mercoledì 1 maggio 2024

La leggenda di viale Piave a Seregno

Immagine tratta da Google Maps

Seregno, una cittadina con un tocco di genialità nell'arte della frugalità amministrativa, dove una targa di marmo ha una doppia funzione indicando sia un viale che un piazzale. Un'efficienza che sfida la logica, o forse la abbraccia con una stretta di risparmio che lascia senza parole.

La targa stradale con la doppia denominazione: Viale Piave e Piazzale Santuario


Ma l'attenzione non dovrebbe essere sull'abilità economica cittadina, bensì sulle vicende del caro fiume Piave. Un fiume così sacro alla patria da meritare una promozione di genere passando dall'antico genere femminile "la Piave" a "il Piave" per rispecchiarne la virilità guerriera. "Come osate chiamare 'la Piave' un fiume che respinge gli invasori?!" devono aver esclamato indignati i nazionalisti. L’esempio ci viene da D’Annunzio: il poeta “vate” nella “Nave” (1908) scrive "la Piave e la Livenza coprono tutti i pascoli". D’Annunzio, dopo la prima Guerra Mondiale, userà solo il maschile, per di più con enfasi. Tanto basta per cambiare la carta d’identità del fiume.

 

Manifesto del film "La Nave", 1921

E che dire dell'inno? Una canzone così patriottica, così virile, che nella sua versione originale ha fatto storcere il naso alle sensibilità delicate, con quel passaggio sulla "onta consumata a Caporetto". Ma niente paura, nel 1928, il buon Ministro della Pubblica Istruzione Giovanni Belluzzo si affrettò a chiedere una correzione, perché non si sa mai, potrebbe dar fastidio ai teneri orecchi dei nostri giovani patrioti. Il risultato? Un "fosco evento" al posto del "tradimento" e via con un'intonazione più politically correct.

La lettera del Ministro Giovanni Belluzzo a Giovanni Gaeta, 1928. Fonte Wikipedia.

E così, il fiume Piave, con la sua virilità rimodellata e il suo inno corretto, continua a scorrere tra le pagine della storia italiana. Che meraviglia, la nostra patria, dove anche i fiumi e le canzoni hanno le loro piccole storie di genere e politica.

 

Scheda / La seconda strofa de "La leggenda del Piave"

 

Prima versione, 1918:
 

Ma in una notte trista
si parlò di tradimento
e il Piave udiva l'ira e lo sgomento...
Ahi, quanta gente ha vista
venir giù, lasciare il tetto,
per l'onta consumata a Caporetto.
 

Seconda versione, 1928:

Ma in una notte trista
si parlò di un fosco evento,
e il Piave udiva l'ira e lo sgomento...
Ahi, quanta gente ha vista
venir giù, lasciare il tetto,
poi che il nemico irruppe a Caporetto!

Nessun commento:

Posta un commento