sabato 5 agosto 2023

Legambiente e FFF Cantù: "La Sindaca Galbiati nega la correlazione tra crisi climatica e attività antropiche"

Vignetta di Valeriano Cappello, tratta da "il megafono.org"
 

Matteo Aiani per il gruppo Fridays For Future Cantù
Graziella Erba per il Circolo Legambiente Cantù


Nel consiglio comunale, del 20 giugno 2023 scorso, il consigliere Enea (M5S) ha concluso la sua interrogazione - in merito all’emergenza climatica e agli interventi necessari per la riduzione del consumo di suolo - chiedendo alla Sindaca e alla Giunta se fossero a conoscenza dei dati allarmanti riguardanti Cantù e se vi fosse l’intenzione di attuare provvedimenti in merito.

Il consigliere Enea ha portato a sostegno delle sue preoccupazioni il rapporto ISPRA 2022 sul consumo di suolo (consultabile sul sito isprambiente.gov.it). In risposta a ciò, la Sindaca Galbiati ha dichiarato che nell’interrogazione di Enea “sembra che si dia per scontata la mano dell’uomo dietro ai cambiamenti climatici”, e che l’argomentazione del consigliere avesse una lettura dei fatti grossolana e con riferimenti eterogenei.

Galbiati prosegue affermando che “in realtà non ci sono sufficienti evidenze che possibili cambiamenti nella probabilità o nella magnitudo degli eventi alluvionali possano essere attribuiti all’influenza umana sui cambiamenti climatici”; e ancora, la sindaca giustifica la sua posizione chiamando in causa gli scienziati di Fondazione Clintel Italia e il professor Uberto Crescenti che, insieme ad Antonino Zichichi e Franco Battaglia, è uno di coloro che recentemente hanno dichiarato che “l’impatto antropico è una delle menzogne scientifiche più grandi della storia”.

Purtroppo, ancora una volta constatiamo come vengano ignorate le voci di organi scientifici internazionali come l’IPCC (Intergovernment Panel on Climate Change) o la WMO (World Meteorological Organization) in favore invece di posizioni conservatrici, che non sembrano offrire soluzione alla gravità della situazione che stiamo vivendo. Infatti, di rado viene fatto notare come posizioni di negazione della crisi climatica e della causa antropica coincidono con posizioni di rassegnazione al devasto ambientale, sempre più profondo e violento. L’enormità del problema e l’insicurezza sempre maggiore, con la conseguente paura di quello che potrà capitare non solo domani ma già oggi, possono portare a rifugiarsi nella sottovalutazione del problema e delle conseguenze.

Inoltre, spesso il mettere in discussione la crisi ecologica funge da elemento distraente, con lo scopo di inquinare il dibattito e rendere ancor più complesso il lavoro della scienza e della sua comunicazione. E quei casi di eventi meteorologici estremi, che per gli ovvi tempi di ricerca e verifica di cui la scienza necessita, sono nell’immediato di difficile interpretazione, sono utilizzati per screditare l’intera ricerca sulla crisi climatica come menzognera. Si tratta di semplificazione e nascondimento delle numerose concause che portano al disastro, per via dell’incapacità (in malafede) di osservare tanto il carbonio in atmosfera, quanto ad esempio la cementificazione selvaggia e la perdita di biodiversità. In questo contesto, si rischia di cadere nuovamente nel gioco retorico di chi ha dalla sua parte l’esperto più influente, come abbiamo già visto nel caso del Covid-19, con una polarizzazione tra un’accettazione dogmatica di una presunta univocità scientifica e il negazionismo più spinto.

Avremmo invece bisogno di una comprensione dell’epoca che stiamo vivendo che sia in grado di affrontare il problema sia della nostra sopravvivenza sia della giustizia sociale secondo la quale questo deve succedere. Chi, anche in una piccola amministrazione cittadina, rifiuta di prendersi carico sia nelle parole sia nelle pratiche del pericoloso cambiamento che stiamo vivendo, condanna alla perdita di ciò che conosciamo e viviamo; ed è una condanna che riguarda tanto noi quanto l’intero ecosistema a venire.

Non è possibile barricarsi dietro il “non è di nostra competenza”, in una prospettiva di inazione e legittimazione dello status quo distruttivo. Si mostra ancora la totale incapacità dell’attuale Giunta di saper dare risposte ai problemi che colpiscono anche Cantù, e che costituiscono una delle principali battaglie di quest’epoca.

Siamo senza parole di fronte a questo profondo senso di irresponsabilità.

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