martedì 3 marzo 2020

Pedemontana. Il mercato non crede nell'opera. I pochi km di rete fin qui costruiti potrebbero essere trasferiti all'Anas e usati per il traffico locale e pendolare

di Dario Balotta, presidente ONLIT (Osservatorio Nazionale Liberalizzazioni Infrastrutture e Trasporti) 
Perché Serravalle ha deciso di aumentare il proprio capitale sociale di 350 milioni di euro per "completare la Pedemontana fino a Vimercate” - un’opera il cui costo è di un miliardo e mezzo? Perché solo 350 milioni quando il Piano economico-finanziario approvato dal ministero delle Infrastrutture prevede che l'aumento debba essere di almeno 500 milioni? Questa ricapitalizzazione parziale evidenzia ancora un una volta come il mercato finanziario non intenda rischiare un euro e non creda nel completamento di quest’opera inutile, che arriverebbe con 30 anni di riardo e con un impatto ambientale enorme vista l’area altamente urbanizzata in cui verrebbe realizzata.

Si tratta dell’ennesima manovra disperata per cercare di recuperare un po' di finanziamento pubblico (150 milioni dalla regione Lombardia e 200 da Serravalle (controllata sempre da regione Lombardia all’82%) e cercare di salvare la defiscalizzazione che scade tra pochi mesi. Da un lato, Serravalle avrà meno risorse per mettere in sicurezza ponti e gallerie delle tangenziali e della Milano-Genova, dall'altro la Regione destinerà altri soldi a un’opera datata e di dubbia utilità invece di dare la priorità alla sanità messa in crisi dal Coronavirus.

E cosa ne pensano il Comune di Milano e la Provincia di Pavia, che da anni attendono  di venire rimborsati del valore delle quote della Serravalle che hanno restituito alla Regione - e che sarebbero preziose oggi per le attività locali (100 milioni che Milano vuole dedicare alle periferie e 20 che per Pavia sono ancora più preziosi viste le difficoltà di bilancio)?

Non sarebbe meglio che gli spezzoni della Pedemontana finora realizzati (22 chilometri su un totale di 67) venissero trasferiti all’Anas, come previsto anche per le altre concessionarie dal decreto mille proroghe? Una concessionaria che ha un terzo di veicoli che circolano sulla sua rete rispetto alle previsioni, e che non riesce neppure a 5 anni dall'inaugurazione della prima tratta a far funzionare il telepass per i pochi clienti che la percorrono - come dimostrato dalla troupe di Striscia la notizia - dovrebbe pensare seriamente alla restituzione della concessione: almeno i pochi km di rete costruiti fin qui potrebbero essere usati per il traffico locale e pendolare.

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