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Antonello Dell’Orto accanto all’aiuola in fiore nel cortile della scuola primaria Aldo Moro a Seregno, questa primavera. |
Un pomeriggio bollente, quasi irrespirabile, nel cuore del Parco Wojtyla di Seregno. Ci sediamo all’ombra di un albero con Antonello Dell’Orto, storico attivista di Legambiente Seregno, per scambiare quattro chiacchiere sul cambiamento climatico. In via Wagner, a due passi da qui, il termometro al suolo ha toccato i 50 gradi. Non è fantascienza, è la nostra realtà.
D: Antonello, ormai tutti parlano di cambiamento climatico… ma riguarda davvero anche una città come Seregno?
R: Eccome se ci riguarda. Non è più una questione lontana, roba da ghiacciai o deserti. È qui, ora. Le estati sono sempre più estreme, con giornate che sembrano forni e notti in cui non si riesce a dormire dal caldo. A questo aggiungi temporali violenti, lunghi periodi senza una goccia d'acqua… il clima sta cambiando davanti ai nostri occhi.
D: Ma a livello locale, cosa stiamo già vedendo di concreto?
R: Intanto, il verde urbano fa una fatica enorme. Parchi e giardini arrancano con queste temperature e la mancanza di pioggia. Le grandinate spaccano tetti, danneggiano le auto, rovinano i raccolti. E poi c’è l’aria: quando c’è alta pressione e tanto calore, peggiora. Questo ha un impatto sulla salute e anche sull’umore della gente. Ti senti più fragile, più in balìa degli eventi.
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Giardino delle farfalle. Piazza Donatori di Sangue, Seregno |
D: Quindi qualcosa possiamo farlo, anche nel nostro piccolo?
R: Assolutamente sì, e dobbiamo farlo. Piantare alberi è una delle cose più efficaci, ma serve anche cambiare mentalità. Evitare potature inutili, lasciare crescere le chiome, smettere di tagliare l’erba ogni due settimane come fosse un’erbaccia. L’erba protegge il suolo, mantiene l’umidità, ospita biodiversità. Tagliarla troppo spesso, specie dove abbiamo appena piantato alberi, può addirittura farli seccare.
E poi ci sono progetti concreti che già esistono: Legambiente Seregno, ad esempio, in pieno centro, in piazza Donatori di Sangue, ha realizzato e sta curando il Giardino delle farfalle. È una piccola oasi con fiori ed essenze scelte apposta per avere fioriture tutto l’anno. Anche se pochi lo sanno, quel giardino contribuisce a mantenere la biodiversità e a mitigare il clima in centro. E questa è una cosa importantissima, se pensiamo che tra il centro e il Parco del Meredo ci possono essere, in questo periodo, anche 7 gradi di differenza. Eppure c’è ancora chi pensa di costruire su terreni vergini… quando invece servirebbe più verde, non più cemento.
D: E chi ha solo un balcone o un giardino? Vale lo stesso discorso?
R: Certo! Ogni spazio verde conta. Anche un vaso può fare la differenza. Piantiamo fiori per api e farfalle, lasciamo crescere qualche cespuglio spontaneo, mettiamo una siepe. Ogni angolo può diventare un piccolo rifugio per la natura. È una rete fatta di tanti piccoli gesti, e ognuno può contribuire.
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Esempio taglio a sfalcio ridotto. Fonte immagine: Comune di Milano |
D: Una provocazione per chi storce il naso davanti all’erba alta?
R: Chi ha paura dell’erba? (ride) Davvero, perché ci dà tanto fastidio un prato verde e fiorito? Siamo diventati allergici al naturale, lo trattiamo come fosse disordine. Ma il selvatico è bellezza, è vita, è resistenza. Un prato lasciato libero non è incuria: è conoscenza, è rispetto. Magari dobbiamo solo imparare a guardarlo con occhi nuovi.
D: Da dove si comincia, allora?
R: Si comincia col guardarsi intorno. Osservare il proprio quartiere, il proprio giardino, i parchi della città. Capire che il cambiamento climatico non è solo una questione globale, ma anche molto locale. E le soluzioni, guarda caso, iniziano proprio qui. A Seregno.
D: C’è qualche esempio positivo a Seregno o nei dintorni da cui prendere spunto?
R: Certo! Ci sono scuole che hanno piantato alberi nel cortile, condomìni che stanno lasciando crescere le siepi, cittadini che hanno trasformato terrazzi in piccoli boschetti urbani. Non servono grandi risorse, serve voglia. E un po’ di fiducia nel fatto che ogni gesto ha un impatto.
D: E il Comune? Sta facendo la sua parte?
R: Ci sono segnali positivi, ma c’è ancora tanta strada da fare. Spesso mancano coraggio e visione. La transizione ecologica non può basarsi solo sulle buone intenzioni: servono piani concreti, investimenti, ma anche l’ascolto di chi vive la città ogni giorno. Noi di Legambiente ci siamo, e vogliamo continuare a dare il nostro contributo.