lunedì 21 aprile 2014

Vecchia Seregno addio?


Itinerario a piedi lungo le vie storiche alla riscoperta di lavoro, religione, ecologia e altri valori di una “vita antica” attraverso i segni dei suoi ultimi edifici.

a cura di Franco Formenti

Domenica 27 aprile 2014
Partenze: ore 10 e ore 15.30
Durata: circa 2 ore
Ritrovo: Campanile di S. Valeria
Info: 329.4388933, formira00@virgilio.it

Presentazione

L'idea nasce dalla convinzione che gli edifici sono causa e conseguenza di un modo di vivere, e quelli più poveri, essenziali ma difficilmente ricreabili, proprio per questo dovrebbero essere conservati. Il loro abbandono è un aspetto del più generale e modernamente brianzolo abbandono dei buoni vecchi valori, per cui tendiamo a vivere il nostro territorio con menefreghismo e opportunismo, e a scapparne appena possibile per cercare altrove cose che, a volerle vedere, già avremmo.

A torto o a ragione, anche la festa patronale non è sentita come una volta ed è sempre più mera occasione per fare un “ponte”. Ciò è un aspetto di un più generale cambiamento sociale che vede, soprattutto tra i giovani, una mancanza di legame col territorio quotidiano.

Da qui l’itinerario per riscoprire, attraverso i suoi luoghi sempre più rari, il modo di vivere e lavorare dei nostri vecchi, dal quale forse è ancora possibile imparare valori oggi più che mai utili. Lungo le antiche Vie Albiate-Meda e Valassina si osserveranno, insieme ai monumenti storici, diverse tipologìe abitative sia nobiliari che popolari nonché scampoli di attività produttive che hanno fatto la fortuna di Seregno, quali posterìe, depositi, trance, manifatture, lo storico cappellaio Marforio o la Carburatori Dell’Orto. Ma anche residui di affreschi che tracciano i percorsi delle antiche processioni nonché ornamenti e graffiti nascosti che raccontano di una “vita antica” e a tratti anche godereccia.

Anteprima

Il Santuario di Santa Valeria, così come lo vediamo oggi, non è ovviamente quello originario. L’edificio attuale è stato costruito negli anni ’20; altrettanto ovviamente, ancor più recente è il campanile, eretto negli anni ’60: come oggi, anche allora questioni di tipo economico fecero optare per una soluzione meno costosa, ovvero il cemento armato, altrimenti anche il campanile sarebbe dovuto essere in muratura portante e nello stile della chiesa.

La prima chiesetta, invece, risale ad almeno il XII secolo ed era, con quella di San Salvatore, l’edificio di culto forse più antico del territorio di Seregno. Entrambe sorsero sull’antica via Meda-Albiate, un decumano romano che portava quindi da una parte al dominante Monastero di Meda e dall’altra al Lambro. Tra di esse, lungo tale Via una serie di altre chiesette e oratori simili per forme e dimensioni (San Vittore, Sant’Ambrogio, San Rocco) e che avevano tutte una caratteristica: l’altare rivolto a oriente, precetto risalente a un’epoca in cui la religione era probabilmente più importante dell’urbanistica.
Ambiente che desta sempre curiosità è la stanza degli ex-voto: anche qui si può notare un’evoluzione sia degli episodi che del metodo di rappresentazione o dell’oggetto, dal dipinto alla fotografia, alla semplice scritta PGR prestampata in serie… sintomo della velocità e conseguente superficialità caratteristiche del nostro tempo, ma anche, purtroppo o per fortuna, del ruolo sempre meno grave che la religione ha!

La festa di Santa Valeria ha certo un significato religioso ma che in passato era strettamente legato ai lavori della terra: resta la tradizione della benedizione dei bambini ma allora si portavano a benedire anche le sementi e la carta per i bachi e di fatti la festa cade in giorni che per l’agricoltura è un’esplosione di vitalità! E considerando che ancora alla fine dell’800 l’abitato di Seregno non arrivava nemmeno all’asse della Via San Vitale, si può immaginare come fino a poco fa andare alla sagra doveva essere effettivamente una gita in campagna.

Ma lungo l’antica Via, in virtù dell’importanza che aveva, vi è, anzi vi era, anche una gran quantità di attività lavorative di varie dimensioni. Tra le industrie tipiche di Seregno vi era per esempio quella tessile e già di fronte al sagrato era la Formentini, occupante la lunghezza di un intero isolato: soltanto la villetta padronale è in fase di ristrutturazione, mentre gran parte degli edifici produttivi è stata recentemente demolita, compreso il meritevole edificio degli uffici di epoca fascista. Curiosamente un edificio simile sulla stessa Via ma dalla parte opposta rispetto al centro cittadino veniva demolito in contemporanea: la Trabattoni Coloniali, che poteva essere anch’esso emblema della vocazione al commercio tipica seregnese. Anche l’attuale biblioteca civica occupa il sedime di una trancia di legnami, altra attività del recente passato.
Troppe demolizioni per far spazio sempre e solo a nuove residenze dipendono sì da un cambiamento dell’economia ma anche, bisogna ammetterlo, dalla mancanza nelle nuove generazioni di quella dedizione al lavoro che ha caratterizzato i nostri padri. Perché “Seregno addio?”. Perché è un omaggio alla nostra città ma soprattutto ai suoi vecchi abitanti, nella speranza che almeno i loro buoni valori non scompaiano insieme agli edifici.

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