Newsletter del Comitato per il Parco di Monza "Antonio Cederna"
Il 5 marzo sono iniziati i lavori nel corpo centrale e in parte dell'ala Nord della Villa Reale di Monza sulla base di un progetto definitivo approvato in fretta e furia e che conferma quanto da noi denunciato fin dall'inizio circa il danno che questa concessione provocherà al monumento.
Dalla lettura della documentazione, pubblicata in parte sul sito del Consorzio (www.reggiadimonza.it), emerge, infatti, che la maggior parte dei lavori è finalizzata alla ristrutturazione degli spazi per renderli funzionali al "decollo nella vita contemporanea" del monumento settecentesco, come si legge nella Relazione Architettonica. Che cosa intendano per "decollo" è presto detto: fare della parte nobile della Villa Reale una delle tante "location" per "eventi" di ogni genere come quelli previsti dall'art. 13 del Disciplinare di gestione (vedi box), ritagliati sulle esigenze di committenti pronti a pagare per godere del privilegio di disporre del prestigio della Villa a scopi commerciali.
Bastano due esempi per confermare la verità di quanto detto:
- il progetto ignora la valenza paesaggistica/artistica del Belvedere compromettendone irreversibilmente la struttura per adattarla alle esigenze di un ristorante tre stelle da 86 posti, che somministrerà 260 pasti al giorno (sono previsti una cucina, cui se ne aggiunge un'altra al piano terra con relativo montacarichi che attraversa tutti i piani, vari locali dispensa, stoccaggio e per i camerieri, servizi igienici per pubblico e personale).
- la volontà di rendere autosufficiente la porzione della Villa oggetto della concessione tradisce una visione immobiliaristica, intimamente connessa alla scelta di mettere a frutto gli spazi della Villa, che comporta la frammentazione del complesso in tante unità autosufficienti, interrompendo collegamenti storici fra le diverse ali attraverso scale e pareti e moltiplicando gli interventi impiantistici.
È stato detto che questa era l'unica possibilità di restaurare la Villa e di aprirla ai cittadini, ma è falso visto che:
- la Villa non viene restaurata ma ristrutturata;
- i cittadini vi saranno ammessi solo come clienti;
- c'erano altre scelte percorribili, impegnando il privato a un contributo virtuoso e non offrendogli su un piatto d'argento la doppia possibilità di guadagnare dai lavori di ristrutturazione PAGATI CON FONDI PUBBLICI e ricavare proventi attraverso la gestione privatistica di un bene culturale al quale sono associati valori etici, civili e sociali che dovrebbero, invece, farne un luogo di autocoscienza del cittadino, specie delle giovani generazioni.
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