Condividiamo una lettera inviata al Presidente del Consiglio ed altre autorità con la richiesta di sospendere le attività venatorie, in considerazione dell’attuale grave situazione della pandemia e delle modalità di caccia che non garantiscono un adeguato rispetto delle regole “anticovid”, da parte di chi svolge attività di caccia in questo periodo (ad es. le “braccate” per i cinghiali o l’utilizzo degli “appostamenti fissi”).
L’istanza è firmata dai Presidenti nazionali di WWF, LIPU e Legambiente (le tre associazioni ambientaliste che fanno parte del tavolo presso il Ministero dell’Ambiente sul “Piano antibracconaggio”).
Illustrissimi Presidente e Ministro,
l’approvazione del DPCM 24 ottobre 2020 “Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 maggio 2020, n. 35, recante «Misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19», e del decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2020, n. 74, recante «Ulteriori misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19»” ha posto in evidenza l’urgenza, laddove fosse ancora necessario, di porre le massime attenzioni, prevenzioni e raccomandazioni, alle modalità di svolgimento di ciascuna attività, lavorativa e ricreativa, valutando e bilanciando divieti e autorizzazioni per non mettere ulteriormente in pericolo il primario diritto alla salute previsto dall’art. 32 Cost. e il futuro stesso del Paese.
A tal fine sono state compiute al livello nazionale scelte dolorosissime per attività lavorative e commerciali di ogni genere, culturali e ricreative, fino al ripristino dell’obbligo della didattica a distanza per il 75% dei giovani delle Scuole medie superiori, giovanissimi che più di ogni altra fascia d’età soffrono per la rinuncia allo sviluppo di relazioni sociali.
Orbene in questo drammatico contesto non sono state invece introdotte misure mirate a prevenire la diffusione del contagio durante lo svolgimento di un’attività meramente ludico-sportiva qual è l’attività venatoria. Si tratta di un’attività praticata da una popolazione costituita da circa 500.000 cittadini, oltre l’80% dei quali ha più di 50 anni di età e ben il 30% sono ultrasettantenni. La maggior parte di costoro rientra, quindi, nella fascia di popolazione più fragile ed esposta ad essere vittima del virus e/o a subirne gravi conseguenze, con maggiori rischi di ospedalizzazione e conseguente aggravio di tutto il sistema sanitario.
Va evidenziato, infatti, che l’insieme del numero dei titolari di concessione di licenza di caccia, nell’ordine di decine di migliaia di persone in ciascuna regione, la loro ampia mobilità tra province e regioni e il fatto che tale attività sia svolta in larghissima misura in forme collettive, come la caccia in braccata e la caccia al capanno, che portano in queste settimane all’assembramento di decine di migliaia di persone, sono tali da essere potenzialmente molto pericolose. Basti descrivere succintamente, per valutare il rischio di diffusione del contagio, l’attività di caccia da appostamento fisso, che viene svolta in capanni chiusi dotati solo di piccole feritoie da cui i cacciatori sparano agli uccelli migratori. Generalmente la dimensione è di pochi metri quadrati. In tali ambienti, privi di un efficace ricambio di aria, più cacciatori permangono insieme per numerose ore, talvolta insieme ad accompagnatori privi di licenza di caccia e, come più volte rilevato dal nostro personale di vigilanza volontaria, spesso senza indossare gli obbligatori dispositivi di protezione individuale.
Riteniamo altresì importante sottolineare che la caccia, attività ludico-sportiva, non può né deve essere confusa con le esigenze di gestione della fauna, patrimonio indisponibile dello Stato, o dei danni alle attività antropiche ad esso correlati, in quanto la vigente legislazione nazionale assegna espressamente e opportunamente, con l’articolo 19 della Legge 157/92, esclusivamente alla diretta responsabilità delle Regioni e degli Enti gestori delle aree protette tali funzioni, da svolgere, laddove necessario, tramite l’appropriata redazione, approvazione e realizzazione di specifici piani di controllo faunistico.
Tutto ciò sinteticamente premesso, nell’interesse della Collettività, della primaria tutela del diritto ex art. 32 Cost. e nel rispetto dell’art. 191 TFUE, le scriventi Associazioni chiedono alle S.S. V.V. ill.me di sospendere tutte le forme collettive con cui può essere espletata l’attività venatoria, attività ludico-ricreativa.
Consapevoli dell’urgenza e importanza di agire senza indugi per rallentare la diffusione della pandemia in atto, con l’occasione rivolgiamo i più distinti saluti.
Stefano Ciafani, Presidente Legambiente onlus
Aldo Verner, Presidente LIPU onlus
Donatella Bianchi, Presidente WWF Italia onlus.
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