lunedì 7 settembre 2020

Nuove strade per un territorio in esaurimento: l'esempio della Canturina bis


di Legambiente Cantù

Da più parti si leva un coro di richieste di strade senza le quali, sembra, non sia più possibile far funzionare questo territorio e le sue economie.  La disponibilità di denaro stimola le proposte più audaci e assurde che spesso sono frutto i ipotesi progettuali vecchie e obsolete, mai realizzate, rimaste come righe rosse su fogli di carta, che ogni tanto, quando Regione Lombardia favorisce gli interventi sul territorio, si ripropongono come panacea dei problemi del traffico.
          
Sempre sotto l'egida della "mobilità sostenibile", che però rimane solo parola vuota.

Sì perché l'incapacità della politica di vedere i problemi nella loro complessità e interezza genera solo pesanti ripercussioni su un territorio che è già fortemente  urbanizzato e in continuo impoverimento e la sostenibilità, tanto enunciata, si ricerca sempre 'dopo' aver predisposto progetti e investimenti.
E allora il problema diventano le 'posizioni estreme' degli ambientalisti che si impuntano sulla difesa dell'ambiente, ritenuto sì importante ma sempre in   contrapposizione con l'economia e le necessità  della città e delle associazioni di categoria.

E' la totale incapacità di immaginare una modalità differente di mobilità che porta inevitabilmente a riproporre un modello consolidato e perdente: diluire il traffico costruendo una nuova strada! ossia spostare il problema della congestione della città nei punti di immissione della nuova strada sui tracciati esistenti, urbani ed extraurbani, e offrire  l'occasione per nuove costruzioni a margine dei nuovi tracciati con pesanti impatti sui sistemi naturali che vengono inevitabilmente stravolti.

Con una totale mancanza di visione e programmazione generale si propongono tracciati slegati da ogni logica e da ogni previsione: scelte calate dall'alto in documenti  di piano incapaci di dare forma alle reali necessità della comunità. Come si può pretendere di affrontare il problema del traffico e della mobilità se nemmeno gli strumenti deputati a farlo, vedi Piano Urbano Del Traffico del 2015 hanno tentato di farlo? Uno strumento di indirizzo che, al di la di soluzioni che interessano esclusivamente il centro storico, non è stato in grado di leggere le interrelazioni con le aree periferiche e con il territorio, bacini da cui si sviluppano le problematiche legate alla mobilità canturina.
  
Come si può dire che si vogliono risolvere i problemi di mobilità di Cantù quando non si conoscono nemmeno i dati dei flussi di traffico visto che quel documento è stato approntato utilizzando i dati rilevati nel 2008?

E allora la Canturina Bis è perfettamente coerente con questa logica, un'opera inutile perché generata senza conoscere le reali dinamiche generate dal territorio, che insegue la dispersione di residenza e attività, produttive e commerciali, coerente con il modello di sviluppo che la genera, uno sprawl che impone continuamente  nuovo aumento di suolo coperto per soddisfare bisogni di mobilità.

Occorre un approccio diverso, occorre guardare la città e il territorio nel suo complesso, leggerne le relazioni e le criticità valutando le risorse a disposizione e  le necessità effettive per affrontare in modo adeguato problemi che hanno sempre implicazioni ad una scala ampia. Occorre una  mobilità sostenibile nei fatti, una  mobilità che punti sull'utilizzo dei mezzi pubblici, treni e bus, il cui efficientamento garantisca un miglioramento del sevizio attraverso orari coerenti e  compatibili con l'obiettivo di garantire una efficiente intermodalità ferro-gomma per alleggerire il carico veicolare sulle strade; che definisca una rete di piste  ciclabili per garantire la possibilità di circolazione anche su strade interne ed esterne agli abitati di mezzi alternativi all'auto; che renda il sistema stradale  più efficiente attraverso una sua razionalizzazione e una riduzione degli impatti attraverso mitigazioni efficaci per garantire migliore fruibilità e minore congestione: che garantisca la permanenza delle aree verdi quale garanzia della qualità dell'aria, dell'acqua, del suolo e del paesaggio e non ridurre le aree  rimaste, peraltro sottoposte a tutela perché inserite nel Parco Regionale Groane-Brughiera.

Significa cioè mettere in atto strategie per ridurre consumo di suolo,  inquinamento  acustico,  dell'aria,  traffico,  costi  e  tempi  di  percorrenza,  favorendo  una  migliore qualità delle aree per preservare il territorio e le sue preziose ricchezze senza aggiungere nuove strisce di asfalto!

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