Il caso di Desio. Un piano regolatore svendeva la città alla 'ndrangheta, che mandava alle stelle l'abusivismo edilizio, che consumava il terreno agricolo. Poi una nuova giunta ha iniziato la rivoluzione
Un'inchiesta di di F. ERBANI, M. BILLECI, G. TIZIAN pubblicata su Repubblica
Desio rompe la gabbia di cemento voluta dalla 'ndrangheta-urbanista
Siamo in provincia di Monza, nel cuore di quella Brianza che con l'hinterland napoletano è il territorio più urbanizzato d'Italia. E che ha rischiato di "mangiarsi" tutto il terreno agricolo con un Pgt ispirato dalla criminalità organizzata. Finché un'inchiesta ha travolto giunta e consiglio comunali
A Desio, provincia di Monza, cuore di quella Brianza che dopo l'hinterland napoletano è il territorio più urbanizzato in Italia, hanno imparato che cosa vuol dire avere la 'ndrangheta che fa l'urbanista. E ora provano a cambiare strada. E a fermare il consumo di suolo che qui si è mangiato quasi il 70 per cento dello spazio (secondo una proiezione, se si continuasse a costruire a questi ritmi, nel 2080 non ci sarebbe più un centimetro quadrato per l'agricoltura). E a bloccare l'abusivismo edilizio, che ha raggiunto livelli da regioni meridionali - oltre 700 le domande di condono (sono 900 a Monza che ha tre volte gli abitanti di Desio), più di 100 le ordinanze di demolizione. E soprattutto a impedire che la regia neanche tanto occulta dell'urbanistica cittadina resti nelle mani delle cosche o comunque preda della più sfacciata corruzione, così come hanno accertato due inchieste della magistratura, l'operazione Infinito sulla penetrazione della 'ndrangheta in Lombardia (luglio 2010) e quella che alcune settimane fa ha mandato in galera o ai domiciliari l'ex assessore regionale Massimo Ponzoni (Pdl), il vicepresidente della giunta provinciale di Monza, Antonino Brambilla, e Rosario Perri, capo dell'Ufficio tecnico del comune di Desio e poi anche lui assessore alla Provincia brianzola (entrambi del Pdl).
Ci sta provando a invertire la rotta un ingegnere di quarant'anni, Roberto Corti, da maggio scorso sindaco Pd di Desio, dopo che il consiglio comunale venne sciolto travolto dall'inchiesta contro le cosche insediate in Lombardia condotta da Ilda Boccassini e Giuseppe Pignatone (centodieci le condanne a oltre mille anni di carcere). Saltano centri commerciali e insediamenti industriali, interi quartieri di palazzine e villette vengono cancellati. Svaniscono centinaia di migliaia di metri cubi di cemento che già fruttavano, a chi aveva ottenuto l'edificabilità, decine di milioni di euro.
Desio, 40mila abitanti, è il primo comune della Lombardia la cui giunta si sia dimessa perché investita da un ciclone antimafia. La 'ndrangheta era saldamente installata in città, hanno accertato i giudici, e controllava consiglieri, assessori e dirigenti comunali. E soprattutto dettava le regole di una crescita edilizia smodata, dissipatoria, all'insegna dello spreco di suolo agricolo, che ora, appena usciti dall'abitato, è invaso da una enorme quantità di lottizzazioni, di recinzioni, piccole e grandi ulcerazioni di un paesaggio puntellato da sfasciacarrozze, laminatoi, depositi di laterizi, stabilimenti in abbandono, discariche e attraversato da strade sterrate sulle quali si affacciano minacciose telecamere a circuito chiuso. La conferma che il territorio fosse solo un'occasione per accumulare rendite è venuta da una costola dell'inchiesta milanese e reggina, stavolta guidata dalla Procura di Monza che, con l'arresto di Ponzoni (brillante recordman di preferenze, astro nascente del Pdl lombardo), ha rivelato come dietro tutte le più recenti operazioni immobiliari di Desio vi fosse corruzione: tu mi paghi e io ti regalo edificabilità, cambi di destinazione d'uso, ti consento di saccheggiare come credi quel che resta del suolo agricolo e ti faccio anche uno sconto sugli oneri che dovresti versare al comune. Ponzoni, Brambilla e Perri incassavano tangenti o altre utilità - questa l'accusa dei magistrati - e lasciavano mano libera a chi squassava un territorio già martoriato.
Il Pgt della città (il Piano di governo del territorio, che ha preso il posto del vecchio Piano regolatore) era il catasto in cui si riversavano tutte queste operazioni. Così sostiene la magistratura inquirente che, pur non rilevando estremi penali, censura con asprezza gli autori di quel documento, redatto sotto l'egida del Politecnico di Milano: i professori Maria Cristina Treu e Carlo Peraboni. Appena insediato, dopo aver battuto al ballottaggio il candidato leghista, e prima ancora che i giudici svelassero la corruzione dell'urbanistica, Corti ha chiamato un altro professore del Politecnico milanese, Arturo Lanzani, poco più che cinquantenne e con una vasta bibliografia sui temi della "città diffusa" e del paesaggio, e gli ha chiesto di affiancare le strutture comunali, nel frattempo bonificate (al posto di Perri, finito ai domiciliari, è arrivato Luigi Fregoni, che vantava l'esperienza in un altro comune lombardo inquinato dalla 'ndrangheta, Buccinasco), per scrivere un nuovo Pgt. Regista politico dell'operazione è Daniele Cassanmagnago, architetto, di Sinistra ecologia e libertà.
Il nuovo Pgt prende forma in questi giorni. Ma una prima variante ha già annullato gran parte delle previsioni edificatorie. Lanzani, che lavora con il Comune senza alcun compenso, Fregoni e Cassanmagnago hanno disegnato sulla mappa di Desio un perimetro rosso oltre il quale la città non deve andare: sono cancellati il 10 per cento di superficie urbanizzata prevista dal vecchio Pgt, oltre un milione quattrocentomila metri quadrati che già qualcuno sognava coperti di cemento. Stando ai calcoli compiuti dai consulenti della Procura di Monza, i terreni di quattro Atr, cioè aree di trasformazione, valevano 8 milioni 660 mila euro prima del Pgt, ma schizzavano a 62 milioni 270 mila euro dopo l'approvazione del Pgt. Tutte plusvalenze sfumate, garantite non dal costruito, ma dalla semplice concessione (comperata) di edificabilità. Annullato il centro commerciale Pam, l'ennesimo nel giro di pochi chilometri, oltre 100mila metri quadrati di superficie, contro il quale si era espressa anche la Provincia di Milano (allora quella di Monza non era ancora istituita). Annullata una lottizzazione per 45mila metri cubi (case, strutture commerciali e industriali) in una delle zone più pregiate di Desio, di fronte a un edificio seicentesco, la Cascina San Giuseppe, e a Villa Buttafava, tipica residenza brianzola fra XVII e XVIII secolo. Annullati altri insediamenti più piccoli, tutti disposti "a morbillo", dice Lanzani, in piena zona agricola.
Quella adottata da Corti è una scelta in controtendenza. I comuni sono assetati di oneri derivanti dalle concessioni edilizie. Anche se cominciano a essere numerosi i sindaci che si impegnano per la "crescita zero" (ne è un esempio Domenico Finiguerra, primo cittadino di Cassinetta di Lugagnano, a sud di Milano). A Desio il contesto criminale rilevato dall'inchiesta di Ilda Boccassini e Giuseppe Pignatone e confermato dall'ordinanza di custodia cautelare di Monza rende tutto più delicato e rischioso. "Paura? E perché dovrei?", replica Corti. "In tanti mi chiedono se ho la scorta, ma il problema non investe il singolo, è tutta l'amministrazione che si muove in questa direzione. E poi le forze dell'ordine vigilano con efficienza. Il prefetto è molto sensibile".
Qui si racconta, però, la grande influenza di cui godeva Perri, "da collegare altresì ai suoi rapporti con esponenti della cosca di 'ndrangheta di Desio". Perri, inoltre, aveva anche nascosto, arrotolati nei tubi dell'acqua di casa, circa 600mila euro. Su Ponzoni alle elezioni regionali del 2005 confluiscono i voti veicolati dalla 'ndrangheta, annotano i magistrati, ed è lo stesso consigliere e poi assessore all'Ambiente nella giunta Formigoni, ad ammetterlo in una telefonata intercettata. E ancora un paio di mesi fa un cinquantenne con qualche precedente penale è stato ucciso nella sua azienda di rottamazione. Aveva anche una sfarzosa villa abusiva. "Qui la 'ndrangheta mi sembra che si comporti come gli animali colpiti che si leccano le ferite. Forse tornerà a farsi sentire per le prossime elezioni, ma sullo stop al consumo di suolo noi non arretriamo", dice Corti.
Siamo in provincia di Monza, nel cuore di quella Brianza che con l'hinterland napoletano è il territorio più urbanizzato d'Italia. E che ha rischiato di "mangiarsi" tutto il terreno agricolo con un Pgt ispirato dalla criminalità organizzata. Finché un'inchiesta ha travolto giunta e consiglio comunali
A Desio, provincia di Monza, cuore di quella Brianza che dopo l'hinterland napoletano è il territorio più urbanizzato in Italia, hanno imparato che cosa vuol dire avere la 'ndrangheta che fa l'urbanista. E ora provano a cambiare strada. E a fermare il consumo di suolo che qui si è mangiato quasi il 70 per cento dello spazio (secondo una proiezione, se si continuasse a costruire a questi ritmi, nel 2080 non ci sarebbe più un centimetro quadrato per l'agricoltura). E a bloccare l'abusivismo edilizio, che ha raggiunto livelli da regioni meridionali - oltre 700 le domande di condono (sono 900 a Monza che ha tre volte gli abitanti di Desio), più di 100 le ordinanze di demolizione. E soprattutto a impedire che la regia neanche tanto occulta dell'urbanistica cittadina resti nelle mani delle cosche o comunque preda della più sfacciata corruzione, così come hanno accertato due inchieste della magistratura, l'operazione Infinito sulla penetrazione della 'ndrangheta in Lombardia (luglio 2010) e quella che alcune settimane fa ha mandato in galera o ai domiciliari l'ex assessore regionale Massimo Ponzoni (Pdl), il vicepresidente della giunta provinciale di Monza, Antonino Brambilla, e Rosario Perri, capo dell'Ufficio tecnico del comune di Desio e poi anche lui assessore alla Provincia brianzola (entrambi del Pdl).
Ci sta provando a invertire la rotta un ingegnere di quarant'anni, Roberto Corti, da maggio scorso sindaco Pd di Desio, dopo che il consiglio comunale venne sciolto travolto dall'inchiesta contro le cosche insediate in Lombardia condotta da Ilda Boccassini e Giuseppe Pignatone (centodieci le condanne a oltre mille anni di carcere). Saltano centri commerciali e insediamenti industriali, interi quartieri di palazzine e villette vengono cancellati. Svaniscono centinaia di migliaia di metri cubi di cemento che già fruttavano, a chi aveva ottenuto l'edificabilità, decine di milioni di euro.
Desio, 40mila abitanti, è il primo comune della Lombardia la cui giunta si sia dimessa perché investita da un ciclone antimafia. La 'ndrangheta era saldamente installata in città, hanno accertato i giudici, e controllava consiglieri, assessori e dirigenti comunali. E soprattutto dettava le regole di una crescita edilizia smodata, dissipatoria, all'insegna dello spreco di suolo agricolo, che ora, appena usciti dall'abitato, è invaso da una enorme quantità di lottizzazioni, di recinzioni, piccole e grandi ulcerazioni di un paesaggio puntellato da sfasciacarrozze, laminatoi, depositi di laterizi, stabilimenti in abbandono, discariche e attraversato da strade sterrate sulle quali si affacciano minacciose telecamere a circuito chiuso. La conferma che il territorio fosse solo un'occasione per accumulare rendite è venuta da una costola dell'inchiesta milanese e reggina, stavolta guidata dalla Procura di Monza che, con l'arresto di Ponzoni (brillante recordman di preferenze, astro nascente del Pdl lombardo), ha rivelato come dietro tutte le più recenti operazioni immobiliari di Desio vi fosse corruzione: tu mi paghi e io ti regalo edificabilità, cambi di destinazione d'uso, ti consento di saccheggiare come credi quel che resta del suolo agricolo e ti faccio anche uno sconto sugli oneri che dovresti versare al comune. Ponzoni, Brambilla e Perri incassavano tangenti o altre utilità - questa l'accusa dei magistrati - e lasciavano mano libera a chi squassava un territorio già martoriato.
Il Pgt della città (il Piano di governo del territorio, che ha preso il posto del vecchio Piano regolatore) era il catasto in cui si riversavano tutte queste operazioni. Così sostiene la magistratura inquirente che, pur non rilevando estremi penali, censura con asprezza gli autori di quel documento, redatto sotto l'egida del Politecnico di Milano: i professori Maria Cristina Treu e Carlo Peraboni. Appena insediato, dopo aver battuto al ballottaggio il candidato leghista, e prima ancora che i giudici svelassero la corruzione dell'urbanistica, Corti ha chiamato un altro professore del Politecnico milanese, Arturo Lanzani, poco più che cinquantenne e con una vasta bibliografia sui temi della "città diffusa" e del paesaggio, e gli ha chiesto di affiancare le strutture comunali, nel frattempo bonificate (al posto di Perri, finito ai domiciliari, è arrivato Luigi Fregoni, che vantava l'esperienza in un altro comune lombardo inquinato dalla 'ndrangheta, Buccinasco), per scrivere un nuovo Pgt. Regista politico dell'operazione è Daniele Cassanmagnago, architetto, di Sinistra ecologia e libertà.
Il nuovo Pgt prende forma in questi giorni. Ma una prima variante ha già annullato gran parte delle previsioni edificatorie. Lanzani, che lavora con il Comune senza alcun compenso, Fregoni e Cassanmagnago hanno disegnato sulla mappa di Desio un perimetro rosso oltre il quale la città non deve andare: sono cancellati il 10 per cento di superficie urbanizzata prevista dal vecchio Pgt, oltre un milione quattrocentomila metri quadrati che già qualcuno sognava coperti di cemento. Stando ai calcoli compiuti dai consulenti della Procura di Monza, i terreni di quattro Atr, cioè aree di trasformazione, valevano 8 milioni 660 mila euro prima del Pgt, ma schizzavano a 62 milioni 270 mila euro dopo l'approvazione del Pgt. Tutte plusvalenze sfumate, garantite non dal costruito, ma dalla semplice concessione (comperata) di edificabilità. Annullato il centro commerciale Pam, l'ennesimo nel giro di pochi chilometri, oltre 100mila metri quadrati di superficie, contro il quale si era espressa anche la Provincia di Milano (allora quella di Monza non era ancora istituita). Annullata una lottizzazione per 45mila metri cubi (case, strutture commerciali e industriali) in una delle zone più pregiate di Desio, di fronte a un edificio seicentesco, la Cascina San Giuseppe, e a Villa Buttafava, tipica residenza brianzola fra XVII e XVIII secolo. Annullati altri insediamenti più piccoli, tutti disposti "a morbillo", dice Lanzani, in piena zona agricola.
Quella adottata da Corti è una scelta in controtendenza. I comuni sono assetati di oneri derivanti dalle concessioni edilizie. Anche se cominciano a essere numerosi i sindaci che si impegnano per la "crescita zero" (ne è un esempio Domenico Finiguerra, primo cittadino di Cassinetta di Lugagnano, a sud di Milano). A Desio il contesto criminale rilevato dall'inchiesta di Ilda Boccassini e Giuseppe Pignatone e confermato dall'ordinanza di custodia cautelare di Monza rende tutto più delicato e rischioso. "Paura? E perché dovrei?", replica Corti. "In tanti mi chiedono se ho la scorta, ma il problema non investe il singolo, è tutta l'amministrazione che si muove in questa direzione. E poi le forze dell'ordine vigilano con efficienza. Il prefetto è molto sensibile".
Qui si racconta, però, la grande influenza di cui godeva Perri, "da collegare altresì ai suoi rapporti con esponenti della cosca di 'ndrangheta di Desio". Perri, inoltre, aveva anche nascosto, arrotolati nei tubi dell'acqua di casa, circa 600mila euro. Su Ponzoni alle elezioni regionali del 2005 confluiscono i voti veicolati dalla 'ndrangheta, annotano i magistrati, ed è lo stesso consigliere e poi assessore all'Ambiente nella giunta Formigoni, ad ammetterlo in una telefonata intercettata. E ancora un paio di mesi fa un cinquantenne con qualche precedente penale è stato ucciso nella sua azienda di rottamazione. Aveva anche una sfarzosa villa abusiva. "Qui la 'ndrangheta mi sembra che si comporti come gli animali colpiti che si leccano le ferite. Forse tornerà a farsi sentire per le prossime elezioni, ma sullo stop al consumo di suolo noi non arretriamo", dice Corti.
COSCHE, BENVENUTE AL NORD
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