Il grande romanziere Stendhal, con il breve ma prezioso Journal du voyage dans la Brianza, ha collocato la Brianza negli itinerari suggestivi del Grand Tour segnalandola come un angolo di unica bellezza. Anche l’inglese Richard Bagot, circa un secolo dopo, percorse il territorio lombardo. Aveva letto uno scritto di Giuseppe Baretti, il critico italiano molto conosciuto a Londra. Diceva: «La Brianza è il più delizioso paese di tutta l’Italia... in questo vaghissimo paese, ovunque si porti lo sguardo, non si scorgono che paesaggi ornati di tutte le grazie campestri». Che origini ha la Brianza e perché ha così tanto interessato i Celti, i Romani, i Longobardi, i Francesi, gli Spagnoli e gli Austriaci? Perché qui si è diffuso rapidamente il Cristianesimo? Come mai è diventata una terra di ville, vigneti e bachicoltura? E perché lo scrittore Carlo Emilio Gadda, che in Brianza ha ambientato La cognizione del dolore, è arrivato a scrivere: questa terra è stata «irrimediabilmente profanata»?
Un viaggio in Brianza dovrebbe iniziare dall’attenta osservazione di
una carta geografica. Non di una qualsiasi, ma di quella stampata a
Milano nel 1837 «Presso Santo Bravetta». Il titolo è eloquente: La
Brianza e i luoghi circonvicini.
Nei primi decenni dell’Ottocento la Brianza entra negli itinerari di poeti e scrittori quali Carlo Porta, Ugo Foscolo, Alessandro Manzoni e prima ancora Giuseppe Parini. Stendhal nell’agosto del 1818 compie un breve soggiorno e nel Journal du voyage dans la Brianza racconta le ville, la natura, i laghi, gli indimenticabili occhi delle donne briantee. I coniugi tedeschi Friedrich e Caroline Lose hanno fissato per la geografia della memoria delicatissimi e romantici acquerelli. Sono seguiti i pittori Longoni, Mosè Bianchi, Spreafico, Segantini e tanti altri a regalare descrizioni da cui partire per immaginare e ritrovare i segreti e lo spirito profondo di questa terra. Il volume offre una narrazione della Brianza, raccontata da chi l’ha vista e goduta in epoche diverse. Pagine per amare un territorio e, se possibile, per ritornare a valorizzarlo senza ferirlo ulteriormente.
Nei primi decenni dell’Ottocento la Brianza entra negli itinerari di poeti e scrittori quali Carlo Porta, Ugo Foscolo, Alessandro Manzoni e prima ancora Giuseppe Parini. Stendhal nell’agosto del 1818 compie un breve soggiorno e nel Journal du voyage dans la Brianza racconta le ville, la natura, i laghi, gli indimenticabili occhi delle donne briantee. I coniugi tedeschi Friedrich e Caroline Lose hanno fissato per la geografia della memoria delicatissimi e romantici acquerelli. Sono seguiti i pittori Longoni, Mosè Bianchi, Spreafico, Segantini e tanti altri a regalare descrizioni da cui partire per immaginare e ritrovare i segreti e lo spirito profondo di questa terra. Il volume offre una narrazione della Brianza, raccontata da chi l’ha vista e goduta in epoche diverse. Pagine per amare un territorio e, se possibile, per ritornare a valorizzarlo senza ferirlo ulteriormente.
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