Siccità e forte inquinamento: il Lambro è un fiume ammalato.
Parla lo studioso Tartari.
tratto da Il Giorno del 23/08/2012
Femminilizzazione dei pesci, scarichi industriali selvaggi e, soprattutto, la siccità: non piove e «per fiumi e anche laghi lombardi la situazione è da considerare senza alcun dubbio preoccupante», spiega il direttore della sede di Brugherio dell'Istituto di ricerca sulle acque (Irsa Cnr) Gianni Tartari. Rifacendosi alle ultime informazioni istituzionali dei Servizi regionali, il direttore afferma che la riduzione delle portate dei fiumi, in un'area fortemente influenzata dalla presenza dell'uomo, come è quella della pianura padana, «può determinare un aumento rilevante della concentrazione degli inquinanti». Troppo materiale alimentare concentrato, temperature alte e scarsa dinamica fluviale, inoltre, possono portare anche a situazioni di anossia, con morie di pesci. Per non parlare del decadimento di interi ecosistemi, naturali, ed economie locali: un rischio concreto, secondo Tartari, in presenza di una lunga ed eccezionale siccità come quella di queste settimane.
«In condizioni di forte siccità, la portata del Lambro è in buona parte sostenuta dalle acque "usate", depurate e non, provenienti dalle aree urbane del bacino - aggiunge infatti Tartari - . A valle dei grandi impianti di depurazione si possono addirittura avere portate quasi unicamente determinate dalle acque reflue depurate. Queste situazioni determinano pressioni sullo stato ecologico in grado di modificarne di molto la qualità». L'unica stagione rimasta "irrorata" è l'autunno, per il resto, al di là dell'ultima emergenza, anche gli altri mesi dell'anno fanno preoccupare: «Recentemente si stanno evidenziando situazioni di siccità anche in inverno, e, con meno intensità, in primavera, con precipitazioni che si fanno tendenzialmente più ridotte in termini di durata e più intense».
In merito al rischio inquinamento, però, se si parla di Lambro, non si può dare la colpa solo alla siccità. Si tratta, spiega Tartari, di «un fiume idrograficamente complesso e attraversa una delle più vaste aree industrializzate d'Europa portando con sé, fino a gettarsi nel Po, un'enorme quantità di sostanze di origine antropica connesse con gli insediamenti urbani, l'industria e l'agricoltura». Tra i principali inquinanti le specie nutrienti (azoto, fosforo), con conseguenze sulla salute dei pesci e di chi li mangia, metalli e non metalli (arsenico, cadmio, cromo, nichel, piombo, rame, ecc.), e micro-inquinanti organici di varia natura: dai detergenti ai plastificanti, dai ritardanti di fiamma ai fertilizzanti e a farmaci e fitofarmaci.
Nelle acque del "Lamber" non mancano anche gli ormoni naturali e gli ormoni provenienti dalle pillole contraccettive, responsabili della femminilizzazione dei pesci maschi. Si tratta di un fenomeno legato alla presenza di sostanze con proprietà di interferenti endocrini in grado quindi di influire negativamente sul sistema endocrino che regola le funzioni riproduttive. Circa i due terzi dei pesci ne pagano le conseguenze rendendo, soprattutto il Po, un fiume ben oltre le "quote rosa".
Tornando alla salute del Lambro, la maggior parte degli inquinanti di origine urbana e industriale vengono "bloccati" dai depuratori, «sebbene l'efficienza dei 42 impianti, presenti in tutto il bacino esteso del Lambro-Olona-Seveso, non sia ovunque eccellente», ma a preoccupare di più sono gli scarichi urbani ancora non trattati, circa il 20%, e tutti quegli scarichi industriali selvaggi. A una stima finale, Tartari elenca decine di migliaia di molecole di inquinanti «e sono in continua crescita». Nel Lambro in particolare «nell'ultimo decennio la qualità delle acque si è mantenuta costantemente pessima, con un miglioramento lieve e solo nei tratti terminali».
Nelle foto: Il Lambro a Monza, 28 agosto 2012
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