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“No allo sci sul monte senza neve”.
A volte, basterebbe davvero questo per chiudere la questione. Il titolo scelto dal Corriere della Sera (edizione Milano, 17 ottobre 2025) per raccontare la vicenda del Monte San Primo è talmente semplice e diretto da sembrare ovvio. Eppure, fino a pochissimi giorni fa, non lo era affatto.
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Corriere della sera. Ed. Milano, pag.1, 17/10/2025 |
Per mesi - anzi, per anni - un progetto da oltre cinque milioni di euro ha previsto di riportare sul San Primo, sopra Bellagio, piste da sci e innevamento artificiale a quote comprese tra i 1.100 e i 1.200 metri. Una quota dove la neve non arriva più, e non da ieri. Eppure si voleva costruire laghetti artificiali, impianti di risalita, parcheggi e nuovi tracciati, trasformando i pascoli e le radure in quello che Andrea Galli, nell’articolo pubblicato a pagina 11 del Corriere, definisce senza mezzi termini “un luna park”.
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Corriere della sera. Ed. Milano, pag.11, 17/10/2025 |
“Succedono cose strambe, sulle montagne lombarde. Ma magari non ne succederanno di ancor più strambe. (…) Sul piccoletto monte San Primo dove ovviamente non nevica mai, e da un pezzo, vorrebbero realizzarci impianti da sci. Vorrebbero. La Regione ha fermato il progetto.”
L’articolo di Galli, che porta in prima pagina la notizia e dedica un approfondimento interno, racconta con toni asciutti e pungenti la svolta avvenuta in Regione Lombardia il 15 ottobre. Durante un’audizione congiunta delle Commissioni Ambiente e Territorio, i consiglieri regionali hanno ascoltato le critiche e le osservazioni avanzate da associazioni ambientaliste e realtà territoriali, giungendo alla decisione di congelare l’iter del progetto e aprire a una sua revisione sostanziale.
“L’esito dell’incontro, che ha determinato un’apertura alla revisione del progetto, dunque congelando l’iter che al contrario sembrava inesorabile, è stato salutato dal Coordinamento Monte San Primo con largo sollievo. E forse pure una certa sorpresa. Si prende tempo, ci si ferma a ragionare, si amplia il margine d’azione per le 39 associazioni che formano il Coordinamento.”
Questa decisione non è banale. Perché arriva in un momento in cui la montagna lombarda - come gran parte di quella alpina - si trova davanti a un bivio netto: inseguire il passato, investendo soldi pubblici in un modello turistico che non regge più né climaticamente né economicamente, oppure ripensarsi in chiave sostenibile, valorizzando le risorse naturali e culturali senza forzarle.
Il Monte San Primo è simbolico proprio per questo: con i suoi 1.682 metri di quota, ma con i versanti sciistici collocati molto più in basso, è da decenni una zona dove la neve non garantisce stagioni regolari. Non è un caso se la stessa Regione Lombardia, negli ultimi anni, ha approvato documenti in cui si riconosce l’insostenibilità economica degli impianti sotto i 1.500 metri. E non è un’opinione: i dati climatici di ARPA Lombardia prevedono, al 2050, scenari con neve sempre più scarsa e temperature più elevate, tali da rendere impraticabile anche l’innevamento artificiale.
Costruire piste e cannoni da neve in queste condizioni non è “visione” né “sviluppo”: è accanimento terapeutico. È ignorare la realtà climatica per tenere in vita un modello obsoleto.
La vicenda del San Primo ha fatto rumore anche perché mette in discussione un riflesso condizionato molto diffuso: quello per cui “turismo invernale in montagna” significa automaticamente “sci”. Ma in un’epoca di cambiamenti climatici sempre più evidenti, continuare a investire risorse pubbliche per far finta che la neve ci sia quando non c’è più è una scelta che non sta in piedi, nemmeno economicamente.
Il titolo del Corriere coglie tutto questo in sette parole: “No allo sci sul monte senza neve”. Non è uno slogan, è semplicemente buon senso.
E buon senso, oggi, significa riconoscere che il futuro della montagna non passa dal replicare il passato, ma dal reinventarlo con intelligenza: escursionismo, turismo lento, valorizzazione dei boschi, dell’acqua, della biodiversità, della cultura locale. Tutto ciò che il San Primo, come tante altre montagne lombarde, può offrire naturalmente - senza neve artificiale e senza parcheggi in quota.
“Pace e bene, per intanto, in cima al monte”, conclude Galli. Ed è una chiusura perfetta. Non è una vittoria definitiva: è una pausa di riflessione. Ma è già molto che, per una volta, a prevalere sia stata la realtà.
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