lunedì 7 aprile 2025

Una minaccia verde nella Riserva Naturale della Fontana del Guercio: scoperta la presenza del Poligono del Giappone


Durante una tranquilla escursione domenicale nella Riserva Naturale della Fontana del Guercio, ci siamo imbattuti in una scoperta allarmante. Lungo il sentiero che si dirama da quello principale e conduce al fontanile del Capun, abbiamo notato la presenza di una pianta tanto elegante quanto pericolosa: il Poligono del Giappone (Reynoutria japonica Houtt.).

Questa specie, originaria dell’Asia Orientale e appartenente alla famiglia delle Poligonacee, è tristemente famosa per essere una delle cento specie invasive più dannose al mondo. Introdotta in Europa a scopo ornamentale nella seconda metà dell’Ottocento, si è rapidamente diffusa, colonizzando ampie aree del Nord Italia.

La sua crescita aggressiva comporta gravi conseguenze ambientali: può accelerare l’erosione del suolo, minacciare la stabilità degli argini fluviali e, in contesti urbani, danneggiare strutture come muri e pavimentazioni a causa dei suoi rizomi fortemente invasivi. Una volta insediata, è estremamente difficile da eradicare, e le strategie per contrastarla variano a seconda che si voglia contenerla o eliminarla del tutto.


In Europa, fortunatamente, la pianta è presente solo nella sua forma femminile, il che impedisce la riproduzione tramite seme. Tuttavia, la sua capacità di propagarsi per via vegetativa - anche a partire da frammenti di rizoma lunghi appena un centimetro e pesanti meno di un grammo - la rende ugualmente pericolosa. I movimenti di terra ne favoriscono la diffusione: basta che del terreno contaminato venga spostato per dare inizio a una nuova colonizzazione. Nei corsi d’acqua, invece, è la corrente a trasportarne i frammenti per chilometri.

Un’altra insidia sta nel taglio: se effettuato senza conoscenza, può inavvertitamente favorirne la diffusione anziché limitarla.

Il Poligono del Giappone predilige le aree umide, in particolare le sponde dei corsi d’acqua, dove si diffonde velocemente, soffocando la vegetazione autoctona. Questo comporta una pericolosa semplificazione dell’ecosistema, con la conseguente riduzione della biodiversità locale.

La scoperta della sua presenza nella riserva è un campanello d’allarme: sarà fondamentale monitorare l’area e intervenire tempestivamente per evitare che questa specie aliena comprometta l’equilibrio naturale di uno dei polmoni verdi del nostro territorio.

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