Il Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” ha presentato le ‘osservazioni’ al PTCP della provincia di Como.
Basta con la cementificazione, occorre prevedere l’azzeramento delle nuove edificazioni.
di Roberto Fumagalli, presidente del Circolo Ambiente "Ilaria Alpi"
“Azzeriamo totalmente il consumo di suolo in tutto il territorio della Provincia di Como”. È questa la principale proposta che il Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” ha inviato all'Amministrazione provinciale di Como come osservazione alla variante del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP), in corso di revisione. Come gruppo ambientalista abbiamo proposto che la Provincia (che ha, o dovrebbe avere, una visione ampia dello sviluppo urbanistico del territorio) introduca norme più stringenti per indirizzare i PGT dei comuni del territorio provinciale nella direzione della salvaguardia del suolo. In pratica tutti i comuni dovrebbero azzerare qualsiasi nuova edificazione su terreni verdi e contemporaneamente - se la necessità è quella di ricavare nuovi spazi ad uso residenziale, commerciale o industriale - dovrebbero privilegiare il riutilizzo delle numerose aree dismesse. Infatti anche nel territorio della provincia di Como non mancano edifici abbandonati o, appunto, aree industriali dismesse, che possono essere riqualificati dal punto di vista urbanistico, edilizio ed energetico. Il loro riutilizzo permetterebbe di non sprecare altro suolo, evitando di cementificare le aree verdi rimaste.
Questo in considerazione del fatto che il territorio pianeggiante della provincia (dalla convalle di Como, al Canturino, Erbese, Olgiatese, ecc.) è stato pesantemente cementificato negli ultimi decenni, in particolare a partire dagli anni ‘60 del secolo scorso. Ma anche i territori che si affacciano sul Lario non sono esenti dal fenomeno della cementificazione, come purtroppo si è evidenziato in coincidenza coi sempre più frequenti fenomeni di dissesto idrogeologico conseguenti alle piogge torrenziali. Fenomeni però che hanno proprio come prima causa l'eccessivo sfruttamento delle aree a rischio, ovvero vicine ai torrenti o in aree potenzialmente franose.
Per tutti questi motivi, come Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” chiediamo alla Provincia, non solo di porre un freno alla cementificazione, ma addirittura di prevedere l’azzeramento di qualsiasi nuova edificazione su aree verdi. Ora la risposta spetta all’Amministrazione Provinciale che, per l’appunto, sta mettendo mano alla variante al proprio Piano Territoriale di Coordinamento. Un PTCP che deve passare a 'consumo di suolo zero'.
CONSUMO DI SUOLO
Sul tema degli usi del suolo (sistema insediativo, attività economiche ed agricole, edificazione, ecc.), premettiamo quanto segue.
Occorre prendere atto che il territorio della provincia di Como, risulta (ovviamente escludendo la montagna e i territori a Parco) tra quelli più cementificati e urbanizzati. Bisogna pertanto prevedere un reale e definitivo ‘stop al consumo di suolo’, attivandosi nel contempo per la messa in sicurezza dei territori a rischio idrogeologico. Non dimentichiamo infatti le alluvioni, frane e smottamenti che hanno interessato in questi ultimi anni il territorio della provincia di Como, fenomeni che hanno almeno due origini. Da una parte gli eventi atmosferici sempre più intensi, con piogge torrenziali concentrate in pochi minuti. Dall’altra l’incuria nella gestione del territorio. Da qui l’attenzione al tema fondamentale della prevenzione del dissesto idrogeologico.
Le piene dei fiumi, le frane, le alluvioni, le esondazioni, gli smottamenti e tutti gli altri eventi metereologici, da sempre, non sono prevedibili e possono essere considerati naturali, anche se dobbiamo renderci conto che il cambiamento climatico ci porterà inevitabilmente verso l'intensificazione dei fenomeni acuti. Quello che non è naturale è l'aver costruito “troppo” e “male” in alcune zone, specialmente dagli anni Sessanta in poi, durante il boom delle edificazioni. “Troppo”, perché, per quanto riguarda la nostra provincia, ad esempio, città come Erba, Cantù, Mariano Comense, la stessa Como e tutta la Brianza Comasca, hanno cementificato più del 50% del territorio urbano (quindi esclusi boschi, montagne e laghi). “Male”, perché spesso si è costruito in territori ‘instabili’, come vicino ai corsi d'acqua, ai piedi delle pendici dei rilievi montuosi e in ogni luogo in cui il terreno, per vocazione, sarebbe dovuto rimanere “naturale”, senza la presenza e l'intervento dell'uomo.
…
Occorre attivare buone prassi per preservare il consumo di suolo e arginare, così, una serie di problematiche ambientali. La prima cosa da fare è quindi prevedere il consumo di suolo zero, se non addirittura una de-costruzione e un recupero del patrimonio edilizio esistente, sia nelle aree urbane che in quelle industriali. Troppo spesso, ad esempio, si vedono capannoni abbandonati e, accanto, insediamenti industriali o centri commerciali di nuova costruzione. Da tutto questo, ribadiamo, nasce la necessità di un definitivo ‘stop al consumo di suolo’.
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