Proseguiamo la pubblicazione delle osservazioni di Sinistra e Ambiente-Impulsi sulla Variante Generale al PGT approvata dal Consiglio Comunale di Meda il 3 luglio 2025. Dopo aver trattato i temi urbanistici e sociali (cliccare qui), ci concentriamo ora su mobilità sostenibile e ambiente, altri due capitoli ritenuti carenti o non sufficientemente definiti.
Fra le critiche mosse da Sinistra e Ambiente-Impulsi spicca la totale assenza, nella Variante, di riferimenti concreti allo sviluppo di una rete ciclopedonale cittadina. Secondo il gruppo, mancano progetti specifici che colleghino i cosiddetti “Punti di Interesse” della città (scuole, stazione, uffici pubblici, luoghi di culto, siti storici, quartieri, ecc.) in coerenza con il progetto sovracomunale “Green Lane”.
Per Sinistra e Ambiente-Impulsi, una mobilità dolce integrata rappresenta una risposta sia ambientale sia sociale. Riduce traffico e inquinamento, rende la città più vivibile e favorisce spostamenti sicuri per tutte le fasce di età. L’assenza di progettualità in questo senso è ritenuta “una grave mancanza di visione strategica”.
Ambiente: il Masterplan strategico resta sulla carta
Altra osservazione riguarda il capitolo Ambiente. Nella Variante non è presente una chiara definizione delle priorità operative per realizzare il “Masterplan strategico paesaggistico-ambientale” e le linee guida sul sistema del verde urbano.
Il Masterplan prevede interventi di qualificazione ambientale lungo quattro tracciati che scendono dalla collina e si intersecano con il torrente Tarò/Certesa, indicati come “4 fiumi verdi e una soglia blu”. Si tratta di progetti capaci di trasformare radicalmente il paesaggio urbano e creare nuovi corridoi ecologici.
Tuttavia, Sinistra e Ambiente-Impulsi sottolinea che molti interventi necessitano di approfondimenti tecnici e di certezze sui finanziamenti disponibili, come quelli previsti dalla prescrizione 51 del CIPESS per la Pedemontana. Senza una pianificazione chiara e tempistiche certe, il rischio è che il Masterplan resti solo un “documento di buone intenzioni”.
Verso nuove osservazioni
Il gruppo civico conferma la propria intenzione di analizzare nel dettaglio la documentazione depositata e di presentare osservazioni formali. L’obiettivo è spingere l’amministrazione comunale a integrare e rafforzare la parte dedicata alla mobilità sostenibile e all’ambiente, ritenute fondamentali per costruire la Meda del futuro.
“Il costo di non aver realizzato la Pedemontana per anni è stato altissimo. Troppo spesso una piccola minoranza ha rallentato o bloccato lo sviluppo del Paese, ma dobbiamo sempre avere il coraggio di guardare lontano anche contro il mondo del ‘no’”. Pietro Salini
Rispondiamo al comunicato stampa diffuso oggi da Webuild, in cui l’amministratore delegato Pietro Salini ci racconta che la Pedemontana Lombarda è “un passo decisivo verso un’Italia più moderna e connessa.”
Peccato che la modernità, secondo Webuild, passi sempre dallo stesso copione: più cemento, più asfalto, più miliardi di euro spesi per nuove autostrade, come se fossimo ancora nel boom economico degli anni ‘60.
Salini ci regala il solito discorso epico: il dopoguerra, il miracolo economico, la Lombardia locomotiva d’Italia. Una narrazione stantia, buona per galvanizzare platee istituzionali, ma che ignora una realtà banale: nel 2025, il futuro non si costruisce solo a colpi di viadotti e svincoli.
Viviamo nell’epoca della crisi climatica, dell’inquinamento record, delle città congestionate, dei treni regionali da terzo mondo. Ma per Webuild la priorità è sempre la stessa: nuovi chilometri d’autostrada, nuovi pedaggi, nuovo consumo di suolo.
Salini sostiene che “la competitività delle imprese dipende anche da un sistema viario efficiente.” Ma non dice che la Pedemontana, finora, ha visto traffico ben sotto le previsioni, con buchi finanziari ripianati dai contribuenti. Non dice quanto ci costerà davvero, né se quei miliardi non sarebbero meglio spesi su treni, trasporto pubblico, logistica green, o manutenzione delle infrastrutture esistenti.
Perché sì: la competitività passa pure da un sistema viario efficiente, ma anche da aria respirabile, territori non devastati, e servizi pubblici dignitosi. Non è difficile da capire.
Immancabile, arriva poi il lamento: “Troppo spesso una piccola minoranza ha rallentato lo sviluppo del Paese.” Eccolo, il grande classico. Chiunque osi sollevare dubbi è subito etichettato come appartenente al “mondo del no”.
Ma non è il mondo del no. È il mondo del come. Come spendiamo miliardi di soldi pubblici? Come proteggiamo il territorio? Come facciamo scelte davvero lungimiranti? Non è essere contrari allo sviluppo. È pretendere sviluppo intelligente.
La Pedemontana non è il simbolo di un’Italia moderna. È il simbolo di un Paese bloccato in un’idea vecchia di sviluppo, dove “fare infrastrutture” è sempre visto come bene assoluto, anche quando serve solo a bruciare risorse e divorare territorio.
Altro che “visione lungimirante”. Questa è la solita minestra riscaldata. E francamente, comincia a farci male allo stomaco.
Verso l’assemblea pubblica del 22 luglio: sopralluogo nel Parco del Meredo e aree limitrofe per verificare lo stato dei lavori
In vista dell’assemblea pubblica di martedì 22 luglio, promossa dall’Amministrazione Comunale su richiesta dei Comitati di Quartiere, abbiamo compiuto un sopralluogo nel Parco del Meredo e nelle aree vicine per verificare lo stato dei lavori della tangenziale Meda-Seregno.
Lo sbocco della nuova tangenzale su via Cadore a Seregno
Partendo da via Cadore, abbiamo constatato che a nord della ferrovia i lavori sono proseguiti: il sottofondo stradale è stato posato fino all’intersezione con l’attuale via Cadore. Resta però ancora da capire quando verrà realizzata la rotonda prevista in questa zona, una infrastruttura che, temiamo, finirà per impattare in modo significativo sulla vita del quartiere. Ci auguriamo che l’assemblea pubblica del 22 luglio possa fornire risposte concrete anche su questo aspetto.
Le delimitazioni dell'area di cantiere a sud della ferrovia al confine tra Meda e Seveso
A sud della ferrovia, fino alla strada vicinale al confine tra Meda e Seveso (l’area dove, nel progetto originario ancora presente sul sito web di Autostrada Pedemontana Lombarda, era prevista una rotonda), non è cambiato nulla: il tracciato continua a prevedere la rotonda. Anche su questo punto, aspettiamo che durante l’assemblea del 22 venga finalmente presentato un progetto aggiornato, possibilmente senza questa ulteriore rotatoria.
La strada vicinale al confine tra Meda e Seveso (via Po)
I carotaggi lungo il percorso della nuova tangenziale
Proseguendo il sopralluogo verso ovest, in direzione delle villette di via Po, angolo via Forlì (Meda), abbiamo osservato che il terreno lungo la strada vicinale è stato delimitato da reti in plastica arancione, tipiche delle aree di cantiere, e sono visibili carotaggi eseguiti per la bonifica da eventuali ordigni bellici. È importante non lasciarsi ingannare dalle apparenze: sebbene la fascia recintata possa sembrare stretta, la futura tangenziale comprenderà anche il sedime dell’attuale strada vicinale.
Il tratto di via Po, Meda, che verrà occupato dalla nuova tangenziale
Via Lecco, Seveso. L'area appena a sud delle villette
Arrivati nei pressi delle villette di via Po, angolo via Forlì, abbiamo rilevato che, appena più a sud, oltre la strada, il terreno risulta completamente recintato e anche qui sono visibili carotaggi. Su questa porzione di terreno sorgerà una rotonda, mentre la tangenziale proseguirà verso sud, occupando via Lecco (Seveso) per raggiungere, attraverso un piccolo boschetto, via Vignazzola, zona di confine tra Seveso e Meda. Quest’ultima area, per il momento, non risulta ancora delimitata.
Area boscata, a sud di via Lecco (Seveso)
Un particolare storico interessante riguarda proprio il boschetto, che andava a delimitare l’antico tracciato della roggia Borromeo, risalente alla fine del XVII secolo. Un elemento di valore paesaggistico e storico destinato, purtroppo, a scomparire con la realizzazione della nuova arteria stradale.
Area verde, dove passerà la nuova tangenziale, prolungamento di via Lecco in direzione di via Meredo / via Vignazzola
Alla luce di quanto visto durante la nostra passeggiata, resta il rammarico nel constatare come, nonostante in passato qualcuno rassicurasse i cittadini affermando che della tangenziale fosse inutile parlare - perché, trattandosi di un’opera complementare, non si sarebbe mai realizzata a causa delle difficoltà economiche di Pedemontana - i lavori siano invece una realtà ben concreta. Ora più che mai è necessario partecipare e far sentire la propria voce per chiedere chiarezza sui progetti, mitigazioni efficaci e tutela del territorio.
L’appuntamento è dunque per martedì 22 luglio all’assemblea pubblica, nella speranza che sia finalmente l’occasione per fare luce sul futuro della tangenziale Meda-Seregno e sui reali impatti che avrà sui quartieri e sul Parco del Meredo.
Domenica 20 luglio 2025 il WWF Lombardia, in collaborazione con il Gruppo l’Ontano di Montorfano, il Comitato Parco Regionale Groane-Brughiera e il Gruppo Naturalistico della Brianza, organizza un’escursione rigenerante a piedi nudi intorno al Lago di Montorfano. L’iniziativa è gratuita e aperta a tutti.
Solo una parte del percorso, quella sul terreno argilloso in riva al lago, sarà effettuata a piedi nudi e soltanto da chi vorrà togliersi le calzature, per riscoprire il contatto diretto dei piedi con la natura.
Ritrovo: Parcheggio del Cimitero di Montorfano (Via Molino) alle ore 9.30. Rientro previsto: ore 12.30.
Non tutti sanno che, insieme al sistema vestibolare e agli occhi, i piedi sono tra gli organi di senso più importanti per il controllo dell’equilibrio, della postura e del movimento. Nel corso di milioni di anni, i piedi umani si sono evoluti a stretto contatto con l’ambiente naturale, sviluppando una sensibilità straordinaria capace di percepire pressioni, torsioni, variazioni di temperatura e asperità potenzialmente pericolose.
Purtroppo, queste capacità sensoriali vengono sempre meno allenate perché, fin dai primi giorni di vita, i piedi sono protetti da calze e scarpe che li isolano dagli stimoli naturali. Camminare scalzi in casa, su superfici lisce e uniformi, non è sufficiente a mantenerne attive tutte le funzioni.
Il Lago di Montorfano rappresenta uno degli angoli più incontaminati del territorio, con una preziosa biodiversità di flora e fauna. Dal 2014, la Riserva Naturale Lago di Montorfano è un’area protetta affidata in gestione al Parco Regionale della Valle del Lambro, in convenzione con i Comuni di Montorfano (CO) e Capiago Intimiano (CO). È importante ricordare che, contrariamente a quanto indicato nella locandina (“Escursioni estive gratuite nel Parco delle Groane e della Brughiera”), la Riserva Naturale Lago di Montorfano non rientra nella gestione del Parco delle Groane e della Brughiera, ma appunto in quella del Parco Regionale della Valle del Lambro.
Questa escursione vuole offrire ai partecipanti l’occasione di riscoprire il piacere e i benefici del camminare a piedi nudi nella natura, e di conoscere un percorso che potrà poi essere ripetuto in autonomia ogni volta che si desidera rigenerarsi in questo ambiente unico.
Un’occasione speciale per ritrovare il contatto sensoriale con la terra e immergersi nella bellezza del Lago di Montorfano.
Nei giorni scorsi, sulla pagina Facebook di Insieme in Rete, Gianni Del Pero - Presidente Delegato del WWF Lombardia, geologo, e anche Supervisore delle operazioni di bonifica per Pedemontana - ha pubblicato un post con i risultati delle analisi sulla diossina nella zona di Seveso.
Al post ha allegato una tabella che riporta un valore di tossicità equivalente per la diossina pari a 18,6 ng/kg. Fin qui, nulla di strano: la trasparenza sui dati ambientali è sempre una buona notizia.
Il problema però sta in come questi dati vengono presentati e in ciò che viene detto - e non detto - a corredo.
Del Pero, infatti, nel suo post utilizza un tono fortemente ironico e a tratti sprezzante verso chi, a suo dire, diffonde “allarmismo ingiustificato” o non sarebbe in grado di capire la materia.
Parla genericamente di “NoCarote - Nobonifica” o di chi sarebbe contrario alla bonifica “perché poi potrebbero farci sopra un’autostrada”, ma non chiarisce mai esattamente a chi si riferisca. È una critica vaga, rivolta a un indistinto “qualcuno” che resta sempre senza nome.
E va detto chiaramente: non è il pubblico o i comitati locali ad alimentare le polemiche, ma è lo stesso Del Pero che le innesca, con i suoi toni sarcastici e provocatori.
Il nodo tecnico è semplice:
Del Pero afferma che, con un valore di 18,6 ng/kg, il sito non sarebbe contaminato e quindi “la bonifica non si deve fare”, perché il limite di legge sarebbe 100 ng/kg.
Ma questa affermazione è solo parzialmente corretta. In realtà:
✅ Il limite di 100 ng/kg vale per suoli destinati ad uso industriale o commerciale.
❌ Per aree residenziali, scuole, parchi, orti, giardini, il limite è invece 10 ng/kg.
Dunque, se il terreno in questione si trovasse in un’area destinata a verde pubblico o residenziale, il valore di 18,6 ng/kg supererebbe il limite e richiederebbe un intervento di bonifica.
Il vero punto debole del post è però un altro: Del Pero non dice dove si trova esattamente il terreno analizzato. Manca qualsiasi informazione fondamentale, come:
la zona o il lotto specifico da cui è stato prelevato il campione;
la destinazione urbanistica dell’area (residenziale, verde pubblico, industriale);
la profondità a cui è stato eseguito il prelievo;
la data dell’analisi.
Senza questi dati, la tabella non basta a stabilire se la bonifica sia davvero necessaria o no. I numeri, da soli, non raccontano tutta la storia.
C’è poi un’altra evidente contraddizione nel discorso di Del Pero:
da una parte, sostiene che “la bonifica non si deve fare” perché il valore risulta sotto soglia (secondo il limite industriale);
dall’altra, attacca con grande veemenza chi, sempre secondo lui, sarebbe contrario alla bonifica o la ostacolerebbe.
Se davvero “la bonifica non si deve fare” perché non necessaria, perché allora prendersela così tanto con chi dice - magari con motivazioni diverse - che la bonifica non vada fatta?
Non si può sostenere nello stesso discorso che la bonifica non serva e contemporaneamente polemizzare con chi dice che non va fatta. È una posizione che finisce per smentirsi da sola.
Un ultimo punto riguarda la forma. Quando si ricoprono ruoli ufficiali e si trattano dati così delicati, la chiarezza e il rispetto diventano un dovere, non una scelta.
La vicenda di Seveso non è solo una questione tecnica: è memoria, salute pubblica, paure radicate. Merita risposte precise, documentate e, soprattutto, espresse senza sarcasmo né battute sprezzanti.
I numeri servono. Ma servono anche i dettagli su dove si trovano quei numeri, e a cosa servono. E se vogliamo davvero evitare allarmismi, la miglior medicina è sempre la trasparenza. Non il sarcasmo.
Per chiarezza e trasparenza, riportiamo qui sotto integralmente il testo del post originale di Gianni Del Pero, così come pubblicato su Facebook, e la tabella allegata. Ognuno potrà leggerli direttamente e farsi la propria opinione.
Post originale
Gianni Del Pero [12 luglio 2025]
I dati delle analisi di Diossine e Furani effettuate sui terreni prelevati dalla Terra della #Diossina detta di #Seveso non sono dati pubblici, per evitare ingiustificato allarmismo con panico indotto da commenti incompetenti dettati da evidenti altre finalità. E dopo 11 anni, ottenuta la caratterizzazione e la conseguente bonifica, sono arrivati i primi risultati delle analisi di collaudo delle bonifiche effettuate. Inutile cercare di spiegarlo ai neonegazionisti dei NoCarote - Nobonifica perché inquina (!), No bonifica perché poi dopo potrebbero farci sopra una Autostrada (meglio continuare a mangiare uova, pomodori e zucchine alla Diossina!), No bonifica "non so neanche perché" o perché "lo dico io"... Nel referto analitico allegato, incomprensibile a chi non vuole comprenderlo, il valore di tossicità equivalente di "Diossina" è 18,6 ng/kg (il limite di legge è 100). Il SITO NON E' Contaminato la BONIFICA NON SI DEVE FARE! Oggi il rischio di esposizione alla Diossina detta di #Seveso prodotta dalla #Icmesa di #Meda e' di molto diminuito solo grazie alla coerente determinazione delle Associazioni Ambientaliste Insieme in Rete
La manifestazione di ieri, 12 luglio 2025, ad Arcore contro la realizzazione della Pedemontana ha riscosso un buon successo: circa 200-300 persone hanno preso parte al corteo, sfilando con striscioni, slogan e interventi dal microfono aperto.
La protesta ha voluto ribadire il netto “no” a un’infrastruttura considerata dannosa per l’ambiente, per il territorio e per la salute dei cittadini. Tra i presenti, anche alcune europarlamentari, a testimoniare l’attenzione che il tema sta suscitando oltre i confini locali.
Nel corteo si sono viste famiglie, attivisti, comitati locali e cittadini comuni, tutti accomunati dalla volontà di tutelare le aree verdi a rischio espropri e cantieri.
🎥 Ecco alcuni video girati durante la manifestazione, condivisi nella chat degli organizzatori:
L’iniziativa è stata promossa da diverse realtà ambientaliste e associazioni locali, tra cui Fridays for Future Monza, il coordinamento “No Pedemontana” e gruppi che da tempo si mobilitano in difesa del territorio brianzolo. L’impegno continua, con nuovi appuntamenti e incontri informativi in programma per le prossime settimane.
È ripartita l’iniziativa dei Comitati NO Pedemontana per chiedere ai Sindaci della tratta B2 di organizzare incontri pubblici sui lavori della Pedemontana.
Per fare pressione, ieri, sabato 12 luglio, si è tenuto un banchetto al mercato di Seveso. Oggi, domenica 13 luglio, dalle ore 9:30 in via Colleoni a Baruccana, è previsto un secondo banchetto per inviare cartoline ai Sindaci.
Davide Biggi ha dichiarato: «Ma proprio tutti ormai devono constatare che Pedemontana fa quello che le riesce meglio: fregarsene. Zero trasparenza, scelte arbitrarie (come sulle soglie di dispersione della diossina nell’aria), nessun aggiornamento sull’andamento delle operazioni. È inutile però lamentarsi solo con Pedemontana. I Sindaci, in quanto garanti della salute pubblica, devono intervenire. I dati legati alla qualità dell’aria, alla situazione della terra escavata e alla sua destinazione devono essere divulgati. Sono necessari incontri pubblici di aggiornamento.»
Iniziamo qui l’esame delle osservazioni di Sinistra e Ambiente-Impulsi sulla variante al Piano di Governo del Territorio (PGT) di Meda, suddividendo i temi in due post per maggiore chiarezza. In questa prima parte affrontiamo le questioni legate al diritto alla casa, al centro storico e alla rigenerazione urbana. Nella seconda parte (cliccare qui) affronteremo le questioni legate alla mobilità sostenibile e all'ambiente.
Centro Storico, demolizioni e rigenerazione urbana: le preoccupazioni
Secondo Sinistra e Ambiente-Impulsi, la Variante al PGT approvata dall’amministrazione comunale di Meda contiene norme che consentono, per quasi ogni edificio cittadino (esclusi quelli di pregio storico-artistico, in realtà pochissimi), la demolizione e ricostruzione fuori dalla sagoma e dal sedime esistenti. Una scelta che, se applicata in particolare al centro storico, rischierebbe di “stravolgere completamente l’aspetto e il tessuto urbanistico” della città.
Il gruppo riconosce che molti edifici del centro storico siano in stato di degrado e necessitino di interventi. Tuttavia, ritiene preferibile “dare nuovo valore e nuova vita a ciò che già esiste”, per preservare sia la morfologia urbana sia il tessuto sociale. Il timore è che interventi radicali di demolizione e ricostruzione favoriscano operazioni immobiliari redditizie ma poco attente alla storia locale e inaccessibili alle fasce meno abbienti della popolazione.
In particolare, Sinistra e Ambiente-Impulsi ritiene che la demolizione nel nucleo di antica formazione debba essere autorizzata solo in caso di gravi danni strutturali o quando non sia possibile adeguare gli edifici esistenti agli standard ecologici ed energetici contemporanei.
Rigenerazione sì, ma non a ogni costo
La Variante punta molto sul concetto di Rigenerazione urbana, applicabile anche nel centro storico. Prevede incentivi consistenti:
+20% di volumetrie edificabili;
-50% sul contributo di costruzione;
-30% sulla quota di spazi da destinare a servizi pubblici.
Per Sinistra e Ambiente-Impulsi, questi incentivi rischiano di trasformarsi in “facilitazioni eccessive”, finalizzate più a sbloccare operazioni edilizie ferme da anni che non a realizzare una rigenerazione autenticamente sociale e sostenibile. Il gruppo propone di escludere aumenti di volumetria, se non strettamente finalizzati a realizzare servizi pubblici o esercizi di vicinato.
La rigenerazione, avvertono, non può ridursi a semplice valorizzazione immobiliare, ma deve tenere conto degli aspetti sociali, culturali, economici e ambientali. Demolire e ricostruire senza una reale strategia complessiva rischia di alterare la città, generare maggiori emissioni di CO₂ (l’edilizia rappresenta il 36% delle emissioni UE) e consumare risorse preziose.
La ristrutturazione degli edifici esistenti, sostengono, è invece più sostenibile, tutela l’identità locale, mantiene contenuti i costi abitativi e stimola le imprese edilizie locali.
Ambiti di rigenerazione territoriale (ART): il caso Fornace Ceppi e stadio
Fornace Ceppi (57.000 mq) e nuovo stadio del calcio (24.000 mq)
Il gruppo critica anche il modo in cui la Variante ha definito gli Ambiti di Rigenerazione Territoriale. Nel caso dell’ART1, denuncia la scelta di accorpare due comparti separati e con destinazioni diverse: l’area degradata dell’ex Fornace Ceppi e il nuovo stadio di calcio previsto in via Santa Maria.
Inserire il nuovo stadio in quell’area sottrarrebbe spazio a una necessaria riqualificazione urbana e snaturerebbe la vocazione dell’area. Per Sinistra e Ambiente-Impulsi, lo stadio esistente in via Busnelli non è degradato e dovrebbe semmai essere riqualificato, non spostato.
L’ipotesi che dietro a questa operazione ci siano interessi produttivi legati a imprese confinanti (come la ditta Cassina) solleva interrogativi. Il gruppo chiede trasparenza su eventuali accordi per la cessione di beni pubblici a privati, e ritiene più appropriato, in caso di sviluppo produttivo, utilizzare altri strumenti urbanistici già previsti dal PGT.
Diritto alla casa: un tema assente nel PGT
Fra le critiche più forti c’è l’assenza di un capitolo sul diritto alla casa. Sinistra e Ambiente-Impulsi sottolinea come il diritto a un’abitazione dignitosa sia un diritto umano fondamentale, e denuncia l’assenza di politiche abitative adeguate a rispondere alla crescente emergenza abitativa anche a Meda.
Il gruppo evidenzia come molte famiglie si rivolgerebbero alle graduatorie comunali se vi fosse un’offerta adeguata di alloggi sociali. Eppure, nella Variante non si trovano risposte concrete né un impegno per politiche di edilizia sociale.
Il tema è legato anche alla recente introduzione in Costituzione del principio di sussidiarietà, che dovrebbe ispirare nuove forme di collaborazione tra cittadini e istituzioni nella gestione dei beni comuni, compreso il patrimonio abitativo.
Prossimi passi
Sinistra e Ambiente-Impulsi ha annunciato che continuerà ad analizzare gli elaborati della Variante e formulerà osservazioni puntuali da presentare durante il periodo di deposito, nella speranza di modificare il documento prima della sua approvazione definitiva.
Finalmente fissato l’incontro col Sindaco: il 22 luglio assemblea pubblica sulla Pedemontana a Seregno
È ufficiale: dopo settimane di attesa e pressioni, l’incontro chiesto dai Comitati di quartiere di Seregno è stato finalmente fissato. Ieri, giovedì 10 luglio, i rappresentanti dei Comitati hanno ricevuto conferma dal Sindaco Alberto Rossi: lunedì 21 luglio 2025 si terrà un incontro riservato tra amministrazione comunale e delegati dei Comitati, mentre il giorno successivo, martedì 22 luglio alle ore 21, si svolgerà l’assemblea pubblica aperta a tutti i cittadini.
L’evento si terrà presso la Biblioteca Civica Ettore Pozzoli, in piazza Monsignor Gandini 9 a Seregno, e sarà dedicato a fare il punto anche sulla Tangenziale Meda-Seregno, tratta della Pedemontana Lombarda che continua a suscitare preoccupazioni per il suo impatto sul territorio.
L’assemblea, dal titolo:
PEDEMONTANA IL PUNTO SU SEREGNO
vedrà intervenire:
Alberto Rossi, Sindaco di Seregno
Giuseppe Borgonovo, Assessore all’Urbanistica
Sabato Fusco, Direttore Generale di Pedemontana Lombarda
Arturo Lanzani, Presidente del Parco GruBrìa
L’annuncio rappresenta un passo significativo verso la trasparenza e il confronto pubblico, dopo la partecipata riunione del 18 giugno scorso nella sala riunioni di via Bottego, dove i Comitati di quartiere di Sant’Ambrogio, Lazzaretto-San Giuseppe, Ceredo e San Carlo avevano ribadito la necessità di risposte chiare su molte questioni ancora aperte.
Nel frattempo, il fronte si è allargato: anche i Comitati di Santa Valeria e del Centro hanno deciso di unirsi alla richiesta, segno di una crescente consapevolezza e preoccupazione diffusa in tutta la città.
Il percorso della tangenziale Meda-Seregno
Sono molti i temi sui quali i Comitati auspicano risposte puntuali durante l’assemblea. Tra le priorità:
le eventuali varianti progettuali e le opere di mitigazione previste per il Parco Agricolo del Meredo (Plis GruBrìa), risorsa verde cruciale per il territorio;
gli impatti sulla viabilità delle vie Cadore, Wagner e Saronno, fondamentali per il traffico cittadino;
le conseguenze delle attività di cantiere sul quartiere San Carlo;
gli interventi previsti sul passaggio a livello di San Giuseppe, con ripercussioni sulla mobilità nel quartiere San Salvatore.
Tracciato di Pedemontana tra Desio - Seregno - Lissone
Grande attenzione sarà rivolta anche alle problematiche legate alla cantierizzazione, che preoccupano fortemente i residenti. In particolare:
viabilità provvisoria durante le fasi di cantiere;
gestione di polveri, rumori e vibrazioni, con controlli rigorosi e frequenti;
lo stoccaggio delle terre di scavo: i Comitati chiedono informazioni precise sul destino delle terre provenienti dagli scavi delle gallerie previste lungo il percorso al confine tra Seregno e Desio, per sapere dove verranno depositate e in che modalità, al fine di evitare impatti ambientali negativi;
per quanto riguarda invece le terre provenienti dai cantieri contaminati dalla diossina, si chiede se sia previsto il loro transito sul territorio seregnese durante il trasporto verso le discariche autorizzate, e con quali percorsi e tutele;
traffico indotto sui quartieri limitrofi dai camion di cantiere: servono risposte sui percorsi consentiti, sull’eventuale chiusura delle strade in aree densamente abitate e sugli orari di lavoro, affinché non interferiscano né col riposo notturno né con il traffico delle ore di punta;
tempi certi sul cronoprogramma dei lavori, suddiviso per fasi e zone;
dettagli sulle opere di mitigazione ambientale;
elenco e localizzazione delle opere di compensazione, comprese le compensazioni forestali, con relativo cronoprogramma di realizzazione.
Particolare del tracciato della tratta C nel comune di Seregno
Aggiungiamo inoltre alcune proposte e suggerimenti con l’obiettivo di garantire la massima trasparenza e informazione costante ai cittadini. In particolare, chiediamo all’Amministrazione seregnese di aprire sul sito istituzionale del Comune una pagina dedicata alla Pedemontana, dove caricare:
i progetti e le planimetrie aggiornate;
il cronoprogramma dettagliato dei lavori;
aggiornamenti periodici sull’avanzamento delle opere;
tutti i report ambientali (analisi su polveri, rumori, vibrazioni, qualità dell’aria);
un link o modulo per consentire ai cittadini di inviare segnalazioni o richieste di chiarimenti direttamente al Comune;
farsi parte attiva nei controlli sui cantieri, sia in modo diretto sia sollecitando gli enti competenti, affinché tutte le prescrizioni ambientali e di sicurezza vengano rispettate scrupolosamente.
L’assemblea pubblica del 22 luglio rappresenta dunque un momento cruciale: non solo per fare il punto tecnico sullo stato dell’opera, ma anche per riaffermare il diritto dei cittadini a conoscere, partecipare e contribuire alle scelte che plasmeranno il futuro urbanistico, ambientale e sociale della città.
La Scuola “Naturalis” nasce nel 2009 da un’intuizione semplice ma rivoluzionaria: offrire ai bambini esperienze di gioco e contatto autentico con la natura. Guidati da Fatima Belkhatir, educatrice e Presidente di Legambiente Seregno, un gruppo di genitori avvia piccole attività che, nel 2015, si trasformano nel giardino d’infanzia “Un giardino per crescere”. Il progetto cresce e si consolida, intrecciandosi con la pedagogia Steineriana e i principi dell’Antroposofia, fino a trovare casa, nel 2021, in via Arienti a Desio, al confine con Seregno. Qui, negli spazi dell’ex Scuola Buzzi, oggi rivive una realtà educativa unica che accoglie bambini dai 2 ai 10 anni e si prepara ad aprire anche il ciclo delle medie. Naturalis è più di una scuola: è un’oasi verde dove i piccoli imparano a conoscere se stessi e il mondo, immersi nella biodiversità urbana.
Il cortile della scuola nel 1962. Archivio Parrocchia San Carlo
Per scoprire il dietro le quinte di questa incredibile rinascita, abbiamo incontrato Fatima, cuore pulsante del recupero della scuola e promotrice di un’educazione che guarda al futuro del pianeta.
Fatima, com’è nata l’idea di recuperare proprio la scuola Buzzi? Tutto è partito da un bisogno concreto: la scuola Naturalis stava crescendo e serviva uno spazio adeguato. La vecchia scuola Buzzi era abbandonata da oltre vent’anni, in stato di degrado. Per noi di Legambiente Seregno è stato naturale pensare di darle nuova vita. Volevamo che il recupero avesse un valore non solo educativo, ma anche ambientale e sociale. Così è iniziata questa grande avventura.
Non dev’essere stato semplice. Che lavori avete dovuto affrontare? È stata una sfida enorme! L’edificio era malmesso, ci siamo rimboccati le maniche insieme a tanti volontari. Abbiamo fatto pulizie, lavori di muratura, sistemato il verde esterno. Volevamo uno spazio bello e accogliente, coerente con la filosofia Steineriana e l’idea di un’educazione a stretto contatto con la natura. Tutto è stato realizzato praticamente a costo zero, grazie all’impegno dei volontari e al supporto di chi crede nel nostro progetto.
Che legame c’è tra la pedagogia Steineriana e l’impegno ecologico di Legambiente? Un legame fortissimo. La pedagogia Steineriana mette al centro la crescita armoniosa del bambino, il rispetto dei suoi tempi e la connessione profonda con la natura. Per noi di Legambiente è la base per costruire cittadini consapevoli, futuri ecologisti capaci di amare e proteggere l’ambiente. In questa scuola i bambini non studiano solo sui libri: vivono la natura ogni giorno, imparano a riconoscerla, rispettarla e a sentirsi parte di essa.
Qual è la cosa più bella che ti porti a casa da questi anni di lavoro su Naturalis? Vedere i bambini felici. Li vedo correre nel giardino, osservare una foglia, un insetto, giocare insieme in mezzo agli alberi. È il segno che il nostro lavoro ha senso. E poi il calore delle famiglie, che ci hanno sempre sostenuto. Oggi Naturalis non è solo una scuola: è una comunità viva, che cresce ogni giorno.
Cosa sogni per il futuro di questa scuola? Vorrei vedere completato tutto il ciclo scolastico, comprese le medie, in modo che i ragazzi possano continuare a crescere in questo ambiente fino all’adolescenza. E sogno che questo progetto sia un modello replicabile, perché ci sono tante scuole dismesse che potrebbero rinascere così, diventando luoghi di educazione, natura e comunità.
Se qualcuno volesse aiutare o conoscere meglio la scuola Naturalis, come può fare? Basta contattarci! Siamo sempre aperti a nuove collaborazioni, idee, contributi. E invitiamo tutti a venire a vedere la scuola di persona: solo entrando si respira davvero l’energia speciale di questo posto. Trovate i nostri contatti sul sito www.scuolawaldorfnaturalis.it, oppure potete chiamarci o scriverci. Vi aspettiamo!
Il cambiamento climatico non è più un rischio lontano: sta già trasformando profondamente l’ambiente alpino e prealpino. Secondo una scheda informativa pubblicata da Funivie Svizzere e ripresa da tvsvizzera.it, entro il 2050 lo zero termico nelle Alpi salirà di altri 300 metri. Significa che molte stazioni sciistiche, anche a quote finora considerate sicure, dovranno fare i conti con inverni più caldi e con precipitazioni sempre più spesso sotto forma di pioggia anziché neve.
Copertina della "Scheda informativa" pubblicata da Funivie Svizzere
“Garantire 100 giorni all’anno con un manto nevoso di 30-50 cm sta diventando sempre più irrealistico”, afferma Berno Bandi, segretario generale di Funivie Svizzere. E non basteranno i cannoni da neve a risolvere il problema: funzionano solo con temperature inferiori a zero gradi, condizioni sempre meno frequenti, soprattutto nelle stagioni di inizio e fine inverno.
Questi dati dovrebbero indurre alla massima prudenza di fronte a progetti che puntano ancora sullo sci da discesa, anche in zone come le Prealpi Comasche. Eppure, sul Monte San Primo (1.682 m s.l.m.) è previsto il rilancio turistico “OltreLario: Triangolo Lariano meta dell’outdoor”. Il progetto contempla nuovi impianti di risalita, quattro tapis roulant, un invaso per la neve artificiale, piste da sci e da tubing, oltre a nuovi parcheggi.
Anche se il Monte San Primo supera i 1.500 metri, non è affatto immune dagli effetti del riscaldamento globale. La quota del suo comprensorio sciistico, infatti, non corrisponde alla sola cima: buona parte delle aree interessate dal progetto (come l’Alpe del Borgo) si trova a quote medio-basse, tra i 1.100 e i 1.300 metri, dove già oggi la neve scarseggia o si scioglie velocemente. Proprio il documento svizzero evidenzia che l’innevamento naturale si ridurrà drasticamente sotto i 1.500-1.800 metri, soprattutto all’inizio e alla fine dell’inverno, rendendo le stagioni sciistiche più corte e inaffidabili.
Ci sono almeno tre motivi per ritenere il progetto “OltreLario” una scelta sbagliata:
Quota critica per lo sci sostenibile - Pur avendo una cima relativamente alta, il Monte San Primo è caratterizzato da pendii sciistici che si sviluppano sotto i 1.500 metri. Si tratta di quote sempre più esposte a inverni miti e a scarse nevicate, rendendo l’attività sciistica economicamente incerta.
Innevamento artificiale insostenibile - Produrre neve artificiale richiede molta acqua ed energia. Ma soprattutto, se le temperature restano sopra lo zero, nemmeno i cannoni possono funzionare. Il rischio è investire risorse pubbliche in impianti che potrebbero non essere utilizzabili già nel prossimo futuro climatico.
Consumo di suolo e danno ambientale - Nuovi impianti, piste e parcheggi significherebbero ulteriore consumo di suolo, erosione del paesaggio e perdita di habitat naturali, in un’area preziosa dal punto di vista naturalistico e paesaggistico.
Per queste ragioni, il Coordinamento ambientalista Salviamo il Monte San Primo ha lanciato un appello pubblico alla Comunità Montana del Triangolo Lariano e al Comune di Bellagio, chiedendo di rinunciare al progetto e di destinare i circa 2 milioni di euro disponibili a interventi di tutela ambientale e di promozione di un turismo sostenibile.
L’alternativa esiste: investire in sentieri, percorsi escursionistici, itinerari naturalistici e attività dolci, che possano attrarre turisti tutto l’anno, senza bisogno di neve e senza compromettere l’ambiente. È una visione moderna e lungimirante, che guarda alla montagna non più soltanto come pista da sci, ma come spazio di natura, salute e cultura.
In un’epoca in cui il clima cambia sempre più rapidamente, continuare a puntare sullo sci, persino su montagne relativamente alte ma esposte agli effetti del riscaldamento globale, rischia di essere una scelta ambientalmente ed economicamente insostenibile. Il futuro del Monte San Primo e delle Prealpi passa per strade più verdi e responsabili.
Scarico abusivo di rifiuti nella Riserva Naturale: individuato il responsabile
Proprio all’imbocco della Riserva Naturale Fontana del Guercio, nei pressi del sentiero che sale a Cascina Incasate, in questi giorni sono ben visibili due aree delimitate da un nastro bianco-rosso. Purtroppo, un gesto criminale - non troviamo altro termine - ha portato allo scarico illecito di rifiuti vari e di lastre di eternit, materiale altamente pericoloso.
Solo lo scorso anno si era celebrato con orgoglio il 50° anniversario dell’intervento degli “Amis de la Funtana”, che negli anni Settanta avevano ripulito la zona da una vera e propria discarica abusiva.
Nei giorni scorsi, grazie alle indagini condotte dalle autorità di pubblica sicurezza, è stato individuato il responsabile dello scarico illecito, nei confronti del quale l’amministrazione ha già sporto denuncia penale.
Ci auguriamo che simili atti non si ripetano più e che chi ha commesso questo gesto criminale venga giustamente sanzionato, a tutela dell’ambiente e della bellezza di questo prezioso angolo naturale.
Volontari da tutta Europa per la pulizia dello “Zoc del Peric”, tra Alzate e Lurago, e delle aree naturali di Brenna e Anzano
Nelle prime due settimane di agosto si terrà il campo di volontariato internazionale “Brianza Hills”, organizzato dal Circolo Ambiente “Ilaria Alpi”, in collaborazione con i Comuni di Alzate Brianza, Anzano del Parco, Brenna e Lurago d’Erba. Sono previsti lavori di sistemazione di alcuni sentieri e aree naturali, a cui provvederanno circa 15 volontari provenienti da tutta Europa, selezionati dall’associazione Lunaria, con cui da anni collabora il Circolo Ambiente.
Così Antonio Bertelè – che coordina le attività del campo per il Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” – commenta l’iniziativa: «Finalmente, dopo alcuni anni di interruzione dovuti in particolare alla pandemia, ritorniamo all’organizzazione del tradizionale campo di volontariato internazionale sul nostro territorio. Ringraziamo per questo la disponibilità delle amministrazioni comunali di Alzate, Anzano, Brenna e Lurago. I volontari saranno impegnati in molti lavori di sistemazione e pulizia di alcuni sentieri, a partire da quelli all’interno del PLIS dello “Zoc del Peric”, ubicato tra i Comuni di Alzate e Lurago; inoltre gli stessi volontari opereranno su alcune aree naturali di Brenna – in collaborazione con l’associazione Brenna Pulita – mentre ad Anzano provvederemo, su indicazione del Comune, alla pulizia di alcuni sentieri che si dipartono dalla zona alta del paese verso il confine con Alserio.»
Questo il commento del sindaco di Alzate Brianza, Paolo Frigerio, e di Sergio Molteni, assessore all’Ambiente: «Dopo sei anni, la nuova Amministrazione di Alzate Brianza ha ben volentieri dato ascolto al Circolo Ambiente “Ilaria Alpi”, unendosi ai Comuni limitrofi aderenti al campo internazionale 2025. Tra gli obiettivi condivisi del campo vi sono la tutela ambientale e la conoscenza del nostro territorio, per un’Europa pacifica e costruttiva.»
Il campo è realizzato anche grazie alla collaborazione di alcuni sodalizi del territorio, in particolare l’associazione Le Contrade di Inverigo e Brenna Pulita, che metteranno a disposizione mezzi e volontari per la riuscita dell’iniziativa. Gli organizzatori rivolgono un ringraziamento particolare alla Comunità Pastorale Beata Vergine di Rogoredo per aver messo a disposizione l’Oratorio di Fabbrica, dove soggiorneranno i volontari europei.
Un momento del tour di CiaoComo alla Fontana del Guercio a Carugo
C’è un luogo a Carugo, nel cuore della Brianza, che racchiude una storia esemplare di rinascita ambientale e di memoria collettiva. Un luogo dove l’acqua scorre cristallina in 14 fontanili, tra boschi e brughiere, là dove un tempo si stendeva una discarica di rifiuti industriali. È la Riserva Naturale Fontana del Guercio, protagonista di una delle tappe del tour organizzato dal team di CiaoComo, alla scoperta dei tesori nascosti del territorio.
Il sindaco Paolo Molteni intervistato da CiaoComo. Immagine tratta da Youtube
Accompagnati dal sindaco di Carugo Paolo Molteni, dal vicesindaco Marco Cappellini e da guide naturalistiche ed esperti locali, i partecipanti hanno vissuto un autentico viaggio nel tempo e nella natura, ascoltando storie di degrado, coraggio e rinascita.
Non tutti sanno che, tra il 1964 e il 1974, questa zona era una gigantesca discarica a cielo aperto. «Una discarica enorme - racconta il vicesindaco Cappellini, mostrando vecchie fotografie raccolte in un libro curato dal "Museo della Brianza nel '900" di Carugo - dove finivano anche scarti industriali pericolosi. Era un disastro ecologico sotto gli occhi di tutti.»
Il vicesindaco Marco Cappellini intervistato da CiaoComo. Immagine tratta da Youtube
Fu allora che, armati di buona volontà, alcuni cittadini formarono il gruppo Amis della Fontana. Iniziarono a pulire i fontanili, a scavare e ripristinare i canali, riportando alla luce quell’acqua che da secoli aveva dato vita al territorio. Un’opera titanica, poi sostenuta dall’amministrazione comunale e da diverse associazioni locali.
«Oggi possiamo ammirare questo spettacolo naturale solo grazie a quei volontari,» sottolinea il sindaco Paolo Molteni. «Se la riserva esiste è merito loro. È una testimonianza di come l’impegno civile possa trasformare un luogo condannato all’abbandono.»
Oggi la Riserva Naturale Fontana del Guercio è inserita nel Parco Regionale delle Groane e della Brughiera, istituito nel 1986. È un’area di altissimo valore ambientale e storico, dove la natura ha ripreso il sopravvento grazie a un sistema idrico tanto prezioso quanto affascinante.
Zeno Celotto intervistato da CiaoComo. Immagine tratta da Youtube
La riserva custodisce ben 14 fontanili, piccoli occhi d’acqua purissima che affiorano spontanei grazie alla pressione delle falde sotterranee. Tre di questi hanno un nome proprio: la Fontana del Guercio, la Fontana del Capun e la Testa del Nan. E come ci racconta lo storico locale Zeno Celotto, «Questi erano probabilmente i più ricchi d’acqua, risorse preziosissime per l’agricoltura e la vita delle comunità.»
Tiziano Grassi intervistato da CiaoComo. Immagine tratta da Youtube
A spiegare il mistero di tanta abbondanza d’acqua è Tiziano Grassi, presidente del Comitato Parco Regionale Groane Brughiera, che accompagna spesso i visitatori in escursioni guidate. «Sotto i nostri piedi si trova il ceppo lombardo, un conglomerato roccioso formato da ciottoli cementati insieme, che funziona come una spugna. Assorbe l’acqua piovana e la rilascia lentamente, garantendo alimentazione costante ai fontanili anche in periodi di siccità.»
La storia della riserva si intreccia anche con l’ingegneria idraulica del Seicento. L’acqua che sgorga dai fontanili scorre nella Roggia Borromea, un canale scavato a mano che un tempo si estendeva per oltre 15 km, collegando Carugo a Cesano Maderno, fino a Bovisio. Era vitale per l’agricoltura e il tessuto economico della Brianza.
«I terreni lambiti dalla roggia quadruplicavano il loro valore – racconta Celotto – perché l’acqua permetteva coltivazioni più produttive e assicurava la sopravvivenza di intere comunità.»
Camminando lungo i sentieri della riserva, tra ponticelli in legno e prati verdi, è facile immaginare la fatica di chi, secoli fa, scavò a mano questi canali per far arrivare la preziosa risorsa d’acqua dove serviva.
Oggi la Riserva della Fontana del Guercio è un autentico gioiello nascosto. Un luogo dove si incontrano natura, storia e cultura, immerso in un silenzio rotto solo dal canto degli uccelli e dal suono dell’acqua. Si può raggiungere facilmente dal centro di Carugo, lasciando l’auto nel parcheggio di via XXV aprile, nei pressi delle scuole e proseguendo a piedi lungo percorsi che attraversano brughiere, boschi e radure fiorite.
Il Comitato Parco Regionale Groane Brughiera organizza visite guidate gratuite per far conoscere questi luoghi straordinari e sensibilizzare alla loro tutela. Chi fosse interessato può informarsi sul questo blog oppure sulla pagina Facebook ufficiale del Comitato Parco Regionale Groane Brughiera, dove vengono pubblicate le date delle escursioni.
Il sindaco Molteni lancia un appello: «Invitiamo tutti a scoprire questo angolo meraviglioso, ma anche ad averne cura. È un polmone verde che appartiene a tutti e deve restare incontaminato.»
La storia della Riserva Naturale Fontana del Guercio è la prova che, anche dove tutto sembrava perduto, la natura può rinascere. Ma la sua tutela resta un compito quotidiano, che riguarda istituzioni, volontari e cittadini.
E così Carugo si rivela terra di sorprese: non solo patria del mobile e del legno, ma anche scrigno prezioso di bellezza naturale, cultura e memoria storica. Un tesoro da custodire, per il futuro di tutti.
L’appello dei comitati NO Pedemontana, Difesa del Territorio, Ferma Ecomostro e Suolo Libero ha già raccolto l’adesione di oltre trenta associazioni, comitati e gruppi. E gli organizzatori sono convinti che questo numero crescerà ancora, perché fermare Pedemontana è ormai una battaglia che coinvolge tutta la Brianza e non solo.
La manifestazione è fissata per sabato 4 ottobre 2025, alle ore 15:00 in Piazza Roma a Monza.
La Pedemontana significherebbe:
uno sperpero immenso di risorse pubbliche (oltre 5 miliardi di euro, in gran parte a carico del debito pubblico lombardo),
pedaggi proibitivi (fino a 20 euro al giorno per il tratto Lentate–Agrate),
distruzione di preziosi corridoi verdi e parchi naturali come il Parco GruBria, il Parco dei Colli Briantei, il Parco Agricolo del Nord Est,
un modello di sviluppo vecchio, basato sul consumo di suolo, il cemento e l’illusione che nuove autostrade risolvano i problemi di traffico.
Ma un’alternativa è possibile. Con le stesse risorse si potrebbero:
prolungare la metropolitana M5 fino a Monza,
prolungare la M2 fino a Vimercate,
potenziare la linea ferroviaria Carnate-Seregno,
migliorare la Milano-Meda e la Tangenziale Est,
mettere in sicurezza la rete stradale esistente.
Scelte sostenibili, concrete e utili davvero alle persone.
Oggi più che mai serve unità.
Per questo, il blog Brianza Centrale invita tutte le associazioni, i comitati, i gruppi civici e politici ad aderire alla manifestazione del 4 ottobre.
Ecco chi ha già detto NO a Pedemontana e ha deciso di promuovere la manifestazione:
Comitano NO Pedemontana
Comitato per la difesa del territorio
Comitato Ferma Ecomostro
Comitato Suolo Libero
Comitato quartiere Sant’Albino
Comitato via Blandoria
Comitato Aria Pulita Monza
Comitato per il Parco A. Cederna
Comitato La Villa reale è anche mia
Comitato pro Buon Pastore
Comitato a salvaguardia del Buon Pastore
Comitato Ospedale Umberto I
Presidio ex Macello
Comitato Sai cosa vorremmo in Comune
Comitato S. Fruttuoso Bene Comune
Osservatorio antimafie MB Peppino Impastato
Fiab Monza in bici
NaturalMente a.p.s. Bergamo
Comitato Homate
BOA Brianza Oltre l'Arcobaleno aps
GUFI - Gruppo Unitario per le Foreste Italiane
Comitati No Tangenziale del Parco del Ticino e Parco Sud Milano
Associazione Un palcoscenico per i ragazzi
Associazione Minerva
Arci Scuotivento Monza
DESBRI - Distretto di Economia Solidale della Brianza
Casa delle Donne Desio
Desio Città Aperta
ANPI sez. Le donne della resistenza di Bellusco, Burago, Mezzago e Ornago
Fridays for future Vimercate
Tenda della Pace Bellusco
(Lista in continuo aggiornamento)
👉 Per aderire in qualità di associazione, comitato o gruppo politico basta scrivere a: fermarepedemontana@gmail.com
Per scaricare il volantino della manifestazione cliccare qui
Il 10 luglio 2011 più di mille persone circondano in un simbolico abbraccio il Bosco delle Querce, riuscendo a far ridurre lo sbancamento previsto per la Pedemontana da 12 a soli 2 ettari.
Il 10 luglio 1976, alle 12.37, un reattore chimico dello stabilimento Icmesa di Meda, di proprietà del gruppo Givaudan-Roche, liberò nell’aria una nube contenente diossina TCDD, una delle sostanze più tossiche conosciute. La contaminazione colpì gravemente i territori di Seveso, Meda, Cesano Maderno, Bovisio Masciago e Desio, cambiando per sempre la storia di questa parte della Brianza.
Nei giorni successivi, migliaia di persone furono evacuate, animali abbattuti, terreni raschiati fino a tre diversi livelli di profondità. Quella tragedia ambientale e sanitaria, la più grave avvenuta in Italia in tempi di pace, ha lasciato segni indelebili nelle vite delle persone e nel paesaggio.
Su circa 43 ettari di territorio pesantemente contaminato, è nato il Bosco delle Querce di Seveso e Meda, uno spazio unico, simbolo di rinascita e memoria, dove ancora oggi la vegetazione cresce su terreni bonificati e isolati da strati impermeabili. Il Bosco è non solo polmone verde, ma luogo di educazione ambientale e testimonianza viva di ciò che accadde.
Come illustrano le mappe diffuse da Sinistra e Ambiente Meda, la realizzazione dell’AutostradaPedemontana Lombarda rischia di sacrificare porzioni importanti del Bosco delle Querce. In marrone e viola tratteggiati sulla cartografia sono indicate le aree che saranno interessate dal disboscamento per la costruzione delle carreggiate e delle opere complementari, come svincoli e vasche di laminazione.
Tra queste aree figura anche la zona verde di via della Roggia a Seveso, destinata a due rotonde e a una vasca per la raccolta delle acque. Un sacrificio che preoccupa ambientalisti e cittadini: l’infrastruttura stradale si sovrappone proprio ai terreni teatro della tragedia del 1976, contaminati allora dalla diossina e bonificati a caro prezzo.
L’ampliamento della Pedemontana non è soltanto un consumo di suolo, ma una ferita simbolica a un luogo sorto come risposta civile a un disastro industriale. Il Bosco delle Querce dovrebbe restare intatto, memoria viva e monito per le generazioni future.
Questa sera, la memoria si incontra
Proprio oggi, giovedì 10 luglio 2025, alle ore 21.00, al Bosco delle Querce di Seveso e Meda, in via Ada Negri, si terrà l’iniziativa “Insieme per il Bosco - Storie di riparazione di Territori e Comunità”.
L’incontro vedrà protagonista la Fondazione Stava 1985, con il presidente Graziano Lucchi, e la Fondazione Alexander Langer, rappresentata da Christine Stuffrein e Marzio Marzorati. Si parlerà del parallelo fra il disastro di Seveso e il crollo della diga mineraria di Stava (1985), due tragedie industriali italiane con pesantissime ricadute ambientali e sociali. Modera Sergio Astori.
Un’occasione per riflettere su come la memoria possa trasformarsi in impegno concreto per tutelare i territori e difendere la salute delle comunità.
A 49 anni dal disastro Icmesa, il Bosco delle Querce resta simbolo di rinascita. Ma la sua integrità oggi è di nuovo a rischio. Difendere questo luogo significa non dimenticare.
Questo blog è nato nel 2009 per sostenere il Comitato per l’ampliamento del Parco Brianza Centrale. Un obiettivo importante che abbiamo raggiunto con l’unione al PLIS del Grugnotorto Villoresi, dando vita al Parco GruBrìa.
Oggi il nostro impegno continua, guardando al futuro: promuoviamo la nascita del nuovo Parco Regionale Fluviale e Territoriale del Seveso. Un progetto ambizioso che coinvolge il PLIS GruBrìa, il Bosco delle Querce e l’intero bacino del fiume Seveso, con l’obiettivo di creare un sistema integrato di tutela ambientale e valorizzazione del territorio.
Se volete contribuire con materiali, osservazioni, fotografie o semplicemente mettervi in contatto con noi, potete scrivere a: brianza.centrale@libero.it. Il blog si riserva la facoltà di pubblicare, in tutto o in parte, i contributi ricevuti.