Brianza, dove il verde resiste a fatica: il racconto di un appello per non perdere l’ultimo respiro del territorio
Chi vive in Brianza lo sa: qui tutto è vicino, tutto è denso, tutto è pieno.
Case abitate e disabitate, condomìni cresciuti uno accanto all’altro come funghi, capannoni, rotonde, strade, parcheggi. Perfino gli spazi “vuoti”, quando li si guarda bene, spesso sono parcheggi. Lo sguardo corre e si ferma solo quando incontra una macchia di verde, un piccolo campo sopravvissuto, una fascia di alberi che sembra dire: “sono ancora qui, per ora”.
È proprio a quelle macchie di verde che pensa l’associazione Amici del Parco GruBrìa, ogni volta che si parla di piani urbanistici, varianti e nuove regole del territorio. Perché il PLIS GruBrìa – una collana di prati, valli e boschetti – è uno degli ultimi polmoni verdi rimasti tra Monza e Milano. Non un grande parco, non un parco “da cartolina”: piuttosto un mosaico fragile di spazi aperti che ancora resistono, incastrati dentro una Brianza che in settant’anni ha perso più del 60% dei suoi terreni agricoli.
Ed è per questo che, davanti alla Variante 2025 al PTCP provinciale, gli Amici del Parco non sono rimasti a guardare.
La Provincia ha definito le nuove norme come un insieme di “modifiche minori”. Ma per chi vive la Brianza, questa parola – minori – suona stonata.
Quando ti muovi in un territorio dove:
- Lissone ha consumato oltre il 71% del suolo,
- Muggiò più del 62%,
- Seregno il 54%,
- e così via fino a una media del 58% nei comuni del Parco,
beh, allora ti accorgi che non esiste davvero nulla di “minore”.
È come dire che aggiungere ancora una goccia in un vaso già pieno non farà differenza. Tutti sappiamo come va a finire. Basta poco. A volte basta pochissimo.
Gli Amici del Parco GruBrìa hanno spiegato una cosa semplice, quasi intuitiva, ma troppo spesso ignorata: quando un territorio è già saturo, anche le piccole scelte possono avere grandi conseguenze.
Le osservazioni inviate alla Provincia raccontano proprio questo:
- che nuove possibilità edificatorie, anche dentro il territorio già urbanizzato, possono spingere verso la costruzione di aree sensibili, come scarpate e valli;
- che aprire alla possibilità di impianti energetici nelle zone agricole o nella Rete Verde, senza stabilire limiti e regole, rischia di indebolire i corridoi naturali ancora attivi;
- che introdurre una nuova categoria di “Servizi di Interesse Provinciale” senza spiegare cosa siano e dove possano andare significa tenere la porta socchiusa a interventi potenzialmente molto impattanti.
E la Brianza, si sa, non sopporta più porte socchiuse.
Ogni varco può diventare un’apertura, e ogni apertura può tradursi in un nuovo pezzo di suolo perso. Suolo che una volta coperto non tornerà mai più indietro.
Il Parco GruBrìa non è solo un luogo: è una funzione, un sistema di equilibrio. Le sue valli drenano l’acqua quando piove troppo. Le sue scarpate regolano il flusso superficiale. I suoi corridoi ecologici fanno da ponte fra aree frammentate.
Sono quelle cose che non si vedono finché non scompaiono, e quando scompaiono è sempre troppo tardi.
È qui che le osservazioni dell’associazione diventano un racconto più grande: quello di un territorio che ha bisogno di continuità, di connessioni, di respiro. Un racconto che guarda anche al futuro Parco del Seveso, immaginando un’unica grande dorsale verde capace di tenere insieme Brianza e area metropolitana.
Tra i vari contributi, c’è anche una proposta molto concreta:
- stabilire una soglia del 40% come limite massimo di suolo consumato oltre il quale non si può più costruire.
Un valore simbolico ma anche utile: è la media provinciale indicata da ISPRA. E guardarlo oggi, quando quasi tutti i comuni del PLIS sono già ben oltre, significa prendere coscienza di una cosa evidente: abbiamo già superato molte soglie di sicurezza.
Gli Amici del Parco chiedono una Valutazione Ambientale Strategica completa. Non per bloccare tutto, non per dire “no” a prescindere, ma per dire: “Fermiamoci un momento. Guardiamo cosa stiamo facendo. Valutiamo davvero le conseguenze.”
Una VAS completa permette proprio questo: capire cosa succede non solo domani, ma fra dieci, venti, trent’anni. Valutare gli effetti cumulativi, immaginare scenari alternativi, misurare gli impatti reali e non quelli presunti.
Perché la Brianza non è più il territorio espansivo di una volta: è una terra arrivata al limite, che chiede attenzione, cura, responsabilità.
Alla fine, l’osservazione più importante degli Amici del Parco non è neppure scritta esplicitamente nel documento, ma si legge fra le righe: il PLIS GruBrìa è prezioso perché è fragile.
Non è un grande parco protetto, non è un’oasi intoccabile: è un territorio “normale”, fatto di campi, alberi, siepi, piccoli ruscelli, lembi di natura rimasti incastrati tra le case.
È proprio questo a renderlo importante. Non è un monumento: è vita quotidiana. È ciò che resta, e ciò che potrebbe tornare a crescere, se glielo permettessimo.
Per questo ogni goccia conta. Per questo ogni modifica va pesata. Per questo ogni scelta deve essere consapevole.
E forse è proprio così che si racconta davvero la Brianza di oggi: una terra densissima che, nonostante tutto, ha ancora un cuore verde che vuole continuare a battere.
• Territorio già saturo
Nei comuni del PLIS il consumo di suolo supera in media il 58%: in queste condizioni anche piccole variazioni normative possono generare effetti significativi.
• Modifiche non “minori”
La Variante introduce deroghe, rilocalizzazioni e nuove possibilità edificatorie che, in un contesto così fragile, richiedono una Valutazione Ambientale Strategica completa.
• Rischi per valli, scarpate e corridoi ecologici
Le nuove norme potrebbero consentire interventi in ambiti geomorfologicamente sensibili, aumentando vulnerabilità idraulica ed ecologica.
• Impianti FER e nuovi servizi senza criteri chiari
La possibilità di installare impianti energetici e “Servizi di Interesse Provinciale” nella Rete Verde e negli AAS non è accompagnata da definizioni, limiti e parametri tecnici.
• Necessità di strumenti di compensazione più rigorosi
L’associazione chiede un modello metodologico chiaro e misurabile per valutare la qualità ecologica delle trasformazioni e garantire compensazioni efficaci.
• Proposta di una soglia di consumo di suolo
Suggerito un limite orientativo del 40% di suolo consumato, oltre il quale non dovrebbero essere consentite nuove trasformazioni.
• Richiesta finale
Alla luce delle criticità evidenziate, gli Amici del Parco GruBrìa chiedono che la Variante al PTCP sia sottoposta a VAS completa, per garantire trasparenza e tutela del territorio.
Info:
- Gli Amici del Parco GruBrìa si ritrovano ogni venerdì sera, alle ore 21, presso il Circolo Cooperativo Libertà, via Leonardo da Vinci 30, Seregno;
- e-mail: amiciparcogrubria@gmail.com
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