giovedì 31 luglio 2025

Tangenziale Meda-Seregno: una ferita verde evitabile?

 
Pedemontana Tratta B2 e la tangenziale Meda-Seregno

Abbiamo ricevuto dal sig. Enrico Radice una serie di documenti e riflessioni articolate riguardanti il progetto della Tangenziale di Meda Sud/Seregno, un’opera stradale collegata alla più ampia infrastruttura dell’Autostrada Pedemontana Lombarda. Quella della tangenziale è una vicenda che parte da lontano, con proposte alternative già formulate oltre un decennio fa, e che è tornata oggi al centro dell’attenzione pubblica grazie all’incontro organizzato a Seregno lo scorso 22 luglio 2025.

Nel testo che segue, riproponiamo integralmente l’intervento del sig. Radice, accompagnato da riferimenti puntuali ad altri documenti tecnici e civici elaborati negli anni da comitati di quartiere, associazioni territoriali e studi di pianificazione.


L’incontro su Pedemontana a Seregno: una lezione di democrazia partecipativa (di Enrico Radice)

Il sindaco Alberto Rossi

Organizzato come Seregno sa fare, l’incontro del 22 luglio u.s. tra cittadini, Presidenti dei Comitati di Quartiere, rappresentanti del Parco GruBria, l’Assessore Borgonovo, il Sindaco Rossi (regista dell’incontro) e i vertici di Autostrada Pedemontana Lombarda, si è svolto nella splendida cornice dei giardini della biblioteca Pozzoli.

Seregno, come tanti altri comuni – vedi Lesmo, Biassono, Seveso (per menzionare i più recenti) – si è attivata per un doveroso confronto informativo a beneficio dei propri cittadini. Considerato che Seregno sarà attraversata da soli 300 metri in galleria e trincea, ho cercato di immaginare quali e quanti ben altri confronti avrebbe dovuto organizzare Meda, considerata la bonifica in corso per l’evento Icmesa, la lunghezza del percorso sul territorio comunale, l’adeguamento del più importante svincolo del tracciato (che si rinnoverà e si amplierà per supportare la chiusura dello svincolo di Seveso).

Il cuore del dibattito: la tangenzialina di Meda

Nell’incontro a Seregno, infatti, l’argomento maggiormente discusso e oggetto di generale contrarietà è stato il tracciato della tangenzialina di Meda:

    Arturo Lanzani, presidente del Parco GruBria: “Noi abbiamo messo in discussione la tangenziale di Meda, abbiamo fatto delle proposte che non sono state recepite. È stata però recepita l’eliminazione di una rotatoria che immetteva su due strade vicinali.”

    Andrea Monguzzi, responsabile ufficio tecnico Pedemontana: “Il Comune di Seregno ha chiesto l’eliminazione dell’opera ma il Comune di Meda la vuole. È stata concordata l’eliminazione di una rotatoria: al suo posto ci sarà una curva di raccordo.”

Progetto modificato senza rotonda (Meda, al confine con il Parco del Meredo)

    Alberto Rossi, Sindaco di Seregno: “Quei 10.800 mq nel parco del Meredo, che saranno occupati dall’opera, per noi, sono di troppo. Lo abbiamo detto fin da subito. Abbiamo fatto delle proposte alternative, ma sono state rifiutate.” “La tangenziale è già entrata in fase preliminare di cantiere, in anticipo rispetto all’opera principale (Pedemontana). Una decisione che ha colto di sorpresa il Comune di Seregno.”

Un progetto invasivo, nato in sordina

Il progetto originario – definito in una slide dell’ing. Monguzzi come “concordato” (tra chi non è dato saperlo) – si sviluppa dall’incrocio di via Indipendenza di Meda e via Cadore di Seregno con via Vignazzola di Seveso/Meda. I lavori sono già in corso per un tracciato invasivo del Parco Brianza Centrale/GruBria, e soprattutto delle aree verdi dei Quartieri Polo e Meredo per una superficie indicativa di circa 50.000 mq.

In azzurro: progetto alternativo alla tangenziale Meda-Seregno

Numerosi sono stati i richiami al tracciato alternativo incentrato sulla via Gorizia, già progettato nel 2010 dall’Associazione Cittadini Quartiere Polo (Presidente sig.ra Elena Basso) e dal Centro Promozione Brianza di Cabiate (Presidente ing. Elio Turati), con la collaborazione dello studio di pianificazione territoriale Logos Loci, e presentato alle commissioni territorio della Provincia di Monza e della Regione Lombardia.

Questa proposta, più volte aggiornata (anche nel 2019 e 2023), prevedeva l’utilizzo della viabilità esistente, la tutela delle aree verdi e una drastica riduzione dei costi per espropri e opere (fino al -70%, come riportato nel documento “Svantaggi e Vantaggi” del dicembre 2023). Una soluzione che avrebbe anche garantito maggiore sicurezza e fluidità del traffico, evitando di congestionare zone delicate come via Tre Venezie e il polo scolastico.

Un'opera imposta? Le domande senza risposta

Sul tema, le stesse associazioni avevano già inoltrato nel 2015 un esposto alla Procura Regionale della Corte dei Conti di Milano, per un’indagine volta all’accertamento dell’ingente inutile dispendio economico richiesto per la realizzazione dell’opera così progettata.

Ci si chiede pertanto: chi insista oggi per questo tracciato della tangenzialina, che toglie ai cittadini 50.000 mq di aree verdi (convertibili in edificabili?), soffocando ancora di più il Quartiere Polo tra svincolo, FSI e tangenzialina, e costringendolo – nel caso – a chiedere un sovrappasso pedonale per poter usufruire del parco Brianza Centrale/GruBria.

 

Svantaggi e Vantaggi / Tangenziale Meda-Seregno

Le opere di Pedemontana: tangenzialina di Meda e la soluzione alternativa del Centro Promozione Brianza, dell'Associazione Cittadini Quartiere Polo e dello studio di pianificazione territoriale Logos Loci del 2014

Svantaggi del progetto Pedemontana
  1. viabilità invasiva delle residenze di via Forlì/Polo
  2. maggiori costi del 70% per espropri ed opere 
  3. tempi lunghi di realizzazione per imprevisti e percorso 
  4. tracciato pericoloso con oltre 100 attraversamenti vie Vignazzola e Meredo
  5. riduzione del verde esistente di Seveso, Meda e del Parco Brianza Centrale
  6. aumento di traffico su via Tre Venezie (vd. scuole, Palameda, residenze, aziende)
  7. invadenza delle zone residenziali dei Quartieri Meredo di Seveso e Polo di Meda

Vantaggi della proposta alternativa

  1. viabilità e opere di urbanizzazione esistenti
  2. diminuzione del percorso e dei tempi di realizzazione 
  3. tracciato largo, sicuro e con esigui attraversamenti su un lato
  4. abbattimento del 70% dei costi per espropri ed opere 
  5. tutela del verde esistente di Seveso, Meda e del Parco Brianza Centrale
  6. fluidificazione del traffico, tempi ed emissioni ridotte
  7. rispetto delle zone residenziali dei Quartieri Meredo di Seveso e Polo di Meda

 

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mercoledì 30 luglio 2025

Scuola tra le ruspe: a Macherio i bambini pagano il prezzo della Pedemontana


Riceviamo e pubblichiamo alcune foto che mostrano le attuali condizioni della scuola Rodari di Macherio. L’edificio, un tempo circondato da un giardino alberato, oggi si presenta cinto da recinzioni, cumuli di terra e lavori in corso che ne compromettono l’accessibilità e il contesto ambientale.


Parte del giardino è stata sacrificata, diversi alberi sono stati abbattuti, e il paesaggio è ora segnato dai cantieri della Pedemontana. Un colpo durissimo non solo al verde urbano, ma anche alla tranquillità e alla sicurezza dei bambini che frequentano la scuola. La situazione rende ancora più evidente quanto la devastazione legata ai lavori infrastrutturali sia diventata insopportabile per la comunità locale.

 


 

Esposto al Sindaco di Lissone: Cittadini in prima linea contro l’inquinamento ambientale legato ai cantieri Pedemontana


Nove cittadini lissonesi hanno firmato e protocollato un esposto indirizzato alla Sindaca Laura Borella per segnalare il rischio di inquinamento ambientale nella zona di Bareggia e Santa Margherita, dove sono in corso i lavori per la realizzazione dell’autostrada Pedemontana.

A farsi portavoce dell'iniziativa è Luigi De Vincentis, attivista del Comitato per la Difesa del Territorio - No Pedemontana di Lissone, che insieme ad altri otto firmatari chiede all’amministrazione comunale un intervento urgente a tutela della salute pubblica.

Nel documento si sollecita il Sindaco, in quanto autorità sanitaria locale e figura responsabile della sicurezza pubblica, a verificare lo stato dell’aria e dell’ambiente nelle aree interessate dai cantieri, e, se necessario, a installare centraline ARPA per il rilevamento dei livelli di inquinamento atmosferico.

    “Chiediamo che il Sindaco si accerti che l’aria sia respirabile, non contaminata e non pericolosa. Ha 30 giorni di tempo per intervenire. Staremo a vedere. Non si molla nulla!”, dichiara De Vincentis.

L’esposto elenca in dettaglio i disagi e i potenziali pericoli legati ai lavori:

  • Movimentazione intensa di terra;
  • Aumento esponenziale del traffico pesante (camion);
  • Inquinamento dell’aria e acustico;
  • Rischi per la sicurezza stradale, soprattutto per ciclisti e pedoni;
  • Presenza di scuole, abitazioni e luoghi sensibili in prossimità dei cantieri.

I firmatari richiamano anche i principi costituzionali e le responsabilità previste dalla legge (art. 32 della Costituzione, L. 267/2000 - TUEL), sottolineando che la salute è un diritto fondamentale che il Comune ha il dovere di tutelare.

L’esposto non si limita a denunciare la situazione, ma chiede interventi puntuali:

  • Accertamenti ufficiali sullo stato ambientale delle zone interessate;
  • Adozione di provvedimenti anche urgenti e contingibili;
  • Collaborazione tra il Comune di Lissone e quello di Macherio.

Questa iniziativa si inserisce nel più ampio movimento di cittadinanza attiva contro il progetto Pedemontana, già oggetto di critiche da parte di comitati, associazioni e residenti preoccupati per le conseguenze ambientali e sociali dell'opera.

Il messaggio è chiaro: i cittadini vogliono essere ascoltati, informati e tutelati. E sono pronti a vigilare sull’operato delle istituzioni affinché non si trascuri la qualità dell’aria, della vita e del territorio.

Cinisello Balsamo: le aree del GruBrìa passano al Parco Nord. Una scelta locale, un pensiero (non abbastanza) globale

Fonte immagine: Legambiente Lombardia

Il 25 luglio 2025 Regione Lombardia ha approvato all’unanimità una legge che sancisce ufficialmente il passaggio delle aree cinisellesi del Parco Locale di Interesse Sovracomunale (PLIS) GruBrìa al Parco Nord Milano. Un traguardo importante, salutato con soddisfazione da numerose realtà del territorio e reso possibile grazie all’impegno dell’Amministrazione Comunale di Cinisello Balsamo, del Consiglio Comunale e di un’ampia rete di associazioni.

Nel comunicato diffuso il 29 luglio dal Comitato Grande Parco, Maria Segurini di Legambiente Cinisello Balsamo afferma:

    "Queste aree, a suo tempo salvate nel Parco Locale di Interesse Sovracomunale (PLIS), saranno ora soggette a maggiori tutele grazie all'inclusione nel Parco Regionale, garantendo la loro conservazione per le generazioni future."

Il Comitato sottolinea come l’iniziativa sia il frutto di una lunga mobilitazione che ha visto coinvolte 54 realtà del Terzo Settore, unite nella difesa del paesaggio e della biodiversità:

    "Questo atto storico, frutto della sensibilità delle istituzioni e dei singoli cittadini, ci permette di guardare con ottimismo alla salvaguardia del paesaggio e della biodiversità contro le speculazioni edilizie."

Anche Legambiente Lombardia, in un comunicato diffuso in queste ore, celebra l’approvazione definitiva della legge come una vittoria per l’ambiente e per la cittadinanza:

    "È ufficiale: il Parco Nord Milano si amplia! [...] È una vittoria per tutti, anche per la comunità e le associazioni locali che hanno dimostrato lungimiranza e determinazione nel portare avanti la proposta di ampliamento [...] Un grazie speciale al Circolo Legambiente Cinisello Balsamo APS che ha creduto al progetto fin dall’inizio e dimostrato di essere un presidio attivo e positivo sul territorio."

Una vittoria, ma non senza interrogativi

Pur riconoscendo il valore simbolico e concreto di questo risultato, resta una domanda di fondo: è davvero questa la direzione strategicamente più lungimirante per il futuro delle aree verdi del Nord Milano?

Mentre numerose associazioni stanno portando avanti una proposta ambiziosa per trasformare l’intero Parco GruBrìa in Parco Regionale, estendendolo alla valle del Seveso, il passaggio delle sole aree cinisellesi al Parco Nord rischia di essere letto come un’uscita anticipata da un progetto collettivo più ampio, che avrebbe potuto dare maggiore forza e coerenza alla tutela del territorio.

Invece di rafforzare il fronte comune per una visione territoriale condivisa e più vasta, si è scelta una via più sicura, forse più efficace nell’immediato, ma che lascia irrisolti alcuni nodi strategici sul futuro del Parco GruBrìa.

Salutiamo quindi il risultato raggiunto con rispetto e riconoscenza verso chi ci ha creduto fin dall’inizio, ma ribadiamo l’auspicio che questo non sia un punto d’arrivo. Piuttosto, che rappresenti una tappa verso una visione più ampia, partecipata e coraggiosa per il verde del Nord Milano. Perché i parchi non si difendono solo con i confini, ma con la capacità di costruire alleanze e futuro.

Ragazzi da tutta Europa per il Campo di volontariato internazionale "Brianza hills"


Inizierà venerdì 1 agosto il Campo di volontariato internazionale “Brianza hills”, che vedrà protagonisti 14 giovani volontari provenienti da diversi Paesi europei: Polonia, Spagna, Belgio, Francia, Germania e Ucraina, a cui si aggiungeranno alcuni ragazzi italiani del territorio.

Il Campo denominato “Brianza hills” (“colline della Brianza”) giunge così alla settima edizione: il coordinamento del campo sarà come sempre curato dal Circolo Ambiente “Ilaria Alpi”; all’organizzazione concorrono i Comuni di Alzate Brianza, Anzano del Parco, Brenna e Lurago d'Erba, mentre la Parrocchia di Alzate Brianza metterà a disposizione l’Oratorio di Fabbrica Durini ove verranno ospitati i volontari europei.

Così Antonio Bertelè - che coordina le attività del Campo per il Circolo Ambiente "Ilaria Alpi" - commenta l'iniziativa: "Per due settimane i volontari saranno impegnati in alcuni lavori di sistemazione ambientale all’interno del PLIS “Zoc del Peric” - tra Alzate e Lurago - e nelle aree naturali di Anzano e di Brenna. Tra gli interventi previsti: pulizia sentieri, decespugliazione, realizzazione di staccionate, pulizia di un antico lavatoio, posizionamento di nuova segnaletica ed altri lavori. 
Nel tempo libero i volontari saranno coinvolti in varie iniziative, tra cui visite guidate nel territorio, cene presso alcune associazioni locali, biciclettate, oltre ad altre iniziative di svago".
 

Il Campo è realizzato anche col supporto delle associazioni "Le Contrade" di Inverigo e “Brenna Pulita”. Collaboreranno inoltre altri sodalizi, quali la ProLoco di Alzate, Legambiente di Cantù, Gruppo Alpini di Lurago, il gruppo giovanile anzanese Quelli che Av-Anzano.

 


 

Monte San Primo: il Coordinamento chiede un’audizione in Regione


a cura del Coordinamento ‘Salviamo il Monte San Primo’
https://bellagiosanprimo.com/
info@bellagiosanprimo.com

Il Coordinamento “Salviamo il Monte San Primo” ha inviato alla Regione Lombardia una richiesta di audizione alle Commissioni regionali Territorio e Ambiente, allo scopo di discutere delle criticità relative all’individuazione di un’area sciabile in località San Primo sotto i 1200 metri di altitudine, come ipotizzato dal progetto ‘OltreLario’ che prevede un importante investimento di fondi pubblici da parte della Comunità Montana Triangolo Lariano e del Comune di Bellagio.

La richiesta di audizione è stata inviata alcuni giorni fa ai presidenti delle Commissioni regionali interessate, oltre che ai Consiglieri regionali eletti in provincia di Como: Marisa Cesana, Anna Dotti, Alessandro Fermi, Sergio Gaddi, Angelo Orsenigo.

Le perplessità del Coordinamento San Primo (che riunisce ben 39 associazioni) prendono spunto anche da documenti ufficiali approvati dalla stessa Regione Lombardia, coi quali vengono messe in evidenza le problematiche relative agli impianti sciistici sotto i 1500 m, come si rileva ufficialmente nel “Documento di Azione Regionale per l’Adattamento al Cambiamento Climatico” [approvato con D.g.r. 19 dicembre 2016 - n. X/6028].  


Il documento della Regione riporta testualmente:  “Allo stato attuale, fatte salve particolari eccezioni, in generale gli scenari climatici tenderebbero ad escludere che impianti con prevalente sviluppo al di sotto dei 1.500 metri possano rivelarsi economicamente fruttuosi. Stante le attuali conoscenze e i dati di proiezione a disposizione, tali impianti, se anche risultassero economicamente produttivi nel breve periodo, diventerebbero inservibili su un orizzonte temporale medio-lungo (2030-2050).”

Pertanto l’attuale orientamento della Regione Lombardia dovrebbe essere già indirizzato ad escludere finanziamenti legati a riattivazione di impianti sotto i 1500 metri.

Tali dati concordano con gli scenari di ARPA Lombardia. Non sembra invece che per il progetto ‘OltreLario’ siano stati utilizzati dati specifici sull’innevamento e sulle temperature rilevate sul monte San Primo, considerato che – come più volte denunciato dal nostro Coordinamento - dal 2008 la stazione meteorologica ubicata all'Alpe di Borgo – proprio dove si intendono realizzare i nuovi impianti sciistici con innevamento artificiale - è guasta, così la serie storica di dati sul campo è interrotta, con danno per la ricerca scientifica e la possibilità di avere informazioni dirette per validare il progetto di investimento.


Per tutti questi motivi, il Coordinamento San Primo intende discutere con le Commissioni Regionali competenti delle incongruenze e criticità per l’impatto sull’ambiente e l’uso di fondi pubblici in progetti anacronistici di impianti a bassa quota a causa delle mutate condizioni climatiche. L’appuntamento sarebbe l’occasione anche per presentare le osservazioni inviate lo scorso aprile dal Coordinamento alla Giunta Regionale e al Comitato tecnico per le aree sciabili.

Si ricorda che il progetto ‘OltreLario’ è promosso dalla Comunità Montana Triangolo Lariano e dal Comune di Bellagio, attraverso l’utilizzo di fondi totalmente pubblici, messi a disposizione dal Ministero dell’Interno e dalla stessa Regione Lombardia, tramite fondi di un bando AREST. Dei 5 milioni disponibili, una quota di almeno 2 milioni è riconducibile a interventi dedicati alla riattivazione di una stazione sciistica a bassa quota (1200 metri) non a caso dismessa già da una decina di anni, proprio a causa della mancanza di neve sul monte San Primo.

Lago di Pusiano, allarme inquinamento: servono interventi urgenti sulle fognature

Schiuma visibile nelle acque in uscita dal lago di Pusiano verso il fiume Lambro, in località Stallo di Merone

a cura del Circolo Ambiente "Ilaria Alpi"

L'inquinamento rilevato nei giorni scorsi nel lago di Pusiano, in corrispondenza della foce del torrente Lambrone, conferma la necessità di dare priorità al disinquinamento delle acque, attraverso interventi sulla rete fognaria e sul collettamento e la depurazione delle acque reflue.

È questo il commento del Circolo Ambiente "Ilaria Alpi" in merito al superamento dei valori di Escherichia coli, rilevati da ATS Insubria alla foce del Lambrone: un dato che ha portato il Comune di Eupilio a emanare un’ordinanza di divieto di balneazione per quel tratto di lago.

Roberto Fumagalli, presidente dell'associazione ambientalista, commenta:

    "Gli interventi per il disinquinamento del lago di Pusiano devono partire dal collettamento e dalla depurazione di tutti gli scarichi fognari nel Triangolo Lariano, da cui provengono i reflui che confluiscono nei corsi d'acqua afferenti al bacino dell'alto Lambro e del Lambrone.
    È fondamentale separare le acque chiare (meteoriche) da quelle nere (fognarie), poiché in alcune aree è ancora in funzione un sistema fognario misto. In caso di forti piogge, ciò comporta l'attivazione degli scolmatori di piena, che riversano acque inquinate direttamente nei corsi d'acqua e da lì nei laghi di Pusiano e Alserio.
    Serve quindi un’azione sistematica di raccolta e collettamento degli scarichi ancora non collegati alla rete fognaria, per arrivare al completo disinquinamento del lago. Questi interventi sono prioritari e devono essere realizzati da Como Acqua, la società che gestisce il servizio idrico integrato, secondo quanto previsto dal Piano d’Ambito della Provincia di Como.
    Purtroppo, troppo spesso le istituzioni (Regione, Parco, Comunità Montana, Comuni) concentrano risorse su progetti legati alla cosiddetta 'fruibilità turistica' del lago, come la rimozione degli inerti alla foce del Lambrone, la realizzazione di spiagge o di piste ciclabili. Si trovano fondi per il turismo, ma si ignora il tema fondamentale: la depurazione dei fiumi e del lago. Il lago va disinquinato e rinaturalizzato, non trasformato in un'attrazione artificiale.”


Il problema dell’inquinamento delle acque del lago di Pusiano si ripresenta spesso, come dimostrano anche le fotografie scattate nei giorni scorsi dal consigliere del Circolo, Massimo Cattaneo, in località Stallo di Merone. In corrispondenza dello sbocco del lago di Pusiano nel fiume Lambro – attraverso il cavo Diotti – si notava chiaramente la presenza di schiuma, segno evidente della contaminazione delle acque.

martedì 29 luglio 2025

Deposito terre Pedemontana tra Cesano, Desio e Seregno: il punto sulla situazione

L'area che verrà occupata dal deposito terre di Pedemontana. In primo piano i "carotaggi" della bonifica ordigni bellici

Lo scorso martedì 22 luglio, durante un’assemblea pubblica tenutasi a Seregno, si è fatto il punto sull’avanzamento dei lavori della Pedemontana Lombarda nei territori di Seregno e dei comuni limitrofi. Tra i tanti temi affrontati, è stato menzionato – seppur solo marginalmente – un intervento che merita invece la massima attenzione: la realizzazione di un deposito temporaneo di terre di scavo tra i territori di Cesano Maderno e Desio, proprio al confine con la frazione San Carlo di Seregno.


Carta "Uso del suolo". Il deposito di Cesano / Desio occuperà aree ad uso agricolo

La zona destinata al deposito, di circa 100.000 mq, è attualmente un’area verde agricola. La porzione ricadente nel territorio di Desio è inclusa nel Parco Sovracomunale GruBrìa, mentre quella cesanese – almeno secondo l’intenzione dell'attuale amministrazione – dovrebbe anch’essa entrare a far parte del Parco. Si tratta quindi di un territorio che, fino ad ora, ha avuto una chiara vocazione agricola, ambientale e paesaggistica.

Il progetto della ciclovia MIME nell'area occupata dal deposito terre

Nell’area è inoltre previsto il passaggio della ciclovia MIME (Milano-Meda), parte del progetto provinciale Brianza Restart, che punta a riqualificare la zona con una pista ciclopedonale, la piantumazione di filari alberati e altre opere verdi.

Negli ultimi giorni si è assistito a:

  • Transennamenti con rete arancione;
  • Prime scarificazioni del terreno;
  • Bonifica bellica in corso;
  • Assenza totale di cartellonistica di cantiere, creando una situazione di scarsa trasparenza verso i cittadini.

Deposito terre. Pianta e legenda

Secondo i progetti reperibili online, il deposito prevede:

  • Accesso sud con controllo accessi, due baracche (guardiania e uffici) e un bagno chimico;
  • Pesa per automezzi e lavaruote a ovest;
  • Due aree di caratterizzazione delle terre a nord (2.000 mq), una delle quali dotata di "cannon fog", un sistema di nebulizzazione per abbattere le polveri sottili;
  • Pavimentazione delle aree di caratterizzazione delle terre con massetto e cordoli, griglie per raccolta e laminazione delle acque piovane;
  • Impianto di illuminazione per operatività e controlli anche in orari non diurni;
  • Un percorso dedicato ai mezzi pesanti, previsto nella zona sud, più lontana dalle abitazioni.

Ortofoto della zona interessata dal deposito terre DT C_02

Il deposito confina con:

  • Zona residenziale della frazione Cassina Savina (Cesano Maderno) a ovest e nord;
  • Cimitero di Cesano a nord;
  • Orti urbani di Cassina Savina, Frazione San Carlo di Seregno e Desio a est, con un nucleo abitativo di Cesano Maderno completamente circondato dal deposito su tre lati;
  • Aree agricole di Desio a sud, attualmente già occupate dai cantieri Pedemontana.


L'allocazione del deposito in quest'area appare profondamente incoerente con gli obiettivi di tutela del territorio, del paesaggio e della biodiversità. L’area interessata:

  • È di pregio agricolo e paesaggistico, con funzioni ecosistemiche importanti;
  • Fa parte di un corridoio verde connesso al Parco GruBrìa e ad altri progetti di rigenerazione ecologica;

Vista da via San Tarcisio, Cesano Maderno

Rischia di subire un forte impatto ambientale e sanitario a causa di:

  • Polveri sottili, nonostante l’uso di cannon fog;
  • Rumori da traffico pesante e lavorazioni;
  • Luci notturne che alterano l’equilibrio faunistico;
  • Rischi di contaminazione del suolo e delle acque se non gestiti correttamente.

Vista verso sud dalla Strada vicinale

Domande ancora aperte:

  • Per quanto tempo resterà operativo questo deposito? Si parla di "anni", ma non esistono al momento dati ufficiali.
  • Chi garantirà il ripristino e la riqualificazione ambientale dell’area al termine del deposito?
  • Quale sarà il destino delle opere previste dal progetto MIME? Verranno preservate, rinviate o cancellate?
  • Che ruolo giocano i Comuni e la Provincia in termini di vigilanza, trasparenza e informazione ai cittadini?

Sullo sfondo San Carlo, Seregno / Desio

Chiediamo con forza che:

  • Vengano garantite tutte le misure di mitigazione ambientale, monitorate da enti indipendenti;
  • Sia fornita una comunicazione trasparente e puntuale ai cittadini delle aree coinvolte;
  • Al termine dell’utilizzo, l’intera area venga riqualificata a spese di chi l’ha compromessa, con reinserimento nel Parco GruBrìa e completamento della ciclovia MIME;
  • Si apra un tavolo di confronto con la cittadinanza, coinvolgendo anche comitati, associazioni ambientali e amministrazioni locali.

 

Approfondimento - I rischi ambientali dei depositi temporanei di terre da scavo

Sullo sfondo la zona residenziale di Cassina Savina

Sebbene definiti "temporanei", i depositi di terre e inerti da scavo possono permanere a lungo sul territorio, con effetti potenzialmente dannosi per i suoli sottostanti. È il caso della Pedemontana, dove si prevede lo stoccaggio per diversi anni di grandi volumi di materiale derivante dagli scavi di gallerie artificiali e tratti interrati, con la fine lavori stimata tra il 2027 e il 2028.

I principali impatti ambientali che possono derivare da questi depositi includono:
  • Compattazione del suolo fertile: il peso delle terre accumulate comprime gli strati superficiali, riducendo la porosità e ostacolando la crescita vegetale;Alterazione del drenaggio naturale: i cumuli possono causare ristagni idrici, erosione e deviazioni del flusso superficiale delle acque;
  • Perdita di attività biologica: la copertura prolungata impedisce lo scambio gassoso, causando la morte della microfauna e il degrado dell’humus;
  • Rischi di contaminazione: se le terre contengono residui di cantiere, cemento o sostanze inquinanti, vi è il rischio di alterazione chimica dei suoli;
  • Compromissione agricola e paesaggistica: una volta rimossi i cumuli, il ripristino della fertilità originaria del terreno può richiedere anni, con costi elevati per la rigenerazione ecologica.
Proprio per queste ragioni, la scelta dei siti di deposito e le modalità di gestione dovrebbero essere oggetto di attenzione pubblica, monitoraggio ambientale e progettazione di misure di mitigazione fin dalla fase di cantiere.

 

Leggi anche:

  1. Pedemontana a Seregno – Parte 1: il nodo della tangenziale Meda-Seregno (23/07/2025)
  2. Pedemontana a Seregno – Parte 2: Gallerie, svincoli e cambiamenti a sud della città
  3. Pedemontana a Seregno – Parte 3: “Tre maxi depositi nel cuore del Parco”. La denuncia di Arturo Lanzani scuote l’assemblea
  4. Pedemontana e la tangenziale Meda-Seregno. Basta numeri a caso: diciamo le cose come stanno
  5. Pedemontana a Seregno – Parte 4: Sicurezza, rumore e terre di scavo. Tutto ciò che non è stato detto 

 

Un nuovo ospedale a Seregno? Una scelta politica, non sanitaria


Il Consiglio regionale lombardo ha approvato una mozione che invita la Giunta a “definire un progetto di rilancio dell’ospedale di Seregno”. L’indirizzo è chiaro: costruire un nuovo polo riabilitativo moderno nella zona di San Salvatore, su un’area attualmente verde e a destinazione agricola.

L’operazione, presentata come urgente e necessaria, è stata salutata da alcuni come un passo avanti. Ma è davvero così?

A quanto pare no, almeno stando alle parole di chi quell’ospedale lo conosce bene. Un lavoratore della struttura di via Verdi ci ha contattato per esprimere un punto di vista che raramente trova spazio nel dibattito pubblico:

    “La necessità di un nuovo presidio non è mai partita dagli operatori sanitari. Gli spazi interni dell’attuale struttura sono belli, funzionali e perfettamente adatti all’attività riabilitativa. Il problema è politico, non sanitario.”

Un’affermazione che fa riflettere, soprattutto se si considera un altro elemento che continua a rimanere nell’ombra: cosa si intende fare dell’attuale sede ospedaliera, situata nel cuore di Seregno, in una zona dalla forte appetibilità immobiliare.

Perché questo aspetto, centrale nella valutazione dell’intera operazione, non viene chiarito? Perché, come spesso accade, quando si lancia un grande progetto non ci viene detto tutto?

E poi c’è il terreno. L’area di San Salvatore è un polmone verde, una zona agricola ancora integra in un territorio ormai martoriato da decenni di consumo di suolo. È lì che si vorrebbe costruire un nuovo ospedale, sacrificando spazi naturali che andrebbero invece valorizzati e protetti – perché sono questi gli ambienti che davvero favoriscono la salute, non solo fisica, ma anche ambientale e collettiva.

A questo si aggiunge un altro dato, tutt’altro che secondario: ristrutturare la struttura esistente costerebbe circa la metà rispetto alla costruzione di un nuovo ospedale. In un momento in cui le risorse pubbliche sono limitate, è davvero saggio scegliere la strada più onerosa, che per di più prevede il sacrificio di un’area agricola preziosa?

Un ospedale moderno non può essere solo un contenitore tecnologico calato dall’alto. Deve inserirsi in una rete territoriale pensata per il benessere complessivo della popolazione, non per valorizzare economicamente le aree centrali a scapito di quelle agricole.

Il blog Brianza Centrale è nato proprio per dare voce a chi questi temi li vive e li difende ogni giorno. E continueremo a farlo.
Perché la salute non si costruisce sul cemento. Si difende con scelte giuste, trasparenti e, soprattutto, lungimiranti.


Aggiornamento 05/08/2025

72 MILIONI DI EURO PER IL FUTURO DELL’OSPEDALE DI SEREGNO
di Alberto Rossi, Sindaco di Seregno (tratto da Facebook)

Una bella, bellissima notizia.
L’assessore regionale Bertolaso ha annunciato che la Giunta regionale ha approvato una delibera sugli investimenti pluriennali 2025–2031 per le strutture sanitarie lombarde.
Tra questi, è stato inserito un finanziamento da 72 milioni di euro per l’ospedale di Seregno, nella voce “sostituzioni edilizie e nuovi presidi”.
Con Asst Brianza da quasi due anni come amministrazione abbiamo condiviso ragionamenti e approfondimenti sul futuro del presidio di riabilitazione pubblica seregnese, che si sono dimostrati preziosi e utili una volta sopraggiunta l’emergenza che ha portato alla chiusura della degenza.
Ci sarà tempo e modo per approfondire tutto e per aggiornare su tutti i passaggi futuri. Oggi voglio però soprattutto ringraziare pubblicamente tutti i consiglieri comunali di Seregno, e tutti i consiglieri provinciali e regionali, di tutte quante le forze politiche, per il lavoro corale costruito in questi mesi. Abbiamo portato da subito questa istanza su tutti i tavoli, e abbiamo subito trovato terreno fertile in ogni luogo: all’ordine del giorno approvato all’unanimità dal consiglio comunale seregnese a inizio maggio sono seguiti due ordini del giorno analoghi del consiglio provinciale a fine maggio e del consiglio regionale a fine luglio, sempre approvati all’unanimità.
Sono certo che questa visione comune d’intenti, che sappiamo bene essere tutt’altro che scontata, e il coinvolgimento del territorio abbiano contribuito in maniera determinante alla notizia di oggi. Ciascuno, per la propria parte e nel proprio ruolo, ha contribuito a costruire un percorso condiviso e concreto: una bella dimostrazione di come la politica che lavora per gli interessi del territorio possa ottenere risultati importanti e preziosi.

 

Nostro commento 
Accogliamo con cautela il plauso del sindaco.
Un nuovo ospedale può essere importante, ma perché costruirlo su una zona verde in una città già tra le più cementificate della Brianza? E perché investire 72 milioni quando la ristrutturazione dell’attuale struttura sarebbe costata meno della metà?

E soprattutto: che destino avrà il vecchio ospedale? Temiamo la solita operazione immobiliare, mentre mancano medici, infermieri e le liste d’attesa restano infinite.

Avanziamo infine una proposta: cedere il vecchio presidio sanitario al Comune per riunire lì gli uffici oggi sparsi, trasformare l’attuale sede di piazza Martiri della Libertà in un museo dedicato a Luca Crippa e a spazi espositivi temporanei, liberare gli altri immobili in centro per edilizia sociale. Sarebbe un investimento concreto per la città, non solo nuovo cemento.
 

lunedì 28 luglio 2025

Caro Sindaco di Monza, siamo il Bosco: possiamo parlarne?

Il Consiglio comunale di Monza, nella seduta del 24 luglio 2025, ha approvato una variante al Piano di Governo del Territorio (PGT) che prevede l’eliminazione di circa 25.000 mq di bosco urbano situato tra via Grigna e il Polo Istituzionale, malgrado la mobilitazione di cittadini, associazioni e oltre 29.000 firme contrarie al progetto.

Tra gli alberi destinati al taglio ci sono querce, pioppi, robinie e molte altre specie che, negli anni, hanno rigenerato un’area precedentemente degradata, creando un ecosistema spontaneo di grande valore ambientale.

In risposta a questa decisione, e al silenzio calato sul bosco nei documenti ufficiali, è proprio il Bosco di via Grigna a prendere parola. Una lettera simbolica, scritta con il tono di chi non può parlare… ma ha molto da dire.


Lettera aperta al Sindaco Pilotto e al Consiglio Comunale di Monza


Dal Bosco di via Grigna – 28 luglio 2025


Caro Sindaco Pilotto,
Gentili Consiglieri e Consigliere,

ci presentiamo: siamo il Bosco. Sì, proprio noi. I 25.000 metri quadrati di vita vegetale che respirano silenziosamente tra via Grigna e il Polo Istituzionale.
Forse non ci avete notati nei documenti, visto che nella Variante al PGT siamo… scomparsi. Ma esistiamo.
Eccome se esistiamo.

Siamo querce, robinie, aceri, pioppi. Siamo radici che frenano le alluvioni, tronchi che assorbono CO₂, rami dove tornano a nidificare gli uccelli. Siamo insetti impollinatori, funghi, erbe spontanee, tane di ricci. Siamo tutto ciò che i vostri rendering non riescono a prevedere.

Non siamo nati con un progetto. Non abbiamo vinto bandi. Non abbiamo richiesto incentivi.
Siamo cresciuti da soli, nel silenzio.
Là dove c’era abbandono, degrado, terreno sterile… noi abbiamo fatto spazio alla vita.

E adesso, ci dite che non siamo “di pregio”, che “è solo robinia”, che “si può tagliare, tanto poi si compensa”.
Come se la vita fosse sostituibile con la stessa facilità di un parcheggio.
Come se 29.000 firme contrarie non avessero radici nel cuore.

Dite che costruire è necessario. Ma necessario per chi? Per noi, non lo è. Per la città che volete davvero rappresentare, lo è?
In un’epoca in cui ogni metro verde dovrebbe essere protetto come un polmone d’oro, voi lo condannate al silenzio dell’asfalto.

Noi alberi non votiamo, è vero. Non firmiamo petizioni. Non abbiamo portavoce.
Ma abbiamo testimoni: sono i cittadini che camminano sotto la nostra ombra, i bambini che ci usano come rifugio, le api che raccolgono il nostro nettare.

Siamo qui. Ancora per poco, forse.
Ma vi chiediamo: fermatevi. Venite tra noi. Non con le ruspe, ma con l’ascolto.
Guardateci non come un intralcio, ma come un alleato nella battaglia più urgente di tutte: quella contro la crisi climatica e l’impoverimento della biodiversità.

Se ci taglierete, qualcosa più di noi scomparirà.
Scomparirà la possibilità, per Monza, di essere una città lungimirante. Una città che cura, anziché cancellare.

Con fogliosa gratitudine,
Il Bosco di via Grigna
(che non ha bisogno di un permesso per fare del bene)
🌳🌾🐝

Cronaca di un bosco cancellato: Monza taglia 25.000 mq di natura

Il bosco che verrà tagliato. Foto di Andrea Accattato

COMUNICATO STAMPA

Approvata giovedì 24 luglio dalla maggioranza di centrosinistra in Consiglio comunale a Monza la variante al PGT che prevede il taglio di un bosco di circa 25.000 mq, nonostante oltre 29.000 firme contrarie all’abbattimento. La raccolta continua.

Come previsto dalla legge - a suo tempo ignorata dall’Amministrazione Pilotto - è stata invece accolta la richiesta del Coordinamento di compensare da 2 a 5 volte l’area del bosco a rischio di taglio.

Continueremo a combattere contro questo e altri scempi ambientali di questa amministrazione, come abbiamo fatto anche con le precedenti.

Non è che l’inizio.

Con l’approvazione della variante al PGT nella serata del 24 luglio, la maggioranza di centrosinistra ha dunque dato il via libera all’eliminazione di un bosco di 25.000 mq.

Si sono registrate 4 astensioni e 3 voti contrari, tra cui quello della Lista Civica di Paolo Piffer, libera da condizionamenti di partito e di coalizione, e dalle decisioni del Sindaco, che stringe accordi prima che le decisioni urbanistiche (PGT) passino in Consiglio comunale - organo competente per legge (D.lgs. 267/2000, art. 42). Un possibile “eccesso di potere” da parte del Sindaco? A nostro parere, alla luce della legge 241/90 (art. 21-octies), tale “esercizio” si potrebbe addirittura considerare illegittimo.

Contornato in rosso il bosco che verrà tagliato

Dopo averlo a lungo negato, l’assessore all’Urbanistica Marco Lamperti ha dovuto ammettere che quello del Polo Istituzionale è un bosco, come confermato da esperti forestali. E che, nel caso in cui si decidesse di tagliarlo (come purtroppo stabilito), sarà necessario prevedere compensazioni da 2 a 5 volte l’area, come determinato dalla Regione e come previsto dalle normative vigenti.

Ma non era lui che dichiarava alla stampa che si trattava di un’area edificabile da sempre, composta solo da robinie “dannose per l’ambiente”?

Una volta quantificate le compensazioni, ampia è la discrezionalità su dove collocarle. Il Coordinamento ha chiesto fin da subito che, nel caso si procedesse con il taglio, le compensazioni venissero realizzate nelle adiacenze della stessa zona di Monza. Vedremo.

Nel frattempo, il bosco - pur grande, necessario, sano e soprattutto bene comune dei cittadini monzesi - non ha meritato, da parte della maggioranza in Consiglio comunale, alcuna riflessione o decisione a suo favore. Anzi, è stato condannato all’annientamento.

Un fatto lo dimostra chiaramente:
Negli elaborati tecnici per la Valutazione Ambientale Strategica (VAS), che hanno preceduto l’adozione della variante, così come in quelli della variante ora approvata, non si fa alcuna menzione della presenza del bosco! Si è preferito, in pratica, farlo sparire…

Inutile ricordare, infine, che la Consulta del quartiere Cazzaniga aveva chiesto all’Amministrazione, già nel marzo scorso, di organizzare un’assemblea pubblica di chiarimento. Il 24 luglio, in Consiglio, si è appreso che tale incontro si terrà solo a settembre - a variante ormai approvata. Una vera beffa.

Questa variante è un chiaro esempio di come l’attuale Amministrazione affronti i temi ambientali: con la distruzione dell’ambiente naturale, con l’indifferenza verso la tutela del verde e l’adattamento alla crisi climatica già in atto, e con il disprezzo per la partecipazione democratica dei cittadini.

IL COORDINAMENTO DI ASSOCIAZIONI E COMITATI DI MONZA

domenica 27 luglio 2025

Pedemontana e opinione pubblica: come è stato costruito il sondaggio sulla A36


Nei giorni scorsi è stato diffuso un comunicato stampa da parte di Autostrada Pedemontana Lombarda dal titolo:

    “Autostrada Pedemontana Lombarda: 2 cittadini lombardi su 3 esprimono un’opinione positiva sull’opera”.

Un’affermazione forte, ripresa anche da alcuni organi di stampa e social, che ha attirato l’attenzione di qualche nostro lettore. Tra questi, Paolo, che ha lasciato un commento con una domanda semplice e legittima:

    “Mi interesserebbe sapere la modalità di selezione del campione degli intervistati… ma non trovo nulla in merito.”

Siamo andati alla ricerca della fonte di questo dato e abbiamo rintracciato un documento ufficiale, realizzato dall’istituto Analytics Arts, intitolato “Autostrada Pedemontana Lombarda tra territorio e utenti”, che contiene una parte quantitativa riferita proprio alla percezione dell’infrastruttura. In questo post cerchiamo di ricostruire che tipo di indagine è stata svolta, quali sono i suoi limiti e come va interpretata l’affermazione diffusa nel comunicato.

La ricerca si articola in tre fasi principali:

  1. Analisi desk: raccolta e confronto di dati socioeconomici ufficiali (bilanci aziendali, reddito medio, demografia, mappa dei servizi) nei comuni attraversati dall’autostrada e in comuni “di controllo”.
  2. Sentiment analysis: studio delle recensioni online relative all’autostrada, pubblicate tra il 2018 e il 2023 su Google, TrustPilot e altri canali.
  3. Indagine qualitativa e quantitativa: 24 interviste in profondità con cittadini e imprenditori nelle aree attraversate o interessate dalle nuove tratte; 2.000 interviste telefoniche (metodologia CATI) rivolte a un campione definito “rappresentativo”, selezionato tra chi ha utilizzato l’autostrada almeno una volta negli ultimi 12 mesi.

Proprio nella parte relativa all’indagine quantitativa, si legge chiaramente che:

    “In riferimento alla Gen Z sono stati intervistati solo i maggiorenni con patente e che avessero percorso l’A36 almeno una volta negli ultimi 12 mesi (domanda di screening)”.

In altre parole, il campione considerato nella rilevazione telefonica è composto solo da persone che abbiano utilizzato l’autostrada almeno una volta nell’ultimo anno. Questo criterio è stato utilizzato per tutte le fasce d’età.

Questo elemento è decisivo per comprendere i risultati. Significa che:

  • La popolazione indagata non coincide con la popolazione lombarda nel suo insieme.
  • Sono esclusi dall’indagine coloro che non hanno mai utilizzato l’infrastruttura, anche se residenti nei territori coinvolti.
  • L’esito dell’indagine riguarda le opinioni di chi ha già avuto esperienza diretta della Pedemontana, e non rappresenta l’orientamento generale della cittadinanza lombarda.

Il comunicato stampa diffonde un risultato sintetico: “2 cittadini lombardi su 3 sono favorevoli alla Pedemontana”. Ma sulla base dell’indagine consultata, la formulazione corretta sarebbe:

    “Due utilizzatori recenti su tre, residenti nelle aree interessate dall’autostrada A36, esprimono un’opinione positiva sull’opera.”

Questo è un dato comunque utile, perché indica che tra chi conosce e utilizza la Pedemontana, il livello di soddisfazione è mediamente positivo. Tuttavia, va notato che circa un terzo degli intervistati ha espresso un giudizio negativo o critico, e questo rappresenta una percentuale significativa – soprattutto considerando che il campione comprende solo persone che hanno effettivamente utilizzato l’autostrada.
Non si tratta quindi di un consenso unanime, e ancora meno generalizzabile alla popolazione lombarda nel suo complesso, poiché chi non la utilizza – per motivi economici, logistici, di scelta o di insoddisfazione – non è stato incluso nel campione.

Va anche considerato il contesto. La ricerca ha lo scopo di:

  • monitorare l’impatto locale dell’infrastruttura (economico, sociale, imprenditoriale);
  • raccogliere feedback utili a migliorare l’esperienza dell’utente attuale (traffico, pedaggi, servizi);
  • costruire un quadro aggiornato della percezione tra i fruitori dell’opera.

Quindi, più che a misurare l’opinione pubblica nel senso ampio del termine, l’indagine appare focalizzata sull’ascolto degli utenti effettivi e sul miglioramento del servizio. Una finalità del tutto legittima, ma che non giustifica l’estensione del risultato alla totalità della popolazione lombarda.

 

Una ricerca senza dati, ma con molte interpretazioni: il punto di vista del Consorzio Aaster


Insieme all’indagine quantitativa di Analytics Arts, nella stessa occasione pubblica è stato presentato anche uno studio del Consorzio Aaster, intitolato “La Pedemontana Lombarda nella trasformazione della Brianza”.

Si tratta di una ricerca qualitativa, basata su:
  • 34 interviste in profondità condotte tra febbraio e maggio 2025;
  • interlocutori scelti tra amministratori locali, rappresentanti istituzionali e attori economici del territorio;
  • un’analisi interpretativa dei cambiamenti in atto nella Brianza, descritta come una “piattaforma metropolitana” in via di ridefinizione.
A differenza dell’altra ricerca, non ci sono dati statistici né sondaggi di opinione. L’analisi riflette il punto di vista delle élite locali sul potenziale strategico della Pedemontana come asse di connessione tra le “città-snodo” brianzole.
L’autostrada viene interpretata non solo come infrastruttura di mobilità, ma anche come strumento di coesione territoriale e sviluppo urbano.

Tuttavia, è importante sottolineare che la ricerca non include il punto di vista diretto dei cittadini, né offre misurazioni della soddisfazione o del consenso popolare.
Per questo motivo, pur essendo utile come lettura politica e urbanistica, non può essere utilizzata per affermare che l’opera sia ampiamente condivisa o accettata dalla popolazione.
 

Pedemontana a Seregno – Parte 4: Sicurezza, rumore e terre di scavo. Tutto ciò che non è stato detto


Martedì 22 luglio 2025, presso la Biblioteca civica di Seregno, si è tenuta un’assemblea pubblica indetta dall’Amministrazione comunale alla presenza dei vertici di Pedemontana. Un’occasione utile – almeno in teoria – per fare il punto sull’avanzamento dei cantieri e informare la cittadinanza.

Ma su molti aspetti concreti, e particolarmente impattanti per chi vive nei pressi delle aree di lavoro, il silenzio è stato assordante: nessuna risposta chiara su logistica, movimentazione dei mezzi, viabilità di cantiere, polveri, rumori o tempistiche dettagliate. A sottolineare questa lacuna è stato lo stesso Sindaco di Seregno, Alberto Rossi, che più volte ha richiesto al direttore di Pedemontana, ing. Sabatino Fusco, di garantire comunicazioni tempestive e trasparenti, affinché il Comune possa informare adeguatamente i cittadini.

Eppure, le prescrizioni del CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) sono chiare: il coinvolgimento informato della popolazione non è una concessione, ma un obbligo.

Nel Supplemento ordinario n. 34 alla Gazzetta Ufficiale n. 40 del 18/02/2010, sono elencate precise prescrizioni tecniche e ambientali per la realizzazione dell'autostrada Pedemontana. Qui vogliamo ricordarle, sia a Pedemontana che all’Amministrazione pubblica:

Prescrizione n. 135
“Dovrà essere data adeguata informazione alla popolazione interessata circa lo svolgimento, collocazione temporale e durata prevista delle attività di cantiere […]”

Il cantiere per la realizzazione della tangenziale al Ceredo - Seregno

All’assemblea, invece, nessun piano temporale di dettaglio è stato presentato, né un quadro organizzativo delle fasi più impattanti.
Ricordiamo, ad esempio, che i lavori per la tangenziale Meda–Seregno sono già iniziati.

Prescrizione n. 159
Contenimento dell’inquinamento atmosferico durante la cantierizzazione, mediante bagnatura delle piste, lavaggio ruote, copertura dei materiali polverosi, limitazione della velocità, tracciabilità delle terre.

Di queste misure, nulla è stato illustrato al pubblico. Nessuna rassicurazione sull’esistenza o sull’effettivo avvio di sistemi di lavaruote, piste stabilizzate o procedure per la gestione delle polveri e dei mezzi in transito.

Prescrizione n. 162
Piano di Azione per la gestione delle emergenze in caso di incidenti, rischio industriale, esondazioni o cantieri in aree urbane sensibili.
Sia il quartiere Ceredo che la zona dello Stadio rientrano tra le aree urbane sensibili.
Anche su questo tema, nessuna menzione è stata fatta durante l’incontro. Eppure il tracciato tocca zone densamente abitate, dove la prevenzione dovrebbe essere al centro della pianificazione.

Immagine tratta dalla relazione presentata dall'ing. Monguzzi, scaricabile qui

Un aspetto particolarmente delicato è quello del deposito delle terre di scavo, che – come confermato nella stessa assemblea – avverrà in un’area situata a cavallo tra i Comuni di Cesano Maderno e Desio, al confine con Seregno. Un tema che approfondiremo in un prossimo aggiornamento.

Cosa chiedono i cittadini (e cosa prevede il CIPE)

Il CIPE raccomanda che in fase di cantierizzazione siano predisposti:

  • Piani di circolazione dei mezzi, con indicazione di percorsi, orari, volumi di traffico (Raccomandazione n. 17);
  • Piani temporali delle opere che tengano conto anche della stagionalità ambientale, per tutelare la fauna e le condizioni climatiche (Raccomandazione n. 3);
  • Informazione continua e anticipata verso la popolazione, soprattutto nei casi di attività rumorose, movimentazione terre e fasi ad alta impattività (Prescrizione n. 135).

Serve un cambio di passo immediato: non solo per rispetto delle prescrizioni CIPE, ma per un principio elementare di democrazia ambientale e tutela della salute pubblica.

Parafrasando il Sindaco Rossi: “prima di avviare i cantieri, bisogna sapere – e far sapere – che cosa si sta facendo.”

📌 Scheda tecnica – Prescrizioni e Raccomandazioni CIPE

Supplemento ordinario n. 34 alla GAZZETTA UFFICIALE Serie generale - n. 40 del 18/02/2010

Prescrizioni rilevanti:
  • 91) Coordinamento cantieri metrotranvia/autostrada (comune di Desio): elaborato con cronoprogrammi integrati e collaborazione obbligatoria con la Provincia di Milano.
  • 135) Monitoraggio acustico in corso d’opera e informazione dettagliata alla popolazione sulle attività rumorose.
  • 159) Contenimento inquinamento atmosferico in cantiere: polveri, lavaruote, materiali tracciabili, stabilizzazione piste, uso mezzi coperti, impianti chiusi, tecnologie a basse emissioni.
  • 162) Piano di emergenza per incidenti, esondazioni, rischio industriale: comunicazione ai lavoratori, indicazioni operative, protezioni contro cadute, scavi, linee elettriche, traffico.
  • 166 c) Nomina obbligatoria del Dirigente Tecnico della Sicurezza, sempre presente in cantiere.
  • 219) Pulizia delle strade urbane infangate dai mezzi: impianto lavaruote raccomandato.
Raccomandazioni:
  • 3) Evitare fasi di cantiere durante il periodo riproduttivo della fauna.
  • 17) Piano di circolazione mezzi d’opera con valore contrattuale, contenente: percorsi impegnati, tipo di mezzi, volumi di traffico e velocità, calendario e orari, percorsi alternativi, misure di salvaguardia degli edifici sensibili in aree urbanizzate.

 

Leggi anche:

  1. Pedemontana a Seregno – Parte 1: il nodo della tangenziale Meda-Seregno (23/07/2025)
  2. Pedemontana a Seregno – Parte 2: Gallerie, svincoli e cambiamenti a sud della città
  3. Pedemontana a Seregno – Parte 3: “Tre maxi depositi nel cuore del Parco”. La denuncia di Arturo Lanzani scuote l’assemblea
  4. Pedemontana e la tangenziale Meda-Seregno. Basta numeri a caso: diciamo le cose come stanno 

 

sabato 26 luglio 2025

Pedemontana e la tangenziale Meda-Seregno. Basta numeri a caso: diciamo le cose come stanno

Immagini tratte dalla relazione presentata dall'ing. Monguzzi, scaricabile qui

Durante l'assemblea pubblica del 22/07/2025 a Seregno sui lavori della Pedemontana Lombarda, l’ing. Monguzzi ha illustrato il progetto della Tangenziale di Meda, con particolare riferimento al tratto terminale che attraversa il Parco del Meredo, parte del Parco GruBrìa. Ma dietro la facciata tecnica della presentazione emerge un uso strumentale e fuorviante dei dati, volto a minimizzare un impatto tutt’altro che trascurabile.


L’area interessata dal tracciato è di 10.800 mq, ma viene presentata come solo lo 0,25% della superficie del Parco GruBrìa a Seregno (4.253.900 mq), e addirittura come 4 milionesimi dell’intera superficie del Parco GruBrìa (20 milioni di mq), che si estende su dieci comuni.
Qual è il problema? Il tratto in questione attraversa solo una piccola parte di quel parco. In realtà, il Parco del Meredo misura circa 70 ettari (700.000 mq), e il vero raffronto andrebbe quindi fatto su questo dato locale: 10.800 mq rappresentano l’1,5% del Meredo, un valore tutt’altro che irrilevante.


La presentazione riporta 12.000 mq di opere di mitigazione ambientale. Ma guardando il dettaglio della mappa, scopriamo che 9.667 mq sono realizzati nel Comune di Meda, fuori dai confini del Parco del Meredo. Quindi, nel parco effettivamente impattato, le mitigazioni coprono poco più di 2.300 mq. Anche qui, la narrazione è costruita per apparire virtuosa, ma nasconde la sproporzione tra danno e compensazione reale.


Particolarmente controversa è poi l’affermazione secondo cui la tangenziale, essendo in rilevato, costituirebbe essa stessa una mitigazione paesaggistica, poiché “copre” alcuni capannoni al confine con Meda. Un'affermazione che ci ha lasciati allibiti: un modo di concepire il paesaggio come un fondale da correggere, e non come un patrimonio da tutelare. Come se l’unico valore del paesaggio naturale fosse quello estetico, e non anche ambientale, ecologico e sociale.

Siamo di fronte a un caso emblematico di come i dati vengano selezionati, proporzionati e raccontati in modo da tranquillizzare, più che informare.
Ben vengano le compensazioni ambientali, ma non possiamo accettare narrazioni distorte. I cittadini meritano verità, trasparenza e soprattutto rispetto. E questo vale ancora di più quando un’opera impattante e contestata viene presentata come un miglioramento, mentre di fatto scarica i problemi di un Comune su un altro.