sabato 3 dicembre 2011

Lomazzo: quegli strani cilindri all'interno del cantiere dell'A9...

 

La lista civica "Il Patto" segnala nel Comune di Lomazzo (Co) la presenza di strani cilindri all'interno del cantiere per la terza corsia dell'A9...  Probabilmente non c'è nulla di cui preoccuparsi, però vorremmo cogliere l'occasione per sottolineare la scarsa trasparenza, anzi, l'assenza di comunicazione, da parte della Giunta, sulle scelte urbanistiche che tra pochi mesi cambieranno definitivamennte il territorio lomazzese.

da "Il Patto quotidiano" - Succede a Lomazzo e Manera...

Partecipate al "Nascondino del Piccolo Chimico Lombardo"  rispondendo alle domande:

1) Qual è la composizione chimica degli oggetti misteriosi accatastati nella foto (Lomazzo, nov 2011, Moronera - by courtesy of Nightflyer)

2) Quale Infrastruttura è citata nella frase tra virgolette: «... Tutto il materiale che facciamo giù è tutto nero, in XXXXXX non lo vogliono più, non so più dove metterlo...».

(La seconda soluzione è nascosta nel testo dell'articolo che segue, la prima... speriamo di non doverla mai scoprire e che si tratti di semplici carotaggi)


Brebemi, la discarica dei veleni
di Paolo Berizzi, tratto da "La Repubblica" del 2/12/2011

A SENTIRE quello che si dicono al telefono sembra stiano giocando al Piccolo Chimico: diluisci qua, sposta là, aggiungi questo, copri. E invece brigano, dispongono. Decidono il destino delle «scorie», della «roba bianca», del «nero». Coprono lo «schifo da far paura» con il «pulito».
Perchè è vero che la Banda Rifiuti aveva santi al Pirellone, ma strafare, insomma, non è il caso. La missione dei piccoli chimici è il segreto del loro sporco lavoro: seppellire, tumulare tutto là sotto, nel ventre della Brebemi, una delle autostrade più discusse e tormentate d'Italia (pensare che è ancora un feto).
Tutto vuol dire scorie illegali, scarti di acciaieria, rifiuti tossici e pericolosi, cromo esavalente, residui di metalli pesanti. Roba che andrebbe smaltita secondo le norme di legge. E che invece loro ficcavano sotto il manto delle strade in costruzione lungo l'asse Brescia,Bergamo, Milano.
Può un'autostrada diventare un cimitero per rifiuti? Per rispondere basta sfogliare le 86 pagine contenute nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip bresciano Cesare Bonamartini.
Da quelle carte - la slavina che ha travolto il vicepresidente del Consiglio regionale Franco Nicoli Cristiani e interrotto gli appetiti di un gruppo di imprenditori capitanati da Pierluca Locatelli, da Grumello - da quelle carte emerge una trama che se fosse un film potrebbe intitolarsi "una tomba chiamata asfalto". O "Discarica Brebemi". Purtroppo, però, i dialoghi catturati nelle intercettazioni non sono fiction. Il 31 maggio 2011 Bartolomeo Gregori (dipendente della Locatelli srl, gestisce i mezzi di trasporto) riceve lamentele per il materiale prodotto dalla Locatelli da Roberto Collavo, tecnico di cantiere della Brebemi. «Scusa eh... ho notato qui sulla scoria che c'è parecchio ferro... come mai? ... Eh... anche... c'è molta più parte bianca...». «Ah sì, sai che ogni tanto ci sono quelle palline bianche, quelle che ti ho mostrato l'altra volta». Gregori avvisa il collega Walter Rocca (responsabile dell'impianto di lavorazione dei rifiuti di Biancinella, a Calcinate).
«Adesso devo chiamare, c'è tantissimo ferro da far paura». La conversazione - si legge nelle carte - «rende evidente come a entrambi fosse nota la provenienza della scoria». «Dopo c'è dentro tantissima roba bianca, bianca, bianca. Mimmo, lo sappiamo com'è... dai è la solita "scoria"».
Facevano sul serio Locatelli & Co. I sottofondi e i «rilevati» stradali della Brebemi erano i loro campi da arare: solo che anziché creare un ambiente fisico a norma di legge, li usavano come spazzatura per avanzi di acciaieria, fresato di asfalto, macerie da demolizione.
Le due tombe prescelte erano i cantieri di Fara Olivana con Sola e Cassano d'Adda, tratta Bergamo-Milano. Il «materiale» da interrare arriva da vari impianti. E a volte occorre fargli fare «un giro un po' strano per non far capire che la roba proviene da là». E cioè da dove si raccolgono «rifiuti». Il 23 giugno 2011 Egidio Grechi e con Giorgio Oprandi, il primo responsabile del reperimento del materiale per la Locatelli, il secondo collaboratore della società Terraverde srl, parlando dell'eventualità di un'analisi su una quantità di scoria, tirano in ballo il cromo, sostanza altamente inquinante e cancerogena. «... Perché il discorso lì è eh... te lo dico senza fare le analisi che sei fuori, se vai a vedere tutto quanto...». «... È uno spreco di soldi e basta... perché è piena di cromo la scoria per cui...».
Un altro allarme arriva il 29 giugno. Uno dei responsabili del cantiere Brebemi di Cassano d'Adda contatta Gregori e gli contesta di avere riscontrato un'altissima quantità di fresato nel materiale che la Locatelli aveva portato in cantiere. «Mah! È tutta roba nera lì, cos'è? Asfalto, o c'è dentro...».
Gregori chiama Rocca, preoccupato: «... Tutto il materiale che facciamo giù è tutto nero, in Brebemi non lo vogliono più, non so più dove metterlo...».
Concordano: «... Ci dobbiamo fermare... intanto per due o tre giorni, intanto che ne consumiamo un po', lo mischiamo meglio... dopo ci pensiamo».
«Sì, ci vuole un po' di colore subito... e se riuscite a metterne un po' meno di fresato... così paga l'occhio insomma». Locatelli, il dominus,è al corrente di tutto.
Il 9 luglio Gregori, di nuovo al telefono con Rocca dopo un controllo in cantiere. «... Bisogna studiare qualcosa... si chiede alla Brebemi se hanno posto la spostiamo là... quando ci serve la prendiamo e la portiamo dietro... faccio un mucchio di fresato e diluisco man mano che gli serve».

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