di Dario Balotta, Europa Verde
L’entrata in servizio del nuovo treno “Caravaggio” da lunedì 3 febbraio 2020 sulla linea S11 Rho-Milano-Monza-Como non è la soluzione dei gravi problemi gestionali di Trenord, come invece appare dall’ottimismo sparso a piene mani dall’azienda. Una rondine non fa primavera.
Non basta un nuovo treno per far ripartire Trenord e avere un servizio ferroviario decente: servirà attendere l’arrivo di alcune decine di treni e verificarne la piena affidabilità. Ciò è vero soprattutto alla luce del fatto che i treni precedenti - i TAF e i TSR costruiti da Ansaldo Breda (ora Hitachi) - sono stati consegnati con enormi ritardi rispetto ai programmi e hanno presentato diversi problemi tecnici all’inizio della loro attività, nonostante gli alti prezzi di vendita.
Per lasciarsi davvero alle spalle i problemi legati a ritardi, soppressioni di treni, aria condizionata o riscaldamento guasti, porte rotte, sistemi di vendita dei biglietti inadeguati e iniqui quando non funzionanti, ciò che occorre davvero è un cambio di passo nella gestione di Trenord: una nuova gestione che la proroga del contratto di servizio (con affidamento diretto) per altri 10 anni non assicurerà.
Per quanto riguarda la consegna dei 100 treni Caravaggio ordinati a Hitachi, è lo stesso fornitore ad aver affermato di avere una capacità produttiva fino a 2 treni al mese per la commessa di Ferrovie Nord: è pertanto realistico pensare che le consegne di tutti convogli possano avvenire in 6 anni e 2 mesi, cioè, se tutto va bene, entro febbraio del 2026.
lunedì 3 febbraio 2020
Linea S11 Trenord: una rondine non fa primavera
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