di Roberto Fumagalli, presidente del Circolo Ambiente "Ilaria Alpi"
L'11 dicembre è la Giornata internazionale della Montagna: le Istituzioni la celebreranno in pompa magna - come negli anni scorsi -, con abbondante retorica?
Invece noi guardiamo alla condizione del nostro territorio montano e ci chiediamo: chi pensa a rimarginare le ferite inferte alle nostre montagne? Ci riferiamo ad esempio al monte Cornizzolo, dove le pesanti ferite delle ex cave di Pusiano e di Cesana Brianza continueranno a farsi notare per i prossimi secoli, a fronte di un'attività di escavazione che è durata poco più di 50 anni! Ebbene, le Istituzioni non hanno saputo (o, meglio, voluto) pretendere un vero ripristino ambientale delle ex cave e miniere, sia dal punto di vista paesaggistico (cosa che, ad esempio, rischia di condizionare anche la possibilità di sviluppo turistico nella zona), sia dal punto di vista idrogeologico. Infatti i fronti cava (anche una volta chiuse), col passare degli anni, continuano a costituire un elemento di rischio per il distacco di eventuali frane, come verificatosi negli anni scorsi a Cesana Brianza, per fortuna senza conseguenze per la popolazione. Bisognava imporre alla Cementeria di Merone (oggi Holcim) il completo ripristino ambientale e paesaggistico delle cave e miniere, questo da parte delle Istituzioni competenti, ovvero rispettivamente Regione e Ministero e, per quanto riguarda le convenzioni, gli stessi Comuni.
Le montagne vanno tutelate nella loro naturalità, lo si faccia anzitutto ripristinando le ferite del passato o, allargandoci ad esempio al monte Magnodeno a Lecco, evitando nuove concessioni di escavazione!
Altrimenti, nel celebrare Giornata internazionale della Montagna, ci riempiamo solo la bocca di ipocrisie e di parole inutili.
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