Foto di repertorio dei cantieri di Pedemontana |
a cura del COORDINAMENTO AMBIENTALISTA OSSERVATORIO PTCP DI MB
Ogni giorno leggiamo sulla stampa e sentiamo ora anche sulle reti televisive e in alcuni programmi elettorali che è del tutto sbagliato consumare nuovo suolo agricolo per motivi idrogeologici, produttivi, paesaggistici, ecosistemici e in estrema sintesi ambientali. Numerose sono le proposte di legge sul consumo di suolo a livello nazionale che giacciono da anni in Parlamento, anche in recepimento di alcune direttive dell’Unione Europea che mira a conseguire l'obiettivo di un consumo netto di suolo pari a zero entro il 2050. Taluni sostengono che tale compito spetti alle Regioni, dopo la riforma del Titolo V° della Costituzione.
Anche la Regione Lombardia, dopo anni di non ascolto di petizioni nazionali e proposte di legge di iniziativa popolare, ha approvato nel 2014 le legge n. 31 che dovrebbe tendere alla riduzione del consumo di suolo, con meccanismi “a cascata” sui diversi piani territoriali, a partire da quello regionale (PTR), poi quelli provinciali (PTCP) e infine quelli comunali (PGT).
In realtà, oltre ad aver accumulato ritardi di diversi anni rispetto a quelli previsti da quella stessa legge, questa contiene alcuni escamotage e alcune definizioni che la rendono praticamente inutile, se non peggio.
Ci riferiamo in particolare all’art. 2, che definisce il consumo di suolo, che recita, alla lettera
c):“consumo di suolo: la trasformazione, per la prima volta, di una superficie agricola da parte di uno strumento di governo del territorio, non connessa con l'attività agro-silvo-pastorale, esclusa la realizzazione di parchi urbani territoriali e inclusa la realizzazione di infrastrutture sovra comunali;”.
Ma non è così.
Infatti il comma 4 sempre dell’articolo 2 dice però: “La Giunta regionale, con deliberazione da approvare entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, sentita la competente commissione consiliare, definisce i criteri di individuazione degli interventi pubblici e di interesse pubblico o generale di rilevanza sovracomunale per i quali non trovano applicazione le soglie di riduzione del consumo di suolo di cui alla presente legge”.
Naturalmente la deliberazione è arrivata (DGR 1141 del 14/01/2019) ed esclude le opere di rilevanza sovracomunale come, per esempio, le infrastrutture stradali, contraddicendo logicamente quanto sentenziato al punto c) della stessa Lr 31/2014, sopra letteralmente riportato.
Facciamo però qualche esempio concreto per capire gli effetti pratici di tale statuizione.
La contrastata autostrada Pedemontana Lombarda che, secondo alcune stime di massima da noi effettuate, ha consumato per la parte già realizzata e consumerebbe ulteriore suolo (attualmente libero da edificazioni), per complessivi 3 milioni di metri quadrati (comprensivi dei collegamenti secondari), è come se non esistesse. Questo non è consumo di suolo? Per la Regione no, e sarà così nei Piani territoriali sotto ordinati (PTCP e PGT).
Si consideri che il Piano provinciale (PTCP di MB), che ha recepito le indicazioni del Piano territoriale regionale (PTR) indica ai 55 Comuni della Provincia di ridurre la soglia del consumo di suolo del 45%, per circa 4 milioni di mq complessivi. Operazione resa quasi inutile nella realtà a livello territoriale sovracomunale in quanto la riduzione ipotizzata verrà fortemente compromessa dal passaggio di Pedemontana (3mln di mq non computati come consumo di suolo). Una vera beffa!
Anche nel comasco, Provincia a noi prossima, si rischia il ripetersi di questa condizione, laddove è progettata la realizzazione della Canturina bis, una strada di collegamento che interessa più comuni. Un’arteria il cui tracciato andrà ad interessare aree tutelate come zone di riqualificazione ambientale ad indirizzo agricolo, zone di riqualificazione ambientale ad indirizzo naturalistico e zone di tutela naturalistica dentro i confini del Parco Regionale Groane-Brughiera. Regione Lombardia ha messo a bilancio buona parte dei fondi necessari, impegnandosi a trovarne la copertura economica completa.
Oppure, prendiamo il previsto prolungamento della M5 a Monza, opera sovracomunale, dove, a sud della Città, nel quartiere Casignolo, si prevede la realizzazione di un grosso deposito - officina di quella metropolitana, il quale consumerà circa 20 ettari di suolo agricolo oggi coltivato. S’è preferito utilizzare una superficie libera invece di recuperarli su aree dismesse (es. ex Falck di Sesto). Anche questi 20 ettari non verranno considerati come consumo di suolo?
Per la Regione, nessuna differenza tra piastroni di cemento e asfalto e aree agricole o tutelate che invece dice di voler preservare per non consumare altro suolo libero. Questo fatto è tanto più grave in una Regione e in una Provincia, quella di Monza e Brianza, certificata da tutti i rapporti come la “maglia nera” e la peggiore in Italia per suolo consumato e caratterizzata da un livello altissimo di antropizzazione e urbanizzazione.
La contraddizione è reale e sarà evidente: il consumo di suolo misurato da ISPRA nei comuni interessati da queste opere sarà impietoso, così come i costi enormi generati dalla perdita di suolo libero. Dati già evidenti negli anni passati nei comuni attraversati dalla Tangenziale Est Esterna e dal tratto già realizzato di Pedemontana.
C’è solo da auspicare un ripensamento della Regione e soprattutto dei Comuni che vedono quelle infrastrutture sovracomunali passare sul proprio territorio. Serve una legge chiara, da applicare senza scappatoie, che sia veramente utile per arrestare la cementificazione indiscriminata della Brianza e in Lombardia.
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