gestione e manutenzione delle opere stradali, poi.
Vale la pena rimarcare che la soluzione dei problemi di traffico, come indicato, è importante di per sé, ma è anche la precondizione per poter sviluppare nel tempo un progetto di valorizzazione urbanistica e sociale del quartiere e per fare del Ceredo un “modello” dal punto di vista della qualità ambientale, facendo leva sulla sua vocazione di “cerniera” tra i parchi della Porada e del Meredo.
Emergenza alluvione a Meda: servono volontari e donazioni
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| Immagine tratta dalla pagina Fb del Comune di Meda |
Le immagini dell’esondazione del Tarò e delle sue conseguenze hanno colpito tutti. Case, strade, attività commerciali e famiglie medesi sono state travolte da un evento che ha lasciato dietro di sé danni pesanti e tanta sofferenza. Alcuni volontari ci hanno raccontato che la situazione è davvero “brutta” e richiede l’aiuto di tutti: c’è bisogno urgente di braccia, di tempo e di solidarietà.
Il sindaco di Seregno, Alberto Rossi, ha rilanciato l’appello del Comune di Meda per la ricerca di volontari disponibili a dare una mano nelle operazioni di supporto.
Chi vuole rendersi disponibile può farlo in modo molto semplice: basta inviare un SMS al numero +39 345 7112105 scrivendo come testo: “Voglio aiutare”.
Oltre al bisogno di aiuto pratico, il Comune di Meda ha attivato anche una raccolta fondi straordinaria a favore della popolazione colpita, attraverso lo strumento del Fondo Meda Città Solidale.
È possibile contribuire con una donazione sul seguente conto corrente:
- IBAN: IT54O0844033360000000016927
- Banca: Banca di Credito Cooperativo di Carate Brianza, filiale di Meda
- Intestato a: Società di San Vincenzo De Paoli
- Causale: “Emergenza Alluvione 2025”
Le donazioni sono detraibili e verrà inviata apposita ricevuta previa comunicazione dei propri dati anagrafici e fiscali.
Il Fondo Meda Città Solidale, nato nel 2014 come strumento di welfare comunitario, opera grazie alla rete tra Caritas, San Vincenzo, sindacati, associazioni, parrocchie e cittadini, e oggi rappresenta un punto di riferimento concreto per affrontare insieme questa nuova emergenza.
👉 Di fronte a questi fatti, chiunque abbia la possibilità è invitato a dare una mano, come volontario o con un contributo economico. In momenti come questi, la solidarietà non è solo un gesto di vicinanza, ma una necessità vitale per chi ha perso tanto in poche ore.
Il Parco Fluviale del Seveso: risposta concreta a un territorio fragile
UN’UTOPIA POSSIBILE!
Sabato 27 settembre 2025 - ore 15:30
Biblioteca Cassina Anna
Bruzzano
Via S. Arnaldo 17, 20161 Milano
Creare un parco lungo 52 km, trasformando un torrente lasciato all’incuria e all’abusivismo in un’oasi di boschi, radure, passeggiate e socialità può sembrare un’impresa ardua!
Ma è anche una risposta – una delle poche possibili – ai problemi di un territorio fragile, minato da un’urbanizzazione ipertrofica, da un eccessivo consumo (ed impermeabilizzazione) di suolo e da rischi di dissesto idrogeologico. L’alluvione del 22 settembre ne ha dato una drammatica conferma, mostrando ancora una volta l’urgenza di intervenire.
Il parco fluviale è inoltre un modo efficace per combattere i mutamenti climatici, contrastare il riscaldamento globale e promuovere la biodiversità.
Il Laboratorio Parco Valle del Seveso invita tutti a un incontro per conoscere i dettagli di questo appassionante progetto (approvato nel 2024 dalla Regione Lombardia) e scoprire come partecipare!
Intervengono
- Arturo Calaminici (Laboratorio Parco Valle Seveso)
- Alberto Colombo (Laboratorio Parco Valle Seveso)
- Salvatore Scebba (Laboratorio Parco Valle Seveso)
- Matteo de Paolis (Comitato di Quartiere di Bruzzano)
A cura di: Amici del Parco Nord – Laboratorio Parco Valle del Seveso
In collaborazione con: Comitato di Quartiere di Bruzzano
👉 Ingresso libero previa compilazione dell’apposito modulo: iscrizione.
Terrò, Tarò, Certesa: dall’alluvione del 22 settembre un invito a riflettere sui fiumi
L’alluvione del 22 settembre scorso, che ha duramente colpito i comuni attraversati dai torrenti Tarò-Terrò-Certesa, affluenti del Seveso, è l’ennesimo campanello d’allarme. Un segnale che ci ricorda quanto sia fragile l’equilibrio del nostro territorio e quanto sia urgente tornare a rispettare i corsi d’acqua, spesso costretti, cementificati e dimenticati.
Da questa consapevolezza nasce l’invito promosso da WWF Lombardia, Teatro In-folio e Comitato Parco Regionale Groane – Brughiera, che organizzano un appuntamento speciale in occasione della Giornata Mondiale dei Fiumi, all’interno della rassegna L’arte della terra – Festival. Domenica 28 settembre il programma prevede due momenti significativi nei comuni di Meda e Seveso, all’interno dell’Atlante delle rive, progetto teatrale di Marco Paolini dedicato ai fiumi d’Italia.
Alle 15.00, con ritrovo nel parcheggio di via Vignazzola a Meda (tra via Brennero e via Certesa), partirà una breve escursione di circa 4 km. Guidati dal geologo Gianni Del Pero, i partecipanti percorreranno i sentieri del Bosco delle Querce di Seveso e Meda, camminando lungo le sponde del Tarò-Certesa per poi raggiungere il Paradiso Verde e rientrare attraverso le ciclopedonali. L’escursione sarà anche un’occasione per verificare le condizioni dei percorsi dopo l’alluvione e per riscoprire la bellezza e le criticità del bacino del Seveso.
Al termine della passeggiata, presso lo Chalet del Bosco delle Querce in via Ada Negri a Seveso, si terrà un incontro pubblico curato ancora da Del Pero. Con il supporto di immagini e video, sarà raccontata la storia e la geografia del bacino del Seveso: dalle sorgenti alla confluenza, passando per i torrenti Tarò e Certesa e gli innumerevoli corsi d’acqua che attraversano la Brughiera. Un momento di approfondimento per comprendere le cause delle esondazioni e riflettere sugli interventi possibili e necessari.
L’iniziativa, promossa da WWF Lombardia, Teatro In-folio e Comitato Parco Regionale Groane – Brughiera, è gratuita e aperta a tutti. È gradita la prenotazione al numero 393 063347 o via email a teatroinfolio@mac.com
mercoledì 24 settembre 2025
Seregno, la città che rischia di diventare solo per ricchi
A Seregno, la questione dell’area ex Dell’Orto non è soltanto un dibattito urbanistico o immobiliare: è uno specchio, forse doloroso, di che città abbiamo deciso di essere. Il progetto proposto - residenze di lusso, volumetrie elevate, poco verde pubblico, standard sociali ridotti e processi partecipativi deboli - disegna un futuro che rischia di allontanare chi questa città la abita davvero: le giovani coppie, le famiglie dei lavoratori, chi non se lo può permettere.
Prendendo spunto dal dossier delle Acli, dal parere del Politecnico e dai post che abbiamo pubblicato, questi sono i fatti principali:
- Il piano prevede oltre 41.000 metri cubi edificati, con un indice edificatorio di circa 5 m³/m², molto più alto rispetto ad altri comparti simili in Seregno.
- È prevista una torre di 14 piani su via San Rocco.
- Gli appartamenti previsti sono circa 160, il che potrebbe comportare un incremento di popolazione nell’area ex Dell’Orto di circa 450-500 persone. Un numero importante per comprendere l’impatto complessivo.
- Le dotazioni pubbliche (verde, spazi sociali, servizi) sembrano limitate o monetizzate, spesso ridotte a spazi condominiali e frammentati.
- Manca un’offerta significativa di edilizia convenzionata o accessibile: il progetto è pensato per fasce medio-alte.
- Il coinvolgimento della cittadinanza è stato minimo: i dossier e le proposte arrivano soprattutto “dal basso”, non da percorsi partecipativi istituzionali.
Abbiamo ricevuto diverse sollecitazioni da cittadini che pongono interrogativi concreti e molto rilevanti:
- Quanti dei nuovi appartamenti saranno davvero accessibili per chi non ha redditi elevati? Se solo pochi - una decina o poco più - significa che la trasformazione serve soprattutto a valorizzare l’investimento privato, non a rispondere ai bisogni della popolazione locale.
- Qual è il prezzo medio previsto? E il target reale: ceto medio, o una fascia ancora più alta?
- Qual è il rapporto tra gli alloggi di lusso e quelli in edilizia convenzionata/sociale? In città “virtuose” si garantisce anche il 30%.
- Come cambierà la dinamica commerciale del quartiere? A Milano la costruzione di case extra lusso ha portato con sé locali esclusivi, affitti più cari e la chiusura di negozi familiari. Seregno rischia lo stesso destino.
- Quali saranno gli impatti su servizi, mobilità, traffico? Un aumento di 450-500 abitanti non è banale: scuole, trasporti, parcheggi, verde e inquinamento ne risentiranno.
Il rischio è una città a doppia velocità:
- Un centro (o alcune zone) elegante, ben curato, costoso, destinato a chi può permetterselo.
- Quartieri periferici o meno centrali che restano con meno investimenti, meno servizi, più costi sociali.
- Una città forse bella, ma sempre più divisa, meno inclusiva, meno comunitaria.
- Pubblicare tutti i dati reali: quanti alloggi, a quale prezzo, a quali fasce sociali destinati, quale quota di edilizia convenzionata.
- Fissare regole chiare e vincolanti, non solo linee guida.
- Garantire almeno una quota significativa di edilizia sociale/convenzionata, senza monetizzare gli standard.
- Assicurare verde pubblico vero, non solo giardini condominiali.
- Incentivare formule alternative: edilizia popolare, cooperative, canoni calmierati.
- Avviare processi partecipativi seri e tempestivi, che consentano ai cittadini di incidere davvero.
Il modo in cui abitiamo la città determina chi siamo. Se ogni grande intervento diventa solo occasione di profitto privato, senza ricadute collettive in termini di accessibilità e qualità della vita, Seregno diventerà un bene di lusso.
Seregno è davanti a un bivio: essere una città-vetrina, destinata a pochi, oppure una città giusta, in cui le trasformazioni urbanistiche servano l’intera comunità. L’area ex Dell’Orto non è solo un cantiere: è il simbolo del futuro che ci attende.
Se si costruisce solo per chi può pagare, se si valorizza il profitto più del bene comune, rischiamo di perdere la nostra comunità, la nostra storia e la speranza che tutti - non solo i ricchi - possano sentirsi a casa a Seregno.
martedì 23 settembre 2025
Como e Brianza, acqua e cemento travolgono i territori

Frana a Blevio
di Roberto Fumagalli, presidente del Circolo Ambiente "Ilaria Alpi"
Il maltempo ha colpito duro tra la notte e il mattino di ieri, lunedì 22 settembre, soprattutto nelle province di Como e di Monza-Brianza, come previsto dalle allerte meteo. Un disastro che ha messo in ginocchio molti territori e molte famiglie, uno scenario che - purtroppo - si ripete sempre più spesso, complice anche la crisi climatica che ci presenta il conto, aumentando la frequenza e l'intensità di questi fenomeni meteo acuti con intensi acquazzoni e conseguenti frane e allagamenti nei territori idrogeologicamente più a rischio.
Non a caso tra le aree più colpite abbiamo il Comasco, a cominciare dalla città capoluogo dove le paratie (ci diranno per l'ennesima volta che non sono ancora completate!) si sono dimostrate inefficaci a fermare le acque, stavolta provenienti non dal lago bensì direttamente dalle piogge e dalle tubature. E poi i territori più prospicienti il lago, in particolare il versante orientale del ramo comasco del Lario, tra Como, Blevio e Torno, comune quest'ultimo dove contraddittoriamente il sindaco invoca ora lo stato di calamità naturale, ma contemporaneamente insiste per autorizzare un nuovo resort turistico sugli stessi pendii a rischio idrogeologico!
Sempre ieri abbiamo assistito agli allagamenti nella Bassa Comasca: Cabiate, Mariano Comense, Cantù, non a caso i territori più cementificati della provincia di Como, in cui i terreni impermeabilizzati arrivano a superare il 50% della superficie totale!
E poi ancora una volta la provincia di Monza-Brianza che - ricordiamo - è in assoluto la più cementificata a livello nazionale!
In definitiva gli eventi meteo estremi (che, come detto, dovremo purtroppo aspettarci con sempre maggior frequenza e intensità) non fanno altro che mettere in evidenza una pericolosa correlazione già conosciuta: fenomeni atmosferici acuti e consumo di suolo rappresentano un mix rovinoso, per l'equilibrio ambientale e per la sicurezza di chi in quei territori vi abita.
L'unico modo per invertire il trend è cancellare ogni previsione di nuovo consumo di suolo: basta con nuovi capannoni, centri commerciali, case, strade. In tal senso pensiamo al pesantissimo impatto che avranno nuove infrastrutture stradali come la Pedemontana o la Canturina bis su territori già ora a rischio, come si è messo in evidenza in questi giorni. Gli Amministratori che governano le Istituzioni - dai Comuni, alle Province, alla Regione, tutti competenti in materia di gestione del territorio - non possono continuare a far finta di nulla, continuando a promuovere nuova cementificazione nei loro PGT o nuovi progetti stradali fuori da ogni logica.
Per questo dobbiamo pretendere con forza lo stop al consumo di suolo!
Esondazioni del Seveso, Legambiente rilancia: “Serve un Parco fluviale, non solo aree di laminazione”
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| Il fiume Seveso, ancora scoperto, a Milano (quartiere Niguarda) |
Nella notte tra il 21 e il 22 settembre, la valle del Seveso è stata nuovamente travolta da piogge torrenziali: fino a 200 millimetri di pioggia caduti in poche ore tra Comasco e Canturino, oltre 100 millimetri nei quartieri settentrionali di Milano. Il risultato è stato l’ennesimo allagamento, con esondazioni dalla Brianza fino al centro della metropoli.
Un fenomeno che, secondo Legambiente Lombardia, non può più essere considerato un’emergenza imprevista. “La precipitazione di questi giorni è un avvertimento da non sottovalutare,” spiega l’associazione ambientalista, ricordando che eventi simili saranno sempre più frequenti e intensi con l’avanzare della crisi climatica.
Le vasche di laminazione del Parco Nord Milano hanno contenuto parzialmente l’ondata, guadagnando qualche ora preziosa, e per la prima volta sono entrate in funzione anche quelle di Senago. Tuttavia, l’acqua ha comunque raggiunto il cuore della città. “Se fosse stata realizzata la vasca di Varedo – osserva Legambiente – forse si sarebbe potuto evitare l’allagamento di Milano. Ma pensare di risolvere tutto con opere idrauliche sempre più monumentali significa non fare i conti con la realtà degli eventi catastrofici.”
È qui che entra in gioco la proposta di lungo periodo: il Parco del Seveso.
“La grande opera di prevenzione di cui la metropoli ha bisogno è un paziente ma determinato lavoro di ripristino della valle del Seveso, un lavoro pianificato per restituire al torrente le sue naturali pertinenze territoriali, liberandole dalle urbanizzazioni che le hanno invase,” sottolinea Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia.
Il progetto punta a trasformare l’intera valle del fiume in un grande corridoio ecologico e paesaggistico, capace di garantire sia sicurezza idraulica sia qualità ambientale. Non si tratta solo di fermare il consumo di suolo, ma di un vero disegno di ricostruzione del paesaggio fluviale, in grado di restituire al Seveso il suo corso naturale e ai cittadini la tranquillità necessaria.
“Questo progetto vogliamo chiamarlo Parco del Seveso, ma è molto di più: è una grande opera di rigenerazione territoriale – aggiunge Legambiente – da cui nessuno, a partire dalla città di Milano, deve potersi chiamare fuori.”
Il Seveso, che a Milano scorre per lunghi tratti tombinato nel sottosuolo, rivendica oggi con forza la sua valle. L’associazione ambientalista chiede che il tema entri a pieno titolo nei piani urbanistici dei comuni attraversati, affinché la gestione delle acque non sia ridotta a un problema tecnico ma diventi una scelta di pianificazione territoriale.
Betùn e ciap-ciap a Seregn
Dopo diversi approfondimenti sull’ex area Dell’Orto, pubblichiamo una canzone che racconta, con ironia e rabbia, come il cemento (“betùn”) e i cantieri (“ciap-ciap”) stiano sostituendo visione e spazi verdi. Tra promesse di rigenerazione e realtà di muri e asfalto, il testo mette in musica la frustrazione dei cittadini e la mancanza di una visione della città.
Strofa 1
Dell’Orto l’è sparid, gh’è restà on gran bus, tump-tump,
i disan “rigenerazion”, ma gh’è domà fuss.
Parlen de verde, de piani, de gran visiun,
ma sott el tavulin gh’è semper betun.
Riturnell (da cantà in coro)
Eh va là, va là, ciap-ciap, betun a volontà,
la città la se stropa, e nissun che la vorrà.
Eh va là, va là, puf-puf, visiun minga gh’è,
el comun el dorm, e intant i muri i vegn su!
Strofa 2
El privat el comanda, el comun el fa “sì”, ronf-ronf,
i citadin i guardan e disen: “Ma chi?”.
Ciaciar e rendering, promess a carret,
ma la realtà la sa de muffa e de smarret.
Riturnell
Eh va là, va là, ciap-ciap, betun a volontà,
la città la se stropa, e nissun che la vorrà.
Eh va là, va là, puf-puf, visiun minga gh’è,
el comun el dorm, e intant i muri i vegn su!
Strofa 3
Se gh’era on pian seri, cun un quaj’ idea in man,
serem minga chi a bev al vin invan.
Ma senza bussola, senza corag,
la città la va in giò, crac-crac, com’on carr in viag.
Riturnell (final cun forza)
Eh va là, va là, ciap-ciap, betun a volontà,
la città la se stropa, e nissun che la vorrà.
Eh va là, va là, puf-puf, visiun minga gh’è,
Dell’Orto l’è mort… e adess, semm qui a cantà! 🎶
lunedì 22 settembre 2025
Le Acli di Seregno presentano il dossier sull’area ex Dell’Orto
Martedì 23 settembre alle ore 21, presso la Casa della Sinistra – Sala Coop "Libertà", in via Leonardo da Vinci 30, Seregno, il Circolo Acli "Leone XIII" di Seregno presenta il dossier:
“Area ex Dell'Orto. Rigenerare spazi, costruire comunità”
Sarà un’occasione per approfondire un tema che nelle ultime settimane ha animato il dibattito politico cittadino e su cui ci siamo già occupati con diversi approfondimenti:
- Rigenerazione ex Dell’Orto a Seregno: tra opportunità e criticità, il monito del Politecnico
- Seregno, il caso ex Dell’Orto: le Acli chiedono trasparenza, la politica si defila
- Area ex Dell’Orto: è questa la rigenerazione che Seregno merita?
- Area ex Dell’Orto (Seregno): il dossier delle Acli e il destino della città
- Città vetrina o città giusta? Il contributo delle Acli di Seregno sull’area ex Dell’Orto
A Lentate sul Seveso si racconta la leggenda di Tarantasio, il drago del lago Gerundo
L’incontro, organizzato in collaborazione con l’Associazione Amici dell’Arte di Lentate sul Seveso, guiderà i presenti sulle tracce di Tarantasio, la misteriosa creatura che secondo la tradizione medievale infestava il vastissimo lago Gerundo, un bacino oggi scomparso che nell’antichità occupava ampie aree tra Bergamo, Crema, Lodi e fino alle porte di Milano.
Durante la presentazione, arricchita da una proiezione di immagini, Conti accompagnerà il pubblico in un viaggio fra mito e realtà, spiegando come la figura del drago sia riuscita ad attraversare i secoli: dal temuto mostro lacustre, il cui fiato velenoso mieteva vittime, fino a diventare simbolo araldico dei Visconti e degli Sforza con il celebre Biscione, per arrivare addirittura al Novecento come ispirazione per il logo dell’ENI, il “cane a sei zampe”.
Nella prefazione al volume, il giornalista Gabriele Moroni sottolinea il valore personale e universale del lavoro di Conti:
«Fabio non ha dimenticato i racconti del nonno: li ha portati con sé racchiusi nello scrigno prezioso della memoria. Diventato adulto, con il piglio del cronista e il rigore dello storico, ha ricostruito la storia del lago Gerundo e della leggenda di Tarantasio, che ancora oggi parla alla nostra immaginazione».
L’ingresso è libero e aperto a tutti.
Per informazioni: Associazione Amici dell’Arte – tel. 366 4511175.
Meda sott’acqua: l’alluvione del Tarò era già scritta nei piani comunali
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| Immagini ricevute da cittadini |
«Non abbiamo mai visto una cosa del genere, è una situazione apocalittica». Così il sindaco di Meda, Luca Santambrogio, ha commentato l’alluvione che oggi, lunedì 22 settembre, ha messo in ginocchio la città. Strade sommerse, piazze allagate, blackout diffusi, la casa di riposo isolata: un disastro che i cittadini ricordano simile soltanto a quello del 2014.
Eppure, la relazione “Rischio da esondazione del reticolo idrografico” del Comune di Meda (aggiornata nel 2021) descriveva con precisione gli scenari che si sono verificati oggi.
Il documento distingueva due tipologie principali di rischio:
- «allagamento di aree urbane tombinate – rete fognaria (…) dovuta al rigurgito della rete fognaria o dei fossi e scoli di drenaggio»;
- «esondazione del Torrente Certesa e dei corsi d’acqua del reticolo superficiale (…) con conseguente disalveamento della corrente ed alluvionamento delle aree circostanti».
Due situazioni che si sono materializzate oggi: fognature saltate, strade trasformate in torrenti, esondazioni diffuse in via Como, piazza Cavour, vicolo Rho, Largo Europa.
Il Piano metteva in guardia sullo stato del torrente Tarò:
- «Il tratto in Comune di Meda (…) si presenta con una tipologia monocorsuale a sezione varia, tipicamente rettangolare, con sponde raramente naturali e prevalentemente artificiali, (…) con notevoli riduzioni di sezione e cambi di direzione».
Un alveo forzato, stretto e irregolare, che in occasione di piogge intense «accentua gli aspetti più dannosi propri del regime torrentizio (…) elevata velocità della corrente e dell’onda di piena».
Un’analisi che coincide con le parole del geologo medese e presidente del WWF Lombardia, Gianni Del Pero: «il Ponte de la Svizzera è la causa prima del rigurgito a monte e delle esondazioni, lo sappiamo dal 2002, sarebbe ora di fare concretamente qualcosa».
Secondo lo scenario riportato nel Piano, in caso di piena il Tarò avrebbe esondato proprio nei punti colpiti oggi:
- «il Torrente Certesa esonda in sinistra idrografica all’altezza dei palazzi di vicolo Rho 61 ed in Via dei Mille»;
- «l’esondazione (…) contribuisce all’allagamento dell’area attorno al Municipio e della stazione»;
- «la mobilità in direzione est-ovest è temporaneamente interrotta ed anche il trasporto pubblico tramite treno potrebbe venire interrotto».
Una previsione che sembra la cronaca della giornata di oggi, con le stesse vie allagate, la zona del Municipio sott’acqua e la viabilità cittadina bloccata.
Il Piano era chiaro: «Il Comune di Meda è soggetto ad un rischio idraulico elevato che coinvolge porzioni di territorio relativamente ampie e che interessano in maniera importante l’ambito antropizzato del Comune».
La conferma arriva anche dai dati: oltre il 7% del territorio comunale è classificato a pericolosità idraulica media o elevata, con danni potenziali a case, scuole, attività economiche e servizi essenziali.
Quello che il sindaco ha definito «più grave dell’alluvione del 2014» non era quindi un evento imprevedibile, ma lo scenario di rischio che il Comune stesso aveva messo nero su bianco, avvertendo: «La scarsa naturalità delle sponde e la sostanziale assenza di aree di rilassamento del fiume (…) determinano velocità dell’acqua molto elevate in caso di piena, con conseguenti possibili flussi extra alveo aventi livelli ed energia tali da provocare danni anche molto elevati sia ai beni materiali che agli uomini».
Un giudizio che Del Pero ha ribadito nelle stesse ore dell’emergenza: «Le fognature non reggono, il drenaggio urbano è insufficiente in una città quasi totalmente impermeabilizzata. Gli scolmatori non riescono a scaricare nel Tarò che si gonfia ulteriormente ed esonda: è il copione che vediamo ripetersi da anni».
Sulle tipologie di rischio
«Allagamento di aree urbane tombinate – rete fognaria (…) dovuta al rigurgito della rete fognaria o dei fossi e scoli di drenaggio».
«Esondazione del Torrente Certesa (…) con conseguente disalveamento della corrente ed alluvionamento delle aree circostanti».
Sullo stato del torrente
«Il tratto in Comune di Meda (…) presenta notevoli riduzioni di sezione e cambi di direzione».
«Il torrente Certesa ha le caratteristiche di un collettore in condizioni di magra, mentre durante le piene accentua gli aspetti più dannosi propri del regime torrentizio».
Sulle zone vulnerabili
«Il Torrente Certesa esonda in sinistra idrografica all’altezza dei palazzi di vicolo Rho 61 ed in Via dei Mille».
«L’esondazione (…) contribuisce all’allagamento dell’area attorno al Municipio e della stazione».
Sul livello di rischio complessivo
«Il Comune di Meda è soggetto ad un rischio idraulico elevato che coinvolge porzioni di territorio relativamente ampie e che interessano in maniera importante l’ambito antropizzato del Comune».
«La scarsa naturalità delle sponde e la sostanziale assenza di aree di rilassamento (…) determinano velocità dell’acqua molto elevate in caso di piena, con conseguenti possibili flussi extra alveo aventi livelli ed energia tali da provocare danni anche molto elevati sia ai beni materiali che agli uomini».
La ciurma di mare prosegue, la ciurma terra sciopera! Briantona: una voce contro l’indifferenza
Riprendiamo dalla newsletter Briantona, lo spazio curato da Ginevra Miranda, che ogni settimana raccoglie e commenta eventi, locali, natura, arte e cultura tra Monza, Lecco e Como. Un vademecum che invita a uscire dalla routine e aprire lo sguardo sul territorio.
Ma stavolta il messaggio che arriva è diverso: più urgente, più politico, impossibile da ignorare.
“La ciurma di mare prosegue, la ciurma terra sciopera! Briantona sciopera. Questa volta scrivere è come fermarsi, irrompere ciò che stavo facendo. Allo stesso tempo oggi più che mai scrivere per me equivale a non restare ferma a guardare.”
Le parole di Ginevra vanno dritte al cuore:
“Gaza non è oltre i confini del mondo. E ciò che ogni giorno sta succedendo la rende più vicina a noi di quanto pensiamo.
Le atrocità non dovrebbero mai misurarsi in numeri o in distanze. La guerra dovrebbe finire quando un bambino si graffia. Invece a Gaza di bambini morti ne contiamo 20 mila in 23 mesi di guerra.
[…] Non bastano e non basteranno mai le parole, i sensi di colpa, né in futuro giornate per la memoria. Non servono termini per spiegare la barbarie.”
La domanda resta sospesa: cosa significa “bambino” in un territorio che vive solo di macerie e sopravvivenza?
Di fronte al genocidio, scrive Ginevra, non si tratta di essere eroi ma esseri umani decenti.
“In Italia oggi, 22 settembre 2025, afferriamo le bandiere della Palestina e riempiamo le piazze.
Scioperiamo, manifestiamo lo sdegno verso il nostro Governo che tutt’oggi vende armi ad Israele.
Scioperiamo per riconoscere lo Stato Palestinese e per bloccare i container che armano il genocidio. Ci rifiutiamo di fare gli alleati dell’orrore, ma soprattutto ci rifiutiamo di essere indifferenti.”
La Brianza e l’Italia oggi si fermano, non per guardare, ma per prendere posizione.
Oggi, lunedì 22 settembre 2025, a Monza, Piazza Castello, ore 17.00 – per la Palestina libera.
Se vuoi leggere ogni settimana riflessioni, spunti, racconti e segnalazioni che intrecciano attualità, cultura e territorio, iscriviti alla newsletter di Ginevra Miranda:
Anche Seregno partecipa a “Puliamo il Mondo”: appuntamento sabato 27 settembre
Sabato
L’iniziativa invita cittadini di tutte le età a prendersi cura degli spazi urbani e naturali, con un gesto concreto di pulizia ma anche di responsabilità collettiva. L’appuntamento è fissato per le ore 10.00 nei diversi quartieri della città:
- Centro: piazza Risorgimento
- Lazzaretto San Giuseppe: via Macallè, davanti alla Macelleria
- Santa Valeria: parco Giovanni Paolo II
- Ceredo: viale Tiziano, di fronte alle scuole
- Sant'Ambrogio: parcheggio via Bottego – via Solferino
- San Carlo: parcheggio scuola dell’infanzia, via San Carlo
Guanti e sacchi saranno distribuiti dai volontari: “Tu porta solo la voglia di fare!”, ricordano gli organizzatori.
Sabato vi ritroverete nei quartieri di Seregno per Puliamo il Mondo. Cosa significa per voi questa giornata?
Puliamo il Mondo è un momento di cittadinanza attiva. Non è solo raccogliere cartacce: è prendersi cura del luogo in cui viviamo e, allo stesso tempo, ricordare che l’ambiente è una responsabilità collettiva. È un gesto educativo, soprattutto per i più giovani, perché fa capire che ognuno di noi può contribuire concretamente.
C’è anche un messaggio rivolto alle istituzioni?
Certamente. Non basta che i cittadini facciano la loro parte una volta l’anno: servono politiche coerenti e applicazione delle leggi. In Italia, per esempio, esiste già una norma – la Legge 221/2015 – che punisce l’abbandono dei piccoli rifiuti come mozziconi e scontrini, ma è praticamente inapplicata. Le multe non vengono elevate e i Comuni non rispettano l’obbligo di installare contenitori dedicati. Una legge giusta, ma che resta sulla carta.
Oltre ai rifiuti visibili ci sono problemi più nascosti, come quello delle microplastiche. Ce ne può parlare?
Sì, e sono molto preoccupanti. Pochi sanno che l’uso di fili di plastica nei decespugliatori rilascia continuamente micro e nanoplastiche. Inoltre, se prima dello sfalcio non vengono rimossi i rifiuti, bottiglie e sacchetti finiscono triturati in migliaia di frammenti. È un inquinamento silenzioso che nessuno monitora e che avrà effetti a lungo termine sull’ambiente e sulla nostra salute.
Dunque Puliamo il Mondo non è un punto d’arrivo, ma un punto di partenza?
Esatto. È un’occasione per agire insieme, ma deve servire anche a pretendere più responsabilità da chi amministra e gestisce i servizi pubblici. Non basta raccogliere, bisogna soprattutto prevenire e ridurre i rifiuti. Chi ama l’ambiente, lo protegge: non solo un giorno all’anno, ma ogni giorno.
👉 Appuntamento quindi a sabato 27 settembre 25 ottobre, ore 10.00, nei sei punti di ritrovo nei quartieri di Seregno. Un gesto semplice, ma che può fare la differenza se diventa parte di uno stile di vita quotidiano.
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| ATTENZIONE: Evento rinviato a sabato 25 ottobre |
Le Brianze raccontate e camminate. Da Cernusco a Olgiate: il misterioso drago alato e la scoperta dell'antica via per Mediolanum
Sabato 4 ottobre 2025 torna l’appuntamento con “Le Brianze raccontate e camminate”, l’iniziativa culturale e naturalistica promossa da ARCI Macherio, con il patrocinio del Comune di Olgiate Molgora. Una giornata pensata per chi ama camminare lentamente, immergersi nella natura e riscoprire i sentieri meno conosciuti ma più suggestivi del nostro territorio.
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| Fotografie di Gianni Casiraghi |
Il percorso partirà da Cernusco Lombardone per arrivare a Olgiate Molgora, lungo un tragitto di circa 6,5 km quasi interamente pianeggiante, adatto a tutti e caratterizzato da dolci saliscendi. Si camminerà su sentieri facili, strade urbane e campestri, attraversando il margine orientale del Parco del Curone, con la possibilità straordinaria di visitare la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo in Beolco.
L’escursione sarà anche un’occasione per rivivere le tracce dell’antica strada romana che collegava Mediolanum con Olginate, e per scoprire luoghi ricchi di storia e leggende: dalla valle del Curone alle colline panoramiche, dai nuclei rurali di Beolco con l'epigrafe longobarda che ricorda la tragica fine dei fratelli Aldo e Grauso. Il percorso toccherà inoltre punti suggestivi come la località di Stalli, Pilata, Contrasoa e il misterioso drago alato di via Mirasole, fino all’antico cuore di Olgiate.
Programma
- Ritrovo: ore 13:45 presso il parcheggio della Stazione FS Cernusco-Merate.
- Termine escursione: intorno alle ore 18:30 presso la Stazione FS Olgiate-Calco-Brivio.
- Rientro in treno: previsto per le ore 19:10 con arrivo a Cernusco Lombardone.
Modalità di partecipazione
- L’escursione è riservata ai soci ARCI e prevede un massimo di 30 partecipanti. È obbligatoria l’iscrizione e viene richiesto un contributo di 5 euro, comprensivo del biglietto del treno.
Per iscrizioni:
Augusta 335 6328590 – cultura@arcimacherio.it
Informazioni:
Gianni 339 8446553





















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