giovedì 24 novembre 2022

Alla ricerca di Eleocharis carniolica nel Parco delle Groane-Brughiera


La settimana scorsa il personale tecnico-scientifico del Centro Flora Autoctona, aiutato dai tecnici del Parco delle Groane-Brughiera, ha prelevato campioni di terreno nei siti dove è presente Eleocharis carniolica (qui la scheda della pianta). Tale materiale sarà utilizzato per rinvasare le piante già germinate presso il CFA, per produrre nuove piantine a partire dai semi presenti nel suolo stesso e per ottimizzare il protocollo di coltivazione ex situ in parallelo con i ricercatori dell’Università degli Studi di Udine che si stanno occupando della stessa specie (progetto Life Seedforce).


Il terreno è stato campionato presso un piccolo stagno artificiale, in aree normalmente sommerse, e non ha pertanto intaccato la popolazione locale di Eleocharis carniolica.
Oltre alle piante più mature, sono state individuate numerose giovanissime plantule nate dopo la lunga siccità estiva, in seguito alle più recenti piogge autunnali.


Il progetto europeo guidato dal Muse di Trento coinvolge 15 partner italiani e stranieri, in 10 regioni italiane, in Francia, a Malta e in Slovenia

Quattro le specie sotto osservazioni: Eleocharis carniolica, Gladiolus palustris, Saxifraga tombeanensis e l’orchidea Liparis loeselii. I territori coinvolti spaziano dal Monte Barro, alla Palude di Brivio e al Sasso Malascarpa nel Lecchese, fino al Parco delle Groane in pianura e alle montagne calcaree della Valvestino nell’Alto Garda Bresciano. Il progetto, che è formalmente iniziato il primo ottobre e proseguirà fino alla fine del 2026.

“Per la prima volta un progetto Life che fa sistema a livello nazionale per salvare le piante a maggior rischio di estinzione – spiega Costantino Bonomi, Conservatore di Botanica del MUSE - Una vera e propria operazione di salvataggio in grande stile, compiuta su 29 specie, di cui 28 in Italia, particolarmente rare e minacciate presenti in 76 hot-spot di biodiversità, di cui 59 in Italia, dalle Alpi alle isole maggiori passando per la pianura padana e l’Appennino. Grazie a un approccio integrato, verranno rimosse o mitigate le minacce che gravano su 139 siti di intervento, di cui 107 in Italia, dove verranno trasferiti oltre 25.000 individui di queste specie rare, propagate massivamente in serra e in laboratorio per spezzare le catene dell’isolamento che oggi le condannano all’estinzione”.

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