lunedì 31 maggio 2010

Una domenica a pagaiare sul Lambro

Domenica 23 maggio 2010 si è svolta, organizzata dal Parco Regionale della Valle del Lambro in collaborazione con l'associazione Le Contrade, l'iniziativa "Pagaiando sul Lambro".

Di seguito vi proponiamo un racconto per immagini di questa giornata scritto dal Presidente del Parco, Emiliano Ronzoni.

Ore 9.00 - Ritrovo dietro al Ristorante Al Corazziere a Merone. Siamo una ventina di barche, fra canoe e cajak, una trentina di partecipanti, giovanotti, ragazze, vecchi babbioni (il sottoscritto), mariti, mogli, papà con bambini.
L'acqua è pulita, trasparente. La giornata è stupenda, tersa, il sole caldo, la brezza accarezza il viso. La portata del fiume è perfetta. Si parte. Dobbiamo arrivare al mulino di Peregallo, a Briosco dove ci attende Paolo Pirola, una quindicina di chilometri.


Che voglia di vedere il fiume come mai l'ho visto! Da subito una costante che ci accompagnerà per tutto il cammino. Le sponde sono verdi, verdi, verdi, il fiume è un tunnel nel verde. Nel verde e nel bianco: la fioritura delle robinie ci segue e si annuncia in ogni dove. Si scende nel silenzio, salvo i brevi, concitati richiami per governare le canoe. Il fiume è come la vita: ci devi entrare governando e sapendo la meta, è un'illusione credere che lasciarsi andare ti porti a buon fine. La discesa è un continuo, salvo uno o due briglie in cui sbarcare e risalire più a valle, qualche ardimentoso le supera pagaiando e senza interrompere la discesa.

All'altezza dei depuratori di Merone e Gaggio la prima delusione. La trasparenza dell'acqua si appesantisce. E' chiaro che i due depuratori non fanno bene al fiume. Nemmeno l'ingresso delle rogge (Tabiago) fa bene. La qualità dell'acqua é ancora discreta. Però è un peccato. Bisognerà pensarci.


Io spero tanto nel prossimo contratto di fiume: potrebbero arrivare ingenti risorse, il Parco Valle Lambro sarà il coordinatore e l'attuatore degli interventi. Potrebbe essere l'ultima vera occasione per intervenire e rimediare ai guasti. Il parco non vuole lasciarsela sfuggire.
Nibionno, Inverigo, la piana si allarga, il filo del fiume scorre più in basso delle sponde e questo taglia alla vista case e costruzioni, solo qualche campanile di tanto in tanto.
Noi scendiamo immersi nel dominio del verde. Fuori, oltre, nel dominio della luce di questa stupenda giornata di primavera, sarà ancora così?

"Nel pensier mi fingo e il naufragar m'è dolce.."


Ad ogni girar di anse non è raro vedersi alzare l'airone, ecco qualche germano, di lontano si ode il cuculo. Peccato i sacchetti di plastica incistati sui rami degli arbusti.
I canoisti mi dicono rassegnati che ci sono abituati, che in ogni fiume in Italia è così, ma a me la vista offende. E' un urto e un pensiero continuo: cosa posso fare? Penso e ripenso a una squadra che monitori e pulisca costantemente il fiume. So già, forse, a chi rivolgermi. Chissà se il parco ha i soldi. Devo trovarli. Li troverò.

Abbiamo lasciato Inverigo, passato i ponti della ex Victory e di Fornacette.


Al mulino di Peregallo ci attende Paolo Pirola che ci guiderà in visita. Dice e racconta che il vecchio mulino risale addirittura al mille, le prime testimonianze scritte sono del milletre-millequattro. Spiega il girar delle ruote, l'incanalarsi delle acque, il grattar degli ingranaggi. Siamo nel suo regno, la sede dell'associazione Brianze. Così, alla fine sotto il portico, fra scale e ballatoi in legno, un rinfresco a salutare la giornata.

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