venerdì 14 settembre 2012

Il Comitato Beni Comuni scrive ai Sindaci della Brianza: "la riorganizzazione del servizio idrico dev'essere contrassegnato dalla legittimità, dalla trasparenza e dall’efficienza"


Lettera aperta del Comitato Beni Comuni di Monza e Brianza

Spettabili Signori  Sindaci della Brianza,
Egregi Consiglieri Comunali dei Comuni della Brianza,

corre voce che, entro la fine del mese, potrebbe essere indetta una Conferenza dei Sindaci o che, addirittura, potrebbero essere convocate le Assemblee patrimoniali che detengono le quote di Brianzacque, con all’ordine del giorno la retrocessione delle stesse ai Comuni e alla Provincia, anche in assenza delle preventive Deliberazioni dei competenti Consigli Comunali richieste dall’art. 42 del TUEL.

In tal caso, potremo assistere a uno degli ultimi colpi di coda di una Provincia, ormai delegittimata, che tenta disperatamente di nascondere l’ennesimo insuccesso di un mandato che verrà ricordato per inchieste giudiziarie, rinvii a giudizio e dimissioni dei membri della sua Giunta, per innumerevoli decisioni fallimentari ma per nessun risultato concreto a favore della cittadinanza.

Per rendersi conto della “straordinaria efficienza” dei membri di questa istituzione basti ricordare le tappe del “magnifico progetto” per la riorganizzazione del servizio idrico.
La ricostruzione del percorso, se non avesse già comportato danni gravissimi al sistema, potrebbe anche risultare comica.

Dicembre 2010
La Provincia, almeno in questa occasione, mostra le sue vere intenzioni: privatizzare la gestione dell’acqua.
Con Delibera n. 6/2010, si avvia, dunque, il processo che dovrebbe portare alla cessione del 40% del capitale sociale di Brianzacque a un privato.

Maggio 2011
I politicanti della Provincia si rendono conto che fra meno di un mese i referendum spazzeranno via qualsiasi velleità di privatizzare l’acqua ma non vogliono perdere i punti di riferimento necessari per attuare il loro metodo di governo di un bene pubblico, che risiedono in Brianzacque.
Ecco allora la famigerata Delibera n. 85/2011 che, per garantire a qualunque costo l’affidamento del servizio a Brianzacque, introduce nell’ordinamento giuridico italiano il nuovo istituto dell’in house condizionato. Un soggetto (Brianzacque) non ha i requisiti necessari per l’affidamento? Fa niente, glieli faranno avere. Nel frattempo si procede con l’affidamento di un servizio pubblico a un soggetto che non può averlo legittimamente.
Per far sì che il prescelto ottenga i requisiti, almeno in seguito, occorre, però, far sparire quelli che li hanno davvero. Ecco, quindi, che la Delibera n. 85/2011 stabilisce che le patrimoniali, società dei Comuni, non debbano più ottenere le quote di tariffa a loro spettanti ma che queste vengano affidate al predestinato.
L’affidatario del servizio, contrariamente a quanto prescrive la normativa in materia di affidamenti in house del servizio idrico, non è detenuto direttamente dagli Enti locali e, per di più, ha del capitale privato? Nessun problema, per il momento basta nascondere la più evidente tra le mostruosità e scrivere nella Delibera che Brianzacque è a totale capitale pubblico. Non ha uno “statuto in house”? E allora? È sufficiente che i mezzi di informazione riportino, trionfalmente, che la società si è dotata (mai fatto finora!) di uno statuto ottemperante alla normativa per gli affidamenti diretti.

Inizio dicembre 2011
Dopo che la Corte Costituzionale, con Sentenza n. 320/2011, chiarisce che la proprietà pubblica non può essere trasferita a una società di diritto privato (anche se ha la totalità delle quote nelle mani degli enti) e dopo che la più autorevole dottrina chiarisce che la Sentenza non incide sul regime proprietario delle sole patrimoniali costituite prima del 2008, l’ATO della Provincia obbliga le patrimoniali a sottoscrivere - al fine di vedersi riconoscere da Brianzacque i costi sostenuti (si è appropriata dell’intera tariffa) - uno schema di convezione che prevede che le nuove opere siano di proprietà di Brianzacque (mai stata patrimoniale!).

Fine dicembre 2011
Alla Conferenza dei Sindaci viene sottoposto, da parte dell’ATO della Provincia, un piano d’azione (poi approvato sotto forma di parere vincolante) che, al fine di portare a termine il “progetto”, impone alle patrimoniali che detengono le quote di Brianzacque di recederle ai Comuni e alla Provincia entro il 30 giugno 2012; così che, se nel frattempo il soggetto prescelto riuscirà a sbarazzarsi della quota di capitale privato e si doterà davvero di uno statuto in house, potrà, finalmente, divenire legittimo affidatario di un servizio pubblico che gli è già stato dato in consegna.

Sembra di raccontare la surreale trama di una commedia ambientata nella repubblica delle banane, dove gli oligarchi al potere cambiano le regole e adottano tutta una serie di pacchiani stratagemmi per garantire gli interessi di qualche losco faccendiere e, di riflesso, i loro. Purtroppo, tutto questo è, invece, incredibilmente avvenuto davvero nella seria e operosa Brianza.

Il fallimento del progetto, comunque, era stato decretato fin dall’inizio. Se, infatti, lo scopo era quello di risparmiare sui “costi della politica”, eliminando, entro il corrente anno, le patrimoniali, la “scarsa lungimiranza” degli strateghi della Provincia si è rivelata, quantomeno, impressionante. Alla luce della Sentenza n. 320/2011, infatti, le patrimoniali non potranno sparire, a meno di non voler suddividere la proprietà degli impianti tra i vari Comuni (due vasche a Seregno, una a Monza, mezza a Desio). Allora, perché intraprendere un percorso talmente artificioso da apparire una grottesca rappresentazione cinematografica degli anni ‘80? Speriamo sia solo miopia!

In ogni caso, la data ufficiale del fallimento del progetto di riorganizzazione del servizio idrico è rappresentata dal 30 giugno 2012. Il termine per la retrocessione delle quote non è stato rispettato e il parere vincolante del 22 dicembre ha perso ogni valenza, sempre che mai ne abbia avuta qualcuna, visto che non è mai stato tradotto in un vero e proprio provvedimento da parte dell’ATO.
L’ATO, quindi, non è più legittimata a convocarVi per farVi proseguire nel mostruoso progetto.
Signori Sindaci, non fateVi travolgere dalla marea di fango sollevata dagli ultimi colpi di coda dell’agonizzante Provincia.

Hanno già tentato di farvi votare la retrocessione delle quote nelle Assemblee delle patrimoniali senza che tale argomento venisse posto all’ordine del giorno dei vari Consigli Comunali e, quindi, in chiara violazione dell’art. 42 del TUEL. Solo l’accortezza di qualche mente illuminata ha impedito che ciò avvenisse ma forse ci stanno provando ancora!

Se, poi, anche l’Assemblea di qualche patrimoniale dovesse deliberare la retrocessione delle quote di Brianzacque, lo scellerato progetto non potrà essere portato a compimento perché Brianzacque non potrà mai avere un affidamento a norma. Qualcuno di Voi, quindi, decreterebbe la fine della Sua patrimoniale per dare vita a un soggetto che, allo stato, nessuno può assennatamente credere che potrà mai diventare totalmente pubblico (l’uscita di ACSM-AGAM da Brianzacque appare più complicata del previsto, visto che si era annunciata come imminente già dall’inizio dell’anno) e detenuto da Enti locali (la retrocessione delle quote del “gruppo Gelsia” appare alquanto difficile, visto l’intricato sistema di detenzione delle quote, per non parlare delle difficoltà legate alla situazione di Idra Patrimonio, che insiste su due province).

Quanto denaro pubblico dovrà essere ancora sprecato per perizie, pratiche presso commercialisti o notai?
Questa enorme quantità di denaro, che va a sommarsi a quella necessaria perché i Comuni acquistino le quote di Brianzacque e che verrebbe messo a loro disposizione dalla suddivisione di utili o riserve delle patrimoniali, non dovrebbe essere meglio impiegata? A proposito di sprechi e di irrazionalità dell’operazione si veda, a titolo di esempio, lo schema allegato n. 1, relativo all’operazione che coinvolgerebbe i Comuni proprietari della più importante delle patrimoniali brianzole, ALSI.
Perché, se il progetto è così limpido, lineare e attuabile c’è bisogno, forse, di un’altra Conferenza dopo quella del 22 dicembre?
Signori sindaci, il Comitato Beni Comuni auspica che vogliate finalmente far cessare il dissennato governo del Bene Acqua finora attuato dalla Provincia e si rende disponibile a collaborare con tutte le istituzioni perché venga dato avvio a un percorso di riorganizzazione del servizio contrassegnato dalla legittimità, dalla trasparenza, dall’efficienza, in breve dal favore verso il Bene Comune.

A costo di risultare ripetitivi, si ribadisce, infine,  l’assoluta necessità di procedere alla riorganizzazione del servizio idrico mediante affidamento all’unico soggetto legittimato, le patrimoniali riunite (che già sono in possesso dei requisiti richiesti dalla normativa per gli affidamenti in house), e l’erogazione del servizio tramite la controllata Brianzacque.

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SCHEDA

LA FUSIONE INVERSA NEL SII (SERVIZIO IDRICO INTEGRATO) DANNEGGERA' GLI ENTI LOCALI E I CITTADINI A BENEFICIO DELLA CASTA DELL'ACQUA.

Il progetto di Brianzacque è dispendioso perché, come noto, prevede che, nel caso specifico di ALSI Spa, venga distribuita ai soci una rilevante parte della riserva straordinaria per un importo di circa 8 milioni di euro, con la quale i soci, in proporzione alla percentuale di partecipazione, dovranno acquisire la quota di partecipazione in  Brianzacque s.r.l.

Tale quota di riserva straordinaria potrebbe essere distribuita ai Comuni per interventi utili e non per un’operazione assurda! A Monza spetterebbero circa 2 milioni di euro!!!

 Va considerato inoltre che :

1) il patto di stabilità permette  ai Comuni di incassare le quote di riserva di una società ma poi può il Comune spendere?

2) può il comune costituire o aderire a nuove società aventi analogo oggetto di società già esistenti in contrasto all’art. 14 L. 122/2010 ?

3) distribuendo le riserve con il vincolo di acquisire le quote di Brianzacque quali garanzie ci sono perché poi i Comuni tutti i Comuni acquistino le quote di Brianzacque,e se qualche Comune non acquista  cosa succede?

4) con la fusione cosiddetta inversa, cioè la restituzione da parte di Alsi e forse delle altre patrimoniali ai comuni, che a loro volta devono conferirle in Brianzacque, si determinerebbe un vero e proprio sconvolgimento istituzionale e del ruolo dei comuni,in quanto si stravolgerebbero i pesi relativamente alla governace, ma anche della possibilità di controllo esercitato sull'ipotetico gestore, la gara sulle case dell'acqua è emblematico, di come tutto il potere decisionale passerebbe nella mani di un ristretto gruppo di potere.

Infatti, potrebbe avvenire quanto segue.

Monza, con un peso del 24% ora in Alsi, qualora dovesse passare il progetto della Provincia, passerebbe al 6%.

Desio dall'attuale 7%  ora in Alsi, passerebbe al 4,5%.

Il vero “miracolo” sarebbe costituito dal peso nuovo che si andrebbe a determinare a beneficio del comune di Seregno poiché esso controlla il 72,94% di AEB, il resto è suddiviso fra i comuni di: Giussano, Meda, Cabiate, Limbiate, Varedo, Verano B.za, Carate B.za, Muggiò, Sovico, Cesate, Trezzo S/A, Biassono,  Bovisio M.

AEB Controlla il 72,88 di GELSIA, il resto è detenuto da piccole società di proprietà di alcuni Comuni facenti parte di AEB, nonché dai Comuni di: Desio, Ceriano L,  Cesano M,  Seveso, Lissone, Macherio, Nova M.

AEB (22,33%) e GELSIA (77,67) controllano GELSIA Reti che partecipa in Brianzacque al 17,14%.

Pertanto se Seregno somma la partecipazione diretta in ALSI a quella che ha in Gelsia, raggiungerebbe una partecipazione in Brianzacque superiore al 15%, mentre Monza dal 24% scenderebbe al 6%.

Lissone, sommando la partecipazione in ALSI a quella di ASML raggiungerebbe una partecipazione in Brianzacque vicina all'8%, Cesano quasi il 5%, Desio il 4,5%.

Insomma un bel progetto che supera la proverbiale competenza di David Copperfield!!!


Il Comitato Beni Comuni di Monza e Brianzacque

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