sabato 9 maggio 2020

L'impatto del Coronavirus sulla mobilità non deve trasformarsi nella vendetta dell'auto sul mezzo pubblico


di Dario Balotta, presidente ONLIT (Osservatorio Nazionale Liberalizzazioni Infrastrutture e Trasporti)

La paura del virus ha svuotato i treni e gli autobus dei pendolari che hanno preferito l’auto o sono addirittura stati indotti a usare l'auto dalle irresponsabili dichiarazioni allarmistiche di chi i mezzi pubblici è pagato per renderli disponibili, come nel caso del Direttore generale di Atm Arrigo Giana e del Presidente di FNM Andrea Gibelli.

Ma il ritorno all'auto non è una risposta, e anzi è il contrario di una soluzione, perché così i polmoni risparmiati dal virus saranno attaccati dai gas di scarico, soprattutto a Milano dove la risposta del Comune alla crisi dei bar pare sarà quella di ampliare gli spazi per mettere i tavolini in strada.

Per ribaltare questa tendenza serve un cambio di passo nella qualità e nella quantità dei servizi offerti, soprattutto da Trenord, dalle Autolinee extraurbane e da Atm, che hanno affrontato l’emergenza in ordine sparso, incapaci di mettersi d'accordo anche solo sulla segnaletica (gialla e nera su Trenord, rossa e bianca quella di Atm), giusto per aumentare la confusione.

La preoccupazione di un crollo dei trasporti pubblici a Milano è doppia, perché il trasporto ferroviario prima dell’emergenza Covid-19 era già in condizioni preoccupanti per l’inefficienza dei servizi: ritardi, soppressioni e inaffidabilità tenevano lontani i lombardi dal treno. In provincia di Milano, con linee e frequenze di autobus scarse, solo il 10% usava i mezzi. Milano città, che raggiungeva una quota del 50%, ora rischia un drastico arretramento. Lo spostamento verso la mobilità privata si traduce in un disastro per le emissioni nocive nell’aria, per il traffico e per le prospettive occupazionali del settore.

Treni, tram e autobus devono sottostare a un'unica pianificazione/ integrazione dei servizi, e l'unico soggetto che la può assicurare è l'agenzia dei trasporti (l'Authority della mobilità nata alcuni anni fa) ma inattiva.

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