lunedì 27 aprile 2020

In onore di Enrico Perego, Partigiano della 119° Brigata Garibaldi

Partigiani della 119° Brigata Garibaldi S.A.P. 'Di Vona' - Seregno

Una foto e due ritagli di giornale. Ne prendiamo in mano uno, datato  Seregno 9 febbraio 1947, e leggiamo: "Dopo lunghe sofferenze, sopportate con forza d'animo ammirevole, è serenamente deceduto il Compagno Enrico Perego, Partigiano della 119° Brigata Garibaldi".

Franco, mi dice: "Ho conosciuto sua moglie negli anni '90 del secolo scorso. In quel breve incontro mi raccontò che il marito, allora penso trentacinquenne, era deceduto anche per i postumi di un pestaggio subito durante il fascismo". "Mia madre - prosegue Franco - mi disse poi che ai funerali c'erano un mare di bandiere rosse e avevano dovuto farle entrare anche in chiesa."

Franco prende in mano la foto e mi dice: "Sono un gruppo di partigiani della 119° Brigata Garibaldi SAP "Di Vona", Enrico Perego è il primo in piedi a sinistra. Quello con il cappello alla cowboy è Francesco Mariani, il Cecch farè, l'ultimo in basso a destra è Angelo Oltolini." 

Una breve pausa, e prosegue: " Gli altri non saprei dirti chi sono, purtroppo penso che non ci sia più nessuno che li possa identificare".

Riprendo in mano l'articolo de "Il Lambro" che con poche righe tratteggia una vita ricca di impegno: "Sin dal 25 luglio 1943 fu uno dei promotori per la formazione di cellule comuniste nelle fabbriche. Nella fabbrica Ortofrigor riuscì a formare la cellula e si adoperò per la costituzione di squadre d'azione. Nell'ottobre 1944 in seguito a segnalazioni, fu costretto ad abbandonare il posto di lavoro e da allora si dedicò all'attività partigiana. Nel dicembre 1944, avvenuto l'arresto del primo Commissario Politico dei distaccamento di Seregno della 119° Brigata Garibaldi, il compagno Perego assunse l'incarico e svolse il suo nuovo compito con fede ammirabile sino alla Liberazione. Avvenuta questa, diede tutta la sua attività al Partito Comunista. La fede grande che sino all'ultimo alimentò questo nostro compagno, ci sia di sprone, di esempio nella continuazione del lavoro per il nostro Partito e per l'elevazione sociale del Proletariato. Alla Vedova ed ai due piccoli le nostre più vive condoglianze."

Intristiti prendiamo in mano il secondo ritaglio di giornale, è datato 16 febbraio 1947 e porta un titolo perentorio "Parole chiare". Si tratta di un comunicato del Comitato ANPI di Seregno, lo riportiamo integralmente.


Questo articolo desidereremmo che lo leggessero quelle persone che mancando al principio di educazione e di rispetto, innanzi ad un manifesto mortuario di uno dei pochi veri partigiani di Seregno, si sono espressi con insulti e con frasi degni solo di uomini d'animo cattivo e poco sensibile.

Ripetiamo la frase che più ha toccato la nostra sensibilità e la nostra onestà: «Dio lo ha punito con la morte non lasciandogli tempo di godere le ruberie fatte nell'epoca dell'insurrezione».

Rispondiamo con frasi imparate dalla dottrina cristiana: «Dio, dà la morte anche come premio e tante volte Dio fa' soffrire i buoni per dare esempio ai cattivi ».

Chiediamo pure a tutti coloro che parlano di insurrezione e di liberazione, se sanno il significato di queste due grandi parole. Chiediamo pure cosa hanno fatto loro perché ciò avvenisse? Queste persone facciano un esame di coscienza e nel fare ciò non troverebbero il tempo e le parole per criticare, insultare e denigrare l'operato dei Partigiani. Sentirebbero vergogna di se stessi, che avendo i mezzi la possibilità di contribuire non l'hanno fatto; il loro aiuto sarebbe stato utile, perché avrebbero contribuito a far terminare più presto la guerra contro i tedeschi e i fascisti e tanti nostri fratelli sarebbero tornati alle loro famiglie.

Ciò queste persone non l'hanno fatto, primo per mancanza dì patriottismo, secondo per vigliaccheria e soprattutto perché non potevano e non volevano andar contro i loro interessi che li spingevano a mercanteggiare coi tedeschi.

I Partigiani, senza ricompense, con sacrifìci enormi, per due anni hanno lavorato, per due anni hanno subito fame, per due anni sono morti in tutta l'Italia e fuori d'Italia per liberare la Patria. Ripetiamo ai denigratori che i veri Partigiani (non quelli del 26 aprile, ciò non per diminuire l'opera valida di tanti Patrioti... ma chi vuol intendere, intenda) erano e sono tuttora uniti sulla strada che hanno scelta volontariamente nell'epoca del pericolo e della morte, allora per raggiungere la libertà, oggi per la ricostruzione e domani difendere la conquistata libertà contro chiunque tenti con manovre occulte di denigrare e distruggere ciò che è sacro per il popolo italiano.

Ai reduci dalla prigionia, ai reduci di ogni parte del mondo, ai mutilali, ai combattenti, alle famiglie dei morti, a tutti coloro che hanno sofferto e lottato, lanciamo un caloroso appello: «In quest'ora così grave per la nostra Italia, al di sopra di ogni fede politica, uniamoci con tutte le forze d'animo per la difesa della conquistata libertà e per onorare i Partigiani, Caduti e tutti quanti, vivi e defunti, si dedicarono con passione ed entusiasmo alla nobile causa. Davanti all'annuncio mortuario di Chi tutto ha sacrificato per il Suo grande ideale (Partigiani, reduci, combattenti, mutilati di tutte le armi, di tutte le fedi), leviamo il nostro pensiero reverente e commosso».

Nota: lo scambio di informazioni è avvenuto esclusivamente via telefono e mail.

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