Uno dei caselli d'accesso alla Milano Laghi, 1924. Fonte immagine: Wikipedia |
Una nota a margine del "Rapporto di Sostenibilità 2023" di Autostrada Pedemontana Lombarda (APL) ha catturato la nostra attenzione. Vi si leggeva: "1925 Prime intuizioni sulla necessità di un'infrastruttura di collegamento per la viabilità nell'area pedemontana".
Immagine tratta dal "Report Sostenibilità 2023" di APL |
Incuriositi, abbiamo condotto alcune ricerche e trovato documenti e testi che ci hanno fornito ulteriori informazioni. Un articolo pubblicato sulla rivista Protecta nel 2005, scritto da Savino Rinelli e Paola Villani e intitolato "La Pedemontana lombarda: ottant’anni di progetti", riferiva che già nel maggio 1928 l’ingegnere Italo Vandone, Direttore dell’Istituto Sperimentale del Touring Club, aveva descritto su Le Strade un progetto denominato "Pedemontana".
Il tracciato dell’autostrada Pedemontana Torino-Trieste, Le Strade, n. 5 (1928), Rivista del Touring Club Italiano |
Questo progetto, che prevedeva un collegamento tra Torino e Trieste-Fiume, passando per Vercelli, Novara, Milano, Bergamo, Brescia, Verona, Vicenza, Padova, Venezia e Portogruaro, avrebbe incluso diramazioni per Biella, Udine e Gorizia, per un totale di circa 600 chilometri. Il progetto rientrava in un più ampio piano di rete autostradale (Piano Regolatore delle Autostrade) che Puricelli aveva già presentato al Governo nel 1926, a margine del V Convegno Internazionale della Strada tenutosi a Milano e Roma.
Un ulteriore approfondimento lo abbiamo tratto dal libro "Driving Modernity. Technology, Experts, Politics, and Fascist Motorways, 1922–1943" di Massimo Moraglio (Berghahn Books, 2017), che descrive il contesto e le difficoltà legate ai primi progetti autostradali italiani durante il periodo fascista, dedicando un capitolo specifico al tratto pedemontano lombardo.
La copertina del libro di Massimo Moraglio |
Negli anni '30, il progetto della Pedemontana lombarda, parte di un più vasto piano autostradale, incontrò numerose difficoltà. Suardo, Commissario della Pedemontana, sottolineò a Mussolini la necessità di finanziamenti statali non solo per la costruzione, ma anche per i rilievi e i progetti preparatori. Tuttavia, Mussolini decise di limitare i lavori ai tronchi già concordati, come il Torino-Milano, il Bergamo-Brescia e il Padova-Mestre, rinviando la realizzazione completa della Pedemontana a un momento successivo, che poi si rivelò essere un rinvio indefinito.
Le difficoltà finanziarie e la crisi economica del 1929 aggravarono ulteriormente la situazione. Nonostante i progetti iniziali fossero ambiziosi, solo pochi tronchi autostradali vennero effettivamente completati, e la maggior parte dei concessionari si trovò in gravi difficoltà finanziarie a causa del basso traffico e degli elevati costi di gestione. Le critiche all’intero programma autostradale aumentarono, con molti che sostenevano che le autostrade fossero un lusso non necessario, soprattutto in un periodo in cui lo Stato stava già investendo nella modernizzazione delle strade ordinarie.
In particolare, il progetto della Pedemontana lombarda, concepito come un’infrastruttura strategica sia per il traffico automobilistico che per scopi militari, venne gradualmente abbandonato a causa delle difficoltà economiche e della mancanza di giustificazioni pratiche per ulteriori investimenti autostradali in un contesto di crisi. Il risultato fu che, con poche eccezioni, lo sviluppo autostradale in Italia si fermò, lasciando incompiuti molti dei progetti iniziali.
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