giovedì 21 aprile 2011

Parte da Bresso la difesa dei parchi lombardi


di Arturo Calaminici
Coordinatore del Comitato No Eliporto nel Parco Nord e dell’Associazione Amici Parco Nord

Mercoledì scorso, 13 aprile 2011, l’Associazione Amici Parco Nord e il Comitato No Eliporto hanno tenuto, nella sede dell’A.A.P.N. via Suzzani 273 Milano, una riunione alla quale hanno partecipato alcune altre associazioni, tra cui quella degli Amici del Parco Grugnotorto-Villoresi, quella del parco delle Groane e dell’Associazione Parchi del Vimercatese. Obiettivo dell’incontro, creare un Coordinamento di tutte le Associazioni parchi lombarde per contrastare con risoluta determinazione il progetto di legge regionale di modifica della legge 86 sui parchi.

Tale progetto di legge, fermato per ora in Commissione e che dovrebbe andare in discussione in Consiglio regionale a giugno, è nello stesso tempo una proposta debole e pericolosa. E’ insufficiente perché si limita a considerare il solo aspetto della gestione dei parchi; e pericolosa perché vorrebbe introdurre un modello di governance che accentrerebbe il potere e le decisioni nelle mani della Regione stessa, estromettendone di converso e di pari grado i Comuni.

In sintesi: al posto dei Consorzi dei Comuni ci sarebbero dei non meglio specificati Enti pubblici, nei quali la presenza della Regione sarebbe incombente e dominante. Infatti, nei Consigli di gestione dovrebbe farsi posto ad un componente regionale (non revocabile) su tre (o cinque) membri; il revisore sarebbe nominato dalla Regione e il direttore, scelto dal presidente, sarebbe tratto da un albo regionale di cui non vengono definiti i criteri di gestione. Con l’aggravante, in questo caso, di un rapporto siamese tra presidente e direttore, per cui il direttore sarebbe tenuto a seguire la sorte del presidente e quindi financo a dimettersi se il presidente dovesse interrompere per qualsiasi motivo il suo mandato. Addio autonomia della funzione tecnica e manageriale, il direttore praticamente sarebbe declassato ad uomo dello staff del presidente!

A quanto sopra si aggiunge, e questo ci sembra il cuore effettivo del problema - certamente delle nostre preoccupazioni- la modifica dell’art. 20 della legge 86. Leggiamo assieme il comma 1° dell’articolo 20 bis, quindi dell’articolo sostitutivo (Poteri di deroga e misure di compensazione): “L’ente gestore del parco, previo parere obbligatorio e vincolante della Giunta regionale, e sentiti gli enti interessati, può autorizzare, in deroga al regime proprio del parco, la realizzazione di opere pubbliche previste dalla legislazione nazionale, esclusivamente nel caso in cui non possano essere diversamente localizzate...”. Sembra molto chiaro!

Che fare? Saldare, questo ci pare il primo nostro compito, la risposta inevitabile dei Comuni, espropriati del loro ruolo, ma non dei loro quattrini (infatti continuerebbero a scucirne almeno per il 70% dei costi di gestione dei parchi), alla protesta delle associazioni ambientalistiche e dei cittadini. Farlo in fretta, prima che il progetto di legge arrivi in Consiglio regionale. A tale scopo, l’idea è di costruire un Coordinamento regionale che si raccordi con tutto il mondo ambientalistico e con la più vasta platea dei cittadini che vogliono difendere il territorio, il paesaggio e l’ambiente, cioè la nostra Regione e il nostro Paese.

Vogliamo dare solo qualche dato per avere l’idea dell’opera incessante di devastazione del territorio italiano e lombardo? Traggo i dati che seguono dal bellissimo libro di Salvatore Settis "Paesaggio Costituzione Cemento" Einaudi 2010. Dal 1956 al 2001, secondo i dati Istat, in Italia la superficie urbanizzata è cresciuta del 500%, il consumo di suolo è viaggiato al ritmo di 244.000 ettari l’anno; dal 1996 al 2006 i Comuni italiani hanno rilasciato permessi di costruire per 3,1 miliardi di mc (dato sottostimato perché non comprende le costruzioni abusive); ogni anno, per la sola edilizia residenziale, si costruiscono in media 22,3 mc per abitante; dal 1991 al 2001 l’incremento delle superfici urbanizzate rispetto all’incremento demografico è stato ben 37,5 volte superiore; in Lombardia e in Veneto ci approssimiamo a “situazioni di saturazione territoriale”.
In Lombardia che nel 1990-2005 ha ridotto del 18% la superficie agricola, le sole autostrade in costruzione o in progetto stanno distruggendo altri 2670 ettari di suolo: in totale 13 ettari al giorno, ogni anno una superficie pari alla città di Brescia.
La morfologia del territorio italiano lo rende notoriamente esposto a terremoti, eruzioni vulcaniche, alluvioni e altre calamità, basta ricordare che negli anni 1999-2007 sono state censite in Italia 482.272 aree franose, quasi il 7% dell’intero territorio nazionale. Per concludere, l’Italia ha il più basso tasso di crescita demografica d’Europa, ma ha il più alto tasso di consumo di territorio.

Tornando al nostro problema, la proposta che rivolgiamo a tutti gli amici delle associazioni e dei parchi è, ripeto, coordiniamoci, organizziamoci, facciamo sentire forte e risoluta la nostra voce.

Appuntamento prossimo Mercoledì 4 maggio ore 18.30 nella sede dell’Associazione Amici Parco Nord Milano, via Suzzani 273, per: formalizzare la costituzione del coordinamento: firmare un documento che esprima chiaramente le critiche al progetto di legge e avanzi le nostre proposte; redigere un comunicato stampa da diffondere su tutti i mezzi di comunicazione possibili; organizzare iniziative di incontro, di festa e di mobilitazione pubblica.

Infine, lunedì scorso il Consiglio comunale di Bresso ha approvato quasi all’unanimità (hanno votato a favore otto Gruppi consiliari su nove, si è astenuto solo quello del Pdl) un Odg presentato dal sottoscritto (vedi sotto) perché può essere utile partire da un documento condiviso trasversalmente da (quasi) tutti gli schieramenti politici.

Per contatti: 335 8256015
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Documento
Ordine del Giorno relativo al progetto di legge regionale per la nuova organizzazione degli enti gestori delle aree regionali protette e modifiche della legge regionale 30 novembre 1983, n. 86.

Il Consiglio Comunale di Bresso
Premessa:
dopo quasi 30 anni dalla legge regionale lombarda istitutiva delle aree protette, la Regione Lombardia oggi dovrebbe essere nelle condizioni, culturali e sociali, di produrre una grande riforma: un testo unico, una legge quadro che transiti gli attuali consorzi dalla funzione di esclusiva “salvaguardia” delle aree protette, ad una funzione di “tutela e fruizione” delle stesse in sinergia con uno sviluppo sostenibile dei territori limitrofi.
 

L’aspettativa è stata delusa dal testo di questo nuovo progetto di legge. Ancora una ulteriore parziale modifica alla L.R. n. 86 del 1983 che ha come unico obiettivo quello di mettere mano alla governance, riconoscendo un ruolo centrale a Regione Lombardia a scapito dei Comuni, a cui viene comunque richiesta una partecipazione “economica” a copertura del 70% dei costi di bilancio.
 

Il  progetto di legge di riforma dei parchi licenziato dalla Giunta regionale è il potenziale grimaldello per il commissariamento politico dei parchi da parte della Regione e la conseguente mortificazione delle rappresentanze locali.
E’ molto pericolosa la sostituzione (ancorché prevista dalla legge finanziaria 2010 e ribadita dal decreto milleproroghe) degli attuali consorzi obbligatori, che hanno garantito per anni il contributo  di comuni e province alla vita dei parchi, con un non meglio precisato “ente di diritto pubblico”, di cui nessuno riesce a capire l’efficacia reale.
 

La pur giusta scelta di ridurre il numero dei componenti dei consigli di amministrazione, per risparmiare e razionalizzare i processi decisionali, evidenzia in controluce la volontà della Giunta Formigoni di mettere le mani sui parchi attraverso la nomina di un componente regionale (non revocabile) nei consigli di amministrazione e con l’istituzione di un albo regionale per i direttori di cui non si conoscono i criteri di gestione. Ancor meno convincente è l’idea di legare strettamente le sorti del direttore a quelle del presidente del parco. Il direttore, infatti, scelto dal presidente dall’albo, sarebbe poi costretto a seguirne il destino e, perfino, a dimettersi nel caso il presidente per qualsiasi ragione dovesse venir meno al suo incarico. Tutto ciò sottolinea la mortificazione dell’autonomia del ruolo tecnico-manageriale e la completa subordinazione al ruolo politico.
 

L’unica certezza, riguarda il fatto che con questa riforma il controllo della Regione sui parchi rischia di diventare pesante, senza nessun bilanciamento né cambiamenti sostanziali per quanto riguarda le risorse regionali e soprattutto in assenza di una prospettiva di gestione in grado di valorizzare il grande patrimonio verde della Lombardia.
Nessuno sforzo è stato compiuto per disegnare una prospettiva al passo coi tempi,  che permetta cioè ai parchi lombardi di divenire un reale fattore di sviluppo, mantenendo comunque netta e salda la tradizionale vocazione alla tutela dei territori. 
Sotto il profilo strategico, dunque, la montagna ha partorito un topolino.
 

E’ sconcertante che questo avvenga nella Regione che negli anni ‘80 ha emanato una normativa di tutela delle aree verdi all’avanguardia in Europa e presa ad esempio nel resto del Paese. Una legge che ha consentito di tutelare zone di grande pregio ambientale e vaste porzioni di territorio, spesso fortemente antropizzate. A distanza di quasi 30 anni le ragioni della tutela restano sostanzialmente intatte, si affacciano però nuove esigenze e prospettive dettate dalla consapevolezza che paesaggio, territorio e ambiente sono fortemente interconnessi e che la qualità dei luoghi è oggi un fattore di sviluppo della comunità regionale.
 

Per tutto ciò il Consiglio Comunale di Bresso chiede con forza alla Regione Lombardia:
-    il consolidamento delle tutele e dei  confini delle aree protette, per evitare ulteriori cementificazioni. A tale proposito si ricorda che ancora oggi l’avanzamento inarrestabile dell’urbanizzazione comporta una perdita di suolo libero di tredici ettari/giorno  in Lombardia e che, per la prima volta da secoli, la nostra regione ha visto scendere sotto la simbolica cifra del milione di ettari la superficie agraria utile;
-     un sistema di tutela dei territori verdi, di connessione tra parchi, di valorizzazione intelligente delle risorse ambientali e culturali; ed il mantenimento di un ruolo forte e decisivo delle comunità locali nella gestione e nelle decisioni sui loro territori;
-    la valorizzazione dei parchi in modo che nel futuro siano ancor di più luoghi di difesa della natura, del paesaggio, della cultura, della vivibilità delle città e della salute dei cittadini in una dialettica positiva con le esigenze dello sviluppo economico, dell’occupazione e dell’imprenditoria, dell’agricoltura, dell’esercizio della caccia e della pesca;
-    la rinuncia all’idea di centralismo regionale che traspare da tutta la legge, e, al contrario, il rafforzamento dei ruoli di comuni e province, in una vera strategia di sussidiarietà.
 

Solo a queste condizioni,  solo con un’idea strategica e innovativa, capace di unire ferma tutela e sviluppo intelligente dei territori, ha poi senso parlare di taglio dei consigli di amministrazione e di contenimento dei costi. In caso contrario, saremmo di fronte ad una controriforma mascherata: la Lombardia merita di più e meglio.

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