sabato 2 marzo 2013

Desio: 100mila metri cubi di rifiuti nella cava della ’ndrangheta


Desio - Veleni nella cava della ’ndrangheta
Bonifica a rischio. Un’operazione troppo costosa


di Alessandro Crisafulli da il Giorno del 01/03/2013


«C'è il rischio, molto serio e concreto, che non si arrivi mai alla bonifica». È un’ipotesi choc, quella di Gianni Del Pero, geologo di Meda, consulente di parte per il Comune di Desio nel procedimento civile sulla famigerata cava Molinara. Perchè se si avverasse, il territorio desiano rimarrebbe con una enorme ferita, grave sotto il profilo ambientale ma anche morale e simbolico. Come un pugno allo stomaco della città e dei cittadini, sferrato dalla ‘ndrangheta, che in quell’area ha creato uno degli epicentri del suo radicamento, del suo business, dei suoi tentacoli sull’intera provincia e regione (8 arresti e 20 indagati nel 2008, con a capo i fratelli Fortunato e Giovanni Stellitano). «Purtroppo – spiega il professionista - la discarica è di tali dimensioni, i passaggi che mancano sono talmente tanti, i costi sono così elevati e la vicenda così intricata che davvero potrebbe rimanere lì chissà per quanto, come del resto altre aree a Desio e in Brianza».

I dati, alcuni inediti: 15mila metri quadrati di area, «con almeno 100mila metri cubi di materiali all’interno - racconta Del Pero - di cui abbiamo almeno 25mila tonnellate di rifiuti certificati e tracciabili: 8mila arrivano da un’azienda di Briosco, e presentano inquinanti come cromo e piombo; poi abbiamo 10mila tonnellate di cosiddette big bags cioè grossi contenitori di plastica che arrivano da un’azienda di Mozzanica; il resto sono in gran parte macerie da demolizioni». Materiale che ha mosso un enorme giro d’affari. Duplice: la vendita della terra scavata da un lato; lo scarico abusivo dei rifiuti dall’altro. «E sorprende come l’attività principale di chi ha gestito la cava – sottolinea Del Pero – sia stata la prima, mentre lo scarico abusivo solo accessorio, altrimenti avrebbero potuto gettare rifiuti ancora più pericolosi e inquinanti».

Dalla vendita della terra la «banda» potrebbe aver ricavato minimo 3,5 milioni di euro. E ulteriori milioni di euro dall’altro settore, «solo per smaltire regolarmente le 10mila tonnellate di big bags – dice Del Pero – un’azienda dovrebbe spendere circa 1,5 milioni, per scaricarle abusivamente avranno pagato circa la metà». Dalle carte, ma anche dalle immagini filmate dalla polizia provinciale durante l’inchiesta, «emerge una rete impressionante di aziende grandi e piccole e padroncini – spiega il professionista – che fa business con il movimento terra e i rifiuti». I rifiuti sono nascosti fino a 12 metri, come evidenzia l’analisi geologica richiesta dalla Procura ed effettuata da uno specialista di Bergamo e i rilievi dell’Arpa (oltre a cromo e piombo ci sono idrocarburi ad aumentare il potenziale inquinante). Mancano però vari passaggi, prima di poter procedere con una bonifica, «una caratterizzazione – spiega il geologo – per la quale ci vogliono almeno 150mila euro, e poi l’installazione dei pozzi piezometri per verificare se qualcosa è arrivato fino alla falda». Poi, si potrà realizzare una bonifica, con una duplice opzione: un «capping», cioè la rimozione dei rifiuti superficiali e poi un «sarcofago» per tombare il resto, evitando che inquini; oppure una rimozione totale.

«La prima ipotesi non mi convince – spiega Del Pero –, ci vorrebbe invece una soluzione drastica, il cui costo è di circa 5,2 milioni di euro». Già raddoppiato rispetto alle prime ipotesi. Una cifra enorme. L’obiettivo del sindaco Roberto Corti è quello di rivalersi sui responsabili, che però risulterebbero nullatenenti (c’è anche una richiesta del Comune di 3 milioni di risarcimento per il danno ambientale). C’è l’opzione Pirellone, per avere dei finanziamenti, ma prima occorre un iter piuttosto complesso. Quindi, visto che il Comune non ha certo i soldi per «anticipare» le spese, il rischio è la paralisi totale a tempo indeterminato. «E a medio termine il cromo, l’inquinante più preoccupante, potrebbe arrivare in falda - dichiara il geologo - ; mentre se si partisse oggi in due anni l’area sarebbe ripulita».

1 commento:

  1. è impressionante leggere questa notizia. la riflessione è scontata. civuole poco per fare un gran danno, servono risorse immani per rimediare. In una situazione come quella attuale c'è anche pronta la scusa per non far nulla. come non si è fatto nulla,per esempio, su cava ronchi a Baranzate. E la storia si ripete

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