domenica 20 luglio 2025

Pedemontana e la grande voragine – Appunti sull’autostrada costruita per non essere percorsa


🚀 Cronache dal futuro (2137)

A cura del dott. Renzo L. Valgrana, Istituto per le Memorie Urbane dell’Alta Brianza - Anno 2137


Nel corso delle recenti indagini archeo-territoriali condotte nei settori 7A e 8B del corridoio ex-padano superiore, tra le attuali comunità biocircolari di Lentate Verde e Cesano Resiliente, è emerso un frammento significativo della cosiddetta Infrastruttura Pedemontana Lombarda, opera asfaltico-lineare risalente all’Antropocene maturo.

L’autostrada, in parte sepolta e in parte smantellata già nei decenni del Collasso Moderato, si sviluppava come una cicatrice grigia attraverso quella che allora era una delle zone più densamente urbanizzate della Lombardia. Nella terminologia dell’epoca, si trattava di un’opera "strategica", realizzata per favorire la mobilità su gomma e i flussi merci privati, benché le cronache suggeriscano un utilizzo reale sorprendentemente basso, probabilmente per via dei costi di percorrenza elevati e delle incompletezze progettuali.

La documentazione rinvenuta nel sito, tra cui un’interessante raccolta di appunti digitali firmati da attivisti locali e rapporti economici dei tribunali contabili, descrive un’opera sproporzionata, economicamente fallimentare e ambientalmente devastante. Uno dei numeri più ricorrenti nei testi è “52 milioni al chilometro”: il prezzo dell’asfalto, pagato dalle generazioni che allora vivevano, e da tutte quelle successive che ne hanno subito le conseguenze.

L’infrastruttura era infatti sostenuta quasi interamente da debito pubblico, emesso e riemesso nel tempo in forma di “prestiti ponte”, “garanzie pubbliche” e altre soluzioni finanziarie oggi incomprensibili. Le comunità locali si opposero, allora, con strumenti pacifici: cortei, presìdi, denunce, documentari amatoriali. Ma la voce del profitto era più forte.

Col tempo, la struttura perse progressivamente funzione e significato. Le auto diminuirono. Il rumore calò. I varchi pedaggiarono sempre meno. Le barriere si sgretolarono. Nessuno, pare, si curò di chiuderla ufficialmente. Le carte ritrovate riportano che, nei primi anni post-crisi climatica, i primi segmenti furono invasi da piante pioniere, poi da arbusti, poi da bosco. La chiamarono – con ironia malinconica – “la tangenziale della natura”.

Oggi la Pedemontana è quasi del tutto scomparsa sotto la vegetazione. Gli unici resti visibili sono alcune rampe in calcestruzzo, usate come terrazze solari o spazi di ascolto, e il tratto C2, che si sospende nel vuoto come un ponte verso nessun luogo.

In un’epoca in cui ogni metro quadrato è tornato a essere prezioso, e ogni albero conta, la Pedemontana sopravvive solo nei dati. È monito e ammonimento. Di un tempo in cui si credeva che il benessere si potesse asfaltare. Di quando la Brianza – fertile, complessa, viva – fu trattata come una zona da attraversare in fretta.


Postilla

La Pedemontana è una ferita che ha richiesto più di un secolo per cicatrizzare, non solo nel paesaggio ma nella memoria collettiva. Oggi la raccontiamo con distacco, ma chi ha studiato le cronache sa che fu vissuta come un’imposizione, una sconfitta. I territori urlarono, e nessuno li ascoltò.

I dati ci raccontano che la salute pubblica – già fragile all’epoca – subì l’impatto ambientale di quell’opera per decenni. L’aria peggiorò. I polmoni dei bambini si riempirono di ozono e polveri. La terra perse biodiversità. Il silenzio divenne merce rara.

Questa è la storia di una strada costruita per non essere percorsa.

E anche di un popolo che – troppo tardi – capì che il futuro non si costruisce su corsie d’asfalto, ma su radici.
dott. Renzo L. Valgrana, Istituto per le Memorie Urbane dell’Alta Brianza - Anno 2137 

2 commenti:

  1. Un post che non resterà nella memoria ne dell'Alta ne della Bassa Brianza, ne ironico né serio.

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    1. Forse non resterà nella memoria, ma quel che è certo è che la Pedemontana resterà – purtroppo – nel suolo della Brianza, sotto forma di asfalto, debiti pubblici e frammentazione ambientale.
      Ironico o serio? Dipende dagli occhi di chi legge. Di certo, è reale. E documentato.
      Se questo post non lascia traccia, ci penseranno i bilanci regionali e i rapporti della Corte dei Conti a farlo. Noi intanto continuiamo a raccontare, che serva o meno alla memoria.

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