venerdì 9 maggio 2025

Il Poligono del Giappone avanza nella Riserva Naturale del Guercio: mentre la biodiversità muore, il Parco organizza il BioBlitz

Il "Poligono del Giappone" alla Fontana del Guercio. Foto 6 maggio 2025
Il "Poligono del Giappone" nella stessa zona all'inizio dello scorso mese di aprile

Sta succedendo in silenzio, ma sotto gli occhi di tutti: una pianta invasiva, il Poligono del Giappone (Reynoutria japonica), sta rapidamente conquistando nuovi spazi all’interno della Riserva Naturale della Fontana del Guercio. Originaria dell’Asia orientale, è stata introdotta in Europa a scopo ornamentale ma oggi è considerata tra le specie esotiche invasive più aggressive. Cresce a ritmi vertiginosi, soffoca la vegetazione locale, altera l’equilibrio degli ecosistemi e danneggia anche muretti storici e sponde di corsi d’acqua. Dove si insedia, crea un ambiente povero, uniforme, dove flora e fauna autoctone faticano a sopravvivere.

Un mese fa abbiamo denunciato la sua presenza. Abbiamo ricevuto segnalazioni da cittadini attenti. Ma da parte del Parco ancora nessuna azione concreta. Nessuna traccia di operazioni di contenimento. Nessun cartello informativo. Solo silenzio. Intanto, la pianta avanza, indisturbata.

L'invasione del "Poligono del Giappone" alla Fontana del Guercio

E ora la situazione è diventata critica. Solo poche settimane fa l’infestazione era ancora limitata. Oggi, come mostrano le immagini raccolte sul campo, l’area colonizzata si è estesa in modo significativo, e ogni giorno che passa rende l’intervento più difficile e meno efficace. È un’urgenza reale: continuare a rimandare significa condannare un intero ecosistema a un degrado irreversibile.


Le caratteristiche della pianta non lasciano spazio a dubbi: radici che si estendono fino a 7 metri in orizzontale e 3 in profondità, propagazione anche da frammenti minimi, crescita fino a 30 cm a settimana. È una minaccia concreta e documentata.

Per visualizzare l'iniziativa sulla pagina del Parco cliccare qui

E mentre tutto questo accade, il Parco cosa fa? Organizza il BioBlitz, un evento pubblico all’interno della Riserva per far scoprire ai cittadini la biodiversità del territorio. Un’iniziativa valida nelle intenzioni, ma che oggi suona come una contraddizione dolorosa. Come si può promuovere la conoscenza della biodiversità senza proteggerla davvero? Quale senso ha invitare la cittadinanza ad ammirare un patrimonio che si lascia marcire sotto l’invasione di una pianta infestante?

Le foglie del "Pologono del Giappone"

Se il Parco non è in grado di affrontare da solo questa emergenza, può e deve chiedere aiuto ai cittadini, a quella stessa comunità che mezzo secolo fa si è messa in gioco per restituire dignità a questo luogo. Ci sono energie, competenze, volontà. Serve solo la volontà politica di attivarle, con le dovute autorizzazioni e un piano chiaro.

Perché l’ambiente non si protegge con eventi simbolici, ma con interventi concreti. E ogni giorno perso rende più difficile salvare ciò che resta.

4 commenti:

  1. https://www.lescienze.it/comunicati-stampa/2025/05/08/news/polidatina_molecola_contrasta_deficit_sindrome_di_down-19149184/

    “ La polidatina, polifenolo estratto dalla pianta Polygonum cuspidatum da secoli usata nella medicina tradizionale asiatica, è al centro dei nostri studi da tempo, essendo già note le sue proprietà antinfiammatorie e antiossidanti: aiuta, cioè, a proteggere le cellule dai danni causati dai radicali liberi, molecole instabili che accelerano l’invecchiamento e le malattie”

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    1. Grazie per il contributo, ma ci teniamo a precisare che questo tipo di commento risulta fuori contesto rispetto al contenuto del nostro post. Stiamo parlando di un problema ambientale locale, ovvero della diffusione incontrollata del Poligono del Giappone (Reynoutria japonica) all’interno di una riserva naturale protetta, e dei gravi danni ecologici e paesaggistici che questa specie invasiva sta causando. Il fatto che da questa pianta si possano estrarre molecole con potenziali proprietà farmacologiche non cambia minimamente la gravità dell’impatto ecologico che essa sta avendo nell’ambiente in cui non è nativa.

      Inoltre, invitiamo chi interviene nel dibattito - soprattutto se si esprime con affermazioni come "i nostri studi" - a qualificarsi con nome, competenza e riferimento. I commenti anonimi e decontestualizzati, come in questo caso, non aiutano a costruire un confronto serio e costruttivo.

      Il nostro impegno è per la tutela concreta del territorio e della sua biodiversità. Chi vuole contribuire in modo utile è sempre il benvenuto, ma è importante che si resti coerenti con il tema in discussione.

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  2. Sono Cristina Fossati e anche io conoscevo il poligono del Giappone come pianta infestante. Ma ormai continuano ad apparire articoli su riviste scientifiche che parlano delle sue proprietà medicinali e sono già in commercio diversi preparati. La cosa mi allibisce, ma forse, potrebbe essere presa in considerazione. Possiamo mangiarle? Magari si potrebbe indagare?
    https://www.frontiersin.org/journals/pharmacology/articles/10.3389/fphar.2022.863707/full

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    1. Cristina, grazie per il tuo commento e per aver condiviso anche il tuo stupore, che è comprensibile. In effetti, è vero: negli ultimi anni si moltiplicano gli studi e i preparati che sfruttano le proprietà medicinali del Poligono del Giappone, in particolare della polidatina e del resveratrolo, molecole già note per le loro potenzialità antiossidanti e antinfiammatorie.

      Tuttavia, è importante non confondere gli ambiti: il fatto che una pianta contenga sostanze bioattive non significa che si possa raccogliere e utilizzare in autonomia, tanto meno in contesti non controllati, come una riserva naturale. Come riportato in un articolo informativo pubblicato su Funghi Magazine , “la raccolta a scopo alimentare o medicinale non solo non risolve il problema della sua diffusione, ma anzi rischia di aggravarlo”, poiché anche piccoli frammenti lasciati sul terreno possono rigenerare nuove piante. Inoltre, non è affatto garantito che le parti raccolte siano sicure da ingerire senza trattamenti adeguati o controlli di purezza.

      L’articolo sottolinea inoltre con chiarezza la gravità dell’impatto ecologico del Poligono del Giappone:
      - Si espande velocemente e con grande forza, soffocando tutte le specie vegetali autoctone.
      - Predilige ambienti umidi, occupando le sponde dei corsi d’acqua e impedendo l’accesso alla luce ad altre piante.
      - È quasi impossibile da rimuovere manualmente, poiché anche un piccolo pezzo di rizoma o fusto può dar vita a un nuovo esemplare.
      - I suoi rizomi potenti danneggiano strutture in muratura, sponde e infrastrutture.

      Insomma, si tratta di una specie infestante tra le più aggressive in Europa. È bene continuare a studiarne le proprietà farmacologiche, certo, ma non dobbiamo perdere di vista la priorità locale: fermarne la diffusione nei nostri ecosistemi naturali.

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