Nel delicato processo di definizione del perimetro del futuro Parco Fluviale della Valle del Seveso, la voce di Arturo Calaminici, presidente dell’Associazione Amici del Parco Nord, emerge con chiarezza. Il suo intervento, pubblicato nella newsletter del Laboratorio Parco dellal Valle del Seveso di aprile, è un invito a non perdere l’occasione di pensare in grande. A disegnare confini che siano linee di visione, e non solo di delimitazione.
Il dibattito sul nascente parco ha conosciuto una svolta in occasione del Festival dell’Associazione, tenutosi lo scorso 6 aprile, quando, tra i rappresentanti istituzionali presenti, la dottoressa Federica Gorini del CdA del Parco del GruBrìa ha indicato come realistica l’ipotesi di arrivare entro un anno alla formale istituzione del nuovo ente.
Tre le condizioni che renderebbero questo obiettivo raggiungibile:
- la volontà del Parco del GruBrìa di passare da PLIS (Parco Locale di Interesse Sovracomunale) a Parco Regionale;
- l’assenso del Parco regionale delle Querce a confluire nel nuovo soggetto;
- una prima apertura della Regione Lombardia a superare la legge che finora impediva l’istituzione di nuovi parchi regionali.
Un’opportunità concreta, dunque. Ma per Calaminici non basta. Il suo monito è chiaro: attenzione a non ridurre tutto a un’operazione “pratico-inerte”, ovvero a un intervento tecnicamente impeccabile ma povero di visione.
“Se la silhouette del Parco che vogliamo è attillata e stretta, il fiume resta fuori. Se i collegamenti del parco col fiume non ci sono, allora parliamo di un altro parco”, scrive Calaminici.
Il rischio, secondo il presidente degli Amici del Parco Nord, è che ci si limiti a una riorganizzazione dei perimetri esistenti, escludendo dalla progettualità il fiume Seveso, i suoi corridoi ecologici, i legami con le città, e con essi le grandi questioni ambientali del nostro tempo: dissesto idrogeologico, cambiamento climatico, qualità dell’aria.
Serve invece un salto di scala, una spinta politica e culturale che renda il futuro Parco Fluviale un vero strumento di trasformazione del territorio metropolitano.
“Il Parco che vogliamo deve essere largo-largo, e comprendere tutto il territorio di cui aver cura, da rinaturalizzare e rendere permeabile.”
Il messaggio è chiaro: la regionalizzazione del GruBrìa e la fusione con il Parco delle Querce rappresentano un primo passo fondamentale, ma non sufficiente. Il tracciato del nuovo parco dovrà contenere non solo un territorio, ma una prospettiva, un impegno costante verso un ambiente più sano, connesso, resiliente.
Calaminici chiude il suo intervento con un invito che è anche una chiamata collettiva all’azione: tracciare confini che parlino di futuro. E farlo con coraggio, passo dopo passo, tenendo viva l’ambizione.
Questione di perimetro
di Arturo Calaminici
Tratto dalla Newsletter di aprile del Laboratorio Parco Fluviale del Seveso
Disegnare i confini del nascendo Parco Fluviale della Valle del Seveso è un’operazione delicata e decisiva; in essa, nella delimitazione del territorio, sono compresi sia le potenzialità che i rischi che vuole assumere il grande progetto del Parco.
Dall’incontro e dibattito tra i diversi soggetti istituzionali (Comuni, Regione, Parchi) presenti al Festival dell’Associazione Amici Parco Nord di domenica 6 aprile, è venuta, sul tema del profilo del Parco, della definizione del suo territorio possibile, una forte accelerazione. La dottoressa Federica Gorini, del Cda (Consiglio di amministrazione) del Parco del Grubria, infatti, ha vivacemente sostenuto che ora ci sono le speciali condizioni per arrivare entro un anno alla determinazione del territorio del Parco e quindi alla istituzione dello stesso. Una bella sfida! Per noi del Laboratorio un eccitante traguardo.
Quali sono queste speciali condizioni? Sono tre: la disponibilità, anzi il desiderio del Grubria di far parte del nuovo Parco Fluviale, passando così dallo status di Plis (parco locale) a quello di parco regionale, acquisendo quindi maggiore tutela e si spera maggiori mezzi; l’assenso del Parco regionale delle Querce di confluire nel nuovo grande parco, e con ciò, superando l’ostacolo posto dalla Regione, addirittura con una legge, che stabilisce l’impossibilità di istituire nuovi e ulteriori parchi regionali; e, infine o innanzitutto, la preliminare apertura della Regione a uno scenario di questo genere.
Come si configura una operazione siffatta? Certamente come un passaggio necessario e utile, ma in sé insufficiente e perfino rischioso. Se noi pensiamo che il Parco della Valle del Seveso debba limitarsi a una sostanziale sistemazione dell’esistente, disegnando un perimetro che solo bordeggi i summenzionati parchi del Grubria e delle Querce, allora si compirebbe, per fare il verso a una famosa locuzione sartriana, una operazione pratico-inerte, un intervento prevalentemente tecnico-burocratico. E dove ne andrebbe della nostra responsabilità, di tenere in ordine la “nostra casa”, dei nostri sogni e delle nostre ambizioni? Dove ne andrebbe delle ultime possibilità di sistemare il territorio più densamente urbanizzato d’Italia? Cosa ne sarebbe dei tre problemi che abbiamo sollevato, anche nel documento sul Nostro Punto di Vista: mettere riparo ai disastri idrogeologici, prevenire i mutamenti climatici, affrontare il risanamento ambientale delle città?
Se la silhouette del Parco che vogliamo è attillata e stretta, il fiume resta fuori; se i collegamenti del parco col fiume non ci sono, allora parliamo di un altro parco; se mancano le infrastrutture verdi di collegamento con le città, allora addio alla prevenzione delle isole di calore e al risanamento dell’aria delle aree urbane.
Il Parco che vogliamo deve essere invece largo-largo, e comprendere tutto il territorio di cui aver cura, da rinaturalizzare e rendere permeabile. E quindi, per come noi la vediamo, battiamoci per questa operazione di regionalizzazione del Grubria e di fusione col parco delle Querce, e facciamola prima possibile, entro un anno speriamo. Ma sia il primo passo di un cammino che deve andare oltre. Il disegno del perimetro deve contenere questo passaggio, che in sé è una cosa magnifica, ma deve nel suo stesso segno grafico contenere l’ambizione e la necessità di una visione di lungo periodo, di un cammino da compiere con costanza, step by step.
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