sabato 20 settembre 2025

Seregno, il caso ex Dell’Orto: le Acli chiedono trasparenza, la politica si defila

Area ex Dell'Orto: rendering del grattacielo di 14 piani previsto su via San Rocco

Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato diversi post riprendendo il dossier partecipato sull’area ex Dell’Orto, promosso dalle Acli di Seregno. Un documento nato non per trattare con l’amministrazione, ma – come ribadito dagli stessi promotori – come «atto di responsabilità pubblica e di partecipazione democratica, nato per rendere i cittadini e i corpi intermedi più consapevoli delle scelte che plasmeranno il futuro della città».

Nel comunicato stampa diffuso in questi giorni, per rispondere ad alcune affermazioni dell’amministrazione comunale, le Acli precisano che «il dossier non è un esercizio accademico, ma un lavoro documentato che prende le mosse dalla Delibera di Giunta n. 163/2024 e dall’intero Progetto esecutivo presentato nel 2025 da Anedo Srl, attuale proprietaria dell’area. Tutti i principali strumenti di pianificazione comunale – dal PGT al Piano Clima, dal Piano Urbano del Traffico all’Agenda Seregno 2030 – sono stati messi a confronto con il progetto per verificarne la coerenza».

Rendering delle aree interne

«Il compito di un’Amministrazione
– scrivono le Acli – non è registrare le intenzioni di un investitore, ma guidare le trasformazioni secondo una visione di città giusta, sostenibile e inclusiva». Se da un lato viene riconosciuto come positivo il richiamo all’edilizia convenzionata, alla sostenibilità e alle pedonalizzazioni, dall’altro si sottolinea che «le quote di edilizia convenzionata sono troppo limitate, la sostenibilità non è garantita da criteri vincolanti, la viabilità rischia di spostare i problemi senza risolverli».

Viene inoltre ricordato l’impegno a preservare «la memoria storica della fabbrica Dell’Orto» e viene condivisa «la recente raccomandazione del circolo culturale 'Seregn de la memoria' che riguarda la presenza della chiesetta dell’Oratorio dei Santi Rocco e Sebastiano, edificio vincolato e prezioso segno della storia religiosa e civile di Seregno. Rigenerare significa valorizzare, non oscurare o marginalizzare questi luoghi».

Una parte del comunicato è dedicata anche a sgomberare il campo da equivoci circa i rapporti personali e politici: «Essere soci Acli non equivale a rappresentare l’associazione, che parla solo tramite il Presidente e il Consiglio direttivo». Le Acli rivendicano così l’autonomia associativa, prendendo le distanze da interpretazioni giornalistiche o politiche che rischiano di confondere piani distinti.

Nella parte finale del comunicato, le Acli insistono sul bisogno di trasparenza: «Se i cosiddetti “paletti” esistono davvero devono essere messi a conoscenza della comunità. Una vera sintesi non può maturare solo in un confronto riservato tra Comune e soggetto privato».

Il dossier – ribadiscono – «non nasce per alimentare contrapposizioni, ma per offrire una base di confronto pubblico serio e orientato all’interesse generale». Alle istituzioni locali viene chiesto un passaggio di chiarezza: se la visione proposta è condivisa, deve essere tradotta in scelte concrete; se non lo è, occorre dirlo con trasparenza alla comunità.

Il dossier completo – interamente dedicato al Progetto esecutivo presentato da Anedo Srl – è disponibile a questo link: Dossier partecipato Acli.

Nostro commento: Ex Dell’Orto, la politica che abdica al suo ruolo


Quanto sta avvenendo a Seregno attorno al destino dell’area ex Dell’Orto ci ha richiamato alla memoria un’intervista rilasciata alcuni mesi fa ad Avvenire da Giancarlo Consonni, professore emerito di Urbanistica al Politecnico di Milano e direttore dell’archivio Piero Bottoni. In quelle parole, dense e radicali, rivolte in particolare alle vicende milanesi, ritroviamo molti dei nodi che anche la nostra città sta vivendo: il vuoto della politica, la rinuncia a guidare i processi urbani.

Le vicende dell’area ex Dell’Orto a Seregno non possono essere lette come una questione locale o tecnica. Esse si collocano dentro un vuoto che, prendendo a prestito le parole di Consonni, riguarda la politica stessa: «Non c’è una strategia, una linea ferrea, determinata sul tema della città. Alla fine il modo in cui viene gestita è quello di un’azienda, ma senza princìpi sociali».

Seregno non fa eccezione. L’operazione proposta da Anedo Srl e la reazione dell’amministrazione comunale rivelano la stessa dinamica che altrove ha consegnato pezzi di città alla logica degli operatori privati. La politica rinuncia a guidare i processi, limitandosi a registrare intenzioni, promesse o vincoli indefiniti, e lascia che il mercato determini le forme dello spazio urbano. Ma così facendo abdica al suo compito: quello di garantire che la città sia giusta, inclusiva, viva.


Consonni ricordava che altre città europee – Vienna, Copenaghen, Barcellona – hanno accompagnato gli interventi di grande impatto con misure compensative: Vienna e Copenaghen destinando quote ad alloggi popolari; Barcellona lavorando, con Oriol Bohigas, a progetti che rinsaldassero il tessuto urbano e le relazioni di prossimità. Lì la politica ha guidato le trasformazioni, mettendo al centro la vita collettiva. A Seregno, invece, l’ex Dell’Orto rischia di diventare l’ennesimo “non luogo”, privo di anima e destinato a svuotarsi di vita sociale.

Se un’area così significativa viene trattata come un affare tra Comune e investitore, senza un vero confronto pubblico, il problema non è solo urbanistico: è politico. «Se non agisci sul mercato – ammonisce Consonni – lasci la città in mano agli operatori privati». E così crescono disuguaglianze, quartieri ricchi contrapposti a quartieri poveri, spazi anonimi che di sera diventano deserti.

La posta in gioco, a Seregno come altrove, non è un semplice progetto immobiliare ma l’idea stessa di città: se sarà luogo di convivenza o terreno di speculazione. L’ex Dell’Orto potrebbe diventare occasione di rigenerazione urbana e sociale, restituendo centralità alla memoria e vitalità alla comunità. Oppure ridursi a un’operazione “mordi e fuggi”, senza futuro.

La scelta è tutta politica. E qui sta l’urgenza: la politica deve tornare a occuparsi della città, con coraggio e competenza. Perché, come ricorda Consonni, «se rompi il nesso tra come trasformi la città e come la vivi», il risultato non è solo degrado urbanistico: è una crisi profondamente politica, che mina la convivenza civile stessa.

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